sabato 29 dicembre 2012

Ma cos'è questa crisi'

Anche da noi non va. Si combatte di più, con la Regione, i Comuni dalla parte giusta, ma la crisi cresce. Ma cos'è questa crisi?
Dicevano che la colpa era di finanzieri malandrini, dei loro titoli tossici, ma la bomba non è la miccia. In questi anni molte micce sono state disinnescate, salvando più di una volta titoli e banche, ma le esplosioni continuano. Ci hanno raccontato che la questione non era tanto quella di suscitare nuovo lavoro, ma di regolare “meglio” quello esistente. Il mercato avrebbe pensato al resto: tutti contenti, meno diritti ma il pane assicurato. Ma a forza di ridurre i salari, a cominciare da quelli dei giovani, il monte dei soldi disponibili per il consumo si è abbassato a tal punto che si producono troppe merci, non si vendono, si chiude. Eppure insistono. Gli dai  strumenti per assunzioni flessibili o a più basso costo? Usano le partite Iva. Per giovani e per vecchi precarizzati. E poi, e poi..Oppure niente. “Se non faccio così chiudo” Una difesa non sempre insincera ma che fa aumentare la stretta a quel consumo di cui le aziende dovrebbero pur vivere. Non c'è speranza allora? Bisogna fare “reset”. Cominciare una fila, dovrà essere lunghissima, di scelte antirecessione. Nessuno sa bene come. Ma una cosa diciamo ai liberisti, a quelli più bravi, quelli che vanno scrivendo Agende, aggiungete una frase in più: “abbiamo sbagliato”. Ai nostri che stanno gareggiando per le primarie dei parlamentari (Domani andate a votare!) un augurio e un consiglio: rivolgetevi ai lavoratori, ascoltate, proponetevi di rappresentarli. Però senza i nostri “ma anche..”
La crisi corre. Basta dirne anche uno soltanto e chi l'acchiappa più..

L'Unità, 29 dicembre 2012
"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari

sabato 22 dicembre 2012

Il teatro è necessario, il liberismo no

"Il contrario"
di Davide Ferrari
[L'Unità 22 XII 2012]

2013: 250° anniversario del Teatro Comunale di Bologna. 
Fra i migliori per qualità strutturali, la sua storia è un inconfondibile melange fra la provincia, il mondo, il gusto per le novità che via via hanno dato il segno alle epoche. 
La passione per Wagner, per esempio. 
Via ai festeggiamenti, dunque?
I tempi nostri non sono quelli dei facili applausi celebrativi. 
Si sta con il cuore stretto: i soldi raccolti localmente non bastano, la riduzione dei fondi statali, che potrebbe derivarne in automatico,
condannerebbe ad un declassamento probabilmente perpetuo. 
Da centro di produzione propria, a teatro-impresario che, di volta in volta, produce ciò che è più richiesto. 
Un passaggio, comunque, di enorme rischio. 
Il sistema della Lirica è una delle colonne dell'immagine dell'Italia e della sua produzione culturale concreta. 
Una riforma per metterlo in sicurezza non può consistere solo nel ritiro del pubblico e in meccanismi premiali per chi raccoglie di più altrove. 
Così può reggere solo La Scala.
La via, se c'è, è molto diversa. 
Il pubblico adegui i suoi fondi, in cambio chieda agli Enti Locali, alle Regioni, di razionalizzare e concentrare, e, ai privati, di farsi avanti, con ritorni fiscali e di marketing garantiti dalla solidità ritrovata degli enti.
 Solo se c'è garanzia di vita si potrà, infine, avere una forte revisione contrattuale per lavoratori che già stanno facendo
rinunce. Insomma: lo Stato deve dare e programmare, proprio per tagliare sprechi e duplicità, per attirare fondi privati non residuali.
Idee vecchie come la bella Clelia del Gluck, che aprì nel '763. Oggi
che il liberismo ci accompagna a non lontanissimi default, anche nella cultura, sembrano di nuovo freschissime.

sabato 8 dicembre 2012

Pubblica istruzione e città: la vera partita.

