Garagnani non ci vuole bene. Ci vede comunisti e ci vede ovunque. Per lui Bersani ha i baffi di Stalin e, chissà, anche la Bindi..Ci monitora, Garagnani, e quando le fondazioni nate dai Ds hanno osato proporre una mostra sulla vicenda storica del PCI, l’Onorevole non è stato con le mani in mano: antimostre, dichiarazioni, accuse al Prefetto. La mostra, in Sala Borsa è bella, lo dicono tutti, anche Pier Ferdinando Casini. Ragione di più per avversarla. Ci vorrebbe un fuoco purificatore ma non si usa più. Non serve il maiale di Calderoli per maledire il perimetro dove campeggiano i pannelli perché i comunisti, massime in Emilia, mangiano carne di suino, e fino alle estreme punte del colesterolo. D’altra parte, è notorio, Garagnani non riesce a trattenere la sua passione politica, il suo è un continuo combattere. Se, mentre è in taxi la radio trasmette “Qualcuno era comunista” di Gaber, subito reagisce: colpi di tosse e frasi a voce altissima al cellulare per coprire note e parole e salvare il conducente dall’influenza di Mosca. Non usa il personal computer perché tutti lo chiamano PC. Ha chiesto alla Gelmini ampi tagli alla storia romana: la città di Palmira (“Si allude?”) non può essere nei programmi. Tutto sommato l’agire politico di Garagnani non disturba, anzi riconcilia le rosee sinistre di oggi con il loro rubicondo passato. Ci chiedevamo solo il perché. Quali i motivi all’origine della sua vocazione? Come si è formata la sua personalità di vandeano della bassa? Ora sappiamo. Un compagno di Budrio che fu suo sodale nell’adolescenza, ci ha informato. Pare che Gragnani , giovanissimo, desiderasse, e più di ogni altra cosa, diventare un Pioniere, un membro dell’organizzazione scoutistica comunista. Leggeva e rileggeva le avventure di Atomino, il fumetto del loro giornalino, si adornava di coccarde rosso-tricolori e nella sua cameretta la gigantografia di Camilla Ravera riempiva la casta povertà del muro. Poi il disastro. La tessera da lui richiesta ed attesa gli venne rifiutata. Il moralismo, si sa imperava. Non piacque la sua passione eccessiva per la nonuagenaria eroina . Si temette lo stalking. Pianse e giurò odio eterno. Solo, dove nessuno può vederla, nell’incavo dell’orologio che nasconde nel taschino, conserva una ciocca di capelli bianchi. Li strappo’ alla Ravera quando divenne senatrice a vita. Non se ne separa mai e, qualche volta piange.
"Il contrario"
Rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna