mercoledì 26 ottobre 2011

Prendete l'aereo? Ricordatevi di portare lo scotch.

Sul volo Londra-Riga, dove, conveniamone, può far freschino, per impedire che i passeggeri prendessero freddo, il personale Ryan Air pare abbia cercato di riparare con lo scotch il vetro di un finestrino “sdindullo”, come dicono in Emilia. Poi sono tornati indietro. La bella avventura è finita senza danni. Adesso si mena scandalo. Ma era un volo low cost, cosa si pretende? ”Il vetro era nella cabina di guida. Il pilota poteva venire risucchiato nel vuoto” accusa un esperto intervistato. E' di quelli che non capiscono i comportamenti della nuova managerialità turbocapitalista. Non c'era nulla di cui preoccuparsi. Nel caso di scollamento del nastro adesivo erano pronti i palloncini, preparati dai figli della hostes Ingrid per Halloween, con il disegno della zucca che ride. Basta gonfiarli e aggrapparcisi. Sono molto meglio di un paracadute. Ora i passeggeri, giovani e belli, mano d'opera dell'economia globalizzata, dovranno usare mezzi alternativi. Immaginiamo pronta la navetta a pedali, con fornitura di maschera da sub a tappo chiuso per il passaggio sotto il Baltico, sempre che non termini in tempo la costruzione del velivolo di riserva, tutto in Lego. Dobbiamo saperlo, volando si vede di tutto. Nel 2008 fu il panico su un aereo francese. Hostess e piloti ubriachi cominciarono a spogliarsi saltellando. Forse credevano di avere a bordo Berlusconi. Io stesso, quella volta che da Catania volavo a Bologna, seduto accanto al portello di una uscita di sicurezza, avvertii sul braccio uno spiffero, timidamente lo dissi alla Hostes. Sorrise, ridacchiò quasi, mi chiese se volevo una coperta, esattamente come disse una mezz'ora dopo e poi ripetè ad una mia terza successiva rimostranza, dopo che il soffio era diventato vento. Giunti sopra il Marconi, l'aeroporto di Bologna, m'imposi. ”Senta anche Lei”, quasi l'obbligai ad avanzare la mano verso lo sportello. Divenne gialla, biancogialla per essere precisi, come un'omelette prima della “rivolta”. Corse a rapidi passi femminili nella cabina di pilotaggio sottraendosi ad ogni vista. Non ho più volato. Oggi però, che Ryan Air ci ha fatto capire come si fa in certi casi, mi viene voglia di riprovare. Sono pronto, più di altri. Ho conservato la vecchia carta gommata, quella da imbibire con la spugna, che usava il nonno daziere. Riga, aspettami.


Mala Lingua
di Davide Ferrari
"Sardegna quotidiano"
26 Ottobre 2011

sabato 22 ottobre 2011

Gay. La discriminazione, il danno.

Una consulta non si nega a nessuno.
Siete produttori di carciofi? Organizzate una confraternita di sbandieratori? In qualche organismo collettivo vi prenderanno. Se siete gay invece tutto va in forse. Nemmeno se siete genitori di gay avete troppe speranze. Le associazioni bolognesi AGEDO e “Famiglie Arcobaleno” hanno chiesto di far parte della consulta sui problemi familiari, presso il Comune. Non sappiamo se la loro richiesta sarà accettata. A molti non va giù. Questione di coscienza, si dice. Certamente non sono argomenti sui quali si possa richiamare la disciplina di partito. Però, proprio per questo, bisogna parlar chiaro. Pensiamo al grande lavoro svolto dalla comunità gay per prevenire la diffusione dell’AIDS, mentre lo Stato produceva gli indimenticabili spot con i contagiati fosforescenti. Pensiamo al grave problema dei ragazzi gay suicidi e a quanto sia importante diffondere la presenza di genitori disponibili. Negare visibilità a queste associazioni, non soltanto è una discriminazione bella e buona, ma è un danno per la comunità intera. Abbiamo bisogno di tutti. Abbiamo bisogno di un pò d’amore e di carità. E di parlare un pò più forte, ci sono troppe voci cui replicare.

