sabato 28 agosto 2010

Scuole povere e maoisti di regime.

Hanno ragione loro. Quegli ex del ‘68 che sono passati dall’altra parte. Tanti anni fa volevano chiudere le scuole ed oggi la Gelmini li accontenta. Credevamo noi, maligni, che dietro tante capriole, dai picchetti rivoluzionari alle TV di Mediaset vi fossero cedimenti etici. Nossignore! Vi è invece una coerenza profonda. E’ tutta una strategia. Chi meglio di Tremonti rimanda “in campagna” bidelli e precari? Altro che Pol Pot. Chi obbliga più del Ministero dell’era Brunetta gli studenti a consegnare i fogli in bianco, così si risparmia sulla carta? Le Guardie Rosse hanno vinto, finalmente. Questo ci viene in mente quando, sul finir dell’estate, mentre dai “territori” giungono notizie drammatiche sulle condizioni di miseria cui sono costrette le scuole, in dubbio di riapertura, nei talk show campeggiano quei mezzi busti di ogni regime: gli ex sinistri, oggi pretoriani culturali di Berlusconi, appassionati laudatores di Gelmini e delle sue forbici. Aveva proprio ragione Pasolini quando lodava i loro persecutori, gli ignari proletari in divisa da carabiniere. Addavenì …! E quando verrà, anche se avessero settanta anni, a scuola li rimanderemo. Tanto, abbronzati e ben pasciuti, striduli e giocondi, sono per sempre, degli eterni bambini.

sabato 14 agosto 2010

Colpa loro

Smantellano il servizio telefonico anti-tratta, la rete di aiuto alle donne che vogliono uscire dalla schiavitù violenta del meretricio. Immaginiamo di raccontarlo ad un amico lontano, ad un foresto. "What? Governo di Mr. Berlusconi closes rete contro prostituzione?-ci risponderebbe- It's obvious, è naturale, my friend!" E' vero i telefoni oggi, in certe stanze, non solo della Destra, aimè, si usano per fare l'agenda delle alcove, non per mettere in salvo le ragazze. Gli uomini perbene non le vogliono in strada, un minuto dopo essersene serviti, ma non sono contro "il mestiere più antico del mondo", come lo chiamano con compiacimento. Le donne sono sole. Aggredite se decidono di provare a uscire dal giro, sempre più vittime. "E' colpa loro. Troppa carne scoperta" e poi le "negre" danno fastidio. Quando parlano al telefonino fanno baccano. "Troppo”. Meglio che sulle donne in vendita si risparmino quattrini pubblici."Basta con queste spese inutili della Sinistra chic! Mentre i nostri pensionati muoiono di fame" . Dirà il polista di turno, filando via in Jaguar. Sgommando.

“Il contrario”
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

14 Agosto 2010

venerdì 13 agosto 2010

Il Sindaco di color che sanno

2 Agosto a Bologna, Bersani e Donini al corso. Microfoni aperti. Pochi sanno che trenta metri al massimo, dietro, spalla a spalla ci parlavamo anche io e l’Attilio. Nessuno ci ha registrato. Le solite ingiustizie. Cosa ci siamo detti? Che il Sindaco dovrebbe essere giovane, buono, piacere alle donne, rassicurare gli uomini. Aperto al centro, anche un po’ di sinistra, amico di tutti. Dev’essere nuovo nuovo, ma anche avere esperienza da vendere. Poi siamo arrivati al cuore del problema. “Piacerà ai poteri forti?”” Ed alla pancia della città’? Non ti scordare la pancia!”mi ha corretto Attilio. “Come potrei?” Gli ho risposto guardando in basso”. E ancora: “Che sia del Pd”.”Ma non del tutto. Un po’ si’ e un po’ no”. “Dev’essere dei migliori. Mica dei peggiori”. Abbiamo detto persino: ”Ci vuole uno che prenda molti voti”. Insomma tutto in linea con i severi commentatori mediatici di questi giorni. Color che sanno. Quelli che vogliono azzerare tutti i candidati. “Ma ci vorrebbe uno che conosce Bologna, con qualche buona idea della città!Perbacco!” E’ sbottato l’Attilio. “Bologna? Idee? Lo vedi come sei? Per una volta che la pensavamo come tutti, ste’ cose vai a tirar fuori”.

"Il contrario"
rubrica di Davde Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

sabato 7 agosto 2010

Stalin: un ragazzo in gamba.

Stalin era un ragazzo in gamba, in fondo. Reduce da una avventurosa e sanguinosa rapina ad un treno , riparato con il malloppo in Italia, si sottrasse alle polizie di tutta Europa distribuendo con onestà, senza trattenere un copeco, i soldi dell’”esproprio proletario” ai vari gruppi rivoluzionari allora dispersi.
Sbarco’ nell’inverno del 1907 ad Ancona, riparò a Venezia a S.Lazzaro, nel convento dei frati armeni. Ne fu poi allontanato perché, nottetempo, con una barchetta scappava in città in cerca di legittimi svaghi.
E’ leggenda? Non sappiamo. Certo è che la vicenda incuriosisce. Hugo Pratt la inserì, nelle sue narrazioni, sceneggiando una telefonata, con il ricordo dei vecchi tempi veneziani, fra Corto Maltese e Bepi, così lo chiamavano i compagni della laguna.
E , incuriosito, Raffaele K. Salinari ha scritto un piccolo libretto che non si riesce a non leggere: “Stalin in Italia ovvero “Bepi del giasso”, per le edizioni “Ogni uomo è tutti gli uomini”.
Una piccola storia appena probabile, mentre quasi certi furono i rapporti fra Stalin e i rivoluzionari russi in Italia, in cerca di fondi, per sopravvivere e reggere le loro “scuole”.
Le scuole quadri: un modo per serrare le correnti, e prepararsi ad eventi più favorevoli, esattamente come oggi.
I bolscevichi andarono a studiare a Capri, poi a Bologna, in via Marsala, nel Novembre del 1910.
Bologna era certo adatta, centro ferroviario e vicina un po’ a tutto. Non sappiamo molto di quegli anni e in particolare dell’episodio italiano e bolognese.
Storie ne furono scritte, ma ispirate o addirittura redatte personalmente da Stalin dittatore. Gli avvenimenti riscritti o cancellati.
Oggi i rivoluzionari appaiono tutti sconfitti, demoni alla ricerca dell’inafferrabile, ed un nuovo conformismo opera una nuova cancellazione della storia.
Ma non è così, nel bolscevismo, la “più antipatica” delle infinite correnti dei socialdemocratici russi-come la definì Anna Kuliscioff, si ritrovarono alcuni fra i cervelli migliori dell’epoca.
Così sappiamo che a Bologna passò Maksim Gorkij e insegnò Trotskji.
E ricordiamo che il promotore della scuola bolognese fu Aleksandr Bogdanov, medico, filosofo, futurologo, geniale fino alla bizzarria.
Quel Bogdanov che, pare, proprio un rarissimo impeto di generosità di Stalin salvò da una delle prime purghe, aveva il torto di essere, già allora, nell’esilio italiano, fra gli oppositori alla linea di Lenin.
Lenin lo considerava, non senza motivo, minoritario e aprì un suo centro studi a Parigi, nella Ville lumiere, non più dalle nostre parti così periferiche. Ancora con l’aiuto dei fondi di Koba. Potenza dei tesorieri! Sempre come oggidì.

L'Unità Emilia-Romagna

martedì 3 agosto 2010

"2 Agosto, voci dalla stazione"

"2 Agosto, voci dalla stazione"
Una iniziativa riuscita un piccolo segno che molti vogliono dire la propria, ricordare, testimoniare.

sabato 31 luglio 2010

Il Civis, le torri ed Ugo.

Ugo Tognazzi ci torna sempre in mente. Non mi esce dalla testa una sua straordinaria battuta, nel second’atto di "Amici miei".
Siamo al famoso scherzo della Torre di Pisa. Una vittima della zingarata, chiamata alle funi, osa chiedere: "Ma che è successo? Ma che pericolo c'è?" gli Amici rispondono:" Ma come? Non lo vede come pende!?" e Ugo: "Adesso tutti a Bologna, alla Torre degli Asinelli, anche lì..."
E proprio a Bologna deve averlo incontrato il Boschi, sotto la Garisenda. O forse uno scherzo simile, al vulcanologo, gliel'hanno fatto dei goliardi in libera uscita. Li vediamo: circondatolo come i vili cortigiani con Rigoletto, lo confondono con urla e strepiti, e, fattogli scambiare il dorso della dritta Asinelli per la schiena dolente dell’altra, "Professore,-gli gridano- guardi il chinato, quasi quasi viene giù! E pensi che ci passerà il Civis, peggio del terremoto!". L'illustre Boschi è rimasto impressionato e con rapidissime dichiarazioni sul prossimo crollo delle due torri ha innescato, in questi giorni, una delle più incredibili tempeste mediatiche nel piccolo bicchier d'acqua delle notizie d'Estate.
Intendiamoci: chi può dire se, domani, (corna e bicorna!) o fra mill’anni l’Asinelli e la Garisenda stramazzeranno? E’ successo a Pavia, sempre in Padania siamo. La subsidenza cresce, l’edilizia storica è tormentata da cento degradi, in questi ultimi decenni più che in tutti i secoli che hanno preceduto noi bolognesi di oggi inquinatori, sporcaccioni e sempre in movimento.
Chi sa parli. Se i controlli sono stati insufficienti, vengano fatti, subito. Ma, appunto, parli chi sa e agisca chi deve. Gli altri, digiuni, facciano il piacere di stare zitti.

"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna
31 Luglio 2010

martedì 27 luglio 2010

Un poeta al governo

In provincia, tempo d’Estate, i giovani delle famiglie bene scivolano alle marine, in club tinteggiati di bianco, “proprio come in California”. Si fa palestra, un tuffo, si chiacchiera della bellezze al bagno, si ironizza sulle corna altrui, liberi liberi, grazie ai bigliettoni di papà.

Dev’essere questo l’ambiente nel quale è cresciuto l’On. Gianfranco Miccichè. Sottosegretario della Presidenza del Consiglio, ma con il cuore sempre da “caruso”, da ragazzino. Già di Lotta Continua, poi di Berlusconi, oggi vorrebbe fondare un partito del Sud, e intanto crea, compone.

Sì, il Miccchè si sente poeta, almeno paroliere, ed ha pubblicato sul suo Blog un rap sul PDL, i “finiani”, i “berluscones” ecc ecc.

Ritmo e doppi sensi. Non c’è il braccio destro di Fini? Si chiama come un’ atto impuro, una famosa grappa del Mike, e il Miccichè, quell’originale, non se lo lascia scappare.

Le famiglie comprano meno latte, senza lavoro qualcuno insiste a suicidarsi, ma Lui segue l’ispirazione. Come gli scorre fluida la vena, cita la Bongiorno, e saluta, cita Lupi, e dice che nel PDL ci si azzanna.

Insomma è un talento. Il Premier deve perdonarlo e promuoverlo a poeta di corte, come Metastasio. Corona di lauro in testa, su è giù per i transatlantici di Montecitorio. E se la vena cala? Niente di grave. “Hai uno zippo?”. A Roma con questo caldo basta una fiammella e si imita Nerone.


Segnali di fumo
rubrica di Davide Ferrari
Quotidiani Epolis

lunedì 26 luglio 2010

La scomparsa di Raoul Grassilli.


Davide Ferrari, direttore artistico di Casadeipensieri, ha espresso oggi il cordoglio dell'Associazione per la scomparsa di Raoul Grassilli.
"E' stato un grande attore. Forse in TV il migliore. La sua lunga ed articolata carriera aveva trovato, infatti, non solo la massima popolarità, ma anche un altissimo livello qualitativo in alcune produzioni televisive. Era la TV pedagogica degli anni sessanta e settanta, dove il volto pensoso di Grassilli impersonava caratteri difficili, con una particolarissima capacità di interpretare con il silenzio ed una parola misuratissima il tormento interiore, una modernità intrisa di psicanalisi.
Bisogna ricordarlo in primo luogo per queste altissime qualità professionali, davvero uniche, anche se a Bologna è rimasto sempre conosciutissimo per la sua ricca attività sociale, che lo ha fatto amare sempre da tutta la città.
Lo ricordiamo anche come nostro ospite, più volte, ed amico, in particolare per la sue splendide letture da Edgar Morin, nel 2007, e poi da Cesare Pavese, nel 2008, che ci aveva regalato".

domenica 25 luglio 2010

Almirante.

Per i semplici meccanismi di Facebook, molto pettegola e priva di privacy per natura, ho visto iscritte ad un gruppo nato per esprimere simpatia alla figura di Giorgio Almirante alcune persone che conosco, più o meno, ma che stimo, e che sono fra i miei amici su FB.
Non riesco a stare zitto. In gioventù responsabile di un bando per la fucilazione di partigiani ed attivamente impegnato nelle campagne dell'antisemitismo fascista, uomo politico di lungo corso, dopo la guerra, sempre pronto a tutte le battaglie più reazionarie, come l'anti divorzismo e la lotta contro la 194, il sostegno al colpo di stato dei colonnelli greci ed alle sanguinose dittature del Cile e dell'Argentina, presente in più occasioni nei torbidi e nelle violenze che vedevano protagonisti, non certo solo vittime come oggi ci viene raccontato, i suoi giovani violenti militanti. Una loquela efficace ma sempre retorica, populista, un uomo per una vita intera contro la democrazia e la giustizia sociale. Si dice che lui ed il suo partito restarono indenni dalla corruzione messa in luce da tangentopoli. Non ho motivo per credere il contrario ma non deve essere dimenticato che, se certo il MSI era fuori da molte stanze del potere ma non tutte, per esempio al Sud, fu sempre pronto ad appoggiare le destre della DC, ed i gruppi di affari più negativi, ogni qualvolta servisse un voto utile. Certo fece un gesto positivo il giorno dei funerali di Berlinguer, certo oggi molti fra gli uomini che lui lanciò in politica non credono più a quanto affermavano, ma chiudere gli occhi di fronte alla storia, non sentire più le urla della storia più nera del '900 sicuramente ci porterà ad un declino grave, ad una rovina nel profondo dei sentimenti e della cultura della nostra nazione.

Nota scritta su Facebook
Domenica 25 Luglio

sabato 24 luglio 2010

2 agosto 1980. Dove eravamo.

Dove eravamo il 2 Agosto, trent’anni fa? Ci sono giorni che spartiscono le acque della vita di una città, che formano il cuore delle persone. Ero segretario di un partito minuscolo, di quelli così innocenti da farsi guidare da un poeta ragazzino. Giravo in bicicletta, vestito proprio da ciclista. Suppergiù.Un mix fra la divisa da fante-tennista di Fantozzi e la livrea da Girardengo. A un semaforo seppi. Assassini. Mi precipitai, pedalando a schiena curva come Anquetil. La stazione era una foto di guerra. Polvere, caldo, sangue. Uomini e donne si muovevano, ad aiutare, commossi, composti, cittadini.La bomba, la più grande, la più schifosa, contro la città della democrazia. Vogliono che tutto torni nella naturalezza del tempo, le vittime, ancora oggi abbandonate, pari ai collezionisti di ergastoli Mambro e Fioravanti. Todos caballeros. L’Unesco nomina il muro squarciato messaggero di pace, noi lo teniamo dentro, ogni giorno, quando la ragione ed il dubbio combattono disperati. Ogni giorno, fino al domani. Perché i nostri figli abbiano il diritto di essere qualcosa, come i cittadini di ieri, non numeri, non carne da sbranare, non lavoratori da sfruttare, non relitti da dimenticare.


"Il contrario"
Davide Ferrari
24 Luglio 2010
L'Unità Emilia-Romagna

venerdì 23 luglio 2010

Strategie argentine.

Due rapinatori sono evasi da un carcere dell'Argentina. Come? Avendo dovuto ridurre il personale, le sentinelle erano sostituite da pupazzi rudimentali. Nelle torrette di guardia, a sorvegliare, non più uomini con stipendio e contributi ma spaventapasseri.
I pupazzi hanno i riflessi lenti e i ladri, più furbi dei passeri, sono scappati.

Sono giorni feriali, deserti di novità, e sui giornali si legge anche una cosa così, figlia della micragna cui sono ridotti gli apparati pubblici.
C’è la crisi e comunque i ricchi non hanno nessuna voglia di essere tassati per pagare carceri o scuole o ospedali.

Gli ingenui, più che ingegnosi, argentini hanno dichiarato di aver copiato l’idea da un personaggio di Tom Hanks.
Ma Gepppetto non fece lo stesso? E nacque Pinocchio. Un ricordo: anni 80, Festa dell’Unità in Piazza Maggiore a Bologna, io volontario ai libri. Nessuno a darmi una mano. Ladruncoli in agguato, o almeno così sembrava ai miei diciottanni. Che fare? Avvicinavo i clienti e parlavo loro con sfrontata famigliarità, come fossero dei miei compagni intenti a sorvegliare. “Così non capiscono che ci sono solo io ”. Una fatica: sempre in piedi, fra i banchi, a reggere conversazioni sorprendenti per i miei interlocutori, sul Partito e gli incassi..Un pomeriggio - chissà se lo ricorda ? - passò Paolo Conte. Inquietato dalla mia stranezza si allontanò con una certa rapidità. Solo in Argentina mi avrebbero capito.


Segnali di fumo
rubrica di Davide Ferrari
23 Luglio 2010
Quotidiani Epolis

martedì 20 luglio 2010

"Ho da fare"

Il Presidente dell’Emilia-Romagna, Vasco Errani, che ci è ancora più simpatico da quando un giornalista beninformato ci ha rivelato che non ama lo si chiami con il bronzeo titolo di “governatore”, ha fatto una proposta di buon senso, civile ed educata a Silvio Berlusconi.
Gli ha chiesto di fare una conferenza stampa insieme, Governo e Regioni, per spiegare con sincerità le conseguenze degli enormi tagli di “mano di forbice” Tremonti .
Non so se Berlusconi raccoglierà la sfida. Non per cattiveria, s’intende. E’ che il Premier queste gravità proprio non le riscontra. Le scuole chiudono? Chi se frega, la “Trota” è già diplomata. Gli ospedali metteranno i malati in terrazza? L’operazione ai capelli è riuscita bene, e altre urgenze (“Grazie a Dio” gli ha assicurato Don Verzè) non se ne vedono.
E la polizia, le carceri, la sicurezza? Basta affidare la lotta alla mafia al Sen. Dell’Utri e certo si avranno
risparmi consistenti. “E poi ho da fare”- ha sbottato con il Fede-“Emilio, hai ancora uno di quei colliers?”

"Il contrario"
L'Unità Emilia-Romagna
17 07 10

lunedì 12 luglio 2010

Nerone.

Sciopero. Tutti zitti, la penna sul tavolo. I giornalisti ed i giornali veri. Contro la “legge bavaglio”, quella che per impedire la pubblicazione delle intercettazioni del telefono di Berlusconi vuole bloccare “tutto il cucuzzaro”, tutta la libertà di stampa. I giornali di Silvio, Pier Silvio e Paolo, invece, pronti alle edicole a cercare qualche cliente. Dover tacere un giorno perché non si sia costretti a farlo per sempre è stata, immagino, una scelta difficile. I giornalisti, però, hanno fatto la propria parte. “Attilio, ora tocca a noi” ci dico. “Dobbiamo parlare e riparlare, con tutti. Scrivere e postare. Subito, adesso”. Ci guardiamo intorno. A Bologna si andava con la “caparela” a discutere in Piazza, ma, prima sono sparite le capparelle poi anche la voglia di parlare di politica. Oggi i capannelli li fanno quasi solo le donne, le badanti coraggiose in orario di pausa. Si stringono e parlano. Potrebbero raccontarci molto di paesi dove, prima e dopo il Muro, se un giornalista fa il suo mestiere gli sparano. Attilio ci prova. “E’ moldava, capisce l’Italiano. Gli parlo del Duce e di Lui. Lassù hanno combattuto i tedeschi!”. “Conosce Nerone?” attacca, dalla lontana. “Sa -lei sorride- è da poco che lavoro qui”.



"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità, Emilia-Romagna
Sabato 10 Luglio 2010

Il ladro bambino, uno dei nostri tempi.

Segnali di fumo
di Davide Ferrari

Lo hanno preso. Colton Harris Moore, 19 anni, dello Stato di Washington. Faceva i suoi furti a piedi scalzi, come Bikila la maratona di Roma. Ha rubato di tutto, centinaia di volte, persino degli aerei. La cosa che fa capire la sua storia, però, è che a sette anni, per scappare, solo, nella foresta, da una famiglia con un sacco di problemi, prendeva nelle case dei vicini coperte e sacchi a pelo.

Solo. Lo è sempre stato. A volare ha imparato con i simulatori dei video-giochi. Non ha avuto ne’ maestri, buoni o cattivi, ne’ complici.

Le sue rocambolesche architetture criminali denunciano la volontà di avere a disposizione altri mondi, tutti suoi, e vendette su quello vero e su chi l’abita.

Ricorda il personaggio di Leonardo di Caprio in “Prova a prendermi”, di Spielberg , con Tom Hanks. Nel film il riscatto comincia dal rapporto con il poliziotto, il rivale. La sfida è un modo di vincere la parete nera dell’isolamento. Chissà se nell’FBI esistono agenti-madre e agenti-padre capaci di dare una vera giovinezza, oltre che la galera, a questi ladri-bambini? Colton è uno dei tempi nostri. Tempi dove il diritto ad essere bambini e ragazzi non c’è più, dove campare una vita degna, età dopo età, sembra un traguardo possibile solo trovando il “Gratta e vinci” giusto. Guardiamo le foto del fuggitivo, gli occhi un po’ bruciati, senza espressione, senza amore. L’unica cosa che qualcuno deve regalargli e che a nessuno può rubare.

Quotidiani Epolis
Lunedì 12 Luglio

giovedì 8 luglio 2010

Rovinarsi con il gioco? Meglio mangiare la Nutella con Vanna Marchi

Segnali di fumo
di Davide Ferrari

Stanno nascendo, qua e la', gruppi dedicati alla lotta contro il gioco d'azzardo. Mi sono infilato in quasi tutti. Come faceva la Bardot con le leghe pro-foca. Siamo circondati da pubblicità ingannevoli e rovinose. Milioni di povere persone come noi, insidiate dalla crisi e dal bisogno cercano la puntata, la giocata, la grattata che salvi la vita. E dopo averlo fatto una volta, subito lo rifanno, fino al circolo vizioso, alla coazione a ripetere, fino a perdere soldi e anima. Soldi che hanno e, evidentemente, anche soldi che non hanno, se è vero che sono sempre di più gli indebitati, i mutuizzati, persino gli incravattati per pagare i debiti di gioco o per continuare a tentare una fortuna impossibile.
Ognuno ha i suoi vizi. Il mio è stata la Nutella, fino a ieri, fino ai sintomi primi di un diabete. E' una forma di suicidio anche quella ma, almeno, costa poco.C'è chi va a donnine allegre e chi marrazza. Non bisognerebbe, però l'attimo forse lo si prova, il brivido. Ma chi struscia la cartina in cerca della combinazione giusta, chi ascolta il roteare ossessivo della pallina nelle mille roulette online cosa prova quando, sempre, perde? Credetemi è quasi peggio che star dietro alle divinazioni di Do Nascimiento. Anche ingozzare le Marchi a furia di vaglia era meglio. Essere prigionieri del gioco è terribile, brucia il tempo, gli affetti, come la coca, l'ero, la pasticca. Tornare indietro è difficile. Fermare lo Stato che è il primo committente della pubblicità dei giochi forse è possibile. Proviamoci.

Quotidiani Epolis

sabato 3 luglio 2010

Bologna. Sindaco Serve calma

Il contrario
Di Davide Ferrari


A Bologna siamo abituati, in politica, a qualche “doppio cognome” allegrotto, a nobiltà esibite senza ombra di cautela.
Come dimenticare la contesa fra Zechini D’Aulerio e Rocco di Torrepadula su chi di loro fosse il padre della proposta di reimpiantare sul crescentone l’equestre Vittorio Emanuele, in esilio ai Giardini Margherita?
Ma Lorenzo Sassoli de’ Bianchi non è un qualunque patrizio, è un protagonista della vita della città. Sarebbe stato un buon candidato a Sindaco. Si è ritirato, forse perché non convinto del percorso, del passaggio al vaglio delle primarie. Ancor più perché esposto, mi pare senza sua colpa, troppo presto.
E’ vero siamo già in Estate, ma qui sono scivolati sugli inchiostri giornalisti che credono di essere sempre in Agosto. Il mese nel quale -tanto vere notizie non ci sono- viene preso per oro colato anche l’orario della fine del mondo scolpito in caratteri maya su una piadina dissepolta a Faenza.
Tutto diventa vero e quasi tutto viene pubblicato. Con i danni che ne conseguono. Così una pseudonotizia di troppo, un fischio che sembrava una soffiata, un giro di walzer su un nome onorato come quello di Sassoli è costato un passo indietro. Non è un bene. Adesso bisogna andare avanti. Come si dice.
Programma, priorità, ascolto della città, primarie. Primarie, sì anche quelle. Non ci salveranno da sole, ma vanno fatte con serenità. Sempre. Non a singhiozzo, una volta sì ed una volta no. Se no è peggio.
Prima c’hanno detto che erano obbligatorie, anzi dovevano essere “ vere”, solo urne, schede e “vinca il migliore”. Adesso ci dicono che mettere queste stesse urne davanti ad un possibile candidato è stata una leggerezza imperdonabile. Insomma se la fanno e se la dicono, come capita al bar ai tifosi degli azzurri. Tanto nessuno paga dazio. Tanto nessuno fa gol.
Ma qui la partita è la città. Bisogna segnare. Meglio giocare con calma. Una calma operosa e vicina, avvertibile. Non conterà di più il dirigente di partito che si rivelasse più ciarliero. Ne il giornale che esca un’ora prima.
La politica deve convincere, altrimenti non interessa a nessuno, né all’elettore, né al lettore. E qualcuno -come si vede-si rifiuta persino di farla.

