Il
26 Maggio si avvicina. A Bologna si voterà per il Referendum sulle
convenzioni fra il Comune e le scuole paritarie.
Io
non sono cattolico,
non ho particolari relazioni nelle scuole paritarie, ma continuo a
non essere convinto, non dai valori, che sono i miei, ma dalla
scelta politica dei referendari.
Si
dirà che le convenzioni dividono , anche se si fanno da vent'anni e
con qualche profitto per la qualità della scuola di migliaia di
bimbi. Il Referendum, però, ha moltiplicato la divisione, ha
tracciato un solco profondo fra i migliori Enti Locali che, in tutta
Italia, Puglia di Vendola compresa, cercano un rapporto con tutte le
scuole, paritarie comprese, e una parte dei movimenti ed anche del
corpo insegnante della scuola pubblica.
Quel
solco andrà colmato e ponti andranno gettati, prima possibile.
La
realtà aiuterebbe.
Il Comune di Bologna non toglie nulla alla scuola pubblica, anzi spende come nessun altro per le proprie scuole e per le scuole statali.
Spende oggi come non ha mai speso, neanche ai tempi d'oro dei grandi Sindaci Dozza, Fanti, Zangheri e Imbeni.
Ci sono mille cose che non vanno , ma perchè qui si fa.
Il Comune di Bologna non toglie nulla alla scuola pubblica, anzi spende come nessun altro per le proprie scuole e per le scuole statali.
Spende oggi come non ha mai speso, neanche ai tempi d'oro dei grandi Sindaci Dozza, Fanti, Zangheri e Imbeni.
Ci sono mille cose che non vanno , ma perchè qui si fa.
E'
lo Stato il grande latitante. E senza un maggiore impegno dello Stato
l'offerta di scuola pubblica non può aumentare.
Urgono molti più "posti" realizzati o pagati dallo Stato.
Questa era ed è la vera battaglia da fare. Lo Stato non da a Bologna quasi nulla per l'Infanzia e taglia, e impedisce al Comune di assumere e di spendere. Qui è l'origine delle liste di attesa, non nel nodo delle paritarie.
Urgono molti più "posti" realizzati o pagati dallo Stato.
Questa era ed è la vera battaglia da fare. Lo Stato non da a Bologna quasi nulla per l'Infanzia e taglia, e impedisce al Comune di assumere e di spendere. Qui è l'origine delle liste di attesa, non nel nodo delle paritarie.
Qui,
non in un disimpegno del Comune che non esiste.
Almeno
questo si potrà dire, subito, insieme? Si deve.
"Il contrario", rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R 23 03 2013