La questione dei diritti civili delle persone di diverso orientamento sessuale è costantemente al centro di attacchi e polemiche. Anche in Emilia-Romagna. Bisogna comprenderne il perchè. Non è cosa che riguardi solo le persone omosessuali. Altrove è diverso. In molte parti del mondo è più chiaro che è minoranza chi si oppone alle richieste di pari dignità, almeno nel mondo politico. Non da noi, dove è facile constatare dubbi e latitanze anche nella parte progressista ed esplicite contrarietà in alcuni suoi settori . Certamente ha un peso la posizione della Chiesa cattolica, ma il problema è un altro. La crisi morde. In alcuni paesi europei, fra i quali l'Italia, è già frontiera fra il passato, segnato dai diritti e dal progresso, ed il presente, lacerato e carico di paure. La crisi è una ferita sociale, divide, smarrisce. C'è il rischio di un grande arretramento. In questo quadro va in scena la radicalizzazione dell'appello “di identità” alla parte peggiore delle culture popolari, con la provocazione, l'insulto. E a farlo non sono soltanto figure eroicomiche, come il noto parlamentare di fronte al quale cercano di produrre baci a ripetizione i giovani “militanti” gay. E' nostro dovere non lasciare solo quel movimento, proponendo, ai massimi livelli di autorevolezza, proposte legislative nazionali e comportamenti istituzionali locali chiari. Lo si deve fare sottolineando i percorsi positivi, di richiesta di integrazione sociale e non di pura affermazione della propria individualità. E' questo è il tema delle “Unioni”. Se diventa un tema di confronto per tutti, se non è lasciato vivere come “bandiera” di avanguardie, può parlare anche a molte coscienze religiose. Si deve affrontare la crisi a testa alta, affermando il valore della persona umana. O saranno, sono, guai. Inimmaginabili.
"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R, 16 2 2012