giovedì 30 dicembre 2010

I loro, i nostri e le Feste.

Come passano le feste, i “loro”? Marchionne, che veste sobrio -da sessantottino- ripone le cravatte ricevute.”Devo fare tutto io- dice alla filippina- ma da domani "7 giorni su 7, h 24", e stop telefonate ai connazionali di casa Montezemolo. Se no ti delocalizzo al Lingotto. A villa Bunga pace e silenzio. Faticosa fu la vigilia: quanti regali da impacchettare.
”Marina, hai mandato lo Stelvio a Scilipoti?””Ma babbo, Scili voleva la laurea del Cepu per la sua mucca. Piuttosto, Calearo aspettava 15 schiavi nubiani? Li ha già spediti Gheddafi?”. E i “nostri”? Bersani è riuscito a scendere dal tetto, nonostante Parisi avesse tolto la scala. Renzi allo specchio del bagno (i “teen” ci tengono al look)- ripassa il discorso per quando sarà Papa. Cacciari attacca Merola. “Lui cosa c’entra?”, domandano a Budrio. Ma perchè Cacciari, uno dei massimi a a Sudoku, non dovrebbe parlare di strategie anche a Bologna? Con la nostra Bartolini lo hanno perseguitato. Bartolini. No, non Silvia, Miriam.

"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna 30 12 2010

mercoledì 22 dicembre 2010

I miei auguri

Natale di buone speranze
2011 degno di essere vissuto



perchè sia possibile
ci vuole


la libertà di manifestare le proprie opinioni.


Davide Ferrari

Comune di Bologna, bilancio. Guardiamo ai tagli, senza coperte di Linus.

La Regione Emilia-Romagna vara un bilancio che ha anima e finalità. Una sua scelta è l'invarianza della pressione fiscale (per il 2011, non aumentano le tasse e non si introduce il ticket sulla sanita') e la volontà di finanziere il reddito dei lavoratori delle aziende in crisi con le proprie quote anche per il 2011-2012.
Si contengono le spese di funzionamento ma si confermano le scelte del programma di mandato, anche sugli investimenti, aumentati anche nel triennio 2011-2013. Guardiamo a Bologna. Quello che si vede è una disposizione aritmetica dei tagli, senza nette indicazioni di priorità, che sarà resa ancor più rigida per il ricorso all’esercizio provvisorio che costringerà a spendere in dodicesimi, mese per mese. L'impatto della Legge di stabilità è da tsunami e nel 2012 sarà da Vajont. Non a caso, verifica dopo verifica, la cifra di quanto manca è arrivata a toccare quota 50 (milioni, in meno).
Il dato più grave è quello degli investimenti, nel 2011 si impiegheranno solo 30 milioni di
euro , appena sufficienti, forse, per la manutenzione ordinaria. Sulla scuola: se da un lato appaiono accettabili aumenti tariffari gravanti sull’orario aggiuntivo ai nidi e un ritocco delle tariffe, ma non l’esagerato aumento per la fascia intermedia, è molto discutibile la tassa d’iscrizione alla “materna”. Si rischia di passare da un sistema integrato a una più forte differenziazione fra i tre regimi di gestione, statale, comunale e privata convenzionata. Insomma meno servizi e più oneri per le famiglie e le imprese (come gli aumenti a Cosap e Tarsu). Di questo bisogna parlare, senza accuse a Cancellieri, ma anche, senza volerne fare la coperta di Linus di un taglio al sociale di proporzioni mai viste. Il Popolo della libertà ed i Padani di casa nostra non trovano di meglio che rivolgere :"Un pubblico ringraziamento a Tremonti per l'elettroshock”. C’è qui qualcosa di medioevale, c’è l’usanza di chinar la testa di fronte ai
poteri. Ma non si doveva essere federalisti?

Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

sabato 18 dicembre 2010

Università. Dialogo oltre il “punto zero”

La cerimonia di apertura dell’anno accademico non ci sarà. Bisogna evitare il rischio che sia un “punto zero”nella vita dell’ateneo. Ci vuole una forte iniziativa di risposta agli studenti, alle loro ragioni e ai loro torti. Sì, ci sono anche i torti. Il movimento non ha ancora scelto un netto distacco da chi vuole forme di lotta e di “comunicazione” del tutto sbagliate. Ma c’è una generazione intera, forse più di una, che ha bisogno come il pane di interlocutori. L’Università intraprenda una “campagna” di dialogo e reciproco riconoscimento con i suoi studenti. L’isolamento della violenza si otterrà solo agendo insieme: città, Università e studenti. Vanno condivise le volontà dei giovani che non accettano il taglio del loro futuro. Siamo coinvolti, quel che accade è nella vita nostra, di tutta la nostra società. Governare un ateneo nell’”era Gelmini”, fra manganelli e sampietrini richiede solidarietà e, nello stesso tempo, la sollecitazione ad aprire, a “volersi tenere”. Mai a chiudere.


"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

mercoledì 15 dicembre 2010

Oggi, proprio oggi

Ieri, 14 Dicembre, San Scilipoto. Vince Berlusconi, con gli elefanti di Pirro, con i basti carichi di mutui e poltrone. Questa la politica che sta di fronte a milioni di giovani.
Il fango della Destra logora tutte le istituzioni. In questo quadro è difficile costruire dei movimenti che abbiano nella pratica della democrazia e nel rifiuto della violenza le proprie mura. Bisogna riuscirci. Mentre si chiede il diritto di manifestare, senza dover sempre mettere in conto i manganelli, bisogna dire, senza alcuna ambiguità, che ci sono forme di lotta da rigettare. Guai se un movimento forte e radicato divenisse minoritario perchè strumentalizzato da idee e gruppi che non c'entrano nulla con il "tema" delle lotte di queste settimane: la scuola, l’università rivendicate come bene pubblico essenziale.
Ci vuole la forza morale di condurre una battaglia contro chi il movimento lo vuole estremo e sconfitto.
Nel freddo della rabbia e dell'indignazione, tiriamo fuori il meglio. Oggi, proprio oggi.

"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

venerdì 10 dicembre 2010

Nidi, infanzia, Bologna. Una via possibile.

Le famiglie di Bologna contano molto sui servizi educativi della città, a partire dal nido e sulle scuole dell’infanzia.
La prima notizia che la politica deve dare alla città non è “privatizziamo” o “non privatizziamo” ma un progetto per assicurare qualità e quantità.
Bisogna dare vita ad una “Istituzione” autonoma che, come a Reggio e in molte altre città dell’Emilia garantisca un governo ed una direzione pedagogica alte ad un sistema integrato di servizi e scuole a guida pubblica.
Si confonde troppo il welfare con le scuole, sono due cose diverse e la responsabilità di educare richiede, anche e soprattutto nelle primissime età, una grande attenzione ed un ruolo pubblico.
I nidi sono moltissimi in città ma non bastano, anzi la domanda tende a crescere.
Il Comune non può rispondere a tutti, soprattutto con le risorse tagliate dalle leggi finanziarie.
Occorre razionalizzare la spesa e si può fare. Bologna deve mantenere la sua quota ampia di nidi a gestione comunale come metro e misura della qualità di un sistema più ampio, non solo fatto di gestori diversi ma anche di servizi diversi, a diverso orario e flessibilità.
Nuovi nidi a minor costo possono essere istituiti non solo con project financing e gestioni private ma anche con l’aumento di impegno di amministrazioni pubbliche ed imprese, in accordo con il Comune, per il fabbisogno dei propri dipendenti ma con strutture aperte anche al territorio e non ghetti.
Pubblico e privato sociale devono crescere entrambi ed insieme, questo non è un mercato. Affidarsi solo al privato sociale, pezzo a pezzo, senza un piano e senza strumenti, non solo di controllo, ma di programmazione sarebbe un grave errore.
Avremmo, per i nostri bambini, una coperta più larga è vero ma piena di buchi.
Le scuole dell’infanzia sono scuole e, a Bologna, da molti anni sono scuole per tutti.
Il Comune ne trattenga una quota strategica, non solo perché non può fare altrimenti ma perché vuole, potrebbe essere il 50 per cento, e garantisca loro un progetto ed una sicurezza di personale che oggi sono in forse.
Chieda allo Stato di assumersi maggiori responsabilità sia finanziando le scuole paritarie comunali sia gestendone in proprio in un numero maggiore di quello che oggi fa. Si va al federalismno?Allora questi conti vanno fatti altrimenti lo stato beffa Bologna.
In alcuni comuni si è andati ad una gestione del privato-sociale anche di piccole scuole comunali.
Bologna può tenere una linea più attenta al carattere di scuola delle “materne”, tanto più che il privato già copre circa un terzo dell’offerta con convenzioni che vanno proseguite ma sempre con una attento e continuo lavoro sulla qualità.
Infine le tariffe: attenzione al ceto medio. Se lo si tartassa i servizi diventeranno un limbo per chi non può permettersi altro e addio modello emiliano, equità e promozione sociale

Davide Ferrari
Nota su Facebook
10 dicembre 2010

sabato 4 dicembre 2010

Tovaglie equanimi.

Bologna. Primarie. Dal giorno dopo che, con dibattito e rinunce, abbiamo avuto un candidato espresso, se non “dal” PD, certamente “nel” PD, Virginio Merola, è tutt’un dire e fare per mettere sullo stesso piano, nell’iniziativa di partito, anche “gli altri”: Amelia Frascaroli e Benedetto Zacchiroli.

La volontà di trasparenza, l’esperienza infelice di Delbono, il risultato di Milano: tutto consiglia prudenza e attenzione massima. Nei circoli, nei dibattiti, ai pranzi: meglio se vengono tutti e tre.

Sì, anche ai pranzi. Ma avranno i tre le medesime portate? - mi chiedo. “Hai dato la lasagna a Virginio? Bene, ricordati di portarla anche ad Amelia”.”Ma se non le piace?” “E’ lo stesso. Lui la sta mangiando, deve mangiarla anche lei !”.”Zacchiroli non vuole la zuppa inglese. Ingrassa”.”Non importa, zuppa uguale per tutti”. Una bella fatica, per i soliti. Facile sorriderne, ma il PD è l’unico partito vero rimasto. Per questo è diventato il parafulmine dei luoghi comuni, del disperato disincanto, del qualunquismo rancoroso. Insomma, dei più. Tutti a tocciare, tutti a criticare. Allora, si demorde? Niente affatto. Avanti, a tenere tesa la rete, avanti, a tenere equanimi anche le tovaglie.

Il contrario
di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

venerdì 3 dicembre 2010

Giancarla Codrignani, 80 anni.

Una foto degli anni ’70, che troviamo nel web, mostra Giancarla Codrignani a braccetto con Lelio Basso ed altri protagonisti internazionali della lotta per i diritti dei popoli. Una Codrignani elegante e sorridente, com’è ora, giunta al traguardo degli ottant’anni.
Con garbata civetteria l’autrice, dopo aver raccolto in volume una ricca antologia dei suoi articoli, l’ha intitolata “Ottanta, gli anni di una politica”, (Edizioni Servitium) spersonalizzando così, se si vuole, il compleanno.
D’altra parte la vivacità ed il ritmo di Codrignani sono,oggi, i medesimi che l’hanno caratterizzata in tante altre stagioni.
Figlia di un militante antifascista e socialista, Duilio, Giancarla cresce in un mondo cattolico che la guerra fredda tiene incatenato senza poterne nascondere le aspirazioni più vere ed inquiete, tese al rinnovamento sociale, alla pace.
L’occasione della rottura è, dopo il ’68, il richiamo al ripudio della guerra. Il Cardinale Lercaro giungerà a condannare i bombardamenti sul Vietnam e verrà per questo allontanato. La sua Chiesa bolognese, attivissima e aperta, verrà colpita, alcune delle menti più forti decideranno, anche per questo, che è il momento di un salto.
Così farà Giancarla, iniziando, nella vita politica e poi in Parlamento, una lunghissima fase di impegno nell’area che si chiamò degli indipendenti di Sinistra, accanto al Pci ma distinti.
Lì Codrignani incontrerà, con Parri e Barbato, Natalia Ginzburg e Galante Garrone, Stefano Rodotà, suo capogruppo, che del volume scrive la prefazione.
Una collocazione feconda che Giancarla ha mantenuto anche dopo, accompagnando, con autonomia e partecipazione, la Sinistra in ogni vicenda, fino al PD di oggi. La testimonianza di pace si è arricchita di una personale capacità di analisi delle varie situazioni internazionali, unendo acutezza e sintesi nel raccontare i diversi conflitti.
La salvaguardia dei diritti umani, sarà uno dei punti di partenza per l’altra sua grande battaglia, quella per dare voce e diritti alle donne, nei continenti del sottosviluppo e nelle nostre città, con un’attenzione che spazia dai temi più vasti ai comportamenti sociali di ogni giorno. Ancora dai diritti sorge il terzo tema prioritario di Codrignani: la riflessione sulla Costituzione.
Prima le lotte per renderla effettiva, e adeguarla a una vita dove le donne siano più libere, e oggi, più spesso, per difenderne i principi, insidiati dalla lunga ondata reazionaria. Il suo ventaglio è ampio, ma mai nella vita di Giancarla si incontra quel limitante dilettantismo che spesso è di chi si occupa di molte cose. E’ chiara linea di una coerenza, unita ad una semplicità, ad esempio nello scrivere, dove al suo saper essere giornalista si unisce la professione, mai abbandonata, dell’insegnamento. La lingua di Codrignani ha anche la lezione dei classici, più i greci forse di Tacito, percorsi con tante generazioni di allievi. Classici attenti ad evitare lunghezze, a tagliare prolissità, come e più dei capiredattori dei giornali di oggi.

Giancarla Codrignani
“Ottanta, gli anni di una politica”
Servitium

martedì 30 novembre 2010

Monicelli.


Mario Monicelli. Un nostro amico. Un gesto terribile, ad ogni età e in qualunque condizione. Ha voluto morire da vivo. Solo di questo sono sicuro.

sabato 27 novembre 2010

Bologna. C'è troppo da fare.

Quando ho fatto parte di “ali” e gruppi di tendenza nel partito, solitamente, la mia militanza correntizia si è risolta in furibonde polemiche contro il mio capocorrente di turno, anche quando ero io stesso.
Non si fa' carriera a far così? Può darsi, però, che, alla lunga, si acquisti una piccola aureola, una dignità unitaria, un piccolo patrimonio di rispetto. Chissà?
Ecco, al rispetto, reciproco, ci tengo. Quando sento autorevoli accuse di uni contro altri: "Cercate posti", mi arrabbio. Come quando mi “tirano” le bretelle. Come non capire che alle accuse si avvitano le controaccuse, e, come cantava Jannacci:"a far così non finiamo più!".
Meglio prender fiato. Il Pd è un orologio aggiustato dal ritmo di una storia andata in altre direzioni dalle sperate e dalle vaticinate. Sarà per questo che unire sembra un compito da poco furbi. Ma c'è troppo da fare, mentre gli studenti salgono sui tetti, per rischiare abbandoni e distacchi.

Il contrario
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

venerdì 19 novembre 2010

L’equivicino.

Ernesto Carbone. Ecco il candidato. Sfuggito da una calza della befana preparata anzitempo, ha già bucato i media.
Giovane ma esperto. Democratico ma spregiudicato. Amico di Renzi? E’ una garanzia. Collaboratore di De Castro, D’Alema e Prodi. “Equivicino” a più politici, tutti importanti, lo ha definito il Foglio di Ferrara. Infatti di equino ha la saggezza dei cavalli sapienti incontrati da Gulliver.
Vuole aprire le scuole materne di notte. E’ giusto. La Gelmini le chiude di giorno? E noi la spiazziamo. “Può piacere al centro” scrive uno stimato cronista bolognese. E’ vero al “centro”, con Casini e Rutelli, troppi grigi, un pò d’allegria è richiesta. Mancava un pizzico di follia e quella modernità futurista tipica di chi viene dalla provincia ma ha tanto studiato. Carbone non te la prendere, ma a Bologna abbiamo già tanti problemi. Ti preghiamo:“Sei un equivicino? Per favore, stacci un poco equilontano”.

Il contrario
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

martedì 16 novembre 2010

"Dialogo sulla città", con Guido Fanti

"Dialogo sulla città
con Guido Fanti, Sergio Lo Giudice e Davide Ferrari


che si terrà Martedì 16 Novembre, alle ore 18, alla Feltrinelli di Piazza Galvani,  Sergio Lo Giudice e Davide Ferrari, 
Martedì 16 Novembre, alle ore 18, alla Feltrinelli di Piazza Galvani, Bologna

sabato 13 novembre 2010

Ci vuole un Sindaco. Ecco la verità

Ci siamo. Cancellieri dichiara sui tagli di Tremonti. E’ preoccupata e chiama i parlamentari a soccorso. Insomma é costretta a fare politica. Quando mai si é visto un funzionario dello Stato giudicare ministri e Governo? E quando "trescare" con deputati e senatori? Non è il suo mestiere, ma un commissario che dura tanti mesi non può fare solo l'ordinaria amministrazione. E la politica non é quell' orrendo pasticcio che i potenti e i loro media ci disegnano. E' anche governare, cercare dei sì e dei no. Non basta un buon tecnico, ci vuole un buon politico. Non si scappa: ci vuole un Sindaco. Che squarcio di nubi. Ecco la verità. Cerco qualcuno a cui rivelarla, soddisfatto, ai tavolini del Circolo, le mani rosse per la pizzetta. E' semplice come l'acqua calda,e serve per le Primarie. “Bisogna dirla a tutti" convinco l'Attilio. E tutti e due: "Checchè se ne dica, far politica, votare non solo vuol dire contare di più, ma é necessario perche la città possa scegliere" diciamo unisoni ai coniugi Bugamelli. E' sera, s'addormentano.


Il contrario
rubrica di Davide Ferrari

L'Unità Emilia-Romagna 13 Novembre 2010

mercoledì 10 novembre 2010

Il sapere, diritto e risorsa della città.

Il sapere, diritto e risorsa della città.
Il sapere, un diritto delle persone, una risorsa indispensabile per la comunità bolognese.
PD. Le politiche locali per la scuola

A cura di Davide Ferrari. Hanno contribuito, tra altri, alla stesura: Giovanni Sedioli, Rosanna Facchini, Gabriele Ventura, Luciano Russo.

Nonostante si accrescano, anche qui, la lontananza dalla politica e dalle istituzioni, dal senso del bene comune e dalla funzione dell’intervento pubblico, i cittadini di Bologna e dell’Emilia-Romagna, ben comprendono il valore della scuola e della formazione, in un periodo storico nel quale l’orizzonte di riferimento deve, sempre più, essere il mondo intero. Sono cadute le barriere tra le nazioni e i mercati e la possibilità di uscita dalla crisi è migliore per quei paesi che strategicamente puntano sull’educazione e la formazione dei cittadini, investendo su scuola, università e ricerca, investendo sui talenti e sulle competenze dei giovani per prepararli a operare validamente nella società e nel lavoro. E’ presente una diffusa consapevolezza del fatto che l’investimento sulla qualità dell’istruzione e sulla formazione è una leva per contrastare il rischio di esclusione sociale anche per i tanti lavoratori colpiti dalla crisi, e, sul piano strategico, per interrompere il declino del nostro Paese, ritrovare una collocazione mondiale con prodotti industriali e servizi (compresi quelli culturali, turistici, sanitari) capaci di cogliere la domanda vecchia e nuova di una economia internazionale sempre più integrata.

A questa visione di ampio respiro si ispira l’azione di governo regionale e locale, e medesima ispirazione mostra, nella sua prevalenza, il mondo della scuola. Ma portare avanti queste scelte è oggi più difficile, mentre la scuola italiana subisce il più grave attacco da quando vive la Repubblica democratica.
Oggi, in un momento in cui, mentre in tutti i paesi avanzati la crescita è affidata all’istruzione, alla formazione superiore, alla ricerca di base, al trasferimento tecnologico, all’innovazione, la scelta del Governo Berlusconi è stata netta e univoca. La scelta di disinvestire sui sistemi dell’istruzione, della formazione e della ricerca, con massicci tagli alle risorse e con una trasformazione degli
ordinamenti che comprometteranno la crescita e il futuro del Paese. La politica governativa si muove in controtendenza con quanto avviene, sia pure in forme molto differenziate, negli altri Paesi avanzati dove l’investimento è accresciuto e mirato non solo in funzione anticiclica ma per far avanzare l’istruzione nei campi più promettenti dello sviluppo economico, in particolare in quello della cosiddetta “green economy”.

Con la manovra finanziaria 2011-2012 il Governo ha prodotto un taglio dei trasferimenti a Regioni ed Enti Locali che si risolveranno nel mancato ritorno di 200 euro pro-capite di tasse tolti a tutti i cittadini emiliano-romagnoli. In sintesi 1 miliardo di euro di trasferimenti dallo Stato non sarà, nei prossimi due anni, riassegnato a Regione (750 milioni) ed Enti Locali (250 milioni).
Tutto ciò comporterà tagli e rincari tariffari su tutti i servizi pubblici, perché è impensabile recuperare un simile taglio senza leve fiscali e con la sola riduzione di costi delle spese generali o “superflue”.
La scuola già nella bufera, rischia di essere travolta anche sul piano degli interventi educativi degli EE.LL.

L’attacco portato avanti dal Governo, con i gravissimi tagli ed i provvedimenti del tutto conseguenti del Ministro Gelmini delineano un vero e proprio piano antiscolastico. Il risultato è quello di avere una scuola impoverita e riportata a saperi invecchiati, lontana dalla ricerca e dall’attualità.

Il disegno Tremonti-Gelmini, se è strumentale ai tagli è però ampio e tende, in ogni settore, dalla scuola di base all’Università a ridurre tempi ed opportunità, spazi di dialogo e democrazia.
Ecco il punto: oggi non si tratta solo di tagli, ma anche di una sfida sui valori. Per questo ci siamo impegnati e siamo chiamati ad insistere in una battaglia culturale sulle finalità di fondo della scuola.

C’è il bisogno di riaffermare la centralità della scuola, in coerenza con l’Art. 3 della Costituzione, di concepire la funzione educativa come la più importante per la qualità della crescita sociale, certamente, e prima ancora, per assicurare ad ogni individuo, ad ogni persona, maggiore consapevolezza, dignità, libertà.
Le scuole, la professionalità dei docenti sono sottoposte ad attacchi indistinti, di pura connotazione politica. Si vuole diffondere non la critica ma il discredito, allontanare l’opinione pubblica dal vero nodo reale del problema: la scuola è di tutti e toglierle risorse significa sottrarle ad una istituzione che ha compiti di promozione umana e di realizzazione di uguaglianza di opportunità fondamentali.
L’avversione di questo governo alla scuola è indice di una inimicizia verso la democrazia.
E’ una prospettiva inquietante.
I valori che ci vengono proposti sono, nell’ordine: autorità, gerarchia, e disciplina.
Fa riflettere che questo elenco di “valori” che il governo e le sue televisioni ci propongono con insistenza, nello stesso tempo mediatico appaltato, con malcelata ipocrisia, ai mille e mille nani e ballerine che occupano gli schermi e mentre scandali sempre più gravi disegnano una immoralità privata perseguita fino a diventare di pubblica e istituzionale rilevanza.
Certo, consideriamo importanti noi per primi il rispetto reciproco all’interno della vita scolastica, l’autorevolezza dei docenti., come strumenti utili a perseguire più vasti e veri i fini dell’educazione, primo fra tutti quello di favorire una crescita individuale libera e piena, differenziata e ricca.

“L’apertura di porte e finestre nella vita dei bambini”, liberarne l’intelligenza, formarne la capacità di discernere, operare già oggi per garantire uno sviluppo più armonico della personalità dei ragazzi e delle ragazze, non arrendendosi alla deriva dell’aumento del disagio e del cosiddetto “bullismo”. Questi dovrebbero essere i risultati della scuola. E questa la base di quella “naturale devozione della scuola alla democrazia”, di cui scriveva John Dewey.

Ricordare il rapporto fra la scuola e la democrazia mette in rilievo la necessità di un’etica della libertà e responsabilità, di diritti e doveri precisi.
Sono concetti importanti quando, invece di costruire una forte autonomia delle scuole, che sia segnata dalla capacità di fare condurre processi educativi leggibili e verificabili, nella certezza delle risorse e nella continua cura per la qualificazione professionale, esattamente come quei principi generali della democrazia richiedono, si governa senza alcuna responsabilizzazione sugli effetti che si producono, chiedendo rigore e fornendo annunci continui e menzogneri, sottraendosi ad ogni dialettica.

La battaglia contro Gelmini e per difendere e cambiare la scuola è dura e non si può portare avanti solo con la determinazione politica, ci vogliono qualità di proposte ed un ampio coinvolgimento di tutti i soggetti della vita delle scuole.
Per unire e salvaguardare le scuole proprio quando promuoviamo e sosteniamo l’opposizione ed il conflitto contro le scelte gravissime del Governo.
Altrimenti i dirigenti si divideranno dagli insegnanti e viceversa e tutte le componenti interne dai genitori e dagli studenti e tutto il mondo della scuola dalla società.
E’ richiesta la massima attenzione alle forme di lotta e l’attivazione di vasti momenti di confronto culturale, professionale e gestionale.
Pensiamo a momenti politici ma anche soprattutto, senza confonderli, a momenti istituzionali.
Qui la Regione e gli Enti Locali già hanno un grande ruolo e possono fare molto.
Per giungere a piattaforme di territorio, rivolte al Governo, per la difesa del nostro sistema scolastico e per arrivare a sperimentare nel contempo, già ora, forme di un governare-insieme Regione-Enti Locali-Scuole, qui in Emilia-Romagna,del tutto differente.

La controriforma in atto interviene anche sul versante del rapporto fra la Scuola della Repubblica, le Regioni e gli Enti Locali.
La sostanza sembra quella di essere una sorta di decentramento proprietario.
Leggiamo che gli enti locali, con le imprese, entrerebbero nei consigli di amministrazione di scuole diventate fondazioni. Ma si tratta di integrare o di imporre magari scelte didattiche, magari scelte culturali e perfino ideologiche quali quelle che la Lega e gran parte di Forza Italia rivendicano apertamente?

Le esperienze emiliane propongono qualcosa di molto diverso e che ha funzionato.
Anni di pratiche di integrazione tra la libertà delle scuole e la forte presenza di sostegno, anche di indirizzo dell’ente locale, che hanno prodotto risultati: dalla scuola dell’infanzia alla scuola di base, fino alla secondaria superiore.

Mentre la scuola, le sue componenti più consapevoli sono impegnate in una battaglia di difesa così difficile ed importante, sarebbe il tempo invece di nuova visione per l’educazione del XXI secolo, in cui sarebbe necessario non solo sostenere la scuola che c’è, ma introdurre una forte innovazione sollecitata dalle trasformazioni culturali,sociali ed economiche in essere.

L’Emilia-Romagna.

Un buon sistema formativo deve essere inclusivo e per questo riconoscere e valorizzare talento e motivazioni dei singoli al di là delle condizioni socioeconomiche e culturali della famiglia di provenienza.
Anche nella nostra Regione abbiamo bisogno di un sistema formativo che sempre di più garantisca al meglio ad ogni ragazzo e ad ogni ragazza, le medesime e grandi opportunità di successo, attraverso il conseguimento di competenze che li rendano consapevoli della propria personalità, responsabili delle proprie scelte, capaci di relazionarsi, di comprendere e selezionare i messaggi di un mondo complesso, di essere protagonisti nel mondo del lavoro e nella dinamica sociale.
Il successo individuale è patrimonio di tutti perché su esso si basano le possibilità di sviluppo. Così si interpreta il mandato del Trattato di Lisbona: quello di fare diventare l’Europa un’area politica e culturale caratterizzata da “capitale umano” in grado di generare sviluppo e innovazione.
L’ Emilia-Romagna è al lavoro per qualificare il sistema,individuando obiettivi e forme organizzative che servano a qualificare ed estendere il sistema di istruzione, ampliando la consapevolezza sociale del valore della scuola e della formazione.
I)
Il Piano delle politiche attive per attraversare la crisi”, in attuazione del Patto sottoscritto tra la Regione e le Parti sociali ha messo in campo una pluralità di opportunità formative diversificate e capaci di rispondere alle differenti condizioni, esigenze, aspettative dei lavoratori. Percorsi di aggiornamento, specializzazione, qualificazione e riqualificazione personalizzati, sono rivolti ai lavoratori interessati da provvedimenti di cassa integrazione o in mobilità per rafforzare le competenze delle persone e del sistema produttivo nel suo complesso quale strategia per salvaguardare l’occupazione.
II)
La Regione ha stanziato risorse per la valorizzazione dell’autonomia scolastica
-la gestione delle differenze
-la diffusione della cultura tecnico scientifica
-l’accesso alle risorse culturali e didattiche del territorio
e più recentemente le ha orientate verso la scuola dell’Infanzia.

Consapevole della criticità della situazione, la Regione sta intervenendo per il consolidamento di un sistema di relazioni che aiuti la scuola a mantenere una buona qualità. Si tratta di creare condizioni organizzative e di servizio che servano a sostenere e promuovere l’autonomia delle scuole nel compiere le scelte per la qualificazione del servizio.
Il problema di aiutare lo sviluppo dell’autonomia è anche di chi sta “fuori” dalla scuola: delle istituzioni in primo luogo, ma anche di tanti altri soggetti del territorio che condividono la consapevolezza del suo ruolo fondamentale.
Le caratteristiche della politica regionale sono:
coinvolgere le scuole, gli enti territoriali, le imprese, le organizzazioni sociali, le fondazioni, le associazioni culturali, il volontariato ed il privato sociale in un progetto di collaborazione che metta a disposizione del sistema scolastico le risorse presenti nel territorio sia per assicurare la fornitura dei servizi, sia per qualificare la didattica. Si rafforza in tal modo la possibilità delle Istituzioni Scolastiche di comunicare e rendere trasparenti i propri modi di funzionare, dando una sponda concreta alla partecipazione di famiglie e studenti alle scelte.

Noi condividiamo queste scelte e, a partire dalle esperienze in corso, indichiamo alcune linee di azione prioritarie.

*Lo sviluppo dell’autonomia delle scuole. Si tratta di creare le condizioni per cui la collaborazione con i territori per la definizione, qualificazione, realizzazione dei POF (Piani dell’Offerta Formativa) sia un punto qualificante delle politiche degli Enti territoriali. Per rendere efficaci le politiche di autonomia servono un chiaro mandato istituzionale definito a livello nazionale, un affidabile sistema di valutazione, certezza di risorse professionali e finanziarie.

*Una risposta la più ampia, articolata e qualificata possibile alle aspettative delle famiglie di estensione del servizio scolastico e dei servizi educativi per l’infanzia.

*L’integrazione delle risorse formative, al fine di rendere flessibili i percorsi, per trovare risposte adeguate alla complessità delle situazioni culturali cui gli studenti appartengono e alle diverse aspettative delle famiglie. Entra in questa logica il riconoscimento del valore della cultura del lavoro.
*La valorizzazione e il potenziamento della funzione docente, attraverso sia la formazione iniziale sia quella in servizio. Fa parte di questa linea la costruzione di forme di riconoscimento di competenze e di ruoli. Condizione per investire sulla qualità professionale dei docenti è il superamento del precariato.

* La costruzione di una concreta politica di formazione per tutto l’arco della vita, in difesa e promozione della qualità professionale e culturale del cittadino ad ogni livello di età, consapevoli che questo significa creare le condizioni per la crescita delle professionalità dei lavoratori e per contrastare l’espulsione dal mercato del lavoro e per favorire il mantenimento di rapporto fra le generazioni, a fronte di rapidi cambiamenti culturali.
Garanzia per tutti i cittadini, a prescindere dalla loro età ad avere a disposizione servizi formativi che potenzino le loro capacità professionali ed il loro aggiornamento culturale. Soggetti le scuole, la Formazione professionale, l’associazionismo culturale.

* Occorre richiamare l’importanza dei poli tecnologici in fase di realizzazione, che hanno un ruolo primario per la ricerca e l’esigenza correlata di scuole superiori qualificate e di poli di formazione superiore.

La situazione di Bologna.

Nel territorio bolognese, proprio mentre il Governo taglia, si registra una crescita costante della popolazione scolastica, pari a 25.251 alunni/studenti negli ultimi dieci anni:

Alunni totali iscritti nella scuola pubblica statale
Provincia di Bologna, confronto fra l'a.s.1999/2000 e l'a.s.2009/2010.
Infanzia 8.174(99-00), 12.411(09-10)
Primaria 30.030(99-00), 38.876(09-10)
Secondaria
di I grado 17.197(99-00), 22.326(09-10)
Secondaria
di II grado 23.988(99-00), 31.027(09-10)

Totale 79.389(99-00),104.640(09-10)


Nello stesso periodo, mentre cresceva l'indice demografico, si è fatta sempre più forte la richiesta di una scuola a tempo lungo e validamente presidiata, una scuola all’altezza del livello sociale e culturale della nostra realtà
La Provincia ed i Comuni hanno dato vita a manifestazioni ed a proposte per aprire una vera e propria “vertenza scuola” in rappresentanza delle famiglie e dei loro bisogni.
Si sono poi avviate, in questo anno scolastico, numerose e diffuse forme diverse di intervento, a seconda delle possibilità e delle dimensioni degli Enti Locali.
Il Comune di Bologna aveva dato vita ad un Piano di azioni per sostenere l’accesso e la qualificazione dell’offerta formativa nelle scuole del primo ciclo di istruzione orientate a
con la collaborazione delle Istituzioni scolastiche e nell'ambito di quelle che sono le competenze dell 'Ente locale

A. Flessibilizzare le modalità e le fasce orarie di attivazione dei servizi integrativi già esistenti –pre e post orario- allo scopo di determinarne una maggiore adeguatezza di funzionamento rispetto ai bisogni emergenti espressi dalle famiglie

B. Avviare azioni finalizzate alla qualificazione dell’offerta formativa che si sviluppino
sulle seguenti linee:
1.Valorizzazione delle risorse formativo/educative provenienti dal patrimonio storico,
scientifico, culturale, ambientale e sportivo del territorio
2. Prevenzione del disagio relazionale e dei disturbi del linguaggio dell’
apprendimento
3. Integrazione degli alunni figli di migranti di nazionalità diversa da quella italiana
4.Sostegno alle attività di innovazione e di sperimentazione didattica .


L’impegno consolidato dei Comuni emiliano-romagnoli per la Scuola e la formazione è , d’altra parte, da decenni e decenni, rilevantissimo.
Così a Bologna, dove la promozione del sistema formativo territoriale vede l’Ente Locale impegnato
-sia nel sostegno alla qualità dell’Offerta Formativa delle realtà educative per l’infanzia, e delle scuole di base e secondarie, con numerose iniziative che intervengono sulle condizioni di accesso soggetti diversamente abili, sulla didattica, sui saperi, sull’integrazione multietnica e insistono nel favorire il rapporto fra le scuole e le realtà territoriali economiche sociali e culturali,
-sia, in misura ancora rilevante, in una diretta gestione di scuole ed interventi educativi, con i Nidi, le Scuole dell’Infanzia, le attività scuola-cultura-territorio, come le aule didattiche decentrate nei Musei e nelle Istituzioni culturali, e quelle scuola-mondo del lavoro originate dagli Istituti Aldini-Sirani.

Le basi di una politica scolastica dell’Ente Locale sono la libertà di insegnamento e la libertà di fare scuola garantita da una buona pratica dell’ autonomia, quindi il punto di partenza deve essere : riconoscere nelle scuole i primi interlocutori, avere sempre, in ogni progetto, la loro corresponsabili , dall’idea, alle risorse umane e logistiche.
Proponiamo quindi un grande accordo strategico Enti Locali-Scuole, con la partecipazione di tutti gli altri soggetti di un Sistema formativo allargato ed integrato, quasi un piano “regolatore”, o per essere più attuali nella metafora urbanistica, ad un piano “strategico” dell’offerta formativa ed educativa, dagli edifici ai contenuti, pensato e realizzato insieme, a partire dalla proposta culturale, dove grande peso deve avere la voce della didattica in capo alla ricerca autonoma delle scuole.
Occorre studiare e realizzare il percorso istituzionale ed amministrativo capace di unire la realizzazione di Bologna città metropolitana alla valorizzazione nuova e significativa dell’ autonomia delle scuola. L’idea da realizzare secondo criteri di pari valenza istituzionale, Scuole-Ente locale, è proprio quella di una CITTA’ METROPOLITANA della SCUOLA

Siamo convinti che una pubblica amministrazione funzionante è una precondizione per fare politiche pubbliche efficaci. È proprio sulla capacità di innovazione della pubblica amministrazione che Bologna deve essere in grado di rimettere in discussione l’esistente, di superare le duplicazioni, di promuovere semplificazioni e aggregazioni. Il riassetto dell’intera provincia nella logica della Città Metropolitana de essere accompagnato con una riforma dal basso degli uffici per far funzionare meglio la pubblica amministrazione, ridurne i tempi e contenerne i costi.

Pensiamo ad un Piano dell’Offerta formativa impegnato sui contenuti ma anche sulle strutture.
Da troppo tempo non si parla in termini di priorità culturale e politica di edilizia scolastica, anche se soprattutto nel mandato 2004-09 l’impegno del Comune di Bologna sull’edilizia scolastica è stato significativo.
Bisogna ridare centralità oltre ad un monitoraggio di tutte le strutture edilizie delle scuole, anche a progettazioni di alta qualità, non solo per la necessaria verifica degli standard di sicurezza, ma anche e soprattutto per aggiornare/implementare la qualità degli ambienti di vita e di apprendimento dei nostri figli ,almeno secondo tre criteri:
tecnologico: accesso a internet e disponibilità concreta delle ITC, come ad esempio le Lavagne Interattive Multimediali (L.I.M.)
ecologico:attivazione di tutte le soluzioni di risparmio energetico di acqua,riscaldamento, elettricità che potrebbero anche costituire un “volano” per dare ossigeno al settore edilizio,in alternativa ai “condoni anticipati” che costituiscono ormai l’unico percorso governativo
relazionale : salvo le scuole superiori, che hanno la “sala insegnanti”, spesso arredata solo da un tavolo e da armadi metallici anonimi e obsoleti, in nessuna scuola sono previsti spazi di lavoro e di relazione per gli adulti che nella scuola lavorano e alla scuola mandano i loro figli: l’idea invece dovrebbe/potrebbe essere quella di avere stanze di incontro tra insegnanti, tra genitori,tra genitori e insegnanti,”copiando” le soluzioni che pure sono state realizzate per le scuole dei più piccoli e nei Centri per le famiglie e per una scuola di comunità professionale e relazionale come presidio culturale di territorio,in centro e nelle tante periferie.

Le esperienze bolognesi, con l’impegno diretto degli Enti Locali, gestionale e di personale impiegato, non sono considerabili-neanche in anni di crescenti e drammatiche difficoltà di bilancio, una zavorra.
Sono state il banco di prova soprattutto a Bologna, di tutte le principali innovazioni.
Da tempo, d’altra parte è emerso il problema: come ripensare, riqualificare, non solo ridurre le gestioni dirette in epoca di scarsità crescente di risorse.
Una possibile ipotesi è quella di dare vita, a Bologna come già è in molte altre realtà della Regione, ad una Istituzione che sia una articolazione dell’Ente Locale .

Stante il patto di stabilità che colpisce anche i territori virtuosi, impedendo perfino di utilizzare risorse finanziarie disponibili,si può percorrere la strada della forma giuridica dell’Istituzione, cui affidare l’insieme degli storici e gloriosi interventi educativi e pedagogico - culturali del Comune di Bologna – nidi e scuole dell’infanzia , Servizi Integrativi,Centri Famiglie, Aule Didattiche Decentrate ,CD/LEI e contemporaneamente pensare ad istituire la Direzione Pedagogica di tale Istituzione ,magari con uno staff capace di conferire unitarietà agli interventi e di irrobustirne la prioritaria valenza educativa,anche per rilanciare una Bologna capace di futuro,che promuove i diritti di cittadinanza e non “ripara solo i danni”.

I Nidi.
I bambini non sono “scomparsi” ed i nidi non sono costose obsolescenze.
Consideriamo evidenti questi affermazioni.
Basta guardare ai dati.
All'evoluzione della popolazione in età 0-2 anni e alla corrispondente evoluzione dell'utenza nidi


I dati riportati nelle tabelle predisposte dal Comune di Bologna, mostrano i problemi attuali e futuri nell’evoluzione dei servizi rivolti alla prima infanzia. La popolazione da 0 a 2 anni è prevista in leggera crescita nell’arco del prossimo mandato amministrativo (+1,4%).
Nel 2011 (anno scolastico 2010/2011) le domande presentate rappresentano il 47% dell’utenza potenziale ed è un indicatore stabile nel tempo; la copertura della domanda (rapporto tra posti nido e domande presentate) si attesta al 76%, in riduzione rispetto agli anni precedenti.
Nell’ipotesi di mantenimento dell’attuale copertura della domanda e dell’incidenza di domande presentate sul totale della popolazione, a fine periodo sarebbero necessari 44 nuovi posti, pari ad un incremento del 1,4% dei posti rispetto al 2011.
Ipotizzando invece una copertura della domanda che torni ai livelli del 2009 (80%) i posti in più dovrebbero essere 226, con un incremento del 7% rispetto ai posti del 2011.
Bologna ha raggiunto nei servizi rivolti alla prima infanzia risultati eccellenti nella qualità, nella quantità e nella varietà dell’offerta. La percentuale di copertura della regione Emilia-Romagna è la più alta d’Italia con una media del 29%, Bologna raggiunge il 42%.
La lista d’attesa di oltre 850 bambini e il trend demografico impongono come prima esigenza l’allargamento dell’offerta, ma anche la necessità di esaminare i fattori che richiedono di progettare una riorganizzazione del sistema dell’offerta.
I genitori sono preoccupati che le scelte finanziarie che stanno seguendo i tagli del Governo attacchino i Nidi e la loro qualità.
Noi siamo per ogni positiva e partecipata razionalizzazione, siamo contrari a ridurre orari e qualità.
Questo sul piano immediato, di oggi, del bilancio che l’Amministrazione commissariale sta predisponendo.
Sul piano della prospettiva riteniamo che un confronto tecnico e politico sia necessario per arrivare ad un piano di sviluppo dell’offerta,
I capitoli di questo piano di sviluppo sono molti.
Ne citiamo alcuni:
-più nidi pubblici realizzati con il concorso delle grandi amministrazioni pubbliche, per i loro dipendenti ma anche per il territorio, più nidi pubblici realizzati con il concorso di aziende, con lo stesso criterio di apertura territoriale, il project-financing, la verifica delle sperimentazioni di altri servizi educativi fin qui realizzate, per esaminare quanto le forme di auto-organizzazione delle famiglie possono essere sostenute all’interno della rete, per verificare quanto il sistema pubblico e privato siano adeguati alla flessibilità richiesta oggi dal lavoro femminile e dalla debolezza delle reti familiari con nuclei formati spesso da un solo genitore.

Per realizzare una risposta alla domanda di offerta educativa 0-6 anni e a fronte di ulteriori gravissime riduzioni di risorse disponibili a seguito delle politiche del Governo nazionale è necessario per la Scuola dell’Infanzia nella città di Bologna il riconoscimento degli oneri che il Comune di Bologna, in primo luogo, sostiene per la gestione delle scuole dell’Infanzia e gli oneri (oltre 10 milioni di euro) che il Comune ancora sostiene nel non completato processo di statalizzazione dell’Istituto Aldini-Valeriani.
Considerando il differenziale fra percentuale nazionale di copertura del servizio a gestione statale = 61% e quella locale = 18%, occorre che lo Stato si impegni maggiormente e intanto concretamente riconosca a Bologna le risorse che oggi il Comune spende.
La proposta potrebbe essere rappresentata secondo un criterio di validità generale in due modi distinti:
1) richiesta di un intervento finanziario aggiuntivo rispetto ai contributi ordinari previsti dal Miur per le scuole d’infanzia paritarie a norma della legge 62/2000 (a compensazione del maggiore onere sostenuto dai comuni capoluogo di provincia dove la quota di servizio di scuola d'infanzia paritaria - comunale e privata - risulti superiore al 50% dell'offerta complessiva di servizio (in concreto richiesta di raddoppio dei contributi ministeriali alle scuole di infanzia paritarie della città di Bologna (a gestione comunale e a gestione privata);
2) richiesta di valutazione di un analogo intervento finanziario nell'ambito del calcolo dei Lep territoriali relativi agli standard di servizio di scuola d’infanzia correlati alla definizione dei trasferimenti statali per l'attuazione del federalismo.

Contestualmente, anche per dare forza e consenso ancora maggiori a questa richiesta, nei confronti delle famiglie, degli insegnanti e più in generale dei cittadini, è fondamentale attuare una programmazione che determini, da parte del Comune di Bologna, un obiettivo sostenibile, realistico, ma di alta qualità per il proprio impegno gestionale diretto.
Quante scuole dell’infanzia comunale “tenere”, quanti interventi diretti per l’handicap e l’offerta di percorsi culturali-educativi mantenere non può essere deciso dal trascinamento di impegni passati e/o dalla disponibilità di altri.
Deve essere una decisione a monte del Comune, parte integrante di un progetto di riqualificazione. Una decisione che valga per un intero ciclo di programmazione, per almeno un decennio, e sappia assicurare risorse, personale e direzione pedagogica adeguati, per ciò che si mantiene, per farne un laboratorio di qualità.
Nello stesso tempo le competenze acquisite in decenni di intervento diretto vanno utilizzate, senza dissipazioni e trascuratezze, in strumenti di documentazione, ricerca, supporto alla vita di tutte le scuole.
Bisogna dunque mettere in luce dove ha un senso storico gestire ancora direttamente, dichiarare che cosa mantenere; creare strumenti di governo più forti per la gestione e costruire un progetto utile alla qualificazione di tutto il sistema integrato cui da tempo, nella pratica, si è dato vita.



Questo discorso è valido soprattutto per le scuole dell’infanzia. Ma in altro modo anche per i poli polifunzionali tecnici e professionali.
Ad esempio, a Bologna, le Aldini-Valeriani-Sirani, dove, con l’assunzione da parte dello Stato degli Istituti scolastici, ed il mantenimento di una serie di servizi formativi e di orientamento in capo all’Ente Locale, si era fatta fatta la scelta, noi così la intendiamo, di mantenere una poliedricità di interventi intorno ad un polo scolastico che veniva riassunto dalla rete delle scuole pubbliche.
Per questo non abbiamo condiviso la derubricazione delle attività dello sportello lavoro.
Adesso si tratta di sviluppare la progettualità dei servizi formativi Aldini, farne veramente un polo di rinnovata qualità ed utilità, con la piena collaborazione con la Scuola vera e propria, statale ma dotata di autonomia e quindi pienamente interlocutrice dell’Ente Locale e del territorio.

Gli interventi scuola-cultura-territorio

Le Aule Didattiche Decentrate sono una specificità ed una peculiarità del territorio bolognese. Nate da un evento di difficile governo, la riconversione dell’impiego professionale dei maestri comunali già nel Tempo pieno, si sono trasformate in un’opportunità di sviluppo e crescita didattica che nel corso del tempo è divenuta fondamentale ed indispensabile ai percorsi formativi degli studenti del territorio bolognese e non solo, in particolare nella fascia d’età compresa tra gli 8 ed i 15 anni. Sono passati molti anni dal loro impianto e non è facile mantenerne la rete, un impegno diretto su tante realtà, e, nello stesso tempo, sono cresciute altre esperienze, di altra provenienza.
E’ un punto di eccellenza quello che è stato raggiunto, non va dimenticato. In quale altra realtà si è fatta crescere e si è mantenuta una rete così fitta di istituzioni culturali aperte alla fruizione didattica e alle scuole?
Oggi la riduzione degli insegnati e degli stessi quadri orari nella scuola pubblica, unita alla progressiva chiusura dell’esperienza lavorativa degli insegnanti comunali e alle difficoltà di bilancio dell’Ente Locale può determinare una situazione di grave arretramento.
Anche qui bisogna programmare e razionalizzare, Fare un programma condiviso da Scuole, Comune, Università e soggetti investitori pubblico-privati per garantire il mantenimento della rete educativa delle aule decentrate.

Questo è ancora un punto centrale attorno al quale fare ancora più emergere, qualificare, quel ruolo autonomo e rispettoso della autonomia delle scuole che, appunto, vede l’ Ente Locale contribuire a fornire un servizio e investire per la qualità di tutta l’attività didattica, di tutte le scuole.

Sintetizzando la nostra volontà di fare, di governare meglio, non solo bene, vogliamo dire che:
-promuovere la scuola pubblica chiamando a raccolta anche altri, tutti i soggetti sociali, anche chi vuole fare impresa, mantenendo un profilo alto anche quando le risorse sono poche, e quindi
- tornare a programmare e scegliere
è difficile ma necessario.
Così come essere per la scuola, come vogliamo essere, per la scuola sempre.

Documento di proposta del Forum Pubblico "Le scuole e la città"Bologna 10 Novembre 2010

domenica 7 novembre 2010

Bella ciao? Non amano il genere.

Forse è finita così. Il CDA della Rai ha detto: niente “Giovinezza” e niente “Bella ciao” a Sanremo. In conclusione: il canto della libertà vale l’arrogante marcetta degli oppressori. Fin dall’ inizio non era stata un'idea buona quella di metterle insieme, soprattutto in un'Italia così sporca, e che sporca ogni cosa. Certo -come si dice- diversamente dalle intenzioni. Ammiro molto Gianni Morandi. Le donne della mia famiglia sono pronte quasi a tutto nel suo nome. E’ anche in lui che la nostra generazione che trova uno specchio dei suoi giorni. Anche Mazzi non mi dispiace. Per questo la storia del Festival mi ha strappato qualcosa, dentro. Se proprio al nulla questa generazione vuole arrivare meglio che nulla sia, meglio il riserbo amaro dell'ultimo Gaber. Meglio. Non è nell’impastare allegramente giustizia e torto che troveremo una ragione nuova di convivenza nella nostra Nazione incrinata. E poi, mi chiedo, è questa attualità confusa il “mestiere” del Festival? Finirà con una censura? “Bella ciao” è abituata. I partigiani saranno stati “i vincitori”, come li chiama l’affluente Pansa, ma le loro canzoni il potere ha sempre evitato di farle sentire. Si vede che non amava il genere.


“Il contrario”
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna, 7 Novembre 2010

lunedì 1 novembre 2010

Pasolini


Pasolini. Noi sapevamo da che parte stava. Solo ci stava a suo modo, vedendo che anche il nostro progresso era un baco nella mela. Sviluppava, cresceva ma sottraeva, invece, avvelenava. Non volevano gli altri, il male che esiste, che lui fosse così. Allora. E oggi, giocando i mostri con il passato, vogliono che anche oggi non sia.

sabato 30 ottobre 2010

Pausa di riflessione.

Tristezza e amicizia per Cev. E preoccupazione. Passata quella per lui, resta quella per noi.
E' il tempo di una pausa di riflessione, Lo dico con aria grave e meditativa, per saggezza, per ovvietà, perché non si sa che cosa dire.
Certo, è meglio riflettere. Meglio "la" pausa. Quella di queste ore, densa di significato e di attesa, dalla quale deve scaturire la soluzione.
Resta un problema: cosa si fa durante?. Ti interrogano i giornali? Dichiara solo che stai riflettendo. Già qui i crampi dell'astinenza si fanno sentire. Anche “la vita”, fuori dalla politica, diventa problematica. Niente feste, sconvenienti, meglio mostrarsi soli nei propri pensieri. Un' abbigliamento sobrio, tinte un po' grigie, adatte al momento ascetico. Si potrebbe riscoprire la famiglia, dopo tanto tempo in riunioni, ma senza esagerare. Se no si preoccupa. Esserci, ma non esserci, Sorridere molto, ma più sospirare. Ammiccare, ma senza volgarità. Insomma è il tempo di essere autorevoli e precari assieme, come i giovani scienziati italiani. Che fatica essere in pausa. Ha ragione Marchionne: meglio lavurà che lavarsi le mani. Forse, si potrebbe ascoltare? No, no, per carità, dicevo così per dire.

Il contrario
rubrica di Davide Ferrari
L' Unità Emilia-Romagna

sabato 23 ottobre 2010

Cev: c'è bisogno.

Caro Maurizio,
in questi giorni stiamo raccogliendo i messaggi di buona salute e di resistenza augurata che arrivano dai cittadini: vecchi, giovani, bambini e ottuagenari, donne, uomini, transgender, di origine felsinea, bangladese, partenopea, di Mezzolara e di Bitritto, di Faenza e di Atlantide.
E' una umanità commossa che ti invoca. Invocare è poco. Si avviano teurgie, pratiche di salvezza, magie bianche e nere.
C'è chi intraprende la lettura dell'olio nel piatto, sana eredità del nostro contado, e c'è chi, siamo nella globalizzazione, punta sulla macumba. Una famiglia della Pescarola assicura preghiere per te e maledizioni ai maligni. Le signore della mostra dei pizzi, orgoglio del volontariato del mio Quartiere, assicurano che il candore delle trine si è oscurato dal dì del tuo ricovero. I “vu’cumprà” hanno già pronte mille felpe rossoblù. ”E’ quella del Cev. Cinquanta euro”. Non puoi che guarire, al più presto. Ci sono anch’io, a sperare. Imparo da tanto amore e ascolto, al bar, l’interrogarsi dei più amici. "E' la mancanza della figura paterna", assicura un PD della nuova generazione, studi in psicologia." E' che di lui c'è bisogno" chiude l'Attilio. L'assemblea è d'accordo.

domenica 17 ottobre 2010

Scarpe comode e tute blu.

Sono a Roma, anch’io con la Fiom, nonostante il mio sindacato di categoria, la Feder-federe, (che tutela chi di Sabato dorme) fosse un po’ contrario.
D’altra parte se non esistono più le classi posso esserci anch’io, un ex-quadro diventato “lumpen”, e non solo le tute blu. E’ per la legalità, per un po’ di soldi, raso raso ciò che ci vuole per vivere, dati per contratto e non per elemosina, per la dignità e la sicurezza del lavoro. Dovrebbero esserci tutti. Invece no. I loro giornali hanno minimizzato, ed i loro ministri hanno attaccato. Per primi i leghisti che stanno sempre col popolo, basta che non si avvicini troppo, come Maroni. “Infiltrati, pericolo, terrorismo. Me lo dicono i servizi”. Ecco dove lo “servivano”, invece di "perdere tempo" a Genova con le teste rasate. Insomma, il conflitto sociale non esiste più, ma lor signori lo fanno lo stesso. Non si sa mai, e poi, è sempre uno sport. Anch’io l’ho presa sportiva, come insegnavano i manuali degli anni ’70. Scarpe comode e bene allacciate, per non inciampare, casomai…“ Dai corri che perdiamo gli emiliani -mi intima l’Attilio- c’ho ottan’tanni e vado più forte di te”. Non è colpa mia, ero nato per fare il signore. Mannaggia.


Il contrario
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna, 15 Ottobre 2010

sabato 9 ottobre 2010

Quattromila

Quattromila studenti nella Piazza delle Sette Chiese a Bologna. La bomboniera davanti Santo Stefano: gremita. Gente a posto. “Il primo dei nostri che mi ricorda che comunque la Gelmini va forte nei sondaggi, lo stronco”, mi lascio andare con un amico della CGIL. Sì non se ne può più: ogni volta che qualcuno non ci sta, spuntano, da ogni parte, cento sondaggi pret a porter, figli dell’incertezza e di una furbizia che diventa paura. Non bastano le lotte, ma è un bel guaio se non si fanno, quando la causa è giusta. La scuola è sempre la causa più giusta. Se tiri il filo, da lì si disbroglia tutta la matassa. Cerco un po’ di dialogo. “ Come va?”-azzardo timido ad un manifestante. “Scusi ma con la stampa abbiamo già parlato”. “Ah, ecco!” - rispondo. Mi allontano. Mi guardano un po’ stupiti. “Ma chi è questo qui? Troppo vecchio per essere un cronista”. Eppure avrei tante cose da dire, da “insegnare”. A non dividersi, per esempio. Ma forse lo sanno già. Restano in Piazza, nonostante qualche aletta estrema, senza errori e dispersioni. Comunque sono contento di esserci anch’io. Come sempre. “Ciao”-dico al sindacalista-“Vado a comprare l’Unità!”. Cos’altro posso fare.

Il contrario
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna
9 Ottobre 2010

mercoledì 6 ottobre 2010

Malazeni: lettura di poesie.

Mercoledì 6 Ottobre, ore 21.
Al "Malazeni" di via Mascarella 84/d, a Bologna.

Grande festa di chiusura della Rassegna:
DA BOLOGNA AL SUD DEL MONDO
parlando, recitando e suonando il SUD DEL MONDO.
Con una lettura di poesie di Davide Ferrari, Michela Turra, Gregorio Scalise, Andrea Villa.

sabato 2 ottobre 2010

Sindaci e cognati.

I Sindaci si ribellano. Garantire i servizi senza soldi è impossibile, anche con la migliore volontà. A Cavriago si vuole dare indietro la fascia tricolore, altrove ci si sta pensando. Se le indossi Brunetta. Tutte. Una sull’altra. Magari accorciate da Caraceni. Altrimenti sembrerà Re Vittorio
con lo sciabolone a strascico. Se le metta la Gelmini, dopo aver ritagliato le strisce bianche e rosse. Se resta solo il verde farà contento anche il Trota. E’ una santa protesta. Si stava già parlando troppo delle soluzioni alternative al welfare pubblico. Non che sia sbagliato attrezzarsi, ma sostituire tutti con i seguaci del Rondoni, il lirico di Comunione e Liberazione, pare difficile. Senza un euro, anche le armate della Santa Fede potrebbero fare poco. Il Sindaco senza fascia avrà più udienza dai media di quello con tracolla? Si sa, le notizie sono altre. Ci raccontano della casa di Boulevard Princesse Charlotte, a pranzo e a cena. Fosse vivo Mike avrebbero inserito la cucina di Elisabetto anche nelle televendite della grappa. D’altra parte, è verissimo, i cognati fanno più danni di Tremonti.
Al mio, uno ne ho, imprestai nel ’78 una penna Carioca. Ci credereste? Non l’ho più vista.

Il contrario
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna
2 Ottobre 2010

sabato 25 settembre 2010

A cosa serve l'Unità

Se si guarda alle stelle, se si pensa all’infinito, come insegnava l’altissima mente di Leopardi, anche questo giornale a cosa serve? Tutto passa, tutto è vanità. Ma Leopardi stesso non si fermava qui. Ha insegnato l’intrinseca bellezza e necessità, per noi uomini, delle relazioni con gli altri uomini.

Abbiamo qualche valore solo se ci diamo reciproca dignità: con il parlare, l’ascoltare, con il pensare e il raccontare. Essere dei cittadini, questo è. L’Unità è sempre servita a formare dei cittadini, a non accontentarsi della "gente".

Scrivere dei lavoratori a partire dalla realtà e dalle idee del lavoro, oggi, quando gli altri ne ridono.

Scrivere di città, come quelle dell’Emilia Romagna, che possono ripartire solo se non smarriscono l’orgoglio di voler essere qualche cosa di più, quando quasi tutti scommettono sulla furbizia cieca e rabbiosa. L’Unità è solo questo, niente di più.

Mi basta, in questo Settembre, ancora caldo, mentre rilancio un pallone a dei ragazzi che giocano.

E’ per loro che vorrei una volontà così forte da scommettere ancora. Il nostro giornale, qui, oggi e domani.


IL CONTRARIO
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna, Sabato 25 settembre

domenica 5 settembre 2010

Casadeipensieri. La ventesima edizione

Vent’anni fa nasceva alla Festa dell'Unità la prima grande rassegna internazionale promossa dall’Associazione “La casa dei pensieri”, che già dal 1987 promuoveva eventi e presentazioni di libri.
Le edizioni si sono susseguite per due decenni, fino a quella che è in questi giorni in pieno svolgimento.
La formula si è via via aggiornata, ma il “cuore” della proposta resta il medesimo: l’intuizione che attorno alle novità editoriali possano essere promossi eventi che vedano insieme la parola, l’immagine, la musica. Il contenuto ha seguito diversi filoni di ricerca, non rinunciando ad un tratto peculiare di continuità e di approfondimento: il rapporto fra letteratura e vita sociale e civile, il rifiuto della chiusura provincialistica e l’apertura alle letterature d’Europa e del mondo. Quest’anno il programma, che contiene anche un contributo, una nota originale, di Roberto Roversi, si intitola: “Cultura, L’eredità del presente”. Eredità culturale del presente vuol dire volontà di analizzare, con gli strumenti della memoria e con gli occhi aperti le contraddizioni nelle quali viviamo.

Una novità importante: il programma si svolgerà, in parallelo al ricco cartellone del Parco Nord, in alcune fra le principali librerie del centro storico il segno di un legame indissolubile fra la Festa e la città.

Gli eventi dei prossimi giorni sono numerosi ed importanti, grazie alla partecipazione, fra altre, di personalità quali Rolando Dondarini (Melbookstore via rizzoli 18, 8 Sett.Ore 18,30),Giulio Giorello (alla Feltrinelli delle Due Torri il 9 Sett. Ore 18,30), Loriano Machiavelli (Parco Nord, 9 Sett.Ore 20,30), il grande filosofo spagnolo Eugenio Trias (Libreria Feltrinelli piazza Galvani 1h,10 Sett. Ore 18,30), Lorenzo Pavolini e Matteo Nucci (Parco Nord 11 Sett.Ore 20,30), lo scrittore irlandese Hugo Hamilton(Parco Nord, 12 Sett. Ore 18), il poeta americano Paul Vangelisti con Nanni Balestrini (Parco Nord 12 Sett.Ore 20,30), la filosofa ungherese Agnes Heller (Feltrinelli di Piazza Galvani 1h, 13 Sett. Ore 18,30), la grande scrittrice Edith Bruck (Parco Nord, 13 Sett.Ore 20,30),Grazia Verasani (Melbookstore via Rizoli 18,14 Sett. ore 18,30), Gregorio Scalise (Libreria delle Moline 16 Sett.h 18,30), Gian Enrico Rusconi (Libreria Coop Ambasciatori 20 Sett. Ore 18,30), e infine lo storico dell'arte Daniele Benati su Caravaggio (20 Sett.).
Casadeipensieri partecipa alla Festa Nazionale della scuola con più occasioni di riflessione ed incontro, con Franco Cambi, Luigi Guerra, Enzo Morgagni, Franco Frabboni (tutti insieme l'8 Sett.alle ore 20,30 al Parco Nord), Dario Missaglia (Libreria delle Moline, 12 Sett.Ore 18,30). E, il 10 Settembre, al Parco Nord, alle ore 20,30, il confronto fra molte, straordinarie riviste e portali web sull’educazione e la scuola (fra le quali www.riformadellascuola.it), nell’anno, fra tanti altri anniversari, dedicato al ricordo di Gianni Rodari.

www.casadeipensieri.eu

La Bologna che vogliamo
rubrica di Davide Ferrari
su 2La Tribuna2 e "Free Press"

sabato 4 settembre 2010

Il carciofo ed i ricci

Poco sole questi pomeriggi, ma alla granita, alla Festa, non rinunciamo, io e l’Attilio. ”La gente viene, dicevano che era tutto un fuggi”ci dico. “Noi siamo simpatici-mi dice-non diamo fastidio a nessuno”. E’ vero, grandi litigi niente, al massimo il Guazzaloca che continua a chiedere un “governo dei migliori” senza curarsi del fatto che difficilmente potrebbe farne parte.”Ed oggi la CGIL parla di programmi, e che programmmi, dalla scienza ai servizi, dall’industria ai trasporti”. Sette punti precisi mirati, non tutto nuovo, ma tutto urgente e messo in fila.”Hai visto? Il Sindacato le dice tutte insieme”. E’ per non fare la politica del carciofo, che lo sfogliano pian piano e alla fine non resta niente.”Il candidato è proprio come il carciofo, se lo tieni troppo in mano diventa amaro”. “Sì ma riusciranno i candidati-che devono piacere un po’ a tutti- a parlare di cose così concrete?”. “Come no? Anselmi ha tanti occhiali che legge anche le cose scritte più in piccolo, nei programmi. Campagnoli è bello rotondo, che si vede che è un tipo a posto, ma gli occhi svelti, che capisce al volo”. “E Cevenini?” ”Quello lì, c’ha tanti ricci in testa che è come il velcro. Acchiappa le buone idee e non le fa più scappare”.

"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
l'Unità Emilia-Romagna
4 Settembre 2010

sabato 28 agosto 2010

Scuole povere e maoisti di regime.

Hanno ragione loro. Quegli ex del ‘68 che sono passati dall’altra parte. Tanti anni fa volevano chiudere le scuole ed oggi la Gelmini li accontenta. Credevamo noi, maligni, che dietro tante capriole, dai picchetti rivoluzionari alle TV di Mediaset vi fossero cedimenti etici. Nossignore! Vi è invece una coerenza profonda. E’ tutta una strategia. Chi meglio di Tremonti rimanda “in campagna” bidelli e precari? Altro che Pol Pot. Chi obbliga più del Ministero dell’era Brunetta gli studenti a consegnare i fogli in bianco, così si risparmia sulla carta? Le Guardie Rosse hanno vinto, finalmente. Questo ci viene in mente quando, sul finir dell’estate, mentre dai “territori” giungono notizie drammatiche sulle condizioni di miseria cui sono costrette le scuole, in dubbio di riapertura, nei talk show campeggiano quei mezzi busti di ogni regime: gli ex sinistri, oggi pretoriani culturali di Berlusconi, appassionati laudatores di Gelmini e delle sue forbici. Aveva proprio ragione Pasolini quando lodava i loro persecutori, gli ignari proletari in divisa da carabiniere. Addavenì …! E quando verrà, anche se avessero settanta anni, a scuola li rimanderemo. Tanto, abbronzati e ben pasciuti, striduli e giocondi, sono per sempre, degli eterni bambini.

sabato 14 agosto 2010

Colpa loro

Smantellano il servizio telefonico anti-tratta, la rete di aiuto alle donne che vogliono uscire dalla schiavitù violenta del meretricio. Immaginiamo di raccontarlo ad un amico lontano, ad un foresto. "What? Governo di Mr. Berlusconi closes rete contro prostituzione?-ci risponderebbe- It's obvious, è naturale, my friend!" E' vero i telefoni oggi, in certe stanze, non solo della Destra, aimè, si usano per fare l'agenda delle alcove, non per mettere in salvo le ragazze. Gli uomini perbene non le vogliono in strada, un minuto dopo essersene serviti, ma non sono contro "il mestiere più antico del mondo", come lo chiamano con compiacimento. Le donne sono sole. Aggredite se decidono di provare a uscire dal giro, sempre più vittime. "E' colpa loro. Troppa carne scoperta" e poi le "negre" danno fastidio. Quando parlano al telefonino fanno baccano. "Troppo”. Meglio che sulle donne in vendita si risparmino quattrini pubblici."Basta con queste spese inutili della Sinistra chic! Mentre i nostri pensionati muoiono di fame" . Dirà il polista di turno, filando via in Jaguar. Sgommando.

“Il contrario”
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

14 Agosto 2010

venerdì 13 agosto 2010

Il Sindaco di color che sanno

2 Agosto a Bologna, Bersani e Donini al corso. Microfoni aperti. Pochi sanno che trenta metri al massimo, dietro, spalla a spalla ci parlavamo anche io e l’Attilio. Nessuno ci ha registrato. Le solite ingiustizie. Cosa ci siamo detti? Che il Sindaco dovrebbe essere giovane, buono, piacere alle donne, rassicurare gli uomini. Aperto al centro, anche un po’ di sinistra, amico di tutti. Dev’essere nuovo nuovo, ma anche avere esperienza da vendere. Poi siamo arrivati al cuore del problema. “Piacerà ai poteri forti?”” Ed alla pancia della città’? Non ti scordare la pancia!”mi ha corretto Attilio. “Come potrei?” Gli ho risposto guardando in basso”. E ancora: “Che sia del Pd”.”Ma non del tutto. Un po’ si’ e un po’ no”. “Dev’essere dei migliori. Mica dei peggiori”. Abbiamo detto persino: ”Ci vuole uno che prenda molti voti”. Insomma tutto in linea con i severi commentatori mediatici di questi giorni. Color che sanno. Quelli che vogliono azzerare tutti i candidati. “Ma ci vorrebbe uno che conosce Bologna, con qualche buona idea della città!Perbacco!” E’ sbottato l’Attilio. “Bologna? Idee? Lo vedi come sei? Per una volta che la pensavamo come tutti, ste’ cose vai a tirar fuori”.

"Il contrario"
rubrica di Davde Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

sabato 7 agosto 2010

Stalin: un ragazzo in gamba.

Stalin era un ragazzo in gamba, in fondo. Reduce da una avventurosa e sanguinosa rapina ad un treno , riparato con il malloppo in Italia, si sottrasse alle polizie di tutta Europa distribuendo con onestà, senza trattenere un copeco, i soldi dell’”esproprio proletario” ai vari gruppi rivoluzionari allora dispersi.
Sbarco’ nell’inverno del 1907 ad Ancona, riparò a Venezia a S.Lazzaro, nel convento dei frati armeni. Ne fu poi allontanato perché, nottetempo, con una barchetta scappava in città in cerca di legittimi svaghi.
E’ leggenda? Non sappiamo. Certo è che la vicenda incuriosisce. Hugo Pratt la inserì, nelle sue narrazioni, sceneggiando una telefonata, con il ricordo dei vecchi tempi veneziani, fra Corto Maltese e Bepi, così lo chiamavano i compagni della laguna.
E , incuriosito, Raffaele K. Salinari ha scritto un piccolo libretto che non si riesce a non leggere: “Stalin in Italia ovvero “Bepi del giasso”, per le edizioni “Ogni uomo è tutti gli uomini”.
Una piccola storia appena probabile, mentre quasi certi furono i rapporti fra Stalin e i rivoluzionari russi in Italia, in cerca di fondi, per sopravvivere e reggere le loro “scuole”.
Le scuole quadri: un modo per serrare le correnti, e prepararsi ad eventi più favorevoli, esattamente come oggi.
I bolscevichi andarono a studiare a Capri, poi a Bologna, in via Marsala, nel Novembre del 1910.
Bologna era certo adatta, centro ferroviario e vicina un po’ a tutto. Non sappiamo molto di quegli anni e in particolare dell’episodio italiano e bolognese.
Storie ne furono scritte, ma ispirate o addirittura redatte personalmente da Stalin dittatore. Gli avvenimenti riscritti o cancellati.
Oggi i rivoluzionari appaiono tutti sconfitti, demoni alla ricerca dell’inafferrabile, ed un nuovo conformismo opera una nuova cancellazione della storia.
Ma non è così, nel bolscevismo, la “più antipatica” delle infinite correnti dei socialdemocratici russi-come la definì Anna Kuliscioff, si ritrovarono alcuni fra i cervelli migliori dell’epoca.
Così sappiamo che a Bologna passò Maksim Gorkij e insegnò Trotskji.
E ricordiamo che il promotore della scuola bolognese fu Aleksandr Bogdanov, medico, filosofo, futurologo, geniale fino alla bizzarria.
Quel Bogdanov che, pare, proprio un rarissimo impeto di generosità di Stalin salvò da una delle prime purghe, aveva il torto di essere, già allora, nell’esilio italiano, fra gli oppositori alla linea di Lenin.
Lenin lo considerava, non senza motivo, minoritario e aprì un suo centro studi a Parigi, nella Ville lumiere, non più dalle nostre parti così periferiche. Ancora con l’aiuto dei fondi di Koba. Potenza dei tesorieri! Sempre come oggidì.

L'Unità Emilia-Romagna

martedì 3 agosto 2010

"2 Agosto, voci dalla stazione"

"2 Agosto, voci dalla stazione"
Una iniziativa riuscita un piccolo segno che molti vogliono dire la propria, ricordare, testimoniare.

sabato 31 luglio 2010

Il Civis, le torri ed Ugo.

Ugo Tognazzi ci torna sempre in mente. Non mi esce dalla testa una sua straordinaria battuta, nel second’atto di "Amici miei".
Siamo al famoso scherzo della Torre di Pisa. Una vittima della zingarata, chiamata alle funi, osa chiedere: "Ma che è successo? Ma che pericolo c'è?" gli Amici rispondono:" Ma come? Non lo vede come pende!?" e Ugo: "Adesso tutti a Bologna, alla Torre degli Asinelli, anche lì..."
E proprio a Bologna deve averlo incontrato il Boschi, sotto la Garisenda. O forse uno scherzo simile, al vulcanologo, gliel'hanno fatto dei goliardi in libera uscita. Li vediamo: circondatolo come i vili cortigiani con Rigoletto, lo confondono con urla e strepiti, e, fattogli scambiare il dorso della dritta Asinelli per la schiena dolente dell’altra, "Professore,-gli gridano- guardi il chinato, quasi quasi viene giù! E pensi che ci passerà il Civis, peggio del terremoto!". L'illustre Boschi è rimasto impressionato e con rapidissime dichiarazioni sul prossimo crollo delle due torri ha innescato, in questi giorni, una delle più incredibili tempeste mediatiche nel piccolo bicchier d'acqua delle notizie d'Estate.
Intendiamoci: chi può dire se, domani, (corna e bicorna!) o fra mill’anni l’Asinelli e la Garisenda stramazzeranno? E’ successo a Pavia, sempre in Padania siamo. La subsidenza cresce, l’edilizia storica è tormentata da cento degradi, in questi ultimi decenni più che in tutti i secoli che hanno preceduto noi bolognesi di oggi inquinatori, sporcaccioni e sempre in movimento.
Chi sa parli. Se i controlli sono stati insufficienti, vengano fatti, subito. Ma, appunto, parli chi sa e agisca chi deve. Gli altri, digiuni, facciano il piacere di stare zitti.

"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna
31 Luglio 2010

martedì 27 luglio 2010

Un poeta al governo

In provincia, tempo d’Estate, i giovani delle famiglie bene scivolano alle marine, in club tinteggiati di bianco, “proprio come in California”. Si fa palestra, un tuffo, si chiacchiera della bellezze al bagno, si ironizza sulle corna altrui, liberi liberi, grazie ai bigliettoni di papà.

Dev’essere questo l’ambiente nel quale è cresciuto l’On. Gianfranco Miccichè. Sottosegretario della Presidenza del Consiglio, ma con il cuore sempre da “caruso”, da ragazzino. Già di Lotta Continua, poi di Berlusconi, oggi vorrebbe fondare un partito del Sud, e intanto crea, compone.

Sì, il Miccchè si sente poeta, almeno paroliere, ed ha pubblicato sul suo Blog un rap sul PDL, i “finiani”, i “berluscones” ecc ecc.

Ritmo e doppi sensi. Non c’è il braccio destro di Fini? Si chiama come un’ atto impuro, una famosa grappa del Mike, e il Miccichè, quell’originale, non se lo lascia scappare.

Le famiglie comprano meno latte, senza lavoro qualcuno insiste a suicidarsi, ma Lui segue l’ispirazione. Come gli scorre fluida la vena, cita la Bongiorno, e saluta, cita Lupi, e dice che nel PDL ci si azzanna.

Insomma è un talento. Il Premier deve perdonarlo e promuoverlo a poeta di corte, come Metastasio. Corona di lauro in testa, su è giù per i transatlantici di Montecitorio. E se la vena cala? Niente di grave. “Hai uno zippo?”. A Roma con questo caldo basta una fiammella e si imita Nerone.


Segnali di fumo
rubrica di Davide Ferrari
Quotidiani Epolis

lunedì 26 luglio 2010

La scomparsa di Raoul Grassilli.


Davide Ferrari, direttore artistico di Casadeipensieri, ha espresso oggi il cordoglio dell'Associazione per la scomparsa di Raoul Grassilli.
"E' stato un grande attore. Forse in TV il migliore. La sua lunga ed articolata carriera aveva trovato, infatti, non solo la massima popolarità, ma anche un altissimo livello qualitativo in alcune produzioni televisive. Era la TV pedagogica degli anni sessanta e settanta, dove il volto pensoso di Grassilli impersonava caratteri difficili, con una particolarissima capacità di interpretare con il silenzio ed una parola misuratissima il tormento interiore, una modernità intrisa di psicanalisi.
Bisogna ricordarlo in primo luogo per queste altissime qualità professionali, davvero uniche, anche se a Bologna è rimasto sempre conosciutissimo per la sua ricca attività sociale, che lo ha fatto amare sempre da tutta la città.
Lo ricordiamo anche come nostro ospite, più volte, ed amico, in particolare per la sue splendide letture da Edgar Morin, nel 2007, e poi da Cesare Pavese, nel 2008, che ci aveva regalato".

domenica 25 luglio 2010

Almirante.

Per i semplici meccanismi di Facebook, molto pettegola e priva di privacy per natura, ho visto iscritte ad un gruppo nato per esprimere simpatia alla figura di Giorgio Almirante alcune persone che conosco, più o meno, ma che stimo, e che sono fra i miei amici su FB.
Non riesco a stare zitto. In gioventù responsabile di un bando per la fucilazione di partigiani ed attivamente impegnato nelle campagne dell'antisemitismo fascista, uomo politico di lungo corso, dopo la guerra, sempre pronto a tutte le battaglie più reazionarie, come l'anti divorzismo e la lotta contro la 194, il sostegno al colpo di stato dei colonnelli greci ed alle sanguinose dittature del Cile e dell'Argentina, presente in più occasioni nei torbidi e nelle violenze che vedevano protagonisti, non certo solo vittime come oggi ci viene raccontato, i suoi giovani violenti militanti. Una loquela efficace ma sempre retorica, populista, un uomo per una vita intera contro la democrazia e la giustizia sociale. Si dice che lui ed il suo partito restarono indenni dalla corruzione messa in luce da tangentopoli. Non ho motivo per credere il contrario ma non deve essere dimenticato che, se certo il MSI era fuori da molte stanze del potere ma non tutte, per esempio al Sud, fu sempre pronto ad appoggiare le destre della DC, ed i gruppi di affari più negativi, ogni qualvolta servisse un voto utile. Certo fece un gesto positivo il giorno dei funerali di Berlinguer, certo oggi molti fra gli uomini che lui lanciò in politica non credono più a quanto affermavano, ma chiudere gli occhi di fronte alla storia, non sentire più le urla della storia più nera del '900 sicuramente ci porterà ad un declino grave, ad una rovina nel profondo dei sentimenti e della cultura della nostra nazione.

Nota scritta su Facebook
Domenica 25 Luglio

sabato 24 luglio 2010

2 agosto 1980. Dove eravamo.

Dove eravamo il 2 Agosto, trent’anni fa? Ci sono giorni che spartiscono le acque della vita di una città, che formano il cuore delle persone. Ero segretario di un partito minuscolo, di quelli così innocenti da farsi guidare da un poeta ragazzino. Giravo in bicicletta, vestito proprio da ciclista. Suppergiù.Un mix fra la divisa da fante-tennista di Fantozzi e la livrea da Girardengo. A un semaforo seppi. Assassini. Mi precipitai, pedalando a schiena curva come Anquetil. La stazione era una foto di guerra. Polvere, caldo, sangue. Uomini e donne si muovevano, ad aiutare, commossi, composti, cittadini.La bomba, la più grande, la più schifosa, contro la città della democrazia. Vogliono che tutto torni nella naturalezza del tempo, le vittime, ancora oggi abbandonate, pari ai collezionisti di ergastoli Mambro e Fioravanti. Todos caballeros. L’Unesco nomina il muro squarciato messaggero di pace, noi lo teniamo dentro, ogni giorno, quando la ragione ed il dubbio combattono disperati. Ogni giorno, fino al domani. Perché i nostri figli abbiano il diritto di essere qualcosa, come i cittadini di ieri, non numeri, non carne da sbranare, non lavoratori da sfruttare, non relitti da dimenticare.


"Il contrario"
Davide Ferrari
24 Luglio 2010
L'Unità Emilia-Romagna

venerdì 23 luglio 2010

Strategie argentine.

Due rapinatori sono evasi da un carcere dell'Argentina. Come? Avendo dovuto ridurre il personale, le sentinelle erano sostituite da pupazzi rudimentali. Nelle torrette di guardia, a sorvegliare, non più uomini con stipendio e contributi ma spaventapasseri.
I pupazzi hanno i riflessi lenti e i ladri, più furbi dei passeri, sono scappati.

Sono giorni feriali, deserti di novità, e sui giornali si legge anche una cosa così, figlia della micragna cui sono ridotti gli apparati pubblici.
C’è la crisi e comunque i ricchi non hanno nessuna voglia di essere tassati per pagare carceri o scuole o ospedali.

Gli ingenui, più che ingegnosi, argentini hanno dichiarato di aver copiato l’idea da un personaggio di Tom Hanks.
Ma Gepppetto non fece lo stesso? E nacque Pinocchio. Un ricordo: anni 80, Festa dell’Unità in Piazza Maggiore a Bologna, io volontario ai libri. Nessuno a darmi una mano. Ladruncoli in agguato, o almeno così sembrava ai miei diciottanni. Che fare? Avvicinavo i clienti e parlavo loro con sfrontata famigliarità, come fossero dei miei compagni intenti a sorvegliare. “Così non capiscono che ci sono solo io ”. Una fatica: sempre in piedi, fra i banchi, a reggere conversazioni sorprendenti per i miei interlocutori, sul Partito e gli incassi..Un pomeriggio - chissà se lo ricorda ? - passò Paolo Conte. Inquietato dalla mia stranezza si allontanò con una certa rapidità. Solo in Argentina mi avrebbero capito.


Segnali di fumo
rubrica di Davide Ferrari
23 Luglio 2010
Quotidiani Epolis

martedì 20 luglio 2010

"Ho da fare"

Il Presidente dell’Emilia-Romagna, Vasco Errani, che ci è ancora più simpatico da quando un giornalista beninformato ci ha rivelato che non ama lo si chiami con il bronzeo titolo di “governatore”, ha fatto una proposta di buon senso, civile ed educata a Silvio Berlusconi.
Gli ha chiesto di fare una conferenza stampa insieme, Governo e Regioni, per spiegare con sincerità le conseguenze degli enormi tagli di “mano di forbice” Tremonti .
Non so se Berlusconi raccoglierà la sfida. Non per cattiveria, s’intende. E’ che il Premier queste gravità proprio non le riscontra. Le scuole chiudono? Chi se frega, la “Trota” è già diplomata. Gli ospedali metteranno i malati in terrazza? L’operazione ai capelli è riuscita bene, e altre urgenze (“Grazie a Dio” gli ha assicurato Don Verzè) non se ne vedono.
E la polizia, le carceri, la sicurezza? Basta affidare la lotta alla mafia al Sen. Dell’Utri e certo si avranno
risparmi consistenti. “E poi ho da fare”- ha sbottato con il Fede-“Emilio, hai ancora uno di quei colliers?”

"Il contrario"
L'Unità Emilia-Romagna
17 07 10

lunedì 12 luglio 2010

Nerone.

Sciopero. Tutti zitti, la penna sul tavolo. I giornalisti ed i giornali veri. Contro la “legge bavaglio”, quella che per impedire la pubblicazione delle intercettazioni del telefono di Berlusconi vuole bloccare “tutto il cucuzzaro”, tutta la libertà di stampa. I giornali di Silvio, Pier Silvio e Paolo, invece, pronti alle edicole a cercare qualche cliente. Dover tacere un giorno perché non si sia costretti a farlo per sempre è stata, immagino, una scelta difficile. I giornalisti, però, hanno fatto la propria parte. “Attilio, ora tocca a noi” ci dico. “Dobbiamo parlare e riparlare, con tutti. Scrivere e postare. Subito, adesso”. Ci guardiamo intorno. A Bologna si andava con la “caparela” a discutere in Piazza, ma, prima sono sparite le capparelle poi anche la voglia di parlare di politica. Oggi i capannelli li fanno quasi solo le donne, le badanti coraggiose in orario di pausa. Si stringono e parlano. Potrebbero raccontarci molto di paesi dove, prima e dopo il Muro, se un giornalista fa il suo mestiere gli sparano. Attilio ci prova. “E’ moldava, capisce l’Italiano. Gli parlo del Duce e di Lui. Lassù hanno combattuto i tedeschi!”. “Conosce Nerone?” attacca, dalla lontana. “Sa -lei sorride- è da poco che lavoro qui”.



"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità, Emilia-Romagna
Sabato 10 Luglio 2010

Il ladro bambino, uno dei nostri tempi.

Segnali di fumo
di Davide Ferrari

Lo hanno preso. Colton Harris Moore, 19 anni, dello Stato di Washington. Faceva i suoi furti a piedi scalzi, come Bikila la maratona di Roma. Ha rubato di tutto, centinaia di volte, persino degli aerei. La cosa che fa capire la sua storia, però, è che a sette anni, per scappare, solo, nella foresta, da una famiglia con un sacco di problemi, prendeva nelle case dei vicini coperte e sacchi a pelo.

Solo. Lo è sempre stato. A volare ha imparato con i simulatori dei video-giochi. Non ha avuto ne’ maestri, buoni o cattivi, ne’ complici.

Le sue rocambolesche architetture criminali denunciano la volontà di avere a disposizione altri mondi, tutti suoi, e vendette su quello vero e su chi l’abita.

Ricorda il personaggio di Leonardo di Caprio in “Prova a prendermi”, di Spielberg , con Tom Hanks. Nel film il riscatto comincia dal rapporto con il poliziotto, il rivale. La sfida è un modo di vincere la parete nera dell’isolamento. Chissà se nell’FBI esistono agenti-madre e agenti-padre capaci di dare una vera giovinezza, oltre che la galera, a questi ladri-bambini? Colton è uno dei tempi nostri. Tempi dove il diritto ad essere bambini e ragazzi non c’è più, dove campare una vita degna, età dopo età, sembra un traguardo possibile solo trovando il “Gratta e vinci” giusto. Guardiamo le foto del fuggitivo, gli occhi un po’ bruciati, senza espressione, senza amore. L’unica cosa che qualcuno deve regalargli e che a nessuno può rubare.

Quotidiani Epolis
Lunedì 12 Luglio

giovedì 8 luglio 2010

Rovinarsi con il gioco? Meglio mangiare la Nutella con Vanna Marchi

Segnali di fumo
di Davide Ferrari

Stanno nascendo, qua e la', gruppi dedicati alla lotta contro il gioco d'azzardo. Mi sono infilato in quasi tutti. Come faceva la Bardot con le leghe pro-foca. Siamo circondati da pubblicità ingannevoli e rovinose. Milioni di povere persone come noi, insidiate dalla crisi e dal bisogno cercano la puntata, la giocata, la grattata che salvi la vita. E dopo averlo fatto una volta, subito lo rifanno, fino al circolo vizioso, alla coazione a ripetere, fino a perdere soldi e anima. Soldi che hanno e, evidentemente, anche soldi che non hanno, se è vero che sono sempre di più gli indebitati, i mutuizzati, persino gli incravattati per pagare i debiti di gioco o per continuare a tentare una fortuna impossibile.
Ognuno ha i suoi vizi. Il mio è stata la Nutella, fino a ieri, fino ai sintomi primi di un diabete. E' una forma di suicidio anche quella ma, almeno, costa poco.C'è chi va a donnine allegre e chi marrazza. Non bisognerebbe, però l'attimo forse lo si prova, il brivido. Ma chi struscia la cartina in cerca della combinazione giusta, chi ascolta il roteare ossessivo della pallina nelle mille roulette online cosa prova quando, sempre, perde? Credetemi è quasi peggio che star dietro alle divinazioni di Do Nascimiento. Anche ingozzare le Marchi a furia di vaglia era meglio. Essere prigionieri del gioco è terribile, brucia il tempo, gli affetti, come la coca, l'ero, la pasticca. Tornare indietro è difficile. Fermare lo Stato che è il primo committente della pubblicità dei giochi forse è possibile. Proviamoci.

Quotidiani Epolis

sabato 3 luglio 2010

Bologna. Sindaco Serve calma

Il contrario
Di Davide Ferrari


A Bologna siamo abituati, in politica, a qualche “doppio cognome” allegrotto, a nobiltà esibite senza ombra di cautela.
Come dimenticare la contesa fra Zechini D’Aulerio e Rocco di Torrepadula su chi di loro fosse il padre della proposta di reimpiantare sul crescentone l’equestre Vittorio Emanuele, in esilio ai Giardini Margherita?
Ma Lorenzo Sassoli de’ Bianchi non è un qualunque patrizio, è un protagonista della vita della città. Sarebbe stato un buon candidato a Sindaco. Si è ritirato, forse perché non convinto del percorso, del passaggio al vaglio delle primarie. Ancor più perché esposto, mi pare senza sua colpa, troppo presto.
E’ vero siamo già in Estate, ma qui sono scivolati sugli inchiostri giornalisti che credono di essere sempre in Agosto. Il mese nel quale -tanto vere notizie non ci sono- viene preso per oro colato anche l’orario della fine del mondo scolpito in caratteri maya su una piadina dissepolta a Faenza.
Tutto diventa vero e quasi tutto viene pubblicato. Con i danni che ne conseguono. Così una pseudonotizia di troppo, un fischio che sembrava una soffiata, un giro di walzer su un nome onorato come quello di Sassoli è costato un passo indietro. Non è un bene. Adesso bisogna andare avanti. Come si dice.
Programma, priorità, ascolto della città, primarie. Primarie, sì anche quelle. Non ci salveranno da sole, ma vanno fatte con serenità. Sempre. Non a singhiozzo, una volta sì ed una volta no. Se no è peggio.
Prima c’hanno detto che erano obbligatorie, anzi dovevano essere “ vere”, solo urne, schede e “vinca il migliore”. Adesso ci dicono che mettere queste stesse urne davanti ad un possibile candidato è stata una leggerezza imperdonabile. Insomma se la fanno e se la dicono, come capita al bar ai tifosi degli azzurri. Tanto nessuno paga dazio. Tanto nessuno fa gol.
Ma qui la partita è la città. Bisogna segnare. Meglio giocare con calma. Una calma operosa e vicina, avvertibile. Non conterà di più il dirigente di partito che si rivelasse più ciarliero. Ne il giornale che esca un’ora prima.
La politica deve convincere, altrimenti non interessa a nessuno, né all’elettore, né al lettore. E qualcuno -come si vede-si rifiuta persino di farla.

L'Unità Emilia-Romagna
3 Luglio 2010

sabato 26 giugno 2010

Dimenticare

Voglio dimenticare. Mondiali crudeli. Fuori, out. Adesso serve solo l'oblio. Vorrei trovarmi un'hobby (l'hokey su prato da tavolo? La pallavolo con le bocce?) e andare avanti. Forse con un nuovo look sarebbe più facile dimenticare Pepe e Iaquinta. Se mi vestissi alla moda Emo? Ho pensato, dopo la Slovacchia. Ma non ho abbastanza capelli per farmi il ciuffo liscio liscio sugli occhi e il naso.Potrei diventare un punk, mettendo tutti i radi rimasti al centro in una cresta. Ma Chiellini vale tanto?
Abbiamo dispensato gioie a chi non l'aveva mai avute. La Slovacchia! Ahi! Aveva ragione Francesco Giuseppe a volerla tenere dentro il suo Impero.Che li fanno a fare questi staterelli? Per eliminare noi? Un tempo era tutta scogli e alpi, remota perla adriatica, adesso ci gioca e ci vince. E la Nuova Zelanda? Fino a ieri solo pecore e Maori in canoa, oggi giocano meglio di Cannavaro e Camoranesi, i maledetti. E il Paraguay? Terra di "riduzioni" gesuitiche, di pianure infinite, di genti ignote. Fino a ieri cercavano di nascondersi nelle sue sconfinate oscurità i reduci nazisti, oggi i suoi Chicos ci fanno gol.
Ormai per vincere dovremmo incontrare l'Isola di Mann o le Tonga. Forse.
Dimenticare, dimenticare.Ma come si fa? Invidio i pakistani che non si sono accorti di nulla, sempre intenti a giocare a cricket. Solo per lavare i loro nivei vestiti all'Inglese passa una settimana e la Domenica appunto si gioca. Ecco fatto. Così Buffon non saprei più se è un grande portiere o un improperio di un veneto.

E senza il calcio mondiale di cosa parlare, dopo, con una donna sicuri che ci ascolti senza rispondere, senza contraddirci? Toccherà tormare al dialogo, ai regalucci, senza scuse, poveri noi.

E, senza le partitissime che giocheranno solo gli altri, chi staccherà la testa dal lavoro che non c'è e dalle cantilene di Bondi e dai monosillabi della Gelmini?

No non dimenticherò, è tutta colpa vostra, Gilardino e Gattuso, Marchetti e De Rossi. La prossima volta largo ai giovani e Lippi in tribuna, con la coppa del 2006 in braccio.


Segnali di fumo
rubrica di Davide Ferrari
Quotidiani Epolis

Abituati

Il mondiale è finito. Non sento molte grida di dolore. A Bologna, a Ferrara, a Modena, dove giro io, dai bar ai taxi agli uffici, l'accaduto dispiace a tutti ma non più di tanto.
Forse perchè questi modesti azzurrotti in fondo si sono impegnati. Era la palla ch'era troppo rotonda. E' andata, più di così non si poteva. Non si cava sangue da una rapa. E poi la testa pensa altrove: alla crisi che morde, al lavoro che si è perduto, ai figli che, uno decente, non lo troveranno mai. Fatto sta, la gelata infinita, i silenzi boreali del dopo Corea non si sono avuti. Non si sente l'eco di un solo suicidio, per fortuna. L'angoscia del dopo partita si è stemperata in fretta in un clima di delusione soffice, uno strato di malinconia aggiunto a tanti altri.Non credo che i giovanissimi di questo presente ricorderanno il piccolo disastro come un attimo indelebile, rappreso nella memoria.
Da oggi, in questa estate povera che ci attende, le donne saranno meno sole, senza il calcio della TV a rapirgli i mariti. E i nostri ragazzi potranno fraternizzare ai giardinetti con i pakistani che, beati loro, pensano solo al cricket. Anch'io faccio così, dopo Caporetto mi sembra bello anche il badminton.
"Attilio: Siamo più maturi" dico all'ARCI Benassi di fronte a un'acqua e limone schivadiabete. "No. Siamo più abituati. A essere gli sconfitti".

"Il contrario"
rubrica settimanale di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna
Sabato 26 Giugno 2010

mercoledì 23 giugno 2010

Mondiali, trombette, formule.

Segnali di fumo
Di Davide Ferrari


Parliamo dei Mondiali di calcio. Non della squadra italiana, però. Non sfidiamo la scaramanzia. In fondo se non vanno in gol su azione non è colpa loro. E’ il frastuono delle trombette sudafricane, le “Venezuela” come le chiama mia zia, che sfuoca la mira. E poi siamo dall’altra parte del mondo. Credevamo, come gli antichi, che per tirare su bisognasse tirar giù. Permetterete che bisogna prendere un po’ di misure a questi Australi. No, parliamo d’altro, addirittura di tecnica. “Quattro-quattro-due”, cioè 10, “Quattro-tre-due-uno”, sempre 10, e “Quattro-quattro-tre”, e qui arriviamo a 11, (con quattro portieri?). Non ne capiamo un gran che. Ma, credeteci, questi schemi, formulati esattamente così, li abbiamo sentiti in bocca a fior di giornalisti sportivi e di telecronisti. Ho paura che non ne capissero molto nemmeno loro. Li snocciolavano prima dei Mondiali e continuano ora a sputacchiarceli, in ogni occasione. Li declamano come una giaculatoria, come sgranassero un rosario. Sembra che una formula , se è buona, sia più miracolosa di una crema sciogli-pancia di Wanna Marchi, di un “Win for life”, di un comizio di Borghezio.
Prevarrà il tattico, il Mister, che azzeccherà la formula, che la farà ingoiare meglio ai suoi ragazzi. Si sa, quasi tutti, di tutte le squadre e di tutti i continenti, sono lucidi e muscolosi ma un poco refrattari alle lavagne.
Se non bastano i giornalisti, gli eredi delle chiome ramate di Biscardi ecco pronto a ricordarcele l’esercito parlante degli ex calciatori. Ex-campioni ed ex-vicecampioni, ex-ali ed ex-mezzali. Un tempo stavano chiusi in un mutismo contadino, oggi, borghesi, parlano e parlano.
Ma, ecco il guaio, sentenziano imitando i giornalisti, il loro eloquio da bar, le loro iperboli sgangherate. E le loro formule. “Vedrete, Marcello (sarebbe Lippi) farà su il 4-4-1-1”. “Macchè, schiererà il 3-3-3-1”.
Per fortuna “Marcello” non li ascolta. E’ al telefono. Con l’Italia. “Che ci avete? Una punta? E segna anche! E’ della Comacchiese? E adesso me lo dite?”.

Quotidiani Epolis

domenica 13 giugno 2010

Il Congresso del PD di Bologna.

L'audio del II Congresso del PD di Bologna
Sabato 12 Giugno 2010

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sabato 12 giugno 2010

Motivo in più.

"Il contrario"
di Davide Ferrari

Motivo in più

Oggi a Bologna, il PD è a Congresso. Già votato nei Circoli di base, con larghezza di esiti, il nuovo Segretario, tutto è tranquillo, normale, congressuale appunto. “Che ci avrete poi da fare lì, tutto un giorno?”sbotta l’Attilio del Benassi. “Ma il bello dei Congressi-gli dico- è proprio questo, ti ritrovi in una grande sala, fra gente che conosci, hai l’impressione che i problemi fuori, almeno per qualche ora siano tra parentesi”. In epoché, come dicevano gli antichi greci.

“Ecco -insiste - stavolta bisogna fare il contrario. I voti ve li abbiamo già dati, bisognerà che pensiate a come siamo messi”.

E’ vero, già Lunedì un’ orgia di problemi cadrà addosso a questo partito bolognese .

Se le cose andranno male sarà buio fitto , non solo per il PD ma per la città, anche se forse non lo sa. E c’è un motivo in più per evitarlo.

Di questi tempi, a Bologna, basta avere la febbre, stare un po’ male e subito “Bologna capitale” il partito a microonde di Corticelli, con l’amico industriale Giatti, ti si vuole subito comprare. Come per il Duse. Non vorrei toccasse anche a Via Rivani. Chissà, ne farebbero uno show room per condizionatori e pannelli voltaici. Quindi in campana, cervelli svegli, stare bene per forza, e, in ogni caso, sorrisi ed ottimismo.


"Il contrario"
ogni Sabato su l'Unità Emilia-Romagna