Con 700 euro al mese non si mangia. Nemmeno si dorme se la certezza, al finire della Cassa integrazione, è quella di non tornare al lavoro. Capita alla CNH, abbandonata dall’algido Marchionne, e in tanti altrove. L’impressione è che la crisi colpisca tutti ma a qualcuno sia utile. E’ in corso un tentativo di ristrutturazione sociale di grandi proporzioni. Gli obiettivi: meno lavoro e pagato pochissimo, magari persino con un’anticchia in meno di precarietà; meno welfare, pensioni alla metà dell’ultimo salario e, se qualcuno ha voglia di farla, avanti con la carità. Così raggiungeremo gli indici tedeschi, toglieremo l’ansia ai ceti abbienti di dover pagare la fiscalità per le previdenze di tutti, saremo finalmente moderni. Se non saremo felici, pazienza. In Sicilia siamo ai forconi, a un passo dalla Santa Fede, al Nord comincia a vedersi, sarà un caso, qualche bandiera con la svastica. La sinistra democratica, il centro civile sostengono il risanamento. E’ dovere, ma meglio chiarire. Mentre arriva l’onda più alta della crisi, non siamo, e non possiamo essere i bardi della ristrutturazione “asociale”, lontani dalla vita, dalle persone. Finiremmo come gli antichi democratici delle repubbliche del primo Napoleone, assediati e vinti da un popolo affamato ritornato ad essere solo plebe.
Il contrario
Rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna
21 I 2012