sabato 27 aprile 2013

Discutere, senza finte certezze.



Il 25 Aprile ha riempito le piazze di uomini e donne, di testimonianze vive. Nonostante quello che succede. Forse anche per quello. Delle tante foto “postate” dai compagni sui social network una mi ha particolarmente colpito. Scattata a Bologna, mostra Andrea De Maria e un gruppo di cittadini che discutono, che “si” interrogano e “si” rispondono. Una foto qualsiasi, una delle tante. E' il momento a renderla “notevole”. La discussione è animata, ma partecipe, si sarebbe detto un tempo. C'è il senso di una preoccupata, vigile, voglia di esserci, di capire. E da parte del politico, una volta tanto, non si vede nessun ditino alzato. Dopo il naufragio, la linea, se mai sarà possibile, va trovata e verificata insieme, giorno per giorno, occasione dopo occasione. La democrazia ha ancora degli anticorpi.
Quello che possiamo fare, ognuno di noi, è farli reagire. Reagire, cioè non arrendersi alla rabbia della protesta contro tutto e contro tutti. Oggi essere “contro” e basta vuol dire soltanto “portare il cervello all'ammasso”. Ma, di fronte a questa conclusione della crisi aperta dal voto del “vaffa” e delle maggioranze impossibili, nemmeno ci si può far bastare la consolazione di una retorica stanca del'”unità nazionale”, “a prescindere”. Reagire, vale a dire discutere, fare incontrare, tenere assieme. Io, che-anche oggi- voterei “tutto”, come ho sempre fatto, preso alla gola dalla responsabilità, sarei molto più convinto se vedessi tutti impegnati a parlare, senza finte certezze, scolpite nella pietra di talco più che nel marmo. Meglio una onesta, e attiva, IN-sicurezza. Quanto meglio di “dissentire” o, al contrario, minacciare espulsioni di qua e di là.

"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R
27 Aprile 2013