sabato 14 luglio 2012

Patti ci insegna un luogo dell'anima.



Patti Smith a Bologna. I suoi arrivi segnano gli anni della mia generazione. Nel '79 mi ricordo assediato in una sede piccola, ma gloriosa, della sinistra più radicale, vigilare, far da concierge, garantire ospitalità ad una masnada di teenagers traghettati a Bologna per ascoltare quella che i rotocalchi chiamavano “la profetessa del rock”. Mettemmo giorni e giorni per cancellare le scritte e i graffiti sui nostri poveri muri. Non c'erano i telefonini e gli sms. I messaggi d'amore si scolpivano, dai battiscopa, ad altezza di sacco a pelo, fino ai soffitti (“come avranno fatto? Si saranno appesi ai lampadari?”). Non erano ancora i giorni dei lucchetti a testimoniare imperitura fedeltà, altrimenti avremmo dovuto lavorare di fiamma ossidrica. I “ti amo”, comunque, sopravanzavano simboli e giuramenti rivoluzionari. E' tornata più volte. La processione dei miei sodali si è ripetuta. Già alle spalle la giovinezza, la si volle ritrovare nelle atmosfere di Smith, nella sua voce personalissima, nei suoi argomenti. Torna, domani. Farà visita anche al Museo della strage di Ustica. Gliene dobbiamo essere grati. Si commuoverà certamente nel vedere la sagoma uccisa del grande aeroplano e le magnifiche installazioni di Boltanski. E' un luogo dell'anima, non solo della memoria.
Una grande interprete insegnerà a noi l'importanza di frequentare ed aiutare la cura di quel museo. Ogni giorno. Per fortuna chi lo ha voluto, con fatica ed intelligenza, lo mantiene vivo. Dovremmo metterlo in capo, nelle schede, nei depliants di Bologna, per orgogliosa convinzione. Non lo facciamo. Promettiamo, Patti Smith, da domani lo faremo. Promettiamo.

"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R.
14 Luglio 2012