sabato 7 dicembre 2013
Io voto e voto Cuperlo
giovedì 1 agosto 2013
Incontro dei sostenitori di Gianni Cuperlo alla segreteria nazionale del PD. 2013.
In questo video l'intervento di Davide Ferrari
https://www.youtube.com/watch?v=p7EE_XdDoRg&list=PLntnOXL7LipW9XxiDC23EQnvwQ6jC2TyV&index=7
sabato 22 giugno 2013
Il nuovo terremoto.
Il nuovo terremoto: mentre scriviamo non si registrano danni gravi e soprattutto non risultano vittime. La caratteristica della forte scossa appenninica e garfagnina , profonda, ha causato una grande estensione del sisma ma una ridotta distruttività. Certo è che qui l’abbiamo avvertito, e la paura è ritornata. Dopo un anno nuovamente tutta l’Emilia ha sentito la terra tremare. Ci spiegano gli esperti che non si può dire il momento nel quale il tremito colpirà. Chi come me, a Ferrara, ha vissuto il Maggio del 2012, non può scordare la profezia che ci raggiunse dopo quei giorni. La faglia, inabissata nelle golene alluvionali dove riposa la città, è l’unica, fra le vicine, -ci dissero- che ancora non si è spezzata, dunque ..prima o poi..E a Bologna si teme, come a Modena, Reggio, Parma, per gli edifici storici, infiniti, e per chi vi abita. La bellezza della nostra storia, viviamo ancora al suo interno, nelle sue case, nei suoi luoghi, ci è
diventata nemica. Così la nostra terra, lo scrisse Carlo Lucarelli, mite e sorella dell’uomo e del suo lavoro si scopre capace di fremiti sconvolgenti. Sappiamo ormai che il pianeta è una navicella nell’Universo e che abbiamo solo la sua crosta minima e l’aria che ì’ avvolge, per vivere. Il terremoto un tempo richiamava il concetto dell’ira di Dio, oggi evoca il senso di colpa per lo sfruttamento distruttivo cui sottoponiamo la nostra povera sfera. Ma la zolla tremante non riguarda noi e i nostri misfatti. Ci sovrasta incurante. A noi resta l’intelligenza di prevenire, con una architettura finalmente adeguata, e assistere, chi è colpito ed è troppo solo. Dimostriamo di averlo compreso.
"Il contrario
rubrica di Davide Ferrari
L' Unità E-R, 22 Giugno 2013
sabato 15 giugno 2013
"3 x 1". Ma sono negozi che chiudono.
sabato 1 giugno 2013
Un' astensione che non si può archiviare.
giovedì 16 maggio 2013
Referendum scuole Infanzia. Di cosa si tratta?
E' ancora ignoto ai più l'oggetto concreto sul quale i cittadini sono chiamati ad esprimersi nel referendum bolognese: le convenzioni Comune-paritarie nella scuola dell'Infanzia
I promotori hanno voluto che la scadenza assumesse un carattere generale, addirittura nazionale. “Chi buttereste dalla torre, le scuole pubbliche o quelle private?” Si vuole che i cittadini votino in risposta a questa semplificazione inaccettabile. Ben altro c'è da buttare, se si desidera! Vogliono farci litigare come i polli di Renzo avviati a perdere il collo. Per difendere la scuola bisogna integrare, unire le forze e le esperienze. La disinformazione è cresciuta dopo l'annuncio del Comune di voler porre servizi e scuole 0-6 anni in capo ad una ASP. La questione è complessa, richiede un confronto serio, viene associata al Referendum grazie alla parola magica :”Privatizzazione”. Al contrario: il Comune non può più assumere (per legge!), la “carta ASP”, azienda pubblica, permette l'assunzione a tempo indeterminato di nuovo personale, di non passare la mano ad altri, “privatizzando”. Invece le convenzioni rispondono ad un'altra necessità. E' naturale che un Sindaco cerchi di migliorare la qualità anche di scuole che da decenni e decenni lavorano per migliaia di bambini di 3, 4 e 5 anni Questa scelta è antica (18 anni!), si è diffusa in tutta Italia, fino alla Puglia del Presidente Vendola, non ha nulla di anti-costituzionale. Il prof. Rodotà scrive che -“quantomeno”- bisogna dare assoluta priorità alla “scuola pubblica”. E' proprio quello che si fa qui. Si spende 1 euro su 4 del bilancio, e una grande parte va alle scuole per l'infanzia, 36 milioni euro l'anno alle comunali, ed 1 alle statali: 37 volte il “costo” delle convenzioni con le paritarie. La campagna paradossale che mette Bologna sul tavolo dell'accusato è rischiosa.