"Il contrario"
Rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna
22 Ottobre 2011

mercoledì 19 ottobre 2011

Tutto bene, fra due giorni finisce il mondo.

Chi di noi non ha mai invocato, almeno una volta, la fine del mondo? Si devono pagare le tasse, la fidanzata non sopporta più il nostro russare e ci sveglia, il più giovane collega ancora una volta ci ha surclassato in ufficio, ebbene: “muoia Sansone con tutti i Filistei”, siano seppellite le nostre sconfitte nel generale ruinare dell' universo. Quasi tutti, immediatamente dopo esserci augurati morte e distruzione, ingoiamo tachipirina al primo starnuto. Soffrire, anche solo per un raffreddore, ci è insopportabile. Altri no. Altri insistono. Per loro la fine del mondo è un'augurio costante, sperano sopravvenga come le vecchine napoletane attendono tre numeri buoni al lotto. Fra questi il novantenne pastore Harold Camping. Il cognome alluderebbe a sollazzi turistici, invece, nella sua vita operosa, ques'uomo pio ha annunciato sempre l'arrivo della catastrofe suprema. Così, quest'anno, per lui, tutto doveva terminare il 21 Maggio. La radio dove sermoneggia, ha addirittura affisso manifesti e fatto girare automobili serigrafate con la pubblicità del lieto evento. Poi il 22 Maggio ha annunciato che manca qualcosa. E' stato avviato, sì, il giudizio universale ma diamo tempo al tempo. Giudicarci tutti, da Adamo a Brunetta, con quello che abbiamo combinato: non si fa in un Amen.“Non son fiaschi che si abboffano” direbbe Totò. Passate primavera ed estate, Harold, rifatti i conti, ha lanciato l'ultimo avviso. Saremo travolti il 21 Ottobre. Mancano due giorni, se si vuole partecipare bisogna affrettarsi. E' una sorta di “bagarino” del diluvio. Lo vende all'ultimo minuto. Così vale di più. Il bello è che il Reverendo trova anche chi è disposto a fare manifestazioni per sbugiardarlo. Proprio così: qualcuno va in giro con cartelloni che negato la veridicità del suo astruso calcolare. Avrebbero la pasta sul fuoco, i nipotini da accompagnare a scuola ma ugualmente sfilano, nell'incredibile California, per avvertirci che non è vero niente. Diciamo la verità, noi eravamo da soli giunti a negare sia il 21 Maggio che il 21 Ottobre. Lo sanno tutti che scadremo nel 2012, come dicono i Maya e quello di Voyager che gioca a Sudoku con i marziani sulle pietre dei nuraghe. Noi siamo italiani, certi estremismi yankee non ci appassionano. Per noi ad ogni peccato c'è rimedio, vuoi che il prete che ci assolve non abbia fatto di peggio?

Mala Lingua
rubrica di Davide Ferrari
"Sardegna Quotidiano"

sabato 15 ottobre 2011

Non ci vuole bene. Ecco il perchè.

Garagnani non ci vuole bene. Ci vede comunisti e ci vede ovunque. Per lui Bersani ha i baffi di Stalin e, chissà, anche la Bindi..Ci monitora, Garagnani, e quando le fondazioni nate dai Ds hanno osato proporre una mostra sulla vicenda storica del PCI, l’Onorevole non è stato con le mani in mano: antimostre, dichiarazioni, accuse al Prefetto. La mostra, in Sala Borsa è bella, lo dicono tutti, anche Pier Ferdinando Casini. Ragione di più per avversarla. Ci vorrebbe un fuoco purificatore ma non si usa più. Non serve il maiale di Calderoli per maledire il perimetro dove campeggiano i pannelli perché i comunisti, massime in Emilia, mangiano carne di suino, e fino alle estreme punte del colesterolo. D’altra parte, è notorio, Garagnani non riesce a trattenere la sua passione politica, il suo è un continuo combattere. Se, mentre è in taxi la radio trasmette “Qualcuno era comunista” di Gaber, subito reagisce: colpi di tosse e frasi a voce altissima al cellulare per coprire note e parole e salvare il conducente dall’influenza di Mosca. Non usa il personal computer perché tutti lo chiamano PC. Ha chiesto alla Gelmini ampi tagli alla storia romana: la città di Palmira (“Si allude?”) non può essere nei programmi. Tutto sommato l’agire politico di Garagnani non disturba, anzi riconcilia le rosee sinistre di oggi con il loro rubicondo passato. Ci chiedevamo solo il perché. Quali i motivi all’origine della sua vocazione? Come si è formata la sua personalità di vandeano della bassa? Ora sappiamo. Un compagno di Budrio che fu suo sodale nell’adolescenza, ci ha informato. Pare che Gragnani , giovanissimo, desiderasse, e più di ogni altra cosa, diventare un Pioniere, un membro dell’organizzazione scoutistica comunista. Leggeva e rileggeva le avventure di Atomino, il fumetto del loro giornalino, si adornava di coccarde rosso-tricolori e nella sua cameretta la gigantografia di Camilla Ravera riempiva la casta povertà del muro. Poi il disastro. La tessera da lui richiesta ed attesa gli venne rifiutata. Il moralismo, si sa imperava. Non piacque la sua passione eccessiva per la nonuagenaria eroina . Si temette lo stalking. Pianse e giurò odio eterno. Solo, dove nessuno può vederla, nell’incavo dell’orologio che nasconde nel taschino, conserva una ciocca di capelli bianchi. Li strappo’ alla Ravera quando divenne senatrice a vita. Non se ne separa mai e, qualche volta piange.

"Il contrario"
Rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

mercoledì 12 ottobre 2011

On line, e la vita è un’avventura!

Io on line faccio tutto. Da quando fraseggio con il PC ho risolto i miei problemi. In primo luogo quello del tempo libero. Il mio non esiste più. Ciò che prima riuscivo a fare in una giornata di lavoro con i vecchi metodi della fila e dello sportello, oggi, con l’Internet e lo Smart Phone, me ne porta via tre. La noia è uscita dalla mia vita. La caccia all’operatore, i dialoghi con le voci automatiche, gli indecifrabili grafi antispam, impiegano ogni mio spazio orario prima destinato alla vuota risacca del vivere. Se, mettiamo il caso, si deve compilare il modulo per il censimento, di poco inferiore, per numero di pagine, alla Bibbia del Diodati, rivolgersi al sito dell’ISTAT riduce al minimo la possibilità di insistere in quelle cose inutili che si fanno quando non si lavora: la cura parentale, il gioco, i pranzi con gli amici. Pare che un milioncino di italiani abbia provato questa esperienza. L’ISTAT ha difeso il suo immediato black out. “ Siete troppi!” Ci ha detto. Ha ragione. La prossima volta il censimento facciamolo solo a Forlì così il sito ISTAT supererà la prova. L’estate è finita, si viaggia meno in treno. Ci sono meno occasioni di dialogare con la simpatica voce automatica del call center delle ferrovie. Dispiace davvero. Quando il computer ci chiede se vogliamo andare a “Guardiagrele”, dopo che noi abbiamo detto “Rimini”, è una tessera che si aggiunge al mosaico della nostra cultura geografica. Se chiedi “Milano” ti dice “Castelfidardo”, se “Venezia “ prova a farti il biglietto per “Villetta Barrea”. D’altra parte il Blackberry è andato in tilt. Non c’è più religione. L’avventura tecnologica si traduce spesso in uno smarrimento. Il povero Steve Jobs, nel famoso discorso di Stanford, incitava ad essere: “Stolti ed affamati”. Pare che siano condizioni necessarie per diventare miliardari. Affamati lo stiamo diventando per la crisi. Abbiamo buone speranze di ritrovarci presto stolti, nell’inseguire gli aggeggi inventati da Jobs. Il primo che, così facendo, diventa Paperone avvisi in chat, su Facebook. Se non si blocca la pagina, se non ci connettiamo al gruppo che vuole fare regina dell’Afganistan Amanda Knox, se le troppe amicizie richieste non ci fanno mandare in castigo dall’inflessibile Zuckerberg, potremmo anche rispondere.


