martedì 30 novembre 2010

Monicelli.


Mario Monicelli. Un nostro amico. Un gesto terribile, ad ogni età e in qualunque condizione. Ha voluto morire da vivo. Solo di questo sono sicuro.

sabato 27 novembre 2010

Bologna. C'è troppo da fare.

Quando ho fatto parte di “ali” e gruppi di tendenza nel partito, solitamente, la mia militanza correntizia si è risolta in furibonde polemiche contro il mio capocorrente di turno, anche quando ero io stesso.
Non si fa' carriera a far così? Può darsi, però, che, alla lunga, si acquisti una piccola aureola, una dignità unitaria, un piccolo patrimonio di rispetto. Chissà?
Ecco, al rispetto, reciproco, ci tengo. Quando sento autorevoli accuse di uni contro altri: "Cercate posti", mi arrabbio. Come quando mi “tirano” le bretelle. Come non capire che alle accuse si avvitano le controaccuse, e, come cantava Jannacci:"a far così non finiamo più!".
Meglio prender fiato. Il Pd è un orologio aggiustato dal ritmo di una storia andata in altre direzioni dalle sperate e dalle vaticinate. Sarà per questo che unire sembra un compito da poco furbi. Ma c'è troppo da fare, mentre gli studenti salgono sui tetti, per rischiare abbandoni e distacchi.

Il contrario
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

venerdì 19 novembre 2010

L’equivicino.

Ernesto Carbone. Ecco il candidato. Sfuggito da una calza della befana preparata anzitempo, ha già bucato i media.
Giovane ma esperto. Democratico ma spregiudicato. Amico di Renzi? E’ una garanzia. Collaboratore di De Castro, D’Alema e Prodi. “Equivicino” a più politici, tutti importanti, lo ha definito il Foglio di Ferrara. Infatti di equino ha la saggezza dei cavalli sapienti incontrati da Gulliver.
Vuole aprire le scuole materne di notte. E’ giusto. La Gelmini le chiude di giorno? E noi la spiazziamo. “Può piacere al centro” scrive uno stimato cronista bolognese. E’ vero al “centro”, con Casini e Rutelli, troppi grigi, un pò d’allegria è richiesta. Mancava un pizzico di follia e quella modernità futurista tipica di chi viene dalla provincia ma ha tanto studiato. Carbone non te la prendere, ma a Bologna abbiamo già tanti problemi. Ti preghiamo:“Sei un equivicino? Per favore, stacci un poco equilontano”.

Il contrario
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

martedì 16 novembre 2010

"Dialogo sulla città", con Guido Fanti

"Dialogo sulla città
con Guido Fanti, Sergio Lo Giudice e Davide Ferrari


che si terrà Martedì 16 Novembre, alle ore 18, alla Feltrinelli di Piazza Galvani,  Sergio Lo Giudice e Davide Ferrari, 
Martedì 16 Novembre, alle ore 18, alla Feltrinelli di Piazza Galvani, Bologna

sabato 13 novembre 2010

Ci vuole un Sindaco. Ecco la verità

Ci siamo. Cancellieri dichiara sui tagli di Tremonti. E’ preoccupata e chiama i parlamentari a soccorso. Insomma é costretta a fare politica. Quando mai si é visto un funzionario dello Stato giudicare ministri e Governo? E quando "trescare" con deputati e senatori? Non è il suo mestiere, ma un commissario che dura tanti mesi non può fare solo l'ordinaria amministrazione. E la politica non é quell' orrendo pasticcio che i potenti e i loro media ci disegnano. E' anche governare, cercare dei sì e dei no. Non basta un buon tecnico, ci vuole un buon politico. Non si scappa: ci vuole un Sindaco. Che squarcio di nubi. Ecco la verità. Cerco qualcuno a cui rivelarla, soddisfatto, ai tavolini del Circolo, le mani rosse per la pizzetta. E' semplice come l'acqua calda,e serve per le Primarie. “Bisogna dirla a tutti" convinco l'Attilio. E tutti e due: "Checchè se ne dica, far politica, votare non solo vuol dire contare di più, ma é necessario perche la città possa scegliere" diciamo unisoni ai coniugi Bugamelli. E' sera, s'addormentano.


Il contrario
rubrica di Davide Ferrari

L'Unità Emilia-Romagna 13 Novembre 2010

mercoledì 10 novembre 2010

Il sapere, diritto e risorsa della città.

Il sapere, diritto e risorsa della città.
Il sapere, un diritto delle persone, una risorsa indispensabile per la comunità bolognese.
PD. Le politiche locali per la scuola

A cura di Davide Ferrari. Hanno contribuito, tra altri, alla stesura: Giovanni Sedioli, Rosanna Facchini, Gabriele Ventura, Luciano Russo.

Nonostante si accrescano, anche qui, la lontananza dalla politica e dalle istituzioni, dal senso del bene comune e dalla funzione dell’intervento pubblico, i cittadini di Bologna e dell’Emilia-Romagna, ben comprendono il valore della scuola e della formazione, in un periodo storico nel quale l’orizzonte di riferimento deve, sempre più, essere il mondo intero. Sono cadute le barriere tra le nazioni e i mercati e la possibilità di uscita dalla crisi è migliore per quei paesi che strategicamente puntano sull’educazione e la formazione dei cittadini, investendo su scuola, università e ricerca, investendo sui talenti e sulle competenze dei giovani per prepararli a operare validamente nella società e nel lavoro. E’ presente una diffusa consapevolezza del fatto che l’investimento sulla qualità dell’istruzione e sulla formazione è una leva per contrastare il rischio di esclusione sociale anche per i tanti lavoratori colpiti dalla crisi, e, sul piano strategico, per interrompere il declino del nostro Paese, ritrovare una collocazione mondiale con prodotti industriali e servizi (compresi quelli culturali, turistici, sanitari) capaci di cogliere la domanda vecchia e nuova di una economia internazionale sempre più integrata.

A questa visione di ampio respiro si ispira l’azione di governo regionale e locale, e medesima ispirazione mostra, nella sua prevalenza, il mondo della scuola. Ma portare avanti queste scelte è oggi più difficile, mentre la scuola italiana subisce il più grave attacco da quando vive la Repubblica democratica.
Oggi, in un momento in cui, mentre in tutti i paesi avanzati la crescita è affidata all’istruzione, alla formazione superiore, alla ricerca di base, al trasferimento tecnologico, all’innovazione, la scelta del Governo Berlusconi è stata netta e univoca. La scelta di disinvestire sui sistemi dell’istruzione, della formazione e della ricerca, con massicci tagli alle risorse e con una trasformazione degli
ordinamenti che comprometteranno la crescita e il futuro del Paese. La politica governativa si muove in controtendenza con quanto avviene, sia pure in forme molto differenziate, negli altri Paesi avanzati dove l’investimento è accresciuto e mirato non solo in funzione anticiclica ma per far avanzare l’istruzione nei campi più promettenti dello sviluppo economico, in particolare in quello della cosiddetta “green economy”.

Con la manovra finanziaria 2011-2012 il Governo ha prodotto un taglio dei trasferimenti a Regioni ed Enti Locali che si risolveranno nel mancato ritorno di 200 euro pro-capite di tasse tolti a tutti i cittadini emiliano-romagnoli. In sintesi 1 miliardo di euro di trasferimenti dallo Stato non sarà, nei prossimi due anni, riassegnato a Regione (750 milioni) ed Enti Locali (250 milioni).
Tutto ciò comporterà tagli e rincari tariffari su tutti i servizi pubblici, perché è impensabile recuperare un simile taglio senza leve fiscali e con la sola riduzione di costi delle spese generali o “superflue”.
La scuola già nella bufera, rischia di essere travolta anche sul piano degli interventi educativi degli EE.LL.

L’attacco portato avanti dal Governo, con i gravissimi tagli ed i provvedimenti del tutto conseguenti del Ministro Gelmini delineano un vero e proprio piano antiscolastico. Il risultato è quello di avere una scuola impoverita e riportata a saperi invecchiati, lontana dalla ricerca e dall’attualità.

Il disegno Tremonti-Gelmini, se è strumentale ai tagli è però ampio e tende, in ogni settore, dalla scuola di base all’Università a ridurre tempi ed opportunità, spazi di dialogo e democrazia.
Ecco il punto: oggi non si tratta solo di tagli, ma anche di una sfida sui valori. Per questo ci siamo impegnati e siamo chiamati ad insistere in una battaglia culturale sulle finalità di fondo della scuola.

C’è il bisogno di riaffermare la centralità della scuola, in coerenza con l’Art. 3 della Costituzione, di concepire la funzione educativa come la più importante per la qualità della crescita sociale, certamente, e prima ancora, per assicurare ad ogni individuo, ad ogni persona, maggiore consapevolezza, dignità, libertà.
Le scuole, la professionalità dei docenti sono sottoposte ad attacchi indistinti, di pura connotazione politica. Si vuole diffondere non la critica ma il discredito, allontanare l’opinione pubblica dal vero nodo reale del problema: la scuola è di tutti e toglierle risorse significa sottrarle ad una istituzione che ha compiti di promozione umana e di realizzazione di uguaglianza di opportunità fondamentali.
L’avversione di questo governo alla scuola è indice di una inimicizia verso la democrazia.
E’ una prospettiva inquietante.
I valori che ci vengono proposti sono, nell’ordine: autorità, gerarchia, e disciplina.
Fa riflettere che questo elenco di “valori” che il governo e le sue televisioni ci propongono con insistenza, nello stesso tempo mediatico appaltato, con malcelata ipocrisia, ai mille e mille nani e ballerine che occupano gli schermi e mentre scandali sempre più gravi disegnano una immoralità privata perseguita fino a diventare di pubblica e istituzionale rilevanza.
Certo, consideriamo importanti noi per primi il rispetto reciproco all’interno della vita scolastica, l’autorevolezza dei docenti., come strumenti utili a perseguire più vasti e veri i fini dell’educazione, primo fra tutti quello di favorire una crescita individuale libera e piena, differenziata e ricca.

“L’apertura di porte e finestre nella vita dei bambini”, liberarne l’intelligenza, formarne la capacità di discernere, operare già oggi per garantire uno sviluppo più armonico della personalità dei ragazzi e delle ragazze, non arrendendosi alla deriva dell’aumento del disagio e del cosiddetto “bullismo”. Questi dovrebbero essere i risultati della scuola. E questa la base di quella “naturale devozione della scuola alla democrazia”, di cui scriveva John Dewey.

Ricordare il rapporto fra la scuola e la democrazia mette in rilievo la necessità di un’etica della libertà e responsabilità, di diritti e doveri precisi.
Sono concetti importanti quando, invece di costruire una forte autonomia delle scuole, che sia segnata dalla capacità di fare condurre processi educativi leggibili e verificabili, nella certezza delle risorse e nella continua cura per la qualificazione professionale, esattamente come quei principi generali della democrazia richiedono, si governa senza alcuna responsabilizzazione sugli effetti che si producono, chiedendo rigore e fornendo annunci continui e menzogneri, sottraendosi ad ogni dialettica.

La battaglia contro Gelmini e per difendere e cambiare la scuola è dura e non si può portare avanti solo con la determinazione politica, ci vogliono qualità di proposte ed un ampio coinvolgimento di tutti i soggetti della vita delle scuole.
Per unire e salvaguardare le scuole proprio quando promuoviamo e sosteniamo l’opposizione ed il conflitto contro le scelte gravissime del Governo.
Altrimenti i dirigenti si divideranno dagli insegnanti e viceversa e tutte le componenti interne dai genitori e dagli studenti e tutto il mondo della scuola dalla società.
E’ richiesta la massima attenzione alle forme di lotta e l’attivazione di vasti momenti di confronto culturale, professionale e gestionale.
Pensiamo a momenti politici ma anche soprattutto, senza confonderli, a momenti istituzionali.
Qui la Regione e gli Enti Locali già hanno un grande ruolo e possono fare molto.
Per giungere a piattaforme di territorio, rivolte al Governo, per la difesa del nostro sistema scolastico e per arrivare a sperimentare nel contempo, già ora, forme di un governare-insieme Regione-Enti Locali-Scuole, qui in Emilia-Romagna,del tutto differente.

La controriforma in atto interviene anche sul versante del rapporto fra la Scuola della Repubblica, le Regioni e gli Enti Locali.
La sostanza sembra quella di essere una sorta di decentramento proprietario.
Leggiamo che gli enti locali, con le imprese, entrerebbero nei consigli di amministrazione di scuole diventate fondazioni. Ma si tratta di integrare o di imporre magari scelte didattiche, magari scelte culturali e perfino ideologiche quali quelle che la Lega e gran parte di Forza Italia rivendicano apertamente?

Le esperienze emiliane propongono qualcosa di molto diverso e che ha funzionato.
Anni di pratiche di integrazione tra la libertà delle scuole e la forte presenza di sostegno, anche di indirizzo dell’ente locale, che hanno prodotto risultati: dalla scuola dell’infanzia alla scuola di base, fino alla secondaria superiore.

Mentre la scuola, le sue componenti più consapevoli sono impegnate in una battaglia di difesa così difficile ed importante, sarebbe il tempo invece di nuova visione per l’educazione del XXI secolo, in cui sarebbe necessario non solo sostenere la scuola che c’è, ma introdurre una forte innovazione sollecitata dalle trasformazioni culturali,sociali ed economiche in essere.

L’Emilia-Romagna.

Un buon sistema formativo deve essere inclusivo e per questo riconoscere e valorizzare talento e motivazioni dei singoli al di là delle condizioni socioeconomiche e culturali della famiglia di provenienza.
Anche nella nostra Regione abbiamo bisogno di un sistema formativo che sempre di più garantisca al meglio ad ogni ragazzo e ad ogni ragazza, le medesime e grandi opportunità di successo, attraverso il conseguimento di competenze che li rendano consapevoli della propria personalità, responsabili delle proprie scelte, capaci di relazionarsi, di comprendere e selezionare i messaggi di un mondo complesso, di essere protagonisti nel mondo del lavoro e nella dinamica sociale.
Il successo individuale è patrimonio di tutti perché su esso si basano le possibilità di sviluppo. Così si interpreta il mandato del Trattato di Lisbona: quello di fare diventare l’Europa un’area politica e culturale caratterizzata da “capitale umano” in grado di generare sviluppo e innovazione.
L’ Emilia-Romagna è al lavoro per qualificare il sistema,individuando obiettivi e forme organizzative che servano a qualificare ed estendere il sistema di istruzione, ampliando la consapevolezza sociale del valore della scuola e della formazione.
I)
Il Piano delle politiche attive per attraversare la crisi”, in attuazione del Patto sottoscritto tra la Regione e le Parti sociali ha messo in campo una pluralità di opportunità formative diversificate e capaci di rispondere alle differenti condizioni, esigenze, aspettative dei lavoratori. Percorsi di aggiornamento, specializzazione, qualificazione e riqualificazione personalizzati, sono rivolti ai lavoratori interessati da provvedimenti di cassa integrazione o in mobilità per rafforzare le competenze delle persone e del sistema produttivo nel suo complesso quale strategia per salvaguardare l’occupazione.
II)
La Regione ha stanziato risorse per la valorizzazione dell’autonomia scolastica
-la gestione delle differenze
-la diffusione della cultura tecnico scientifica
-l’accesso alle risorse culturali e didattiche del territorio
e più recentemente le ha orientate verso la scuola dell’Infanzia.

Consapevole della criticità della situazione, la Regione sta intervenendo per il consolidamento di un sistema di relazioni che aiuti la scuola a mantenere una buona qualità. Si tratta di creare condizioni organizzative e di servizio che servano a sostenere e promuovere l’autonomia delle scuole nel compiere le scelte per la qualificazione del servizio.
Il problema di aiutare lo sviluppo dell’autonomia è anche di chi sta “fuori” dalla scuola: delle istituzioni in primo luogo, ma anche di tanti altri soggetti del territorio che condividono la consapevolezza del suo ruolo fondamentale.
Le caratteristiche della politica regionale sono:
coinvolgere le scuole, gli enti territoriali, le imprese, le organizzazioni sociali, le fondazioni, le associazioni culturali, il volontariato ed il privato sociale in un progetto di collaborazione che metta a disposizione del sistema scolastico le risorse presenti nel territorio sia per assicurare la fornitura dei servizi, sia per qualificare la didattica. Si rafforza in tal modo la possibilità delle Istituzioni Scolastiche di comunicare e rendere trasparenti i propri modi di funzionare, dando una sponda concreta alla partecipazione di famiglie e studenti alle scelte.

Noi condividiamo queste scelte e, a partire dalle esperienze in corso, indichiamo alcune linee di azione prioritarie.

*Lo sviluppo dell’autonomia delle scuole. Si tratta di creare le condizioni per cui la collaborazione con i territori per la definizione, qualificazione, realizzazione dei POF (Piani dell’Offerta Formativa) sia un punto qualificante delle politiche degli Enti territoriali. Per rendere efficaci le politiche di autonomia servono un chiaro mandato istituzionale definito a livello nazionale, un affidabile sistema di valutazione, certezza di risorse professionali e finanziarie.

*Una risposta la più ampia, articolata e qualificata possibile alle aspettative delle famiglie di estensione del servizio scolastico e dei servizi educativi per l’infanzia.

*L’integrazione delle risorse formative, al fine di rendere flessibili i percorsi, per trovare risposte adeguate alla complessità delle situazioni culturali cui gli studenti appartengono e alle diverse aspettative delle famiglie. Entra in questa logica il riconoscimento del valore della cultura del lavoro.
*La valorizzazione e il potenziamento della funzione docente, attraverso sia la formazione iniziale sia quella in servizio. Fa parte di questa linea la costruzione di forme di riconoscimento di competenze e di ruoli. Condizione per investire sulla qualità professionale dei docenti è il superamento del precariato.

* La costruzione di una concreta politica di formazione per tutto l’arco della vita, in difesa e promozione della qualità professionale e culturale del cittadino ad ogni livello di età, consapevoli che questo significa creare le condizioni per la crescita delle professionalità dei lavoratori e per contrastare l’espulsione dal mercato del lavoro e per favorire il mantenimento di rapporto fra le generazioni, a fronte di rapidi cambiamenti culturali.
Garanzia per tutti i cittadini, a prescindere dalla loro età ad avere a disposizione servizi formativi che potenzino le loro capacità professionali ed il loro aggiornamento culturale. Soggetti le scuole, la Formazione professionale, l’associazionismo culturale.

* Occorre richiamare l’importanza dei poli tecnologici in fase di realizzazione, che hanno un ruolo primario per la ricerca e l’esigenza correlata di scuole superiori qualificate e di poli di formazione superiore.

La situazione di Bologna.

Nel territorio bolognese, proprio mentre il Governo taglia, si registra una crescita costante della popolazione scolastica, pari a 25.251 alunni/studenti negli ultimi dieci anni:

Alunni totali iscritti nella scuola pubblica statale
Provincia di Bologna, confronto fra l'a.s.1999/2000 e l'a.s.2009/2010.
Infanzia 8.174(99-00), 12.411(09-10)
Primaria 30.030(99-00), 38.876(09-10)
Secondaria
di I grado 17.197(99-00), 22.326(09-10)
Secondaria
di II grado 23.988(99-00), 31.027(09-10)

Totale 79.389(99-00),104.640(09-10)


Nello stesso periodo, mentre cresceva l'indice demografico, si è fatta sempre più forte la richiesta di una scuola a tempo lungo e validamente presidiata, una scuola all’altezza del livello sociale e culturale della nostra realtà
La Provincia ed i Comuni hanno dato vita a manifestazioni ed a proposte per aprire una vera e propria “vertenza scuola” in rappresentanza delle famiglie e dei loro bisogni.
Si sono poi avviate, in questo anno scolastico, numerose e diffuse forme diverse di intervento, a seconda delle possibilità e delle dimensioni degli Enti Locali.
Il Comune di Bologna aveva dato vita ad un Piano di azioni per sostenere l’accesso e la qualificazione dell’offerta formativa nelle scuole del primo ciclo di istruzione orientate a
con la collaborazione delle Istituzioni scolastiche e nell'ambito di quelle che sono le competenze dell 'Ente locale

A. Flessibilizzare le modalità e le fasce orarie di attivazione dei servizi integrativi già esistenti –pre e post orario- allo scopo di determinarne una maggiore adeguatezza di funzionamento rispetto ai bisogni emergenti espressi dalle famiglie

B. Avviare azioni finalizzate alla qualificazione dell’offerta formativa che si sviluppino
sulle seguenti linee:
1.Valorizzazione delle risorse formativo/educative provenienti dal patrimonio storico,
scientifico, culturale, ambientale e sportivo del territorio
2. Prevenzione del disagio relazionale e dei disturbi del linguaggio dell’
apprendimento
3. Integrazione degli alunni figli di migranti di nazionalità diversa da quella italiana
4.Sostegno alle attività di innovazione e di sperimentazione didattica .


L’impegno consolidato dei Comuni emiliano-romagnoli per la Scuola e la formazione è , d’altra parte, da decenni e decenni, rilevantissimo.
Così a Bologna, dove la promozione del sistema formativo territoriale vede l’Ente Locale impegnato
-sia nel sostegno alla qualità dell’Offerta Formativa delle realtà educative per l’infanzia, e delle scuole di base e secondarie, con numerose iniziative che intervengono sulle condizioni di accesso soggetti diversamente abili, sulla didattica, sui saperi, sull’integrazione multietnica e insistono nel favorire il rapporto fra le scuole e le realtà territoriali economiche sociali e culturali,
-sia, in misura ancora rilevante, in una diretta gestione di scuole ed interventi educativi, con i Nidi, le Scuole dell’Infanzia, le attività scuola-cultura-territorio, come le aule didattiche decentrate nei Musei e nelle Istituzioni culturali, e quelle scuola-mondo del lavoro originate dagli Istituti Aldini-Sirani.

Le basi di una politica scolastica dell’Ente Locale sono la libertà di insegnamento e la libertà di fare scuola garantita da una buona pratica dell’ autonomia, quindi il punto di partenza deve essere : riconoscere nelle scuole i primi interlocutori, avere sempre, in ogni progetto, la loro corresponsabili , dall’idea, alle risorse umane e logistiche.
Proponiamo quindi un grande accordo strategico Enti Locali-Scuole, con la partecipazione di tutti gli altri soggetti di un Sistema formativo allargato ed integrato, quasi un piano “regolatore”, o per essere più attuali nella metafora urbanistica, ad un piano “strategico” dell’offerta formativa ed educativa, dagli edifici ai contenuti, pensato e realizzato insieme, a partire dalla proposta culturale, dove grande peso deve avere la voce della didattica in capo alla ricerca autonoma delle scuole.
Occorre studiare e realizzare il percorso istituzionale ed amministrativo capace di unire la realizzazione di Bologna città metropolitana alla valorizzazione nuova e significativa dell’ autonomia delle scuola. L’idea da realizzare secondo criteri di pari valenza istituzionale, Scuole-Ente locale, è proprio quella di una CITTA’ METROPOLITANA della SCUOLA

Siamo convinti che una pubblica amministrazione funzionante è una precondizione per fare politiche pubbliche efficaci. È proprio sulla capacità di innovazione della pubblica amministrazione che Bologna deve essere in grado di rimettere in discussione l’esistente, di superare le duplicazioni, di promuovere semplificazioni e aggregazioni. Il riassetto dell’intera provincia nella logica della Città Metropolitana de essere accompagnato con una riforma dal basso degli uffici per far funzionare meglio la pubblica amministrazione, ridurne i tempi e contenerne i costi.

Pensiamo ad un Piano dell’Offerta formativa impegnato sui contenuti ma anche sulle strutture.
Da troppo tempo non si parla in termini di priorità culturale e politica di edilizia scolastica, anche se soprattutto nel mandato 2004-09 l’impegno del Comune di Bologna sull’edilizia scolastica è stato significativo.
Bisogna ridare centralità oltre ad un monitoraggio di tutte le strutture edilizie delle scuole, anche a progettazioni di alta qualità, non solo per la necessaria verifica degli standard di sicurezza, ma anche e soprattutto per aggiornare/implementare la qualità degli ambienti di vita e di apprendimento dei nostri figli ,almeno secondo tre criteri:
tecnologico: accesso a internet e disponibilità concreta delle ITC, come ad esempio le Lavagne Interattive Multimediali (L.I.M.)
ecologico:attivazione di tutte le soluzioni di risparmio energetico di acqua,riscaldamento, elettricità che potrebbero anche costituire un “volano” per dare ossigeno al settore edilizio,in alternativa ai “condoni anticipati” che costituiscono ormai l’unico percorso governativo
relazionale : salvo le scuole superiori, che hanno la “sala insegnanti”, spesso arredata solo da un tavolo e da armadi metallici anonimi e obsoleti, in nessuna scuola sono previsti spazi di lavoro e di relazione per gli adulti che nella scuola lavorano e alla scuola mandano i loro figli: l’idea invece dovrebbe/potrebbe essere quella di avere stanze di incontro tra insegnanti, tra genitori,tra genitori e insegnanti,”copiando” le soluzioni che pure sono state realizzate per le scuole dei più piccoli e nei Centri per le famiglie e per una scuola di comunità professionale e relazionale come presidio culturale di territorio,in centro e nelle tante periferie.

Le esperienze bolognesi, con l’impegno diretto degli Enti Locali, gestionale e di personale impiegato, non sono considerabili-neanche in anni di crescenti e drammatiche difficoltà di bilancio, una zavorra.
Sono state il banco di prova soprattutto a Bologna, di tutte le principali innovazioni.
Da tempo, d’altra parte è emerso il problema: come ripensare, riqualificare, non solo ridurre le gestioni dirette in epoca di scarsità crescente di risorse.
Una possibile ipotesi è quella di dare vita, a Bologna come già è in molte altre realtà della Regione, ad una Istituzione che sia una articolazione dell’Ente Locale .

Stante il patto di stabilità che colpisce anche i territori virtuosi, impedendo perfino di utilizzare risorse finanziarie disponibili,si può percorrere la strada della forma giuridica dell’Istituzione, cui affidare l’insieme degli storici e gloriosi interventi educativi e pedagogico - culturali del Comune di Bologna – nidi e scuole dell’infanzia , Servizi Integrativi,Centri Famiglie, Aule Didattiche Decentrate ,CD/LEI e contemporaneamente pensare ad istituire la Direzione Pedagogica di tale Istituzione ,magari con uno staff capace di conferire unitarietà agli interventi e di irrobustirne la prioritaria valenza educativa,anche per rilanciare una Bologna capace di futuro,che promuove i diritti di cittadinanza e non “ripara solo i danni”.

I Nidi.
I bambini non sono “scomparsi” ed i nidi non sono costose obsolescenze.
Consideriamo evidenti questi affermazioni.
Basta guardare ai dati.
All'evoluzione della popolazione in età 0-2 anni e alla corrispondente evoluzione dell'utenza nidi


