Cosa unisce grandi intellettuali come Andrea Emiliani, che quest'anno sarà premiato da Casadeipensieri, all'operaio a giornata, oggi si “lavora” così, che nonostante tutto fa volontariato? Le Feste dell'Unità, o come le si vuol chiamare. La qualità assoluta e il pressappoco della buona volontà, ogni attività delle Feste, dalla ristorazione alla cultura, tiene dentro tutto. Ci sarà un perché, un quid che le mantiene in vita? E' la possibilità di lavorare senza la cavezza di gerarchie assurde e di proprietà non meritate. Ecco il nocciolo. Facendo i volontari si esprime la propria idea e la propria professionalità, originaria o anche solo dopolavoristica, estiva. Quante caricature: il sandalo con il calzino bianco, la canottiera ingiallita che lascia affumicare la pelle sgombra, le icone della mitologia festivaliera. Le Feste sono anche altro, luoghi dove si inventano strategie comunicative e tecnologie commerciali, nell'organizzazione del lavoro dei ristoranti, nelle librerie, nella programmazione degli spettacoli. Qualche volta senza saperlo, sempre senza vedersi riconosciuti. Si dice che a far da collante fossero, un tempo, l'ingenuità e l'ideologia. Pianeti oggi perduti. Ma, fin dall'inizio, deve esserci stata l'intima soddisfazione di poter dimostrare quello che si vale. Per questo le generazioni si avvicendano. I ragazzi, i tanti con la “vocazione”, capiscono in fretta quello che conta, qui. Non è il pulviscolo delle microcarriere, il glamour, quanto sbiadito, dei codazzi che si formano dietro ai “numeri uno”, ma ciò che, concretamente, si può fare. E che ti resta dentro, leggero come una tela, tenace come la memoria.
“Il contrario”
rubrica
di Davide Ferrari
L'Unità E-R, 5-8-2012