Mala Lingua
rubrica di Davide Ferrari
"Sardegna Quotidiano"

martedì 11 ottobre 2011

Cosa dice la Costituzione sulla scuola

Bologna. Sala Farnese
Martedì 11 Ottobre, ore 17:30, 20:30
Piazza Maggiore, 6, Sala Farnese, Bologna

Cosa dice la Costituzione sulla scuola, come viene applicata, cosa fare per evitarne la progressiva negazione?

Programma:

- Relazione introduttiva.Scuola: la costituzione negata,Otello Ciavatti;
- Rapporto scuola costituzione,Bruno Moretto, Andrea Morrone, Milli Virgilio,Rosetta Mazzone;
- Enti locali e scuola: Marilena Pillati, Mirco Pieralisi,Giancarla Codrignani;
- I problemi dell’Università e della sua autonomia: Maurizio Matteuzzi, Giorgio Tassinari,Sergio Brasini,Antonio Genovese;
- I problemi contrattuali e politici : Sandra Soster, Rosanna Facchini, Francesca Puglisi, Davide Ferrari, Graziella Giorgi
- Presidi, genitori, insegnanti: Salvatore Grillo,Franco Tinarelli, Silvia Lolli;
- Studenti :Alessandro Gabriele,Vito Bernardo,Elly Shlein
- Libertà e giustizia: Jones Derek;
- Il parlamento: On.Sandra Zampa.

domenica 9 ottobre 2011

Bologna, sussidiarietà. Le due colonne d'Ercole.

Bologna, sussidiaretà, servizi: siamo fra due colonne d'Ercole, e bisogna passare in mezzo. La prima: è impossibile, e soprattutto non è giusto, “fare da soli”. Il Sindaco, nell'efficace intervento al Congresso dell'Anci, lo ha detto a chiare lettere: “Bisogna governare con la società civile”. Non si tratta solo della partecipazione e del decentramento, ma di arrivare a progetti di governo discussi, assunti e gestiti assieme, dall'Ente Locale e da componenti del sociale, dalle imprese al volontariato.
La seconda colonna è quella della qualità pubblica della città. Il dibattito in corso non può finire con l'affermazione che l'intervento comunale, nella storia del lungo buon governo bolognese, è stato fonte di spreco e di dirigismo e quindi va superato. Non può finire con l'affermazione che i tagli sono in fondo positivi perchè costringono a “fare le riforme”.
Al contrario, il welfare pubblico, in ogni campo, soprattutto nell'educazione per le primissime età, ha dato libertà e respiro di vita, ha realizzato modelli di servizio ai quali guardano il privato ed il privato sociale.
Proprio perchè abbiamo i servizi possiamo realizzare un sistema pubblico-privato efficiente, addirittura creare nuove imprese e “mercati sociali”.
Ecco il passaggio: fare con gli altri, tenere un ruolo alto del pubblico. E' diffusa un'interpretazione parziale ed anche irrealistica di questo “passaggio”. Si dice: al pubblico restino le funzioni di regolazione e di controllo. Non basta. Innanzitutto perchè siamo a Bologna. E' impensabile una trasformazione nelle gestioni tale da avere, in tempi brevi, soggetti privati che sostituiscano interamente la gestione pubblica diretta. Bisogna allora programmare, per esempio nei nidi, un sistema misto stabilendo, non subendo, una quota pubblica, sostenibile nell'attuale crisi di risorse, che sia riferimento e garanzia della qualità dell'intero sistema. Una “Istituzione degli interventi educativi” 0-6, sembra a noi lo strumento migliore per gestire ciò che fa il Comune e insieme promuovere un sistema misto di scuole e servizi, di nido e di altri modelli.
In altri settori la realtà è diversa, ma l'idea di una quota pubblica permanente e di una programmazione che vada verso un sistema trasparente e qualificato di welfare di comunità ci sembra la strada migliore. In questo quadro bisogna dare ruolo ai cittadini e alle famiglie, sia nell'auto-organizzazione di parti di servizio, sia nella partecipazione alla verifica di tutto il sistema. Così Bologna darebbe un volto nuovo ma di alta continuità civile alla sua natura di città avanzata ed eguale.