I dati riportati nelle tabelle predisposte dal Comune di Bologna, mostrano i problemi attuali e futuri nell’evoluzione dei servizi rivolti alla prima infanzia. La popolazione da 0 a 2 anni è prevista in leggera crescita nell’arco del prossimo mandato amministrativo (+1,4%).
Nel 2011 (anno scolastico 2010/2011) le domande presentate rappresentano il 47% dell’utenza potenziale ed è un indicatore stabile nel tempo; la copertura della domanda (rapporto tra posti nido e domande presentate) si attesta al 76%, in riduzione rispetto agli anni precedenti.
Nell’ipotesi di mantenimento dell’attuale copertura della domanda e dell’incidenza di domande presentate sul totale della popolazione, a fine periodo sarebbero necessari 44 nuovi posti, pari ad un incremento del 1,4% dei posti rispetto al 2011.
Ipotizzando invece una copertura della domanda che torni ai livelli del 2009 (80%) i posti in più dovrebbero essere 226, con un incremento del 7% rispetto ai posti del 2011.
Bologna ha raggiunto nei servizi rivolti alla prima infanzia risultati eccellenti nella qualità, nella quantità e nella varietà dell’offerta. La percentuale di copertura della regione Emilia-Romagna è la più alta d’Italia con una media del 29%, Bologna raggiunge il 42%.
La lista d’attesa di oltre 850 bambini e il trend demografico impongono come prima esigenza l’allargamento dell’offerta, ma anche la necessità di esaminare i fattori che richiedono di progettare una riorganizzazione del sistema dell’offerta.
I genitori sono preoccupati che le scelte finanziarie che stanno seguendo i tagli del Governo attacchino i Nidi e la loro qualità.
Noi siamo per ogni positiva e partecipata razionalizzazione, siamo contrari a ridurre orari e qualità.
Questo sul piano immediato, di oggi, del bilancio che l’Amministrazione commissariale sta predisponendo.
Sul piano della prospettiva riteniamo che un confronto tecnico e politico sia necessario per arrivare ad un piano di sviluppo dell’offerta,
I capitoli di questo piano di sviluppo sono molti.
Ne citiamo alcuni:
-più nidi pubblici realizzati con il concorso delle grandi amministrazioni pubbliche, per i loro dipendenti ma anche per il territorio, più nidi pubblici realizzati con il concorso di aziende, con lo stesso criterio di apertura territoriale, il project-financing, la verifica delle sperimentazioni di altri servizi educativi fin qui realizzate, per esaminare quanto le forme di auto-organizzazione delle famiglie possono essere sostenute all’interno della rete, per verificare quanto il sistema pubblico e privato siano adeguati alla flessibilità richiesta oggi dal lavoro femminile e dalla debolezza delle reti familiari con nuclei formati spesso da un solo genitore.

Per realizzare una risposta alla domanda di offerta educativa 0-6 anni e a fronte di ulteriori gravissime riduzioni di risorse disponibili a seguito delle politiche del Governo nazionale è necessario per la Scuola dell’Infanzia nella città di Bologna il riconoscimento degli oneri che il Comune di Bologna, in primo luogo, sostiene per la gestione delle scuole dell’Infanzia e gli oneri (oltre 10 milioni di euro) che il Comune ancora sostiene nel non completato processo di statalizzazione dell’Istituto Aldini-Valeriani.
Considerando il differenziale fra percentuale nazionale di copertura del servizio a gestione statale = 61% e quella locale = 18%, occorre che lo Stato si impegni maggiormente e intanto concretamente riconosca a Bologna le risorse che oggi il Comune spende.
La proposta potrebbe essere rappresentata secondo un criterio di validità generale in due modi distinti:
1) richiesta di un intervento finanziario aggiuntivo rispetto ai contributi ordinari previsti dal Miur per le scuole d’infanzia paritarie a norma della legge 62/2000 (a compensazione del maggiore onere sostenuto dai comuni capoluogo di provincia dove la quota di servizio di scuola d'infanzia paritaria - comunale e privata - risulti superiore al 50% dell'offerta complessiva di servizio (in concreto richiesta di raddoppio dei contributi ministeriali alle scuole di infanzia paritarie della città di Bologna (a gestione comunale e a gestione privata);
2) richiesta di valutazione di un analogo intervento finanziario nell'ambito del calcolo dei Lep territoriali relativi agli standard di servizio di scuola d’infanzia correlati alla definizione dei trasferimenti statali per l'attuazione del federalismo.

Contestualmente, anche per dare forza e consenso ancora maggiori a questa richiesta, nei confronti delle famiglie, degli insegnanti e più in generale dei cittadini, è fondamentale attuare una programmazione che determini, da parte del Comune di Bologna, un obiettivo sostenibile, realistico, ma di alta qualità per il proprio impegno gestionale diretto.
Quante scuole dell’infanzia comunale “tenere”, quanti interventi diretti per l’handicap e l’offerta di percorsi culturali-educativi mantenere non può essere deciso dal trascinamento di impegni passati e/o dalla disponibilità di altri.
Deve essere una decisione a monte del Comune, parte integrante di un progetto di riqualificazione. Una decisione che valga per un intero ciclo di programmazione, per almeno un decennio, e sappia assicurare risorse, personale e direzione pedagogica adeguati, per ciò che si mantiene, per farne un laboratorio di qualità.
Nello stesso tempo le competenze acquisite in decenni di intervento diretto vanno utilizzate, senza dissipazioni e trascuratezze, in strumenti di documentazione, ricerca, supporto alla vita di tutte le scuole.
Bisogna dunque mettere in luce dove ha un senso storico gestire ancora direttamente, dichiarare che cosa mantenere; creare strumenti di governo più forti per la gestione e costruire un progetto utile alla qualificazione di tutto il sistema integrato cui da tempo, nella pratica, si è dato vita.



Questo discorso è valido soprattutto per le scuole dell’infanzia. Ma in altro modo anche per i poli polifunzionali tecnici e professionali.
Ad esempio, a Bologna, le Aldini-Valeriani-Sirani, dove, con l’assunzione da parte dello Stato degli Istituti scolastici, ed il mantenimento di una serie di servizi formativi e di orientamento in capo all’Ente Locale, si era fatta fatta la scelta, noi così la intendiamo, di mantenere una poliedricità di interventi intorno ad un polo scolastico che veniva riassunto dalla rete delle scuole pubbliche.
Per questo non abbiamo condiviso la derubricazione delle attività dello sportello lavoro.
Adesso si tratta di sviluppare la progettualità dei servizi formativi Aldini, farne veramente un polo di rinnovata qualità ed utilità, con la piena collaborazione con la Scuola vera e propria, statale ma dotata di autonomia e quindi pienamente interlocutrice dell’Ente Locale e del territorio.

Gli interventi scuola-cultura-territorio

Le Aule Didattiche Decentrate sono una specificità ed una peculiarità del territorio bolognese. Nate da un evento di difficile governo, la riconversione dell’impiego professionale dei maestri comunali già nel Tempo pieno, si sono trasformate in un’opportunità di sviluppo e crescita didattica che nel corso del tempo è divenuta fondamentale ed indispensabile ai percorsi formativi degli studenti del territorio bolognese e non solo, in particolare nella fascia d’età compresa tra gli 8 ed i 15 anni. Sono passati molti anni dal loro impianto e non è facile mantenerne la rete, un impegno diretto su tante realtà, e, nello stesso tempo, sono cresciute altre esperienze, di altra provenienza.
E’ un punto di eccellenza quello che è stato raggiunto, non va dimenticato. In quale altra realtà si è fatta crescere e si è mantenuta una rete così fitta di istituzioni culturali aperte alla fruizione didattica e alle scuole?
Oggi la riduzione degli insegnati e degli stessi quadri orari nella scuola pubblica, unita alla progressiva chiusura dell’esperienza lavorativa degli insegnanti comunali e alle difficoltà di bilancio dell’Ente Locale può determinare una situazione di grave arretramento.
Anche qui bisogna programmare e razionalizzare, Fare un programma condiviso da Scuole, Comune, Università e soggetti investitori pubblico-privati per garantire il mantenimento della rete educativa delle aule decentrate.

Questo è ancora un punto centrale attorno al quale fare ancora più emergere, qualificare, quel ruolo autonomo e rispettoso della autonomia delle scuole che, appunto, vede l’ Ente Locale contribuire a fornire un servizio e investire per la qualità di tutta l’attività didattica, di tutte le scuole.

Sintetizzando la nostra volontà di fare, di governare meglio, non solo bene, vogliamo dire che:
-promuovere la scuola pubblica chiamando a raccolta anche altri, tutti i soggetti sociali, anche chi vuole fare impresa, mantenendo un profilo alto anche quando le risorse sono poche, e quindi
- tornare a programmare e scegliere
è difficile ma necessario.
Così come essere per la scuola, come vogliamo essere, per la scuola sempre.

Documento di proposta del Forum Pubblico "Le scuole e la città"Bologna 10 Novembre 2010

domenica 7 novembre 2010

Bella ciao? Non amano il genere.

Forse è finita così. Il CDA della Rai ha detto: niente “Giovinezza” e niente “Bella ciao” a Sanremo. In conclusione: il canto della libertà vale l’arrogante marcetta degli oppressori. Fin dall’ inizio non era stata un'idea buona quella di metterle insieme, soprattutto in un'Italia così sporca, e che sporca ogni cosa. Certo -come si dice- diversamente dalle intenzioni. Ammiro molto Gianni Morandi. Le donne della mia famiglia sono pronte quasi a tutto nel suo nome. E’ anche in lui che la nostra generazione che trova uno specchio dei suoi giorni. Anche Mazzi non mi dispiace. Per questo la storia del Festival mi ha strappato qualcosa, dentro. Se proprio al nulla questa generazione vuole arrivare meglio che nulla sia, meglio il riserbo amaro dell'ultimo Gaber. Meglio. Non è nell’impastare allegramente giustizia e torto che troveremo una ragione nuova di convivenza nella nostra Nazione incrinata. E poi, mi chiedo, è questa attualità confusa il “mestiere” del Festival? Finirà con una censura? “Bella ciao” è abituata. I partigiani saranno stati “i vincitori”, come li chiama l’affluente Pansa, ma le loro canzoni il potere ha sempre evitato di farle sentire. Si vede che non amava il genere.


“Il contrario”
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna, 7 Novembre 2010

lunedì 1 novembre 2010

Pasolini


Pasolini. Noi sapevamo da che parte stava. Solo ci stava a suo modo, vedendo che anche il nostro progresso era un baco nella mela. Sviluppava, cresceva ma sottraeva, invece, avvelenava. Non volevano gli altri, il male che esiste, che lui fosse così. Allora. E oggi, giocando i mostri con il passato, vogliono che anche oggi non sia.