Se passa l'idea che tutto è sfascio sarà più difficile proseguire investimenti per la scuola così cospicui. Se il voto sancirà una vittoria di parte, perchè l'altra si ritiri nella propria vita senza aiuti e senza doveri, si indebolirà il complesso del mondo scolastico. Una scelta più matura, il voto “B”, potrà sollecitare invece una politica per la scuola generosa ed aperta.
Davide Ferrari
condirettore della rivista nazionale
"Riforma della scuola"
Pubblicato da "Il Resto del Carlino"
Maggio 2013
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sabato 11 maggio 2013
Non fare finta di niente.
sabato 27 aprile 2013
Discutere, senza finte certezze.
Il 25 Aprile ha riempito le piazze di uomini e donne, di testimonianze vive. Nonostante quello che succede. Forse anche per quello. Delle tante foto “postate” dai compagni sui social network una mi ha particolarmente colpito. Scattata a Bologna, mostra Andrea De Maria e un gruppo di cittadini che discutono, che “si” interrogano e “si” rispondono. Una foto qualsiasi, una delle tante. E' il momento a renderla “notevole”. La discussione è animata, ma partecipe, si sarebbe detto un tempo. C'è il senso di una preoccupata, vigile, voglia di esserci, di capire. E da parte del politico, una volta tanto, non si vede nessun ditino alzato. Dopo il naufragio, la linea, se mai sarà possibile, va trovata e verificata insieme, giorno per giorno, occasione dopo occasione. La democrazia ha ancora degli anticorpi.
Quello che possiamo fare, ognuno di noi, è farli reagire. Reagire, cioè non arrendersi alla rabbia della protesta contro tutto e contro tutti. Oggi essere “contro” e basta vuol dire soltanto “portare il cervello all'ammasso”. Ma, di fronte a questa conclusione della crisi aperta dal voto del “vaffa” e delle maggioranze impossibili, nemmeno ci si può far bastare la consolazione di una retorica stanca del'”unità nazionale”, “a prescindere”. Reagire, vale a dire discutere, fare incontrare, tenere assieme. Io, che-anche oggi- voterei “tutto”, come ho sempre fatto, preso alla gola dalla responsabilità, sarei molto più convinto se vedessi tutti impegnati a parlare, senza finte certezze, scolpite nella pietra di talco più che nel marmo. Meglio una onesta, e attiva, IN-sicurezza. Quanto meglio di “dissentire” o, al contrario, minacciare espulsioni di qua e di là.
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lunedì 15 aprile 2013
Incontri di Casadeipensieri a Ferrara, Rumiz e Quilici.
Sala della musica, chiostro di San Paolo, via Boccaleone 19
Lunedì 15 aprile, Martedì 23 Aprile 2013 ore 20,30
Lunedì 15 aprile, Rumiz e il fiume segreto, incontro con Paolo Rumiz e Valerio Varese. Conduce il dialogo Annalisa Ferrari
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Martedì 23 Aprile 2013 ore 20,30
Volando sul Po con Folco
incontro con Folco Quilici, i suoi libri e la sua visione del Po. Verrà proiettato un video antologico di filmati di Quilici sul Po, realizzato dall'autore appositamente per questa occasione.
Conduce il dialogo Anna Quarzi.
domenica 14 aprile 2013
Rumiz e Quilici a Ferrara per parlare del Po
Casaderipensieri a Ferrara.
Rumiz e Quilici a Ferrara per parlare del Po
Lunedì 15 e martedì 23 aprile 2013 due incontri sul tema
“Il Po e la nostra cultura, fra immagini e scrittura”
http://www.ilgiornaledelpo.it/rumiz-e-quilici-a-ferrara-per-parlare-del-po/
venerdì 22 marzo 2013
Referendum e scuole dell'Infanzia. E' lo Stato il latitante.
Il Comune di Bologna non toglie nulla alla scuola pubblica, anzi spende come nessun altro per le proprie scuole e per le scuole statali.
Spende oggi come non ha mai speso, neanche ai tempi d'oro dei grandi Sindaci Dozza, Fanti, Zangheri e Imbeni.
Ci sono mille cose che non vanno , ma perchè qui si fa.
Urgono molti più "posti" realizzati o pagati dallo Stato.
Questa era ed è la vera battaglia da fare. Lo Stato non da a Bologna quasi nulla per l'Infanzia e taglia, e impedisce al Comune di assumere e di spendere. Qui è l'origine delle liste di attesa, non nel nodo delle paritarie.
sabato 16 marzo 2013
I selvaggi bus.
sabato 9 marzo 2013
FAST FOOD, DOVE NASCE LA RABBIA DEI SENZA-TUTELA
mercoledì 6 marzo 2013
I funerali di mio babbo, Aldo Ferrari
Grazie di essere qui con noi,
innanzitutto un saluto alla zia Nicoletta, sorella del babbo, che oggi è lontana ma vicinissima a noi, ed al caro zio Serafino, con un amore grandissimo.
Grazie per i tanti messaggi, leggerò alcune parole da quello di Vasco Errani, Presidente della Regione,
"La capacita' di Aldo Ferrari di documentare e interpretare le vicende della citta' di Bologna, da fotoreporter e da giornalista, resta patrimonio della nostra comunita'. Con la sua scomparsa viene meno un uomo e un professionista che e' stato interprete della vita cittadina impegnato alla guida del sindacato regionale dei giornalisti anche nella tutela della professione";
e da quello, così caro e amichevole di Virginio Merola, Sindaco di Bologna:
“Storico fotoreporter e giornalista, con i suoi scatti ha ritratto la nostra città rianimatasi dopo essere stata vittima del secondo conflitto mondiale, ed ha raccontato le personalità multiple che tra gli anni '50 e '60 popolavano Bologna, da quella sportiva a quella artistica.
Con la scomparsa di Aldo Ferrari perdiamo un brillante testimone della storia della nostra città. A Ferrari va la riconoscenza di tutta Bologna, non solo per il servizio reso alla città con il suo lavoro, ma soprattutto per l'immenso patrimonio culturale e storico che ha lasciato in eredità alla nostra comunità, donando tutti i suoi scatti all'Archivio fotografico della Cineteca".
E ci hanno raggiunto le parole di Beatrice Draghetti, Presidente della Provincia, cui siamo grati.
Ringraziamo Sergio Lo Giudice per il suo ricordo in consiglio comunale e per il minuto di silenzio che, insieme alla Presidente Simona Lembi, ha voluto dedicare ad Aldo, per testimoniare, come ha detto, che:
“Oggi il cordoglio della famiglia, a cui ci uniamo, è il cordoglio della città di Bologna per la perdita di un testimone attento e acuto di una parte importante della propria storia”.
Ringrazio i dirigenti del PD che ci sono stati vicini, nella persona del Segretario Raffaele Donini, che è qui con noi.
Ringrazio tutti i parlamentari ed i candidati, salutando Andrea De Maria, per le sue parole e per la sua presenza qui.
Ringraziamo tutti i colleghi che ne hanno scritto, con affetto, sulla stampa. Tutti li salutiamo nella persona dell'amico, tanto caro al babbo, Luca Goldoni.
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SONO SEGUITI GLI INTERVENTI DI
Claudio Santini- collega e amico, former Presidente dell'Ordine dei giornalisti,
Giovanni Rossi- segretario nazionale della Federazione della Stampa,
Anna Fiaccarini- responsabile della Biblioteca “Renzo Renzi” e dei fondi fotografici della Cineteca di Bologna
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Il maestro Paolo Buconi, violinista, ha eseguito “Sarabanda” di Haendel.
http://www.youtube.com/watch?v=JSAd3NpDi6Q
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Care amiche, cari amici,
Perdere il proprio padre è sentire, immediato, il vuoto dei ricordi non più condivisi nel dialogo, la vita comune non più rinnovata nell’amore, nella confidenza quotidiana.
Per tutti è così. Noi figli sentiamo, insieme con Paola, la sua compagna di questi anni, il dolore, la mancanza improvvisa (non importa l’età avanzata, non consola) di una guida di immensa generosità, fino agli ultimi, lucidi giorni.
Un amico poeta, suo collega giornalista, Pier Damiano Ori, ci ha scritto che Aldo era “imponente e gentile”. Un uomo che camminava leggero, senza odi e rancori, lieve nella sua corporeità così massiccia.
Atleta in età giovanile, marinaio sui mezzi d’assalto, visse, poi, lo sbandamento di una fede sbagliata, razionalmente perduta dopo la tragedia della guerra, senza incertezze e senza plateali abiure, perché l'abiura non ha stile e non consente di capire, fino in fondo.
Destinato per tradizione familiare, plurisecolare, alla carriera militare ed all’ingegneria aveva seguito altre ispirazioni, più vicine alla madre, la pittrice Emma Dallolio, alla moglie, Lucia ed al cognato, il nostro zio geniale e sfortunato, Costantino Della Casa, intellettuale influenzato dalla Sinistra.
Si era dedicato ad un mestiere, un artigianato, così lo considerava con rispetto e passione, fare il fotoreporter, correre in Lambretta da un capo all’altro dell’Emilia-Romagna, in caccia di immagini. Dal 1950 al ’60 fu la sua grande stagione di fotografo. Dalle immagini, straordinarie, del Polesine alluvionato, al volto di Ligabue, il poeta folle degli argini e del dolore, diecimila scatti in dieci anni, un patrimonio.
Come hanno scritto Gregorio Scalise e Bruno Stefani l’impronta pittorica, luminosa, nelle sue foto è saldamente legata all’ingegno del taglio, della composizione, e a quel lavoro in camera oscura che produceva, dalla congerie dei “clic”, il capolavoro.
Oggi Aldo è riconosciuto come uno dei fotoreporter di maggior talento e alcune sue inquadrature -lo sappiamo-possono stare nella storia della fotografia italiana.
Anche da giornalista mantenne l’attenzione alla grafica, all’impaginazione. Alcune sue pagine appaiono oggi, ideate ancora per la composizione a caldo e la linotype, moderne, di un’arditezza che stupisce.
Le sue fotografie diventarono invece cronaca della vita personale. C’è in queste “altre” foto un secondo patrimonio che andrà proposto alla conoscenza del suo pubblico, così cresciuto in questi ultimi anni.
Una vita multiforme, vissuta seguendo la brezza della casualità e del talento: Aldo, nei suoi diversi mestieri, l’ingegnere, l’artista.
Tre cose costanti nella sua vita, lo abbiamo ascoltato dalle testimonianze proprio ora,
il lavoro,
la famiglia,
l'amicizia.
Dell'amicizia vorrei dire, in ultimo.
La morte lo ha trovato vivo, appassionato di tutto.
Come facesse a stare nell'attualità senza leggere,
senza aggiornarsi con lo studio,
senza ascoltare musica,
senza guardare film, come aveva il compiacimento di dire spesso, esagerando,
ce lo chiedevamo.
La risposta è che
imparava con gli amici, nella frequente convivialità, che gli era necessaria,
i mitici compagni di scuola, la pluriclasse del Galvani, così la definiva Claudio Santini ironizzando sul numero dei componenti che il babbo citava,
i compagni d'arme e di sport,
i colleghi,
lo “stupidario”, la congrega del buon tempo cui tanto era legato,
le telefonate con il Brasile, con Ial Ceciliato, con Skype, in webcam, due veri “nonni multimediali” così meno soli e uniti sempre.
Un pomeriggio, dall'Università, da Bressanone, gli telefonai per raccontargli la mia lezione conclusiva di un ciclo sui poeti contemporanei, lo facevo sempre.
Gli dissi che avevo terminato con una poesia-canzone di Roberto Roversi , ben nota.
Gli piacque molto, e lui mi aiutò a capire che parlava anche della solitudine del vecchio, espressa in prima persona, non soltanto della solita nostra generazione degli anni '60 e '70, come può sembrare,e della necessità e dovere di parlare con gli altri, di ritrovarsi sempre, soprattutto con i più giovani, i ragazzi, chi ci segue...
