giovedì 13 novembre 2003

Nassiriya. Il cordoglio, la richiesta di una svolta.

Comune di Bologna
Gruppo Due Torri-Ds

Strage di Nassiriya. Il cordoglio, la solidarietà, la
richiesta di una svolta.
Cosa può, cosa deve fare Bologna.

Si trasmette il testo stenografico dell'intervento di
Davide Ferrari, Capogruppo Due Torri-DS, nel Consiglio
Comunale di oggi.


INTERVENTO DI INIZIO SEDUTA: SUI CADUTI A NASSIRIYA.
Consigliere FERRARI - Signor Presidente, signor
Vicepresidente, signor Sindaco, colleghi Consiglieri,
sì, è vero, innanzitutto è questo il momento del
cordoglio, in particolare per le vittime italiane, ma
per tutte le vittime, in particolare per il giovane
bolognese che è stato appena ricordato, ma per tutti i
giovani che sono morti in nome del nostro Paese, sotto
la nostra bandiera.
Anche per i civili italiani, di cui vogliamo ricordare
qui a Bologna, per aver avuto un ruolo e per essere
stati anche oggetto di una iniziativa, l’attività che
coinvolse proprio quei caduti, nella cooperazione, nel
portare giovani come Aladin e Sania a Bologna.
Sì, certo, questo è il momento del cordoglio, è il
momento della solidarietà all’Arma dei Carabinieri,
all’Esercito, agli altri Enti che sono rappresentati
da quei caduti.
Questa solidarietà non sarebbe vera se si fermasse
alle soglie della retorica.
E’ il momento di una solidarietà che indichi già un
orientamento; un orientamento la cui urgenza ci è
ancora più chiara oggi, in queste ore di dolore.
E’ necessaria una svolta; una svolta meditata ma anche
decisa, che faccia assumere al nostro Paese quella
funzione di pace autonoma che è necessaria perché
tutta l’Europa riacquisti ruolo e funzione e perché la
pace trovi sponde solide.
Non possiamo negare che questo atroce episodio di
terrorismo è avvenuto in un contesto inquietante, in
una esplosione ininterrotta che non ha permesso e non
permette a nessuno di dire che la guerra in Iraq è
finita.
Può darsi che non sia questo il momento di richiamare
le ragioni e i torti di quel conflitto; sul quale,
personalmente, e come gruppo Due Torri Democratici di
Sinistra, abbiamo espresso un giudizio inequivoco,
severissimo.
Ma quello che va fatto è esprimersi sul livello
attuale del conflitto; perché questo conflitto espone
il nostro Paese ed espone, come si è visto, delle vite
umane, delle persone che, in rappresentanza del nostro
Paese, sono là, sono in Iraq.
E’ necessario al più presto - oggi lo si riconosce
maggiormente - avviare una transizione che riporti un
Governo nelle mani dei governati; è necessario
togliere da ogni presenza militare un’aureola di
occupazione, per fargli prendere il ruolo, che sarà
tale solo allora e con la garanzia delle Nazioni
Unite, di presidio di un nuovo Governo iracheno.
Se non c’è questo, badate, si nasconde con la retorica
l’errore e si nasconde con la retorica il gravissimo
pericolo, sia quello politico e diplomatico, che
corre, con l’Europa, il nostro Paese, sia quello per
le vite umane, che corrono i nostri soldati e i nostri
civili; ed è una operazione intollerabile.
Ancora.
Io credo che sia necessario interrogarsi su un futuro
dove nulla in quella vasta area del mondo può essere
suddiviso.
Lo hanno detto, li abbiamo ascoltati credo tutti noi,
i Ministri di quasi tutti i Paesi presenti in
quell’area, interrogati dai nostri media e dai mezzi
di comunicazione internazionali.
Senza pace in Medio Oriente, come senza una nuova
transizione democratica e un nuovo Governo iracheno,
non sarà concluso mai quel conflitto.
E pace in Medio Oriente vuol dire affrontare e
risolvere con equanimità, senza scelte di parte, il
conflitto palestinese – israeliano, che da decenni è
una fonte primaria di tensione e di guerra.
Non si può voltare il viso dall’altra parte, credendo
che il ruolo dell’Italia sia coperto dalla politica e
dagli eserciti degli altri. Così non è, né umanamente
né politicamente.
E’ necessaria una nostra politica e una nostra forma
specifica di intervento, colleghi.
Invece, ancora queste parole non le abbiamo udite.
Speriamo che maturino, a livello parlamentare, giorno
dopo giorno, partendo dalla riflessione e dal dolore
che ci sono oggi imposte; ma ancora non le abbiamo
udite. Abbiamo udito invece alcune frasi generiche e
abbiamo udito, purtroppo, anche rivendicazioni
politiche e continuismi che, francamente, di fronte a
un fatto di questa gravità, suonano quantomeno
inadeguate.
No, ci vuole una svolta, ci vuole una svolta profonda.
Ci vuole una politica. Oggi non c’è!
Cosa può fare Bologna?
Bologna certamente può e deve ricordare, già lo diceva
chi mi ha preceduto, con segni visibili e tangibili
chi è caduto, proveniente dalla nostra città.
Così, come d’altra parte, io direi, però, colleghi,
tutti i caduti di questa orribile giornata, tutte le
vittime. Non metterei una specificità, almeno come
primo atto di intitolazione. Potranno poi essercene
successivi e studiare quali anche istituzioni possano
meglio rispondere a questa necessità; ma non basta.
Vedete, quando, nel pieno dell’esplosione della
partecipazione ma anche della acutissima polemica
sull’intervento o meno in Iraq, noi abbiamo svolto,
come Gruppi di opposizione, tutti i Gruppi, il gruppo
DS, il gruppo Margherita, il gruppo Rifondazione, il
gruppo Verde, il gruppo Consigliere indipendente
Sabbi, dell’Italia dei Valori, abbiamo svolto una
assemblea in questa sede, proprio in quest’aula,
abbiamo presentato una serie di proposte, certamente
iniziali, colleghi, certamente iniziali, ma una città
come Bologna ha una sua specifica funzione per la
pace.
Provo a ricordarne i titoli. Cosa sappiamo noi
dell’attuale situazione in Iraq e della vita di ogni
giorno dei nostri soldati? Cosa sappiamo noi della
necessità di cooperazione internazionale nelle città
dove per esempio la nostra forza militare ha agito?
Quali iniziative, ambasciate di pace, iniziative di
solidarietà e fraternità che portino domani a
gemellaggi, abbiamo intraprese? C’è un know how, in
questo Comune, che attende solo di essere utilizzato;
ci sono competenze, intelligenze e conoscenze molto
forti. Non possiamo restare fermi. Dobbiamo associare
l’intitolazione, il ricordo, il cordoglio
all’iniziativa.
Vedete, qualche giorno fa, mai parole furono - credo -
più inopportune, un esponente del nostro Governo, ma
non voglio nominarlo, ha citato, fra le spese inutili,
l’Ambasciata del Comune di Roma a Gerusalemme. Passate
poche ore, tutti noi siamo precipitati nel centro
della più grave crisi che il nostro mondo vive. Siamo
tutti chiamati, ognuno nel proprio ruolo, ma come
soggetti istituzionali, come cittadini impegnati nella
politica e nelle istituzioni, a non voltare la testa
dall’altra parte.
Ecco, allora, la domanda, e anche prime risposte su
cosa può fare Bologna, è una domanda urgentissima.
Faremo seguire ai titoli iniziative precise di
proposta politica e programmatica. Già lo abbiamo
fatto, l’ho ricordato nel momento in cui questa scelta
si avvicinò. Infine, colleghi, una parola sulla unità
delle istituzioni.
E’ evidente che l’analisi ci può dividere. Insisto,
forse addirittura deve separare responsabilità e punti
di vista, quando essi sono obiettivamente diversi. Può
riguadagnarsi un punto di valore reale l’unità delle
istituzioni, se è fatta promotrice di iniziative
concrete di solidarietà e di dialogo. Se esse verranno
raccolte, eventualmente presentate, da chiunque esse
verranno, le valuteremo senza alcun pregiudizio e con
una assoluta volontà di testimonianza comune. Vada
ancora una volta a conclusione, così come ho già
richiamato all’inizio, il nostro abbraccio fraterno a
tutte le famiglie dei nostri caduti e in particolare
vada un saluto ai loro figli; ai figli vada la
certezza che tutto il popolo di questa città riconosce
nei loro padri i loro rappresentanti, coloro che hanno
pagato, per tutti, scelte – ripeto – che, al di là
della condivisione, sono state fatte una volta
assunte, da un militare o da un civile, nel nome della
nostra patria.