Il Rettore Dionigi accusa: si tagliano i fondi per la ricerca. Contemporaneamente, lo Stato continua a lasciare al Comune quasi tutto lo sforzo di “gestire” l'Infanzia. E' lo Stato il vero giocatore in panchina nella partita per l'istruzione pubblica. Questo vogliamo dire agli studenti ed ai bolognesi che hanno firmato per un referendum sulle convenzioni con le materne paritarie. Nessun dubbio sulla volontà dei cittadini di difendere la scuola. Ma l'informazione è stata, fino ad ora, molto carente ed i referendari, spinti dalle loro convinzioni, hanno tralasciato dettagli e chiarimenti. Il Comune di Bologna è il primo promotore della scuola pubblica. Nonostante il capestro del bilancio, impiega somme rilevantissime per le proprie scuole e, nello stesso tempo, convenzionandosi secondo trasparenza e qualità, interviene per tutti i bambini dai 3 ai 6 anni.
Il Comune gioca per lo stesso obiettivo che si chiede nelle manifestazioni. Il referendum invece, se va in gol, rischia di segnare nella propria porta. Le convenzioni non tolgono un euro da quanto comunque il Comune può spendere per le proprie scuole ed i propri insegnanti, per legge. Senza convenzioni starebbero peggio il 30% dei bambini e, se le paritarie chiudessero, si innalzerebbe stratosfericamente la lista dei senza posto. Non si parla di esamifici per liceali svogliati, qui, ma di bambine e bambini.
La Città degli studi, per tutte le età, deve ricomporre la propria squadra e chiedere fondi adeguati.
Se c'è, fra i referendari, chi lo intende, parliamone. Far decidere i cittadini sulla base di un confronto di verità è, ora che le firme ci sono, responsabilità di tutti.

"Il contrario" rubrica di Davide Ferrari, Sabato 8 Dicembre, sull'Unità E-R.

sabato 1 dicembre 2012

2 Dicembre. Voto e regole. Perchè l'Italia cambi.


“Votate, votate, votate!” Era l'allegro tormentone finale di Canzonissima, ricordate? Ogni anno veniva coniugato con un diverso jingle. In palio i 150 milioni della lotteria di Capodanno. Un tesoro, allora, negli anni di quella antica austerity.  
Ripetiamolo anche noi. Domani in palio, nel secondo turno delle Primarie, c'è ben di più. Si tratta di nominare, con l'indiscutibile democrazia di un voto, il candidato del centrosinistra al Governo dell'Italia. 
Votate, dunque. Sì, ma chi deve votare? Per diritto di cittadinanza, alla maggiore età, elettori lo siamo tutti. Ma le Primarie in questione non sono “per tutti”. 
Non sono un autobus dove si viaggia pagando i mitici 2 euro. Si è “cittadini del centrosinistra” se ci si è registrati come tali. Conta quella firma, conta quell'intenzione. Tutto si può far meglio, certamente, ma aver composto, questa volta, l'albo degli elettori del centrosinistra è stata una decisione giusta e trasparente, un'assicurazione contro burle e brogli, un 'oasi di serietà nell'Italia delle orgette e delle feste pagate coi rimborsi spese. Tutto qui. Ti sei registrato? Allora puoi decidere di votare,
al primo e al secondo turno, solo al primo o solo al secondo, di non votare. Come desideri. Non lo sei? Niente di male, ma questa partita, evidentemente, hai deciso non fosse, ora, la tua. Dicono che così “è brutto”. Dicono “chi vuole vada”, al seggio. Sarebbe come se, in una
elezione politica, al primo turno avessero votato gli italiani  e, al secondo, si volessero aggiungere gli svizzeri. Invece, con serenità e tranquillità, domani avremo un'altra buona prova. L'Italia dei trucchi deve cambiare, finalmente.

"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R
1 XII 2012