sabato 1 settembre 2012

Militonto. La parola ha una sua storia.


Magari l'utilissimo consigliere regionale Favia non la conosce. Nel brumoso '77, droga leggera ubiqua, qualcuno diceva: «Faccio il militante, di giorno. La sera, canne, e divento un militonto». Era la versione casareccia del motto di Bifo: «Duri. Con gioia». Gli anni passano. Il militonto sarebbe oggi l'uomo del Pd, promosso a somiglianze un po' improbabili con il vecchio ed efficace, durissimo quadro del Pci. Così, nelle bocche storte dal disprezzo dei manifestanti su commissione del capoGrillo, che giovedì hanno un poco disturbato, a Bologna, l'incontro con Bersani. Perchè tanta avversione? Per la propaganda grillina, uno del Pd, che ci crede e si impegna, è la smentita vivente dei facili teoremi sulla politica: «Tutti uguali» e «Tutti a mangiare». Ma queste fragili tesi sono servite a portare, in un paio d'ore, altezze come il Favia, prima in Comune poi addirittura in Regione. Difficile rinunciarvi. Qualcuno però deve cominciare. Non sono tutti uguali, in quel movimento. Lo sappiamo, lo speriamo. Magari usando il pressappoco più che la scienza, in tanti si avvicinarono al primo Grillo per l'ambiente, la difesa dell'acqua pubblica, una voglia di partecipare che meritava attenzione. 
Sono quelli incontrati nei banchetti, sempre con tanti foglietti in mano. A loro, oggi, la scelta. Considerato che non dai loro temi vengono i voti 5 Stelle, ma da quell'ammirazione per la bava alla bocca, che, come sempre, si diffonde nelle grandi crisi, escano allo scoperto. Separarsi dalla provocazione e dallo squallore, recuperare la dignità delle proprie iniziali ragioni: è scelta difficile. Doverosa.

"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna 01/09/2012