Le primarie, pian piano, si stanno
imponendo nell'immaginario italiano. Merito esclusivo del PD e dei
suoi vari direttissimi predecessori. Merito? Sì, in un sistema
bloccato e distante, pur con tutti i limiti e gli inquinamenti che
sono loro propri, le primarie aiutano la partecipazione e legano i
cittadini alla "Cosa pubblica", alla Repubblica. I
contendenti, però, se devono, adesso, portare acqua al proprio
mulino non dimentichino che, dopo pochi mesi, si ritroveranno dalla
stessa parte di chi ha prevalso, volenti o nolenti. Nello stato delle
cose presenti, con la crisi alla gola, difficile pensare che in caso
di sconfitta alle primarie, si possa puntare sulla rovina del
vincitore alle “secondarie”, cioè alle vere. Non c'è molta
acqua per la politica, prosciugarla nei veleni lascerebbe solo un
deserto, dove solo ben altre specie potrebbero sopravvivere.
L'Emilia-Romagna, per tutto il centrosinistra, conta ancora più di
qualcosa. Da qui si chieda, con fermezza, che si interrompano le
campagne, il dileggio, contro i singoli dirigenti. Quella contro
D'Alema è stata particolarmente insistita e sguaiata. Nello stesso
tempo, non prima e non dopo, termini ogni delegittimazione degli
sfidanti. Le nostre primarie non sono e non possono sembrare mai la
ripetizione farsesca del “Riccardo III” di Shakespeare, tutto
odio e disprezzo. Quel cattivissimo Re chiudeva implorando un
“cavallo” in cambio del suo regno, una via d'uscita. Saremo noi,
cittadini, militanti, elettori, a doverlo fornire, il cavallo, a chi
vince, ed anche ad aiutare a rimontare in sella gli sconfitti, dopo
questo primo voto. Lo faremo se motivati da una stima accresciuta, se
no, no.
“Il contrario”
Rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R, 20 Ottobre 2012