Se vuoi toccare sulla fronte il tempo che passa volando,
in un marzo di polvere di fuoco
e come il nonno di oggi sia stato il ragazzo di ieri
se vuoi ascoltare non solo per gioco il passo di mille pensieri
chiedi chi erano i Beatles
Se vuoi sentire sul braccio il giorno che corre lontano,
e come una corda di canapa è stata tirata
o come la nebbia inchiodata tra giorni sempre più brevi
se vuoi toccare col dito il cuore delle ultime nevi
chiedi chi erano i Beatles
Perché la pioggia che cade è presto asciugata dal sole
un fiume scorre su un divano di pelle
ma chi erano mai questi Beatles
di notte sogno città che non hanno mai fine
sento tante voci cantare e laggiù gente risponde
nuoto tra onde di sole e cammino nel cielo del mare
ma chi erano mai questi Beatles.
(http://www.youtube.com/watch?v=NzF1Vf5Ro9E)
Addio,
con te, babbo, Fiammetta ed io, salutiamo oggi chi abbiamo già perduto, gli altri nonni amatissimi da Elena e Rosa, da tutti noi, Luisa e Walter Moretti, Luciana e Glauco Cremaschi, e salutiamo colei cui ogni momento ci rivolgiamo, noi, i figli che ti ha dato, la nostra mamma, Lucia.
Ciao , babbo.
sabato 23 febbraio 2013
Il voto e "il Caos".
A ripetere “al lupo, al lupo!” , (quante volte ci è capitato!) anche quando alle viste ci sono soltanto faine e “pungazze”, si sa, va a finire che, quando la “bestia” arriva, le vittime sono divise e disattente. Questa volta il “lupo” c'è e ancora pochi lo hanno riconosciuto. Non è una figura sola della triste “smorfia” dei “leaders” reazionari e dei guru populisti che affollano le liste elettorali. Non è Berlusconi, il falso postino dell'Agenzia delle entrate che vorrebbe i poteri di Mussolini e il pittore del ritratto di Dorian Gray fra i dipendenti. Non è Grillo, che urla verità menzognere che tutti, almeno una volta, abbiamo creduto e molti seguono per la vita intera. La più soave: che “la colpa è degli altri”, che “noi” gente, non siamo e non dobbiamo essere responsabili di nulla e per nulla. Questi, e i minori, sono attendenti, famelici, di un ben più grande “Generale Inverno”. Il nemico è il Caos. Risultato della crisi, della miseria, che ci raggiunge a larghi passi, della sfiducia, il Caos è la fuga dalla democrazia, che, senza speranze condivise che facciano partecipare, diventa un guscio vuoto di leggi e palazzi. Si nutre di ogni cosa, per sconfiggerlo non basterà un voto. Intanto, però, è necessario non alimentarlo, non farlo ingrassare con un voto che non significhi: più giustizia, sicurezza, stabilità, governo. Solo il centrosinistra, solo Bersani possono provare a garantirli. Chi dice : “sono tutti uguali” vuole farci scegliere i peggiori. E, qui, in Emilia-Romagna, sogna, come sempre, di farci diventare una delle tante province arrese dove il lavoro ed i cittadini contano ben poco. Il passaggio dell'Italia è stretto. Decidiamo di essere fra quelli che vogliono tenerlo aperto
L'Unità, "il contrario", 23 II 2013
sabato 16 febbraio 2013
Deregulation all'armeria. Un No per la sicurezza.
Le
armi. Al di là di chi ne ha necessità per lavoro, evidentemente
piacciono. Altrimenti due parlamentari di Fli, Paglia ed il nostro
Raisi, non avrebbero fatto una proposta per rendere più facile,
“meno burocratico”, averne una. Deregulation non solo
all'anagrafe ma anche all'armeria. “Come?-qualcuno ha chiesto- Di
armi in mano ai privati si muore e voi volete promuoverne la
detenzione?”. I due hanno risposto: “Sì, ma vogliamo, nel
contempo, incrementare i controlli psico-fisici su chi ha un'arma”.
