Il Sindaco di Bologna ha chiesto ascolto e sostegno. Il Governo deve rispondere. Certamente, le vie per cercare di farcela, fra crisi della finanza pubblica e bisogni sociali richiedono fra i diversi livelli istituzionali un coordinamento attentissimo, una pazienza infinita. Ma le città sono una colonna della società italiana, se vanno in frantumi non dimagrisce la casta, non si liberano mercati, crolla il Paese. Partiamo da qui, dalla realtà. Ci aveva sorpreso qualche tempo addietro leggere un'autorevole notista bolognese affermare che Monti ha il vento in poppa e i Sindaci invece arrancano superati, non innovano, sono out, hanno perso la patente di rinnovatori del quadro politico ed istituzionale. Di che si parla? Occorre consapevolezza della posta in gioco: la qualità della vita dei cittadini. La sensibilità politica è necessaria ma è uno strumento non sostituisce i bilanci ed i servizi. Noi auguriamo il vento migliore a chi ci governa, anzi stiamo facendo la vela. E' un dovere e insieme una necessità. Ma l'Italia non si può ridurre a uno di quei “casi di scuola” che si simulano dei master universitari. Non è un campo di esercitazione. Le città, come le grandi basi del welfare e dell'educazione, come il lavoro, hanno bisogno di politiche di lunga durata, di interventi di programmazione, di cura. Nel frattempo meno danni possibile. Meno.
Il contrario
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R 17 marzo 2012