Il “nuovo” palazzo del Comune di Bologna ricorda un galeone.
L'ala che lo sovrasta è bella, non leggera però, è la vela di una nave da carico, non l'agile tela di una feluca.
Il resto è moderno, e banale. Non brutto, nemmeno bellissimo.
Fu Guazzaloca a credere molto nel progetto, nell'idea di farlo subito, in fretta e in un posto visibile. Doveva sfidare i secoli, cambiare l'immagine di Bologna, troppo rotonda, immobile come un certosino nello stomaco.
Fare, fare, fare! Progettare insieme con il privato esecutore, coordinarsi, coinvolgere i dipendenti e magari anche associazioni dei futuri utenti-clienti (cioè tutti noi)? Tutte ubbie, parevano. E’ sortita un'opera di rilevanza, probabilmente sana nel grosso, in forse nel dettaglio. Un dettaglio che però determina se in quel palazzo si può lavorare senza rischio.
Il Sindaco ha fatto benissimo a sospendere il lavoro negli uffici. Certo, un atto così evidente di responsabilità si è tagliato alle spalle tutti i ponti di una gestione silenziata, rassicurante, omertosa della vicenda. Ora tutti vogliono sapere. Si può stare tranquilli? Si può respirare e bere senza timore? "Legionella?" "Saranno stati i militari. Provano la guerra coi batteri!" Così due anziane signore, nel Bus. Colpo di calore? No è la normalità dell'oggi. Si sbriglia, si svola. Se si scoperchia una paura.
L'Unità Emilia-Romagna
"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari