Le
armi. Al di là di chi ne ha necessità per lavoro, evidentemente
piacciono. Altrimenti due parlamentari di Fli, Paglia ed il nostro
Raisi, non avrebbero fatto una proposta per rendere più facile,
“meno burocratico”, averne una. Deregulation non solo
all'anagrafe ma anche all'armeria. “Come?-qualcuno ha chiesto- Di
armi in mano ai privati si muore e voi volete promuoverne la
detenzione?”. I due hanno risposto: “Sì, ma vogliamo, nel
contempo, incrementare i controlli psico-fisici su chi ha un'arma”.
Prima gliele diamo, poi li controlliamo. E, spesso, sparano
all'impazzata i più insospettabili, i normalissimi. Senza contare
gli incidenti, i bambini falciati da un gioco eccetera eccetera. E,
soprattutto, perché? Chi sente il bisogno di facilitare una
pistola, invece, per dire, di un buon libro? E' vero: la destra
moderna e centrista ha fatto una lunga marcia di cambiamento ma, nei
punti sensibili, evidentemente scatta la vecchia cultura come un
coltello a serramanico. Inutile ironizzare, tuttavia. Interessa
maggiormente riflettere sulla “cosa”, più che su chi la propone.
Obama ci prova, le lobbies del “fucile per tutti”, in America,
dove il Far West è storia di appena ieri, sono per la prima volta
seriamente sfidate. Da noi il clima è diverso. La criminalità non è
maggiore, è maggiore la paura, è minore la speranza. Lo Stato? In
molti non ci credono più. La fondina carica da sicurezza. E'
un'illusione nefasta. Associa chi la coltiva ai peggiori pensieri.
Meglio non voltare la testa dall'altra parte, però. Ogni pronuncia,
serve netta e chiara, che suoni: “No alle armi” deve unirsi ad un
“Sì alla sicurezza”. Partiamo da qui.
"Il contrario", rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R, 16 II 2013
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