Prima gliele diamo, poi li controlliamo. E, spesso, sparano
all'impazzata i più insospettabili, i normalissimi. Senza contare
gli incidenti, i bambini falciati da un gioco eccetera eccetera. E,
soprattutto, perché? Chi sente il bisogno di facilitare una
pistola, invece, per dire, di un buon libro? E' vero: la destra
moderna e centrista ha fatto una lunga marcia di cambiamento ma, nei
punti sensibili, evidentemente scatta la vecchia cultura come un
coltello a serramanico. Inutile ironizzare, tuttavia. Interessa
maggiormente riflettere sulla “cosa”, più che su chi la propone.
Obama ci prova, le lobbies del “fucile per tutti”, in America,
dove il Far West è storia di appena ieri, sono per la prima volta
seriamente sfidate. Da noi il clima è diverso. La criminalità non è
maggiore, è maggiore la paura, è minore la speranza. Lo Stato? In
molti non ci credono più. La fondina carica da sicurezza. E'
un'illusione nefasta. Associa chi la coltiva ai peggiori pensieri.
Meglio non voltare la testa dall'altra parte, però. Ogni pronuncia,
serve netta e chiara, che suoni: “No alle armi” deve unirsi ad un
“Sì alla sicurezza”. Partiamo da qui.
"Il contrario", rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R, 16 II 2013
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sabato 9 febbraio 2013
La foto dello scudetto per dire ai lavoratori: "Appartenete a noi"
Dobbiamo sapere, tutto.
Come azzereranno l'Imu quelli che l'hanno istituita, la sfida al
diabete del consigliere che si fa comprare la Nutella, il nome dei
cagnolini di Silvio e di Mario. Possiamo indignarci, urlare, mandare
altrove tutti i politici, la “casta”. Perfino scagliarci contro
Fabrizio Corona. Tanto, qualunque cosa gli si dica si rischia di
prenderci. Di operai, no, meglio non dire, non sapere. Se proprio si
vuol essere di Sinistra, magari intellettuali (quanto silenti!), ci
si può divertire alle imitazioni di Marchionne. I morti, gli
ammalati, per lavoro? Si pianga sulle statistiche, si stia sulle
generali. Sui diritti negati si allarghino le braccia, si sfumi nei
trafiletti. Così il lavoro dipendente si trasforma in
“appartenenza”. Il lavoratore non più persona, ritorna oggetto.
I muri della sua fabbrica, è anche “sua”, vi lavora, diventano
memorandum sul dovere di appartenere, lui, alla fabbrica, a chi la
possiede. L'”undici”dello scudetto, affisso alla Marelli,
”anti-assenteismo”, è questo. Infatti se ne scrive con
parsimonia. Dispiace che venga usato quel Bologna “del popolo”.
Vengono in mente Fulvio Bernardini, il “dottore”, un fior di
democratico, e la nostra gente allo Stadio, o ai giardini, la
Domenica, l'orecchio attaccato alla radio. Nielsen, cancellato col
photoshop, dovrebbe sentirsi male augurato. Ma il problema non è lo
strumento rossoblù che si utilizza, è la “ratio” di queste
campagne. Mia mamma fu impiegata alla Ducati, nell'era fascista.
Raccontava dei cartelloni con la scritta: “Salutare i superiori
guardandoli negli occhi”. Capiva bene il loro significato. “Tu
sei nostra!”. No. Fra lavoro e impresa ci deve essere un
“contratto”, doveri e diritti, responsabilità, certo, ma “voce
in capitolo”. C'è crisi, servono uomini e donne, non sudditi.
"Il contrario", rubrica di Davide Ferrari, L'Unità E-R, 9 II 2013
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martedì 5 febbraio 2013
Aldo
sabato 2 febbraio 2013
Diario elettorale. Un voto per non alzare le mani.
sabato 26 gennaio 2013
CIE. Il coraggio del Sindaco.
sabato 19 gennaio 2013
Parma. Cosa ci dice.
"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità 19 Gennaio 2013
domenica 13 gennaio 2013
Favia e la casta degli irresponsabili.
Noi siamo l'alternativa. La casta sono loro: l'Italia irresponsabile di sempre. Il più è farlo capire. Per esempio sviluppando la campagna elettorale, quella vera fra i cittadini. Tutti, non solo Bersani, a parlare, a proporre, a convincere. Con la forza delle Primarie ma sapendo che sono già alle nostre spalle. Tornando a Favia...no, non ci torniamo. Tanti, relativi, auguri. E' sufficiente.
"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R 13 Gennaio 2013