Lo sappiamo: la crisi ci cambierà la vita. Già l’ha cambiata a milioni di italiani, vecchi e nuovi: ai disoccupati, agli scoraggiati che non si registrano nemmeno più al collocamento, ai precari, ai giovani che non entrano nel mercato del lavoro e agli stagionati che vivono nel terrore di uscirvi E poi ci sono i pensionati e i vicini alla pensione (“Ci taglieranno e quanto?”). Ai quasi tutti, sotto scopa per il mutuo.
La crisi vive di drammi e paura. Anche di parole. Un tempo noti solo a pochi addetti, i termini della finanza e dei mercati sono entrati nel parlare comune. Si infilano ogni giorno dalle orecchie ed escono sibilando dalle nostre bocche.
L’Italiano è una lingua duttile, flessibile, assorbente come una spugna. Il nazionalismo lo riserviamo solo agli Azzurri del calcio, quando riusciamo a battere la rappresentativa delle isole Faer Oer. Siamo lontani dai francesi che sbarrano la strada dei loro vocabolari alle parole straniere. Mussolini impose “filmo”, “Rascele” e “Osiri”: tutti risero mormorando, giustamente. Qui le parole nuove entrano, si allargano, spadroneggiano. Dall’astronautica all’informatica, l’Inglese, amato da noi più che da tutti e parlato meno che in qualunque altro paese, ha allagato le lingue, ha trasformato e si è trasformato. Se ne accorse Totò con i suoi “cocomeri americani“, il giaccone militare con gli alamari, anzi i “calamari”, e il suo “schiusmi” al polismano, “generale austriaco”, con il suo “breccofisso”, la colazione con il niente, lo “uicchè”, il riposo fine-settimanale scoperto da un popolo senza soldi e senza orari. E oggi cosa non direbbe Totò? Come riciclerebbe i paurosi detti delle altalene di borse e del nostro futuro che, ci dicono, vacilla? Sono gli italiani quotidiani a fare le sue veci, accorpando, tagliando ed incollando le parole che, più o meno, imparano.”Lasciami stare, ho uno spread alla testa!” Così Lei sfugge alla routine matrimoniale. “E’ saltata la stagnazione. Domani chiama l’idraulico”.”Non ti dico la recessione, proprio qui alla spalla. Terribile”. “Ho comprato dai cinesi un bond a microonde. E’ già rotto!”.
Ci aspetta Natale, in questo tempo di alluvioni e siccità. Hanno tolto la neve persino dalla pubblicità. Con il portafoglio snello, agile, sottile, ci verrà da guardare gli acquisti degli altri: “Ma andassero tutti a fa-un default!”
Mala Lingua
rubrica di Davide Ferrari
"Sardegna quotidiano" 16 11 2011