A Bologna ci si indigna facilmente. L’Emilia-Romagna ha visto fiorire tutti i movimenti politici. Oggi la crisi ed anche un certo quale recupero dell’attrattiva delle ideologie produce il fenomeno, detto alla spagnola, degli “indignados”. Come fu per i “gauchistes” della metà degli anni ’60, al loro inizio i movimenti sono definiti da nicknames in lingua estera. Poi, se il momento è propizio, mettono radici. La prima domanda di fronte alle occupazioni, alle trattative e agli sgomberi, è proprio questa: siamo in presenza di fuochi di paglia, déjà vus, oppure, come crediamo, si tratta di scintille più significative, di un conflitto destinato a crescere?
Sono troppe le contraddizioni sociali accumulate. E il quadro politico che, caduto Berlusconi, ritrova una positiva occasione unitaria, può correre il rischio oggettivamente di non rappresentare aree importanti, per opinione e volontà. Non vanno respinte fuori dalla vita democratica.
Abbiamo già vissuto l’Unità nazionale, da un lato, ed il ’77 dall’altro. Tutto è diverso. Ma la storia deve insegnare. Se fossimo il capitano Jack Sparrow la bussola ci indicherebbe di puntare sul dialogo, nella chiarezza, certo, e nella legalità. Non è facile. Altri soffieranno sul fuoco. E’ un compito nostro, una parte della responsabilità nazionale che ci siamo assunti.
Il contrario
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna
19 11 2011