L'Unità Emilia-Romagna
3 Luglio 2010

sabato 26 giugno 2010

Dimenticare

Voglio dimenticare. Mondiali crudeli. Fuori, out. Adesso serve solo l'oblio. Vorrei trovarmi un'hobby (l'hokey su prato da tavolo? La pallavolo con le bocce?) e andare avanti. Forse con un nuovo look sarebbe più facile dimenticare Pepe e Iaquinta. Se mi vestissi alla moda Emo? Ho pensato, dopo la Slovacchia. Ma non ho abbastanza capelli per farmi il ciuffo liscio liscio sugli occhi e il naso.Potrei diventare un punk, mettendo tutti i radi rimasti al centro in una cresta. Ma Chiellini vale tanto?
Abbiamo dispensato gioie a chi non l'aveva mai avute. La Slovacchia! Ahi! Aveva ragione Francesco Giuseppe a volerla tenere dentro il suo Impero.Che li fanno a fare questi staterelli? Per eliminare noi? Un tempo era tutta scogli e alpi, remota perla adriatica, adesso ci gioca e ci vince. E la Nuova Zelanda? Fino a ieri solo pecore e Maori in canoa, oggi giocano meglio di Cannavaro e Camoranesi, i maledetti. E il Paraguay? Terra di "riduzioni" gesuitiche, di pianure infinite, di genti ignote. Fino a ieri cercavano di nascondersi nelle sue sconfinate oscurità i reduci nazisti, oggi i suoi Chicos ci fanno gol.
Ormai per vincere dovremmo incontrare l'Isola di Mann o le Tonga. Forse.
Dimenticare, dimenticare.Ma come si fa? Invidio i pakistani che non si sono accorti di nulla, sempre intenti a giocare a cricket. Solo per lavare i loro nivei vestiti all'Inglese passa una settimana e la Domenica appunto si gioca. Ecco fatto. Così Buffon non saprei più se è un grande portiere o un improperio di un veneto.

E senza il calcio mondiale di cosa parlare, dopo, con una donna sicuri che ci ascolti senza rispondere, senza contraddirci? Toccherà tormare al dialogo, ai regalucci, senza scuse, poveri noi.

E, senza le partitissime che giocheranno solo gli altri, chi staccherà la testa dal lavoro che non c'è e dalle cantilene di Bondi e dai monosillabi della Gelmini?

No non dimenticherò, è tutta colpa vostra, Gilardino e Gattuso, Marchetti e De Rossi. La prossima volta largo ai giovani e Lippi in tribuna, con la coppa del 2006 in braccio.


Segnali di fumo
rubrica di Davide Ferrari
Quotidiani Epolis

Abituati

Il mondiale è finito. Non sento molte grida di dolore. A Bologna, a Ferrara, a Modena, dove giro io, dai bar ai taxi agli uffici, l'accaduto dispiace a tutti ma non più di tanto.
Forse perchè questi modesti azzurrotti in fondo si sono impegnati. Era la palla ch'era troppo rotonda. E' andata, più di così non si poteva. Non si cava sangue da una rapa. E poi la testa pensa altrove: alla crisi che morde, al lavoro che si è perduto, ai figli che, uno decente, non lo troveranno mai. Fatto sta, la gelata infinita, i silenzi boreali del dopo Corea non si sono avuti. Non si sente l'eco di un solo suicidio, per fortuna. L'angoscia del dopo partita si è stemperata in fretta in un clima di delusione soffice, uno strato di malinconia aggiunto a tanti altri.Non credo che i giovanissimi di questo presente ricorderanno il piccolo disastro come un attimo indelebile, rappreso nella memoria.
Da oggi, in questa estate povera che ci attende, le donne saranno meno sole, senza il calcio della TV a rapirgli i mariti. E i nostri ragazzi potranno fraternizzare ai giardinetti con i pakistani che, beati loro, pensano solo al cricket. Anch'io faccio così, dopo Caporetto mi sembra bello anche il badminton.
"Attilio: Siamo più maturi" dico all'ARCI Benassi di fronte a un'acqua e limone schivadiabete. "No. Siamo più abituati. A essere gli sconfitti".

"Il contrario"
rubrica settimanale di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna
Sabato 26 Giugno 2010

mercoledì 23 giugno 2010

Mondiali, trombette, formule.

Segnali di fumo
Di Davide Ferrari


Parliamo dei Mondiali di calcio. Non della squadra italiana, però. Non sfidiamo la scaramanzia. In fondo se non vanno in gol su azione non è colpa loro. E’ il frastuono delle trombette sudafricane, le “Venezuela” come le chiama mia zia, che sfuoca la mira. E poi siamo dall’altra parte del mondo. Credevamo, come gli antichi, che per tirare su bisognasse tirar giù. Permetterete che bisogna prendere un po’ di misure a questi Australi. No, parliamo d’altro, addirittura di tecnica. “Quattro-quattro-due”, cioè 10, “Quattro-tre-due-uno”, sempre 10, e “Quattro-quattro-tre”, e qui arriviamo a 11, (con quattro portieri?). Non ne capiamo un gran che. Ma, credeteci, questi schemi, formulati esattamente così, li abbiamo sentiti in bocca a fior di giornalisti sportivi e di telecronisti. Ho paura che non ne capissero molto nemmeno loro. Li snocciolavano prima dei Mondiali e continuano ora a sputacchiarceli, in ogni occasione. Li declamano come una giaculatoria, come sgranassero un rosario. Sembra che una formula , se è buona, sia più miracolosa di una crema sciogli-pancia di Wanna Marchi, di un “Win for life”, di un comizio di Borghezio.
Prevarrà il tattico, il Mister, che azzeccherà la formula, che la farà ingoiare meglio ai suoi ragazzi. Si sa, quasi tutti, di tutte le squadre e di tutti i continenti, sono lucidi e muscolosi ma un poco refrattari alle lavagne.
Se non bastano i giornalisti, gli eredi delle chiome ramate di Biscardi ecco pronto a ricordarcele l’esercito parlante degli ex calciatori. Ex-campioni ed ex-vicecampioni, ex-ali ed ex-mezzali. Un tempo stavano chiusi in un mutismo contadino, oggi, borghesi, parlano e parlano.
Ma, ecco il guaio, sentenziano imitando i giornalisti, il loro eloquio da bar, le loro iperboli sgangherate. E le loro formule. “Vedrete, Marcello (sarebbe Lippi) farà su il 4-4-1-1”. “Macchè, schiererà il 3-3-3-1”.
Per fortuna “Marcello” non li ascolta. E’ al telefono. Con l’Italia. “Che ci avete? Una punta? E segna anche! E’ della Comacchiese? E adesso me lo dite?”.

Quotidiani Epolis

domenica 13 giugno 2010

Il Congresso del PD di Bologna.

L'audio del II Congresso del PD di Bologna
Sabato 12 Giugno 2010

http://www.radioradicale.it/scheda/305654/secondo-congresso-del-partito-democratico-di-bologna

Se il collegamento non è possibile dal link, potete copiare l'indirizzo qui sopra e incollarlo sul browser, quindi cliccare dal browser e collegarvi così alla pagina del sito di Radio Radicale contenente la registrazione del Congresso.

sabato 12 giugno 2010

Motivo in più.

"Il contrario"
di Davide Ferrari

Motivo in più

Oggi a Bologna, il PD è a Congresso. Già votato nei Circoli di base, con larghezza di esiti, il nuovo Segretario, tutto è tranquillo, normale, congressuale appunto. “Che ci avrete poi da fare lì, tutto un giorno?”sbotta l’Attilio del Benassi. “Ma il bello dei Congressi-gli dico- è proprio questo, ti ritrovi in una grande sala, fra gente che conosci, hai l’impressione che i problemi fuori, almeno per qualche ora siano tra parentesi”. In epoché, come dicevano gli antichi greci.

“Ecco -insiste - stavolta bisogna fare il contrario. I voti ve li abbiamo già dati, bisognerà che pensiate a come siamo messi”.

E’ vero, già Lunedì un’ orgia di problemi cadrà addosso a questo partito bolognese .

Se le cose andranno male sarà buio fitto , non solo per il PD ma per la città, anche se forse non lo sa. E c’è un motivo in più per evitarlo.

Di questi tempi, a Bologna, basta avere la febbre, stare un po’ male e subito “Bologna capitale” il partito a microonde di Corticelli, con l’amico industriale Giatti, ti si vuole subito comprare. Come per il Duse. Non vorrei toccasse anche a Via Rivani. Chissà, ne farebbero uno show room per condizionatori e pannelli voltaici. Quindi in campana, cervelli svegli, stare bene per forza, e, in ogni caso, sorrisi ed ottimismo.


"Il contrario"
ogni Sabato su l'Unità Emilia-Romagna

venerdì 11 giugno 2010

Parlando, al bar, di marea nera.

Segnali di fumo
di Davide Ferrari


Parlando, al bar, di marea nera

“La falla, anzi le falle, dal pozzo della BP nel Golfo del Messico continuano a vomitare petrolio nell'Oceano. Non se ne vede la fine. E' il disastro ambientale più grave della storia”. Lo dico, a voce alta, come se parlassi al mondo intero. Ma sto guardando questo mare immenso che diventa nero, ucciso dal denaro e dall’avidità, da un tavolino di un bar in Piazza Maggiore a Bologna. Non posso tacere. Siedo solo. Cerco di avvertire del pericolo i tavoli vicini, una Signora cecoslovacca, un cameriere del Pakistan e una gentile giovane moldava, Maria. Soprattutto quest'ultima. E’ caruccia e poi, mi pare, è anche di Sinistra. “Solo una cosa si è capito -insisto- che nessuno vigilava, nessuno preveniva, nessuno ora trova una soluzione.”
Maria è d’accordo, il cameriere scuote la testa, la cecoslovacca aggiunge zucchero nel The.
“La colpa è della British Petroleum, non c'è dubbio- aggiungo io che ormai so tutto- anche il nuovo governo di Destra inglese prova a spalleggiarla. Ma il problema è che l'economia e la sicurezza del mondo intero sono in mano a compagnie private e che nessuno Stato, nemmeno gli Usa, può e sa fare qualcosa”.
E concludo: “Quale democrazia può mai esistere se le cose vitali sono in mano a pochi e soli? “
Il discorso interessa. Mi aiuta con le traduzioni un vecchio habitué della piazza. Sembra il tizio col papillon del “Vecchio frac” di Modugno. Ha anche i gemelli ai polsini, gialli, un po’ kitsch, per la verità. Pian piano si allarga. Parla quasi più lui, e un po’ mi infastidisco. “Nessuno sa come finirà -sentenzia- e infatti cercano di parlarne il meno possibile. "Can non mangia can", così si dice, ragazza mia, ed i padroni della stampa stanno con la BP evidentemente”.
Maria lo ascolta, non mi guarda più, le fonde il cucchiaino di cioccolata nella tisana.

Poi l’amico stringe e chiude il discorso:"La Cancellieri devono mandare a prendere l'olio nero"- sorride. "Altro che Obama". E va via, finalmente. Ci resto male, diciamo la verità. Per fortuna che c'è la compagna moldava.

"Segnali di fumo"
Rubrica di Davide Ferrari
"Il Bologna" e Quotidiani Epolis

giovedì 10 giugno 2010

PD: DIVENTA DAVVERO QUELLO CHE SEI

A fine Congresso del PD di Bologna, un contributo congressuale.
Sulla vita dei circoli.
Un'altra punto di vista per parlare di partecipazione e di vita democratica nel PD.
E' un tema da far vivere dopo il Congresso, con poche parole, una scelta, il fare.



PD: DIVENTA DAVVERO QUELLO CHE SEI
Il partito ed i Circoli.
Poche parole, una scelta, il fare

I Circoli, le unità di base del nostro partito sono la prima linea, dove si avvertono prima i segnali: la crisi di credibilità della politica, la disaffezione, la flessione del numero degli aderenti e dei più impegnati fra loro e la difficoltà nel miscelare le culture e le esperienze, molto diverse, che erano giunte e sono nel PD.
Occuparsi dei Circoli, definirne con precisione e realismo il ruolo, sostenerne l’azione ogni giorno non è un compito burocratico o dei soli uffici organizzativi, deve essere un impegno prioritario delle leadership, delle principali figure responsabili, nazionali e locali.
Perchè questo avvenga bisogna compiere una chiara scelta politica: volere un partito di uomini e di donne, diffuso e radicato, basato sul confronto e la discussione, sull’agire insieme e non un partito di pura opinione, elitario , che viva solo di momenti elettorali interni e troppo ripetuti.
Com’è assodato comunemente non c’è contrasto fra un partito popolare, con sedi stabili e vive e un partito capace di fare campagne, di uscire nelle strade con gazebo e banchetti.
C’è invece un profondo contrasto fra un partito basato sui Circoli, sui Forum, sulle reti territoriali, ed un partito che vive di staff personali e di decisioni sempre più demandate a pochi e soli, e semplicemente trasmesse ai circoli.
Intervenire con, su e per i Circoli non è dunque una ovvietà su cui facilmente si trova un vasto accordo, ma la coerente conseguenza di una decisione importante, ancora tutta da compiere,che chiarisca una parte rilevante dell’identità del PD: quella di costruire un moderno partito fatto da centinaia di migliaia di persone, un partito opera collettiva, “vissuto”, “abitato”, capace di innovazione politica ,di costruire un’opinione consapevole ed anche fare opinione proprio perché robusto e credibile per i suoi caratteri ampi e popolari, proprio perché robusto e credibile per i suoi caratteri ampi e popolari.

Un PD che abbia radici è una necessità anche per motivi che vanno oltre l’interesse
di partito, è una parte importante di una risposta ai fenomeni di depoliticizzazione e di “cittadinanza passiva”, ai quali occorre reagire assumendosi la responsabilità di promuovere capacità e responsabilità diffuse di ricerca intellettuale, di allargamento delle conoscenze civili, di un impegno che affronti la crisi della politica che è anche crisi della democrazia e dei suoi strumenti. In fondo il ruolo che ai partiti affida la Costituzione. Senza riaffermarlo in forme nuove, accanto a nuove soggettività, è imprescindibile per difendere lo spirito della Costituzioni ed i diritti che afferma.

Si stava meglio quando si stava peggio? Eravamo più forti prima della nostra esperienza in corso, almeno dal punto di vista organizzativo? La domanda circola, per le difficoltà presenti ed anche per la memoria di un patrimonio pluridecennale che non va smarrito, ma la risposta deve essere negativa. No, abbiamo oggi più forze e più qualificate di ieri. Il PD è costituito anche e rilevantemente da generazioni nuove, da membri di un ventaglio ampio di ceti sociali e professioni.
Si deve e si può invertire il processo in corso di allontanamento delle nuove presenze, i tanti che si erano registrati come fondatori che lasciano con o senza polemica, con o senza distacco elettorale. Si può, facendo leva sulle competenze potenziali di tanti iscritti e sulle iniziative positive che spontaneamente esistono. Sono loro i tramiti, il nuovo che può riconoscere e coinvolgere il nuovo, per recuperare ed estendere i contatti, riaprire la nostra attività alla società reale.
I compiti di direzione, e di rappresentanza, nei circoli, sono oggi, infatti, in molte realtà assicurati da persone di generazioni più recenti, ma non sempre a questo corrisponde un impegno preciso per la modifica profonda dell’iniziativa dei Circoli che resta legata, prevalentemente a modalità paraelettorali. Si evidenzia un restringimento dell’attività nella società che amplifica i fenomeni di distacco dal territorio già presenti nei gruppi dirigenti.
Le Feste sono, in questo contesto, ancora quasi ovunque l’unico momento dove si allargano le responsabilità condivise, si hanno impegni e mete da realizzare e si apre un dialogo con il territorio.
Tuttavia la grande ricchezza delle Feste segnala, nel rimanere quasi unica, tutt’intero il problema della mancanza di altre iniziative, nel corso dell’anno, di una mancata riforma capace di coinvolgere il partito nell’interezza delle forze e delle potenzialità che erano apparse al momento della sua costituzione.
Questo PD originario viene spesso evocato solo ideologicamente, mentre è mancata la costruzione di un partito organizzato capace di interpretarlo.
Non c’è uno spirito originario da riproporre a prescindere dall’evoluzione del quadro politico e sociale, c’è invece una vera e propria cultura moderna dell’organizzazione da incontrare e rendere cosa viva.

Cosa deve fare un Circolo oggi

Un Circolo è chiamato a svolgere tre funzioni fondamentali:
1)Essere Luogo politico, unità di base, elemento capace di promuovere discussione, formazione e decisione sulla situazione politica, sede di espressione di volontà su programmi, dirigenti e sede di votazione sulla candidature e sugli incarichi.

2)Essere comunità in azione, nel praticare una socializzazione effettiva e non ricreativa, nel diventare elemento importante nella vita di chi sceglie un impegno costante e rilevante e accogliente anche per chi sceglie un adesione più leggera, in termini di tempo, fino all’occasionalità. Lavorare insieme, dunque, imparando e trasmettendo ciò che si è appreso, unendo generazioni diverse, dai giovanissimi agli anziani e soprattutto , in una profonda osmosi con l’ambiente nel quale si opera raccogliendo stabilmente, oltre agli iscritti, i contributi di chi non vuole appartenere ma vuole associarsi a idee, a fatti da realizzare. Il circolo deve diventare un riferimento delle attività sociali e culturali presenti sul territorio,offrirsi anche come sede fisica per chi opera per il miglioramento della città e dei paesi.

3) Produrre una progettualità autonoma, non solo esecutiva e/o per campagne impostate centralmente.
Il Circolo deve essere in grado di produrre non solo pareri su fatti nazionali o comunque generali, ma di elaborare proposte riguardanti il proprio territorio, punti di progetto ampi e anche punti riguardanti singole urgenze, precisamente individuate e essere in grado di portare avanti le proprie proposte, fino a determinare cambiamenti concreti e riconoscibili nel territorio.
Ad ogni funzione devono corrispondere poteri decisionali, chiari e non velleitari, ma reali.
Per svolgere bene ognuna delle tre funzioni è necessario avere sedi adeguate, sufficientemente vaste, non solo uffici, e dotate di una serie di strumenti comunicativi moderni e fruibili.

Circoli telematici, sì, ma in tutti i circoli ci vuole una attività telematica

I circoli telematici, dove gli iscritti siano uniti via Web, su piattaforme autonome oppure mediante l’utilizzo di siti già esistenti, sono strumenti utili, anzi necessari, che devono però passare velocemente da prototipi a modalità effettive, con la capacità di promuovere forme di adesione parziale, o evento per evento, sul modello di Facebook ad esempio, di mettere in campo vere iniziative e di garantirsi un autofinanziamento.
Il primo passo da compiere è quello di verificare con attenzione ed ampliare le esperienze già in essere. Ma, se ci vogliono i Circoli esclusivamente presenti in web, tutti i circoli devono sempre più avere una propria vita in tete che si svolga su tutte e tre le funzioni che abbiamo sopra indicato.

Circoli tematici e “centri di iniziativa tematici” promossi dai Circoli territoriali

Il Pd di Bologna ha avviato e curato la nascita e l’attività di circoli nei luoghi di lavoro e di un circolo in un settore lavorativo importante come la scuola. Sono esperienze importanti che , insieme ai Forum già contribuiscono alla elaborazione programmatica ed anche alla ripresa del contatto e della capacità di rappresentanza del PD.
I circoli tematici vanno irrobustiti curando che la loro attività sia conosciuta in tutto il territorio dell’Unione e che la scelta di iscriversi e di dare attività al loro interno sia nota a tutti gli iscritti e a chi vuole iscriversi.
Nondimeno è opportuno che i Circoli territoriali si articolino in centri di iniziativa a tema e che anche al loro interno vivano esperienze aperte legate a problemi concreti della condizione lavorativa e della vita sociale.

I progetti pilota. Il contributo alla prossima campagna elettorale a Bologna
La qualificazione delle attività nuove ed anche di quelle tradizionali, o essenziali, dei Circoli non può essere promossa solo dall’alto ma può essere favorita da una pratica frequente di scambio di esperienze, a rete, fra diversi Circoli, anche con la promozione di proprie campagne di iniziativa e momenti di verifica e formazione.
Sarebbero particolarmente utili progetti pilota che, a partire da esperienze più forti possano trainare altre situazioni.
La vicinanza della Campagna elettorale per il Sindaco a Bologna deve suggerire l’attivazione rapida di progetti pilota su scuola, lavoro, sicurezza, viabilità, sanità, sicurezza sociale che potrebbero diventare una parte significativa di una campagna elettorale “dal basso”, meno propagandistica e quindi più convincente e coinvolgente.

Un circolo, la rete, la “leggerezza”

Il PD a Bologna è una vasta organizzazione, ha bisogno di istanze di coordinamento e di decisioni che intervengano sull’attualità e la linea.
Non servono quindi Circoli isolati, monadici e proprio per questo ancor più impoveriti, però ogni Circolo deve avere l’autonomia sufficiente per promuovere e garantire partecipazione politica diretta ed anche di eccellenza. La polemica contro l’accusa volgare di essere “una agenzia di mediocri” si può rovesciare con la realizzazione di un agire a rete e non a piramide, dove sia naturale incontrare elaborazioni e pratiche di punta anche, e forse di più, in un nodo della rete orizzontale, come il Circolo. Un partito strutturato, ma a rete risponde, con la pratica di innovazioni libere, suscitate in più luoghi alla necessità di “leggerezza”. Non ci convince un partito leggero, dove non si partecipa, ma è chiaro che bisogna ricercare modi e momenti per partecipare con leggerezza , superando la pesantezza e la direttività , altre facce di un partito elitario.

Organismi di Unione snelli e coinvolgimento vasto

Sono varie le proposte per ridurre il numero dei componenti della Direzione e dell’Esecutivo, presenti in quasi tutti i contributi congressuali, ed in particolare nelle mozioni congressuali presentate dai candidati a segretario.
Il tema è sentito.
Il nostro Congresso di Unione deciderà un significativo snellimento degli organismi di Direzione e di Esecutivo.
Bisogna tuttavia che la richiesta di semplicità ed efficacia degli organismi si unisca alla creazione di più momenti e sedi di informazione e discussione. Un partito vasto come il PD, qui a Bologna, potrebbe non avere automatico giovamento da una riduzione degli organismi ed anzi veder ridotta la loro funzione di collettore di più persone depositarie di esperienze e soprattutto di rapporti sociali, se questa funzione, che d’altra parte non è propria di per sè di un organismo dirigente, non sia svolta da altre sedi, in un raccordo molto più forte Unione-Circoli
Avanziamo tre proposte:
1)L’assemblea dei circoli di tutta l’Unione, di informazione, dibattito e lancio di iniziative esterne;
2)i focus permanenti per la qualità, luoghi, incontri dove sperimentare, confrontare e diffondere le buone pratiche;
3) la formazione permanente, nella consapevolezza della necessità di una formazione costante e mirata, fatta di brevi sessioni, pratica, specifica, almeno per alcune “funzioni obiettivo” fondamentali, come i segretari, i tesorieri , i responsabili Feste e dibattiti di Circolo, ma anche per i promotori di gruppi di giovani, e per le promotrici di gruppi di donne, e di Centri di iniziativa.

Quanti Circoli servono

Non crediamo che sia razionale adeguare via via al ribasso il numero dei Circoli, fotografando le difficoltà invece di lottare per superarle, non è positiva una rarefazione della presenza organizzata e democratica del partito.
Nondimeno lo stesso andamento dei congressi ha messo in evidenza difficoltà di partecipazione al dibattito ed anche alle votazioni e realtà talvolta ridotte quasi a puri titoli. Ed è vero che serve una massa critica sufficiente per far vivere politicamente ed organizzativamente un Circolo.
La vicenda di questi due anni ha dimostrato però che non consiste soltanto nel numero degli iscritti la forza di un Circolo.
E’ urgente una verifica circa la consistenza e la dislocazione attuale dei Circoli, oggi molto disomogenea.
Bisogna rileggere e talvolta ridisegnare la mappa territoriale del partito, con molta attenzione, senza peraltro impegnare il partito nel territorio a un nuovo round di discussione snervante,favorendo ciò che già è maturato dall'esperienza e dalla riglessione "in loco", intervenendo per rivivificare situazioni difficili ma che si ritengano strategiche, promuovere nuovi Circoli o sezioni di Circoli esistenti dove territori vasti siano privi di presenze, ed invece accorpare, in altre differenti occasioni,favorendo, tra l’altro, il principio dell’aderenza al territorio anche nelle scelte, comunque libere, del Circolo nel quale partecipare.

Un nuovo standard da raggiungere.

In sostanza tutte le nostre riflessioni e proposte indicano l’obiettivo di un nuovo standard, qualitativo e non solo quantitativo.
Fondamentale è praticare un rapporto sano e quotidiano fra Unione e Circoli, fatto di interscambio, cura, con meno circolari, meno trasmissioni dall’alto in basso, ed anche di un uso corretto e veramente moderno dei mezzi di comunicazione.
Un centralismo malinteso e burocratico, una vita da ufficio del partito contribuisce a produrre balcanizzazione e correntismo personalistico e non di ispirazione ideale e politica.
Una federalità bene intesa potrebbe invece dare nuova unione.
In sostanza volere un indirizzo rivolto alla crescita quantitativa e qualitativa dei Circoli vuol dire richiamare un principio generale, che riassumiamo in una frase,

PD: DIVENTA QUELLO CHE SEI.

Primi firmatari:
Anna Rosa Almiropulo
Antonio Accattato
Antonia Babini
Davide Barbieri
Susanna Bottazzi
Maria Busi
Nino Campisi
Rocco Cardamone
Otello Ciavatti
Giancarla Codrignani
Aniello D’Auria
Rosanna Facchini
Davide Ferrari
Giorgio Festi
Vittorio Franchi
Gianni Ghiselli
Luca Grasselli
Antonio Iannone
Massimo Meliconi
Giacomo Petralia
Gregorio Scalise
Paolo Staffiere
Laura Renzoni Governatori
Fabrizio Tosi
Micol Tuzi
Daniela Zoboli
Luigi O. Zurlo


Per adesioni e/o suggerimenti
si può scrivere a

Annarosa Almiropulo
aalmi@libero.it

Per chi è su Facebook:
http://www.facebook.com/note.php?saved&&suggest¬e_id=401579962679





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domenica 6 giugno 2010

Bologna, le tre città, la cultura

Bologna è città di chiari e di scuri. E’ immagine dei suoi portici, vissuti insieme dalla socialità e dal degrado, non solo negli anni che ci troviamo a vivere, ma sempre. Bisogna riconoscere la natura della città e, senza negare limiti e lenti movimenti, mai arrendersi ad una visione pigra, avara, tutta in negativo.
La sua produzione culturale resta ampia e strettamente unita ad una frequenza degli eventi culturali, ancora senza eguali altrove. Qui l’eccellenza non si può astrarre dalla quantità. In ogni campo la forza di Bologna è nell’ordito, nella trama delle possibilità.
Una politica culturale fatta di grandi eventi isolati difficilmente potrebbe metterne in rilievo le realtà più affermate, e soprattutto non promuoverebbe le possibilità di nuovo, di ricambio. La prima scelta deve essere allora quella della cura, di una attenzione a tutti i talenti e insieme alla vastissima operosità diffusa.
Non c’è nulla di più provinciale che giocare tutte le carte su poche storie mediatiche scontate e costose, alzare la voce mentre le gambe affondano. Ci sono tre città a Bologna. C’è quella dei “cittadini”, invecchiata ma ancora permeata di una cultura della curiosità, che va ascoltata e non archiviata. Viene poi quella degli studenti, generazione culturale, madre delle idee potenziali, valore aggiunto di intelligenza. C’è, ancora negata, la terza città, quella degli stranieri. Inutile chiamarli, come pure si dovrebbe”nuovi cittadini”, se la loro produzione culturale viene in larghissima misura ignorata.
Quello che dovrà fare il Comune, quando tornerà, sarà coordinare, non sostituire. Basta con Assessori che si credono direttori artistici. Serve una progettualità di sistema, che lavori per sollecitare, coinvolgere, far interagire le tre città che sono Bologna.
E della progettualità dovrà far parte l’esattezza e la credibilità. Gli annunci sono stati tanti, troppi. E’ difficile non dire che le nuove idee più urgenti potrebbero essere innanzitutto il completamento, o l’avviamento, di quanto da tempo atteso. Pensiamo alla città metropolitana, essenziale per la precaria sostenibilità della politica culturale, al distretto multimediale, ai progetti per una urbanistica che punti sull’equilibrio e la bellezza di una città che ha perso abitanti come si perde sangue.
Se proprio dobbiamo lanciare altre parole, questa siano: musica, arte, poesia e giovanissimi. Portare la cultura viva dentro le scuole e l’Università, e trarne non solo formazione ma civiltà. Bisogna investire qui quel che ancora abbiamo. Dare vita e risorse a decine di ateliers dove lavorino assieme generazioni diverse, dove mettano il cuore le istituzioni culturali e i luoghi di eccellenza dell’arte e dello spettacolo, dove rinasca il rapporto maestro-allievo. Ricordo Leo De Berardinis. Non fa moda per un intellettuale parlare di scuola, ne rivela una dimensione minuta? Anche da simili pregiudizi è partita la vite della crisi. Da qui, rovesciando il movimento, si può ripartire.


Davide Ferrari

La Repubblica, Bologna
Domenica 6 Giugno 2010

Ai tempi del cancellierato.

Com’era Bologna nei giorni del cancellierato? Un dì la John Hopkins potrebbe chiedercelo. Era, è, come quando, in vacanza, si resta in città. Distratta, annoiata dal tempo variabile, senza voler pensare troppo. Sembra che non succeda nulla. Anche su Facebook si batte la fiacca. Solo inviti a “pizza e cocomero” e frasi celebri. Dev’essere difficile per i cronisti fare il loro mestiere. Ci sarebbero i congressi del PD, quello di Bologna, per esempio. "Ho letto sulla stampa l’ottavo annuncio dei buoni voti di Licciardello" mi dice zia, alla fermata del 27, davanti alla Nike. "La tranquilla marcia di Raffaele convince. Per questo se ne scrive poco" la rassicuro. Ma la “riscossa civica”, il “governo dei migliori”, ricordate? E i gruppi dei giovani emergenti? Tutto è un po’ nell’ovatta. Ci vorrebbe qualche colpo di scena. Qualche vera notizia. Che so? Cevenini tifa per la SPAL. La “Giovanile del PD” ha tesserato Guido Fanti. "Ma arrivano sulla città i morsi di Tremonti, dalla scuola ai teatri? Ci siamo un po' svegliati", provo a insistere. "Zia, siamo sui pedali, all'opposizione". "Sì ma.. scusa devo andare, mi parte l'autobus". Vuole fuggire? Anche lei? Ho deciso: salgo anch’io, così continuo il racconto. Città non ti mollo.

"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari sull'Unità Emilia-Romagna
5 Giugno 2010

sabato 29 maggio 2010

Qualcosa c’è

Oggi vado a votare. Non contenti di avere una campagna elettorale a semestre, i militanti del Pd vanno a votare una, due, tre volte l'anno in più. Primarie, primariette, congressi, è tutto un impacchettare di schede e di urne. Qui, a Bologna, a Reggio, a Rimini. La Lega è dentro porta, i Grilli cantano, i giornali scrivono che uno starnuto di un Commissario è meglio della Propoli, del “Balsamo di tigre”, fa fiorire i selciati, cancella le scritte sui muri, consola le vedove, fa dormire gli infanti. Altro che "i politici". Ci inseguono anche su Facebook. Appena ti colleghi , subito appare un menu di “state sbagliando tutto”. Per depistarli mimetizzo. Mi sono iscritto fra i Fans di Mengacci. Così mi scambiano per un omonimo e mi fanno respirare.
Pero’, nonostante tutto, c'è un certo orgoglio a trovarsi fra i “matti e disperati”, la Domenica, a telefonare agli amici e compagni perchè si ricordino di venire a votare.
Proviamoci ancora, come gli scapoli che aprono e riaprono il frigo desolato:"guardiamo ancora ,non si sa mai". La cioccolata nera Zaini, i wurstel, qualcosa c’è.
Tutto sommato, a casa nostra la maionese non è ancora impazzita. C’è aria di responsabilità e “quelli” non ne sono affatto contenti. Io faccio cosi, mi accendo la pipa, mi allaccio le scarpe e vado a votare.


"Il contrario" rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

Scuola: diciamola tutta. Un congresso aperto.

Sabato 29 Maggio 2010
17.30/19,30 - 21/23.00
Stand dibattiti della Festa Democratica-Unita’ del Quartiere Savena , in via Due Madonne. Bologna

Congresso aperto del Circolo della scuola PD
in collaborazione con il Forum delle scuole e della formazione
-per esprimere il proprio voto per l’elezione del nuovo Segretario del PD di Bologna.
-per discutere di scuola, per difenderla, salvarla, cambiarla.
INVITO a tutte le realtà sociali, sindacali, culturali e professionali, agli insegnanti, agli studenti, ai genitori.




Su Facebook, per chi è registrato:
http://www.facebook.com/event.php?eid=122359471122676

lunedì 17 maggio 2010

TORNARE A SCRIVERE POESIA, A BOLOGNA.

Giovedì 20 Maggio, ore 17,30, Libreria Feltrinelli-Zanichelli, Bologna Piazza Galvani 1h.
Con Mino Petazzini
intervengono Salvatore Jemma, Gregorio Scalise, Alberto Bertoni, Bruno Brunini, Pier Damiano Ori.

Mino Petazzini torna a pubblicare le sue poesie dopo molti anni. Un'occasione per incontrare uno dei poeti più veri di questi nostri anni. Un'occasione per parlare di poesia a Bologna.
E' un incontro promosso da Casadeipensieri e La Feltrinelli Eventi.

domenica 16 maggio 2010

Bologna. PD. Elezioni Sindaco. troppi nomi e una musica lunga da suonare.

Siamo vivi. A Bologna, dopo la caduta rovinosa di Flavio Delbono, il Pd ha trovato la forza di avviare un congresso che, pare molto probabile, eviterà Babele e schizzi di maionese impazzita. E' addirittura sorprendente, visti tempi.
Pare che non siano tutti contenti. Infatti, in parallelo, vediamo protagonismi confusi sulla partita più importante, quella per il Sindaco della città.
Da un lato proliferano proposte “civiche”, che sprecano un tema molto interessante, sbrodolando qua e la’, con troppe velleità e leggerezze.
Dall’altro, dopo la vicenda gonfiata della "candidatura" Guazzaloca, si fanno vociferare altri nomi e cognomi. Il parco dei papabili si allarga ormai a tutti i presenti alle prime del Comunale, quando si svolgono.
Si stravolge, così, un problema verissimo.
Quello di non fare mai più da soli. Bisogna aprire, discutere, interessare la città. La città "bassa", che ha problemi gravissimi e crescenti, e anche, certamente, la città "alta", le classi dirigenti.
Ma, verso l’” alto”, bisogna guardare a chi davvero dirige qualcosa, a chi rappresenta interessi reali e produttivi, e , magari, anche a chi fa ricerca, a chi assicura la tenuta culturale, universitaria e formativa di Bologna. Senza dimenticare mai che Bologna è fatta di organizzazioni,sindacali, categoriali, professionali. Cè una scacchiera, non solo qualche torre, qualche briscolone.
Di una cosa sono sicuro, non basterà un nome, qualunque sia, a risolvere il problema. Meglio cominciare, allora, a verificare assieme, politica e società, se si può mettere "nero su bianco" una lista, breve ma sensata, di obiettivi, di cose da fare, le più urgenti per fronteggiare crisi e declino.
Un'agenda, ne ha parlato Raffaele Donini, di priorità condivise da consegnare al candidato o ai candidati che limpidamente chiederanno il mandato di correre.
Pochi punti, chiari, alcuni obiettivi che tutta la città senta propri.
Non una intera strategia, quella spetterà al confronto elettorale determinarla, e dovrà avere un colore, non essere bipartisan, e dovrà affrontare i problemi più vicini alla gente, quello che abbiamo “sotto casa” . Se i ruoli si confondono, se la politica non fa la sua parte, ho l’impressione che i cosiddetti “poteri forti” , o almeno i migliori fra loro, potrebbero voler rimanere poco appassionati al destino del Comune, molto più di quanto non si pensi.
Partiamo dalle priorità, “facciamo città”. C’è molto da fare, c’è una musica lunga da suonare.