L'Unità Emilia-Romagna

sabato 8 ottobre 2011

Fino alla terza generazione!

Finalmente una ventata d'aria nuova in Comune. Su proposta dell'attivissimo consigliere Bugani, capogruppo del partito di Beppe Grillo, guadagna terreno un odg sui futuri nominati a qualunque cosa.
I malcapitati dovranno fornire, e vedere divulgati online, non solo curriculum vitae e dichiarazione dei redditi ma anche i propri «rapporti di parentela o affinità fino al terzo grado con eletti a cariche politiche». Così pure dovranno dichiarare se sono parenti fino al al secondo grado «con dipendenti dello stesso ente o aziende presso cui sono chiamati ad operare». Non basta, d'ora in poi potremo sapere se hanno «rapporti di parentela o affinità fino al terzo grado con dipendenti, dirigenti, titolari o soci di maggioranza di aziende fornitrici dell'ente presso cui sono chiamati ad operare».
Sapremo di loro più di quanto certe riviste da parrucchiera ci rivelino di Gegia e di Mengacci.
Il merito di questa bella iniziativa non è solo del Bugani. Nossignore, pare che nessun partito abbia voluto far mancare il proprio Sì. Chi vorrebbe esser tacciato di difensore del nepotismo?
Invece obiettare è fin troppo facile. Siamo sicuri che nell'oceano di problematiche che il Comune deve affrontare siano queste le priorità? Non vogliamo parlar d'altro. I problemi già sul tappeto presentano delicatissime, ma sostanziali, questioni di trasparenza. Basti pensare a tutta la vicenda dell'inevitabile allargamento dei rapporti fra pubblico e privato nella gestione dei servizi. Un mare che bisogna navigare ma dove, per non perdere il timone, bisognerà fare davvero molti passi in avanti sulle regole e soprattutto sugli obiettivi pubblici da fissare.
Gli è che sono temi più difficili. Caro amico Bugani tocca studiare.
Comprendiamo sia più facile alzare sempre di più l'asticella dell'anti-casta, di più, e di più ancora.
Ci sono mete ancora da raggiungere. Si registreranno i parenti, il sangue e gli sponsali, ma gli amori, chi ci informerà degli amori? “E le coppie di fatto?», pare abbia chiesto la consigliera democratica Raffaella Santi Casali. Ha risposto Bugani: «Sarebbe interessante sapere anche gli amanti, ma intanto..”. Già intanto. Fatto sta che le alcove non legalizzate ci sfuggiranno. “E i rapporti occasionali?” Mi chiede l'amico Attilio, all'aria aperta del tavolino fuori dal Benassi. ”Potremmo mettere solo quelli non protetti-dice-così si incentiva anche la prevenzione”.

"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari

L'Unità Emilia-Romagna
Sabato 8 Ottobre 2011

mercoledì 5 ottobre 2011

Quelli del buco. Dell'Ozono.

Gli italiani, è noto, nonostante Galileo, Marconi, Fermi, ed i consulenti del
Ministro Gelmini, non sono un popolo scientifico.
Per noi le radici quadrate già sono un problema e Angstrom, Coulomb e Faraday
sono un trio del Barça.
Poeti, santi, eroi, navigatori, ma nessuno ci chiede cosa c'è dentro i
telefonini. Sarà colpa della scuola, sarà per la bimillenaria cultura
umanistica ma, a casa nostra, la scienza è ospite poco desiderata. I media
fanno la loro parte. Il sangue di San Gennaro, l'ombra dei
marziani nelle pietraie dell'Arizona e il buco, quanto mai largo, nell'ozono,
fanno parte dei medesimi format. Todos cabelleros.
Già, l'ozono. Credevamo fosse padre e figlio dell'effetto serra, scopriamo, su
una rete tv che la colpa è del troppo freddo. Nell'artico si gela
e anche l'ozono si è scocciato di veleggiarvi sopra. Macchè. Una rete
concorrente ci racconta che sono i vulcani a fare fuori il magico gas senza il
quale non c'è scampo dai melanomi. Ma, dopo il passaggio al digitale
terrestre, i canali sono innumerevoli. Siamo tutti inseguiti da centinaia di tv
tematiche
dalla storia dei vichinghi alle virtù delle ricette dei parenti abruzzesi di
Madonna. Non c'è argomento che non possa vantare un proprio channel specifico.
Possibile che nessuno possa spiegarci, allora, autorevolmente, cosa accade
nell'atmosfera? No, non illudetevi. Le reti scientifiche trasmettono per ore ed
ore
gli stessi filmati di repetorio. Sulle lingue dei gechi si abbonda, si
scarseggia sull'attualità, sulla notizia drammatica della Norvegia e della
Groenlandia irradiate senza protezione, sotto il buco dell'ozono.

Mala Lingua
rubrica di Davide Ferrari
"Sardegna quotidiano"
5 10 2011

sabato 1 ottobre 2011

I servizi, i tagli e le colonne dell'ignoranza.

"Chi Welfare da se', Welfare per tre". Questa è la tesi, semplice semplice, dei più. I più? Forse. Noi e qualcun altro NO. Prendiamola dalla lontana. Mazzini, non era per niente d'accordo. Nei suoi lunghi esili a Londra, sessanta anni prima della rivoluzione fabiana, prima che le lotte di un secolo creassero i servizi, dalla culla alla tomba, notò come una società dove nulla è esplicitamente e direttamente pubblico, comprese le opere di solidarietà, fosse un' ambiente povero di diritti e quasi deprivato nell'anima.
Si dice che Bologna debba diventare così. “E' finita la gabbia del consociativismo” e molti hanno già deciso di stare con il domatore, con chi ha la frusta in mano. La tigre, incanutita, non fa tendenza.
Per la verità il Sindaco Merola, l'Assessore Pillati, tutti gli amministratori dei nostri Comuni, con le gambe tagliate da Tremonti, stanno cercando le vie per “tenere” i servizi pubblici, con l'aiuto degli interlocutori possibili, e credibili -aggiungeremmo noi.
Chi è più credibile, il privato sociale di migliore esperienza, esige -proprio lui- un ente pubblico che non sia solo un carabiniere, che faccia l’appalto e poi si limiti al controllo d’ufficio, vuole un sistema plurale dove una quota di servizi a gestione direttamente pubblica rimanga, punto di riferimento di qualità. Plurali si ha da essere, sia gareggiando, sul piano dell’efficienza, sia integrandosi, nella formazione comune degli operatori ad esempio. E’ necessario, soprattutto dove si fa educazione, non passare nel tritacarne il patrimonio storico e soprattutto la responsabilità futura del pubblico. Ma queste sono vecchie ubbie, ci dice la testa giovane e fresca dell’On Garagnani.
"Volete una buona scuola? Oggi, con la crisi?” -Ci rispondono altre algide colonne dell’ignoranza- “Ma allora rivolete il comunismo. Ma allora ditelo!"

Il contrario
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna