di Davide Ferrari
Trema. Ci cambia la vita. Non le più profonde identità. Anzi sembra esaltarle, denudarle, ricchezze e miserie comprese. Noi, compagni o circa, fra mille cose, organizziamo perfino "tagliatellate per la ricostruzione". Proprio così. Democratici emiliani, a tavola diamo il meglio anche seduti sopra la bomba strisciante. Loro, gli opposti, non demordono. Odio e razzismo anche in questi giorni di scosse. Girano su Facebook dozzine di post che invitano a cacciare gli stranieri perchè nei centri di accoglienza criticano il ragù . “Ingrati, li abbiamo accolti ed ora si siedono sguaiati nelle nostre tavole da campo, pretendono, giudicano”. C'è chi trova il tempo di testimoniare la propria bava, chi pensa, scrive, legge e rilegge -immaginiamo- corregge e pubblica cose così. In queste ore. Nell''80 andai, per un lungo periodo, volontario in Irpinia ed in Vulture. Allora i marocchini, i rumeni erano i meridionali. "Non scaricano nemmeno i camion di aiuti" si diceva e si scriveva. Io lavorai in quel Sud, con i ragazzi e le ragazze della mia età, di Conza, San Fele, Santomenna, Rionero. Erano impauriti ed eroi. Come tutti. E come tutti sono, oggi, i miei condomini Pakistani che corrono e gridano più forte la paura perchè hanno visto terremoti d'Apocalisse. Come tutti sono i miei vicini neri, proprio veri neri, del golfo di Guinea, che hanno il riso più facile, ti fanno coraggio più generosi. Come tutti persino quelli delle ballotte Rom più deragliate dalla vita. Attenzione al portafoglio, ma apertura di cuore, perchè loro ce l'hanno. E così via. Il rischio della tragedia fa capire quanto poco siamo, poco più di cuccioli che si stringono al freddo. Quasi invidiamo i razzisti. Riescono a sentirsi superiori anche al cospetto del rombo sovrano della terra. Dementi.
L'Unità E-R
2 Giugno 2012