Bologna, l'Unità 16 Maggio 2010

sabato 15 maggio 2010

Coppi, per sempre.

A 50 anni dalla morte di Fausto Coppi.

Coppi è stato molte cose e diverse.
E' stato l'eroe solitario, trionfatore su tutti i terreni e con tutti i climi. L' Indiana Jones degli anni 40 e 50.
Era il Coppi elegantissimo della pista, dei mondiali di Inseguimento, del record dell'ora, nobile e traslucido come le sue maglie Bianchi ed era il Coppi dello Stelvio, stravolto, proletario, vincitore.
Coppi: l'uomo riservato, ma laico, libero nelle sue scelte e nei suoi amori, negli anni delle Madonne piangenti e delle scomuniche elettorali.
Ha avuto mille avversari e un vero rivale, per il quale era imprendibile ma sempre sfidabile. La rivalità con Gino Bartali lo ha umanizzato, fatto bandiera di un partito sterminato di tifosi, soggetto di milioni di scommesse.
Ha vinto meno di Binda e meno, molto meno di Eddy Merckx, di Hinault, di Indurain.
Ma il campionissimo è solo Lui, non solo per i ricordi degli italiani.
Forse perché la perfezione dello stile e il fisico esile, solo polmoni e muscoli lunghi delle gambe, lo rendeva il perfetto uomo-bicicletta, l'irraggiungibile modello di un ciclismo che con lui è diventato moderno.
Quando ha iniziato i copertoni si portavano ancora incrociati a tracolla, quando ha terminato la carriera eravamo già alle soglie dello sport medicale e cibernetico.
E poi non ha conosciuto la vecchiaia, come Achille, dal piede veloce, come tutti gli eroi dell'epica.
Una malattia curabile e vigliacca, presa in uno sciocco safari, a quarant'anni, quando ancora, sia pure con fatica gareggiava, lo ha strappato alla vita e alla cronaca e lo ha fissato per sempre nella storia e nella leggenda.
Siamo un paese dove a volte anche i ricchi ed i campioni sono curati male. La malaria scompariva dalle nostre paludi prosciugate e tornava nel suo sangue e nel suo respiro, dall'Africa.
La mia generazione ha visto vivere solo Bartali, ma paradossalmente, in negativo, dalle stigmate di Gino, il naso, la rabbia, la voce alla Louis Amstrong, la cocciuta simpatica incompiutezza di uomo tutto di terra, ha ricavato il calco in gesso di Fausto, la sua leggerezza, la sua essenza di uomo volante, il suo segno impalpabile e celeste.
E lo abbiamo sognato ed amato.
Per questo, e dopo ce n'è dispiaciuto, non abbiamo potuto amare fino in fondo i grandi dell'epoca nostra, il fuggitivo mondiale Adorni, il capitano Gimondi, il cuore matto Bitossi e tanti altri.
Coppi era ancora per noi, vittorioso sui vivi, più grande dei vivi. Sulla spiaggia, da "cinni", abbruttiti dal sole, con il tallone disegnavamo una pista, ed ecco il nostro Giro d'Italia, fatto con le palline, metà colore e metà testa di un campione. La "palletta" con il suo viso sottile andava in premio al più bravo. Non quella di Ocana o di Anquetil. Prima Coppi, e nessun altro.

Davide Ferrari
Quotidiani Epolis.

venerdì 14 maggio 2010

Ricordo di Gilberto Centi

Al VAG61, via Paolo Fabbri 110 a Bologna, Venerdì 14 Maggio alle ore 21
incontro in ricordo di GILBERTO CENTI
poeta, giornalista e progettista culturale
Intervengono:
Valerio Monteventi
Bruno Brunini e Carla Castelli
Davide Ferrari

A 10 anni dalla scomparsa di uno dei più originali ed amati protagonisti della vita culturale bolognese, una serata di poesia e musica per dare vita ad un progetto in memoria di Gilberto Centi, per rendere pubblica la stima e il rispetto che tante persone hanno provato per lui.

E’ la fine del mondo?

Il Vulcano, in Islanda, non smette di scagliare migliaia di tonnellate di polveri. Gli aerei lo sanno e non volano più.

Dallo Yucatan al Mississippi onde nere raggiungono le coste. E’ una catastrofe mai vista, lo dicono i colpevoli, i petrolieri.

C’è un’aria da fine del mondo. Non è bastato a rassicurarci lo smarrimento del virus suino. Nessuno sa più dov’è, eppure anche la H1N1 doveva annientare l’intera umanità. “Sì, ma se mutasse?” E l’ansia torna a riagguantarci.

La crisi mangia uno stato al giorno, ammesso che, nella globalizzazione, ancora esistano gli stati.

Se chiedete ad un giovane se ha fiducia nel futuro che lo attende, se è sobrio, reagirà male.

Insomma a forza di rinunciare a cambiarlo, il mondo, a forza di pensare che tutto va bene, siamo arrivati a temere di essere giunti all’ultima stazione.

Effettivamente è difficile essere ottimisti, non solo perché le cose vanno male ma perché ci sentiamo impotenti a raddrizzarne il corso. E’ notte, suona l’allarme e non sappiamo dov’è l’interruttore per accendere la luce e vedere cosa sta succedendo.

Ho l’impressione che nemmeno le Tv, e i media addormentati dal gossip di regime, con le loro mille piccole pornografie, riescano, più a distrarci. La gente non cambia canale, è vero, tanto sono tutti più o meno uguali. Spegne e va sul PC o ai Videogiochi.

Anche Dio non si sente tanto bene, per parafrasare una vecchia battuta di Woody Allen. I suoi ministri sono attanagliati dagli scandali e questo -naturalmente- non porta verso eresie piene di fede ma aumenta la generale sfiducia, il senso di incredulità.

Non so se mentre Roma cadeva nella barbarie, o nell’anno Mille, si sia vissuto un clima simile. Forse. Ma certo le generazioni presenti non sono sicure di non essere fra le ultime. Ne parliamo ancora poco. Sorridiamo a denti stretti. I più colti si rinfrancano ironizzando sulle infinite apocalissi di acqua calda di Voyager: “Se li si dice della profezia dei Maya vuol dire che stiamo al sicuro e non succederà nulla”.

Eppure è ragionevole pensare che i pericoli che ci sovrastano siano più o meno dello stesso ordine di quelli che abbiamo avuto in passato. Ragionevole? Ma chi ha più voglia di ragionare? A me pare resti un solo antidoto. Guardiamo i nostri figli, o i nipoti. Quelli più piccoli. Stringiamogli le manine e attraversiamo la strada. Non abbiamo il diritto di opprimerli con il nostro pessimismo pieno di viltà e rancore. No, non ne abbiamo il diritto.

Quotidiani E Polis, 13 Maggio 2010

UN GIOVANE POETA

Giovedì 13 Maggio 2010 - ore 20,30
presso Castello di Levizzano Rangone
Castelvetro di Modena

Presentazione e premiazioni poesie vincitrici
6° Concorso di Poesia
UN GIOVANE POETA A CASTELVETRO

Associazione Dama vivente
COMUNE DI CASTELVETRO (Mo)
Assessorato ai Servizi Culturali e Pedagogici
PROVINCIA DI MODENA

Interviene: Davide Ferrari

giovedì 29 aprile 2010

Un libro.

MARTA & GRIGORIOS Librai in via Delle Moline
e
Ogni uomo è tutti gli uomini Edizioni

Sabato 15 maggio 2010 alle ore 18
alla Libreria Delle Moline
Vi invitano alla presentazione di

STALIN IN ITALIA ovvero “Bepi del giasso”di Raffaele K. SALINARI

Marco GUIDI intervista l’Autore
intervengono:
Davide FERRARI e Giorgio GATTEI
Legge a voce alta: Gilberto CANU





Nell’inverno del 1907 entra nella hall dell’austero
hotel Roma e Pace di Ancona un giovane sulla
trentina, vestito con abiti piuttosto eccentrici:
indossa una blusa russa di satin nero sotto la
giacca, grigia come il logoro soprabito; gli unici
segni di eleganza sono la vistosa sciarpa rossa di
seta ed un fedora nero...

L'Italia? Meglio un Cubo di Rubik.

Ecco una buona notizia. Due politici locali hanno chiesto formalmente che l'Emilia-Romagna non esista più. Vogliono la Romagna e vogliono l'Emilia. Di una Regione si potrebbe farne due con immediati vantaggi, un altra quarantina di consiglieri regionali a 6000 euro al mese, un altra decina di Assessori e naturalmente un altra poltrona di Presidente o, come si dice oggi, di Governatore.
Ma ci sarebbero altri motivi per spaccare, per scindere, per abbandonare gli uni e gli altri a diversi destini. Per gli Emiliani, finalmente, non si avrebbe più il fastidioso equivoco che vede suonare "Romagna mia" in TV ogni volta che scorrono gli inni regionali. Senza contare che i Romagnoli sono più terroni, parlano a voce alta e, si dice, hanno più successo con le donne e quindi meglio non averli vicini.
Per la Romagna: finalmente Bologna non sarebbe "capitale" e Ravenna potrebbe tornare ai fasti che la videro ospite del trono degli ultimi imperatori romani, probabilmente i celtici piacentini ed i francesizzanti parmensi andrebbero, per stizza, in vacanza a Baden Baden o a Vichy, liberando posti sotto l'ombrellone a Bellaria, per le tedeschine e le svedesine.
E via elencando, i vantaggi non si contano.
D'altra parte l'Italia, si sa, è tutta un'invenzione. La settimana scorsa, in treno, alla mia ex moglie , che è di Roma e vive a Bologna, un viaggiatore, bislacco come il Signor Veneranda, dopo aver chiarito di non essere toscano, perche di Massa e Carrara e quindi di un "Ducato" indipendente, ha chiesto "e Lei, di quale Ducato è?'".
L'imbarazzata risposta è stata: "sono dello Stato Pontificio". Il duchista viaggiatore è parso molto soddisfatto. Dalla Lega, al Nord, ai filo Borboni è tutto uno spaccare.
Forse bisognerebbe pensare anche a Stati, divisi sì, ma a geometria variabile. Se anche si è di Santa Maria Capua Vetere, ad esempio, vicino a Caserta, mentre si giura nella lingua di Totò baciando la bandiera de "O' Re", per la sanità si potrebbe avere il diritto ad un passaporto del Ducato di Modena, e per le tasse ad uno del Principato vescovile di Trento o addirittura di quello di Brixen, Alto Adige.
Sarà un problema, in famiglia, visto i bilanci in rosso di questi tempi, comprare i costumi regionali di tante patrie e far frequentare tutti i corsi di dialetto che qualcuno già vuole obbligatori.
Insomma un'Italia, cancellata, spaccata e magari ricombinata come un "Cubo di Rubik". Lo sappiamo l'Italia è sempre stata uno scherzo. E se mio nonno ha preso la febbre spagnola per combattere in trincea per quest'Italia, chi se frega, tanto qualche storico revisionista che ci spiega che aveva ragione l'Austria di Cecco Beppe, al secolo l'Imperatore Franz Joseph, si troverà sempre.
Si, dell'Italia se ne fregano in tanti.Un po' l'avevamo capito.

Davide Ferrari

QUOTIDIANO EPOLIS

sabato 10 aprile 2010

NIDO E STRANIERI: I BAMBINI SONO BAMBINI, NIENT’ALTRO.

Segnali di fumo
Di Davide Ferrari

Il Nido è un servizio educativo fondamentale. Esattamente come le scuole, da quella per l’Infanzia all’Università. Quindi devono poter accedere, certamente, tutti coloro che ne hanno più bisogno e tendenzialmente tutti coloro che lo vogliono.
Il Nido non è obbligatorio ma, a Bologna e in un numero sempre maggiore di città ,ormai quasi tutti i genitori di bambini dall’anno ai tre anni desidererebbero iscrivere i loro figli. Qui abbiamo la più alta percentuale di servizio assicurato rispetto ai bimbi in età, più che a Copenaghen, tuttavia le liste d’attesa sono ancora lunghe e molti sono i requisiti per regolamentare l’acceso favorendo appunto chi ha più necessità e meno risorse economiche. Diciamo la verità è proprio su questo la Lega voleva puntare, con le norme ambigue del Ministro Maroni sulla sicurezza, (che creano sempre più clandestini, più nascosti alla società, più ricattabili: un vero pericolo per il vivere civile), e con la “spinta” che quelli del Carroccio impiegano perché i Comuni, anche la commissariata Bologna, caccino via dappertutto i non regolari, anche se lavorano, i loro familiari, i loro ammalati, i loro bambini.
Ecco i bambini. Dapprima la Commissaria dottoressa Cancellieri aveva disposto di non ammettere i bambini richiedenti il Nido se provenienti da famiglie che non potessero attestare la loro regolarità. Niente accesso, insomma. Bologna civile ha reagito, ha detto no a discriminazioni così odiose e pericolose. Anche molti genitori con figli in lista d’attesa e questo fa particolarmente onore a questi nostri cittadini.
Allora Cancellieri, prima applaudita solo dagli sciagurati leghisti bolognesi, ha fatto marcia indietro e cerca una via d’uscita fra leggi ingiuste, disposizioni ambigue ( lo stesso Ministero a Torino ha detto di soprassedere e ammettere i bimbi) e il volere di una città che non vuole scendere al livello delle guerre fra poveri.
Cosa insegna questa vicenda:
a) Bisogna vigilare, senza polemiche preconcette ma con gli occhi aperti, su quanto fa e farà la Giunta commissariale. Non è stata eletta ma ha pieni poteri, può fare cose buone ma anche gravi sbagli, magari anche solo per spirito burocratico..
b) Il razzismo c’è ma non ha ancora ingoiato i valori ed il buon senso di Bologna e dei bolognesi. Bisogna fare crescere la partecipazione per dare risposte ai problemi che ogni giorno-a partire dai servizi- la convivenza di cittadini e nuovi cittadini inevitabilmente provoca.
c) La Lega è il contrario di come si dipinge, non è una associazione di popolo che vuole vedere le cose per quello che sono e aiutare i cittadini, al contrario è un partito politico che per avere consenso aizza il fuoco di ogni conflitto senza curarsi se questo porterà delle conseguenze negative, anche a Bologna.
d) Ci vogliono più nidi, pubblici, in project financing, ed anche in convenzione con privati -purchè si tratti di persone serie. Non basta dire che più ce ne sono più altra gente li vorrebbe e quindi le liste d’attesa comunque cresceranno. I tempi delle famiglie si sono sfrangiati, si sta meno assieme, anche per la precarietà che è così diffusa, i bambini di pari età li si incontra sempre più solo a scuola, quindi sempre di più si vuole che la scuola cominci con il Nido. Ecco un bell’argomento per tutti coloro che vogliono candidarsi a fare il Sindaco della nostra città.
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venerdì 2 aprile 2010

Elezioni a Bologna. Voto che va, Congresso che viene.

Cosa ci si aspettava dalle Elezioni Regionali, in Emilia-Romagna? I pareri erano concordi, un calo del centrosinistra a livello regionale, più o meno in linea con tendenze certo non positive, ormai in evidenza da lungo tempo, e un fortissimo calo a Bologna, soprattutto in città.

Purtroppo il calo regionale è stato più accentuato.

Astensione, lista Grillo, Lega, molte le direzioni ma tutte con lo stessa insegna: la sfiducia verso la politica, i partiti programmatici, quelli che chiedono di fare qualcosa, a cominciare dal PD. No, se dalla politica non ci si può attendere nulla, allora, o non si va a votare oppure, a destra o a sinistra, ci si indirizza dove si promette il meno, dove si dichiara di saper tenere fuori i problemi -Lega- oppure che passerà il tempo a controllare i conti -Grillo- anche se degli eventuali risparmi nulla si dice del come sarebbe meglio impiegarli.

In questi chiari di luna è importante che Bologna non sia stata il punto dell’abisso, ed anzi abbia fatto segnare un voto-certo negativo- sia chiaro- ma non catastrofico. Non era scontato.

Ha contato la volontà di parti importanti di una città peculiarmente democratica di non andare dietro sirene demagogiche, comunque conniventi con lo sfascio delle istituzioni. Ha contato anche il gradimento ricevuto da alcune figure. Va considerato senza remore il risultato di Maurizio Cevenini anche perché non è il primo. Ha contato , e molto, la volontà di tenere il partito in campo, portata avanti dal gruppo dirigente attuale del PD. Non era affatto scontata ed anzi i più, fra chi parla sempre, chiedevano commissariamenti di qua e di là. Va riconosciuta. Non farlo per meschini posizionamenti congressuali sarebbe sciocco. E’ scorretto ricordare che comunque tutte le vacche sono nere. Certo il buio è fitto per tutti e sembra così intelligente ripeterlo ed invece in politica bisogna saper distinguere, afferrare bene l’analisi di tutti i punti negativi ma anche dei positivi, fossero pure pochi.

Non fare così invece incrementerebbe tutte le tendenze negative che certo vi sono e che sono apparse anche nella campagna elettorale. Ad esempio la balcanizzazione delle aree ed anche dei territori, ognuno dietro ad un punto di riferimento. Penso al futuro immediato. Al Congresso. Chi vuole rinnovare dovrà chiedere un mandato chiaro e ricevere piena autorità. Servono quindi soluzioni unitarie e basate sulla volontà di utilizzare al meglio tutte le energie e le generazioni. Qualcuno ha scritto che stiamo ballando sul Titanic. Se non si farà attenzione il passo sarà in avanti, sì ma oltre la spalletta, dritti nell’Oceano.

Detto questo , un po’ di cattiveria ci vuole, non solo perché andiamo male ma anche per mettere il sale della critica e rendere più utile il Congresso.

Perché non usare la cattiveria per mettere sotto esame il nostro governo, per esempio nelle città, a Bologna? E’ ancora straordinaria – checché - se ne dica- ma non è capace, da molto tempo di darsi delle priorità secondo un ordine che i cittadini condividano. Si è perduta l’abilità di usare la grammatica elementare dell’azione di governo combinata con la presenza sociale. Quello che ha fatto grande la Sinistra riformista e in Italia il Pci emiliano-romagnolo. Non è poco, è una tragedia.

Non basta andare a vedere il bellissimo film “La febbre del fare” e sognare a occhi aperti.

E’ questo il tema su cui mettere alla prova insieme giovani e vecchi non stanchi. Vedremo, già al Congresso, chi lo farà con più convinzione.

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Rospi all'Aquila.

Tempo di elezioni e di commenti al voto. Parliamo d'altro.
Una biologa anglosassone, Rachel Grant della Open University di Milton Keynes, nella contea di Buckingham, ha scoperto che i rospi abruzzesi interruppero, ben al 75%, di copulare, poche ore prima del sisma che ha distrutto l'Aquila. Smisero la "monta", o quel che fanno loro, per dirla cruda.
"L'unica ipotesi valida è che i rospi abbiano avvertito l'imminenza di un sisma e, spaventati, siano fuggiti via, perchè - ha detto la Grant - sono dotati di molti recettori geomagnetici sul corpo". Non è uno scherzo ma una vera new .
Quando ero un ragazzetto, un mio amico più grande si laureò in Fisica con una tesi sulla prevenzione dei terremoti in Cina. Eravamo tutti e due maoisti, o credevamo di esserlo.
Ma, per la verità, i fantasiosi cinesi si ingegnavano a prevenire osservando il volo improvviso delle papere ed il nitrire nervoso dei cavalli.
Invece ora si spiano i rospi. Quanti rospi? La notizia che ha fatto il giro del mondo, non lo specifica.
Se si parla di 75 %, di percentuali, almeno cento coppie di rospi e rospe saranno stati sotto osservazione.
E perchè nessuno dei collaboratori della scienziata ha chiesto un parere alle rospe. Erano scontente o sollevate?
E le coppie di rospi gay? Chi ha interrotto il coito in quei casi? E le coppie lesbiche? Ancora più difficile stabilire il rapporto fra loro ed il sisma in arrivo.
Certo se è vera , la scoperta può avere conseguenze importanti e benefiche.
Basterà non perdere mai d'occhio qualche centinaio di batraci ed il gioco è fatto. Al primo coitus interruptus multiplo tutti in strada. Speriamo che i rospi non lo imparino o che non abbiano il gusto degli scherzi.
Altrimenti sai le risate che si faranno con le graziose rospe. "Dai , ora faccio finta. Vedrai quelli impazziscono. e noi ci ritroviamo fra dieci minuti nel fossato vicino alla Chiesa!"
Un'altra domanda: perchè l'Università inglese viene a studiare le prestazioni dei rospi in Italia? Forse la fama del maschio latino, in vertiginosa discesa fra gli umani, resiste fra i ranocchi.
Poveri rospi, però. Mai un poco di privacy.
Solo su una cosa potranno contare, i bufi aquilani. Nessun rumore di ricostruzione li disturberà. Al massimo il cigolio delle povere carriole dei volontari.


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domenica 21 marzo 2010

21 Marzo, la poesia e l'acqua.


GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA PROMOSSA DALL'UNESCO
GVC Onlus

“Acqua, bene pubblico inalienabile”

GVC Onlus in collaborazione con l' "Associazione Culturale di Via dei Poeti", aderisce alla Giornata Mondiale della Poesia promossa dall'UNESCO di domenica 21 marzo.
Il tema centrale della giornata sarà dedicato all'importanza dell'acqua come BENE PUBBLICO INALIENABILE.
La competizione derivante dalla crescente carenza di risorse idriche ed il mutamento "impazzito" del clima, fanno infatti aumentare le probabilità che si verifichino nuovi conflitti internazionali sia economici che militari, per il controllo di questo strategico "oro blu" che si vorrebbe privatizzare, aumentando così il divario fra nord e sud del mondo.

PROGRAMMA:

DOMENICA 21 MARZO 2010

MATTINA

H.10,00 LIBRERIA MEL BOOK STORE
via Rizzoli, 18
VERSI e PAROLE di ACQUA
-DAVIDE FERRARI legge dal "DILUVIO UNIVERSALE"
-CHIACCHIERATA col PUBBLICO sull’ACQUA con un volontario di GVC ONLUS e ANDREA CASELLI (CGIL)

H.11,30 LA LINEA WINE BAR
piazza Re Enzo
PERFORMANCES, SORRISI e IMMAGINI di ACQUA
-con ELEONORA GALLIANI e VIA DE’ POETI
-VIGNETTE SEMISERIE sull'ACQUA con ZAP
-GADGET di GVC ONLUS

POMERIGGIO

H.16,00 CAFFE’ DE LA PAIX
via Mascarella, 24 e Palazzo del Podestà (LA SCIENZA IN PIAZZA)
VERSI e SUONI dal MONDO di ACQUA
-con MIRCO MUNGARI e VIA DE’ POETI
-ESPOSIZIONE FOTOGRAFICA a cura di GVC ONLUS

H.16,30 RADIOCITTA’FUJIKO 103.100 fm
DOMANDE e RISPOSTE sull’ACQUA
-BOLOBAZZALIVE, GVC ONLUS e VIA DE' POETI

H.17,30 CAFFE’ DELLA CORTE
corte Isolani, 5
CANTI, RIME e SOGNI di ACQUA
con MIRELLA GOLINELLI (soprano), MAURIZIO DEORITI (pianoforte) e VIA DE' POETI

H.18,30 ENOTECA ALTOTASSO
p.zza San Francesco 6/D
PAROLE in LIBERTA’ sull’ACQUA
-OPEN MIKE con GIANMARCO BASTA e VIA DE’ POETI
-IMMAGINI VIDEO e GADGET a cura di GVC ONLUS

H.20,00 ISTITUTO DI CULTURA GERMANICA
Via De Marchi,4
ACQUA LIBERA TUTTI
La Musica di FABRIZIO DE ANDRE’, i versi di VIA DE’ POETI, Davide Ferrari, Gregorio Scalise e Claudio Lolli

venerdì 19 marzo 2010

Almeno parliamone.

Segnali di fumo
Di Davide Ferrari

Vicino casa mia abita una signora di origine moldava. In un Quartiere periferico di Bologna, vissuto da tanti anziani, la nuova concittadina, piano piano, si è conquistata popolarità ed amicizia. E' un po' una sindaco di strada, o meglio di ballatoio. Aiuta, consiglia, rappresenta. Ha una parola utile su tutto e per tutti.
La incontro la mattina prestissimo. Per lei l'ora è consueta, per me un po' meno.
Dopo qualche frase di circostanza mi dice, fra il sorriso e il pianto, che dal Primo Aprile è out, fuori, licenziata, senza lavoro. Non c'è altro da dire. Passa un'ora il mio telefonino riceve un messaggio ANSA. "Arrestato a Bologna. Rapinava le farmacie. Aveva perso il lavoro da qualche mese". Su Facebook il figlio di una mia vecchia Colf, mi raggiunge, parla d'altro, per un po',in chat, poi: "Sono a casa senza lavoro. Che farò? Chissà".
E' un onda che cresce, giorno dopo giorno, ma a differenza dello Tsunami non si ritira, continua a salire, insidia le famiglie, qui, non nell'Italia dei più poveri.
A Bologna la crisi è stata rallentata da una politica della Regione molto attenta che ha permesso di evitare migliaia di licenziamenti, ma ora, mentre il Governo non se la sente di aumentare i fondi per rinnovare le Cassa Integrazione, arrivano, dal terziario, dall'artigianato, e anche dal manifatturiero le notizie di chiusure, o di drastiche riduzioni.
E' strano ma se ne parla poco.
Non solo da parte dei politici ai quali diamo tutte le colpe, ma anche fra la gente.
Ci stiamo comportando, quasi tutti, scusate la metafora angosciante, come fanno gli anziani. Hanno paura di morire, ma non ne parlano, per non inquietare i figli distratti, per non disturbare i nipoti e perché tanto non c'è rimedio.
Per la crisi è la stessa cosa. I potenti non ne parlano per non far pensare troppo a come siamo messi, i telequiz continuano a distribuire miliardi, i “gratta e vinci” promettono sistemazioni e turismo a vita, e le vittime stanno zitte, ancora, perché non sanno cosa chiedere e a chi. Ma almeno una cosa bisogna fare, e si può fare.
Bisogna cominciare a vedere la realtà, smetterla di far finta di niente. Ci vorranno interventi pubblici di grande dimensione, probabilmente tutte le stupidaggini di questi anni sul privato che risolve tutto dovranno essere dimenticate. Ma anche nell’economia di ogni giorno si può fare qualcosa di diverso. Ufficio per ufficio, fabbrica per fabbrica bisogna evitare licenziamenti magari riducendo il lavoro di ognuno per poterlo redistribuire. E poi, e poi, e poi…

Il Bologna, Quotidiano E Polis

Ricordo di Marta Pompei.

LA SCUDERIA piazza Verdi, 2 - Bologna


21 marzo 2010 h 17 - 21
Festa della Primavera - Mese della donna
Giornata Internazionale della Poesia

dedichiamo questa data a una giovane
amica recentemente scomparsa


ricordo – saluto – memoria – onore – lettura
per MARTA POMPEI

Saranno presenti le amiche e gli amici di Marta
aderiscono: • Gruppo ’98 Poesia • Versitudine•
Le Voci della Luna • La Tua Idea • Sirena Project
"La casa dei pensieri"

giovedì 18 marzo 2010

"La poesia contro il razzismo".

15/21 marzo. VI SETTIMANA NAZIONALE CONTRO IL RAZZISMO
Librerie Feltrinelli

Venerdì 19 Marzo, ore 10
Piazza di Porta Ravegnana 1, Bologna

"La poesia contro il razzismo"

Davide Ferrari
Jean Robaey

dialogano con ragazzi di scuole medie di Bologna.

mercoledì 10 marzo 2010

E al Forum del Pd confronto con Ferrari, Sita e Ronchi

UN CONFRONTO tra Alberto Ronchi, assessore regionale, e Luciano Sita, assessore comunale, sul tema delle politiche per la cultura a Bologna e in Emilia-Romagna è in programma mercoledì prossimo, il 10 marzo (alle 20.30), alla sala Passpartout di via Galliera 25. Lo organizza il costituendo Forum Cultura del Pd, una struttura aperta anche ai non iscritti; la discussione sarà introdotta da Davide Ferrari, Annamaria Tagliavini, Fabio Abagnato e conclusa da Giuseppina Muzzarelli. È un incontro che acquista particolare interesse vista la posizione dei due relatori: per Ronchi un' ampia mobilitazione popolare invoca la riconferma, Sita è stato indicato come possibile candidato sindaco per Bologna.

(La Repubblica Bologna)

Torna la neve. L’inverno della Repubblica visto da Bologna.

Segnali di fumo
Di Davide Ferrari



E' tornata la neve. Brividi in strada. Avevamo già in mente la Primavera. Con un poco di tepore, rimpannucciati, ci sembrava di poter tornare alla vita di sempre, alla Bologna di sempre. Delbono quasi scordato, la Commissaria al lavoro, tutti a pensare alle proprie faccende.
La Destra cittadina gongolava ma senza far troppo rumore. Persino a Sinistra qualche analista e qualche giornalista, cominciava a teorizzarlo: “Meglio così, Bologna senza Sindaco, è vero, ma che sarà mai, un po’ di tempo non farà male, tranquilli e magari “rinnovati” ci si potrà presentare fra un anno i cittadini con più ciance”.
Tanto si va verso la buona stagione. Rassegnarsi e bordeggiare.
Invece nevica.
Prima un’onda di fango e scandali da far muovere anche gli stomaci più avvezzi.
Scandali insidiosi come quello, con mille rami , attorno alla Protezione civile.
Poi, fra pause caffè troppo lunghe, risse sui nomi, pasticci e arroganze il caso delle liste presentate tardi o male.
Il voto pigro per le Regionali si è avvitato in una faccenda grigia e rischiosa. A Roma una legge fatta apposta ha cercato di risolvere un problema vero nel modo peggiore, elargendo favoritismi a chi l’ha scritta. Mentre scriviamo, non sappiamo come finirà.
Ma anche Bologna è stata coinvolta. Qualcuno, a Destra, lo ha detto apertamente, “aiutate Polverini e Formigoni e noi vi faremo votare presto”.
Ma non si diceva che Bologna doveva essere commissariata perché il suo Sindaco non si era dimesso in tempo ?
Il baratto è stato rifiutato ma nel palato è rimasto l'amaro dell'ingiustizia.
Mi è venuto in mente un episodio antico. Di quelli che non c'entrano niente. Nel 1964, allo spareggio con l'Inter per lo Scudetto, cercarono di togliere di mezzo il Bologna inquinando le provette dell'antidoping. Un pizzico di qualcosa nei depositi dei calciatori e via, questa squadra, figlia di una città troppo diversa sarebbe sparita. Sarebbero rimasti i forti di sempre, delle città dei poteri e del denaro.
C'è stato, in questi giorni qualcosa di simile, a ben vedere. “La città va punita, lasciata senza un governo che lei abbia eletto”. Se serve, invece, la si può usare come merce di scambio. Come con le figurine, due mediani di Arcore in cambio di una "Due torri", più rara.
Insomma l’inverno della Repubblica si è fatto di nuovo più evidente, preoccupante. E’ richiesto più impegno, anche se non sappiamo bene in quale direzione.
E' tornata la neve. Manifestazioni contrapposte. Un paese sbandato. A Bologna ancora è presto per la Primavera.

Il Bologna, Quotidiano E Polis

martedì 9 marzo 2010

Incontri di Marzo.10, 13, 15 e 16. Cultura, Scuola, Saperi, Regione.











Bologna, Regione: la cultura
Appunti per una politica per le culture.


Mercoledì 10 marzo 2010, ore 20.30 - 23.30
Bologna, via Galliera 25/a, Sala Passepartout
Incontro seminariale pubblico
promosso nel percorso per un Forum Cultura del PD di Bologna.

Aprono la discussione Davide Ferrari, Annamaria Tagliavini, Fabio AbagnatoInterverranno Alberto Ronchi, Luciano Sita

Intervento conclusivo di
Giuseppina Muzzarelli


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SABATO 13 MARZO 2010
h 10- h-12,30
Hotel Corona d'Oro, via Oberdan 12-Via Albari 3 (ingresso diretto della Sala), Bologna

Bologna, Regione, Europa
Contro la crisi, governare
per lo sviluppo, la solidarietà sociale, il sapere.


Incontro seminariale.
Apertura dei lavori
On. Giancarla Codrignani

Interventi di

Duccio Campagnoli, Assessore attività produttive, sviluppo economico, piano telematico Regione E-R

Davide Ferrari, Direttore Casadeipensieri

Giuseppina Muzzarelli, Vice Presidente Regione E-R

Giovanni Sedioli, Assessore scuola, formazione professionale, università, lavoro Regione E-R

Intervento conclusivo
On. Salvatore Caronna, Parlamento Europeo

Saranno presenti i candidati del Partito Democratico
all'Assemblea Legislativa Regionale dell’Emilia-Romagna

Tema.
Verso la parte conclusiva e decisiva della campagna elettorale, si propone un seminario che metta in evidenza i progetti concreti principali che sono in campo per dare ruolo a Bologna nelle politiche regionali. Le realizzazioni, compiute ed in corso, della Regione, gli elementi più forti per motivare la scelta cui sono chiamati i cittadini.
Un contributo per ancorare il momento elettorale alla consapevolezza dei problemi e degli interventi davvero aperti.

"Casa dei cittadini" Bologna
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15 Marzo 2010: "La controriforma della scuola"


Librerie Feltrinelli
LaFeltrinelli Eventi

in collaborazione con Casadeipensieri
e Rivista "Riforma della scuola"

Lunedì 15 Marzo, ore 17,30
Libreria Feltrinelli Zanichelli
Piazza Galvani 1H

"La controriforma della scuola. Il trionfo del mercato e del mediatico"

di Massimo Baldacci e Franco Frabboni
F.Angeli ed.

Discutono con Franco Frabboni

Sandra Soster, Segretaria FLC CGIL Bologna
Marco Mazzoli, Università Cattolica di Piacenza
Gian Mario Anselmi, Università di Bologna

Presiede Rosanna Facchini, della redazione di "Riforma della scuola"

www.casadeipensieri.eu
www.riformadellascuola.it
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Martedì 16 Marzo, ore 20,30
Salone Hotel "I Portici" Via dell'Indipendenza 69.

Bologna-Regione
"Scuola: alternative ai tagli, occasioni di crescita"

Simona Lembi, Andrea De Maria, Francesca Puglisi, Giovanni Sedioli, Davide Ferrari, Sergio Lo Giudice,Daniela Turci, Davide Di Noi, Roberto Farnè, Adriana Lodi, Franca Marchesi,Giuseppe Pedrielli, Marilena Pillati, Franco Tinarelli

Con VASCO ERRANI

martedì 2 marzo 2010

Quei fans del’incolpevole Commissaria.

Segnali di fumo
Di Davide Ferrari

Navigando navigando, nei meandri di Facebook, ho incontrato la pagina dei fans della Commissaria del Comune di Bologna, Dott.sa Anna Maria Cancellieri. Proprio così. In pochi giorni un funzionario dello Stato si è ritrovata una tale fama da avere più di seicentocinquanta tifosi online. Saranno contenti quei politici di centro-destra e quei giornali che ci hanno descritto l’incolpevole Cancellieri come un incrocio delle virtù direttive di Napoleone e dell’ amabilità di Lady Diana. Però, nuova sorpresa, l'esercito dei 600 non sembra composto, almeno per gran parte, da coloro che allo sciagurato gesto del Governo di tenere commissariata Bologna per più di un anno, hanno gioito inneggiando all'arrivo di un "Podestà". Macché! Tra i fans ci sono anche femministe di lungo corso, militanti di vecchie feste dell’ Unità, e soprattutto attivisti di quell’ ondata anti-casta che non accenna a placarsi.
Vi ho trovato anche una mia amica, anni addietro collaboratrice di Casadeipensieri.
Le ho chiesto il perché di quello che, ai miei occhi di impenitente democratico, appare uno scandalo. Le ho fatto rilevare, con una certa baldanza, come sia improprio essere sostenitori di chi ha assunto un ruolo tecnico, che, per sua natura, non può fare altro che garantire una corretta amministrazione quotidiana fino al giorno del voto. Ho fatto notare come il fatto stesso di sostenere una figura di questo tipo attribuisca a chi non è stato eletto dai cittadini poteri e caratteristiche che non ha.
Disarmante la risposta. “Ho fatto otto concorsi, i politici prendono i posti senza concorso.” Che dire?
Non votare darà ai cittadini più garanzie di onestà? Taglierà le unghie alla partitocrazia accettare, come niente fosse, che, per ripicca di partiti contro altri partiti, Bologna non abbia un Sindaco per 16 mesi, o quel che sarà?
Ormai qualcuno considera il voto meno importante dello sfogo contro quel politico che magari è anche il capufficio, il condomino di cui si invidia il gettone di presenza racimolato in un consiglio di Quartiere. Tempi cupi. Servono sobrietà, credibilità e voce alta nel difendere le istituzioni,anche quelle opache che ci troviamo spesso di fronte, oppure i 600 diventeranno presto legioni. Sono sicuro che la Dott.sa Cancellieri, che non ha nessuna responsabilità di quanto sta avvenendo attorno al suo ruolo, sarebbe d’accordo con me.

"Il Bologna" Quotidiano Epolis, 2 Marzo 2010