Parliamo
di lavoro e di un buon accordo, fra Coop e Sindacato. Una rondine,
d'inverno, che vola e bene. E' politica anche questa, non si
preoccupi chi vede la notizia solo nelle cronache di palazzi e
salotti. Monti scende, o sale, in politica. Appare, promette, esige,
sorride persino. Molti cambiamenti, alcune costanti. Le ossessioni
sono poche ma di frequente ricorrenza. Personali: Stefano Fassina e
Vendola. Globali, per così dire: la CGIL.
Universali:
la concertazione fra governo e parti sociali. Roba vecchia, definisce
con il brivido della lontana primavera tatcheriana. Bisognerà farci
i conti. Comunque. Questione di rapporti di forza? Certamente, ma da
misurare non solo con l'abaco il giorno dopo le elezioni. Il
professore sa quel che dice e, soprattutto, sa a chi lo dice. Non è
solo l'Europa. Sono settori importanti dell'economia e della
produzione che proprio non ci credono che dalla crisi si possa uscire
senza un drastico giro di vite sui loro dipendenti e comunque,
pensano, visto che ci siamo, proviamoci, nel declino, a portare a
casa più che si può.
Attenzione.
A questi il PD dovrà saper parlare, a chi li segue dovrà dimostrare
che c'è un'altra via, che conviene a tutti puntare sullo sviluppo. E
senza concertazione addio produttività e sviluppo. Questo sarà il
vero punto del “confronto” con il centro, varrà di più delle
complicate ambizioni dei suoi innumerevoli leaders politici. L
'accordo di Bologna dimostra cosa si può fare
quando l'impresa vuole davvero “tenere” il mercato, quando il
sindacato non sta in angolo, ma tutelando indeterminati e precari. Un
tassello del mosaico che va a posto.
l'Unità, 5 gennaio 2013
"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari