Piazza Verdi. Il simbolo di molte cose, non solo per Bologna. Un tempo foyer allargato del teatro della grande musica, poi acciarino della rivolta studentesca, infine luogo della vita trascinata, dal loisir fino alla disperazione. Ogni suo palmo può raccontare un conflitto: fra generazioni, stili di vita, residenzialità ed accoglienza, cittadinanza e occupazione di spazio, anche la più irritante.
Non
si è all'anno zero del recupero. Le tappe di un progetto
partecipato, voluto da Comune e Quartiere, procedono. Il degrado è
combattuto da un fitto cartellone di iniziative culturali e da una
rete, resistente, di associazioni. Ora accade che una nuova polemica
si apra intorno all'invadenza -innegabile- di una serie di concerti.
Basta poco e si ricomincia con rischiosi fronteggiamenti, diffide e
possibili ricorsi giudiziari. Si chiede di scegliere, anche negli
spettacoli, ciò che più aiuta a fare passi avanti, ad integrare.
Sorprende la risposta dell'Assessore Ronchi. Tutto viene rimandato ad
un giudizio di valore sui generi musicali. Invece che ciò che conta,
nella vicenda, è l'opportunità e la misura, non la qualità della
musica e dei musicisti.
C'è
stato confronto sul calendario dell' Estate in un luogo così
delicato? Cosa ne pensano i protagonisti delle cose buone che si
stanno facendo per far vivere meglio residenti, studenti e cittadini
e (perchè no?) turisti? Arredare la piazza è il primo impegno. Ma
prima e dopo le panchine ci vorrà un po' d'anima. C'è chi la mette,
tutti i giorni, da anni, prestando la propria faccia, credibilità,
intelligenza. A questi non facciamo perdere tempo, ributtandoli in
nuovi conflitti, dando pretesto al peggio, di ogni parte, Assessore.
Non serve a nessuno.
“Il
contrario”
Rubrica
di Davide Ferrari
L'Unità
E-R, 9 Giugno 2012