martedì 29 maggio 2007

Bologna 1977. La cultura, dopo.

Associazione culturale "La casa dei pensieri"
Fondata nel 1987. Da una idea di Paolo Volponi


Casadeipensieri

Primavera-Estate 2007

"Bologna 1977. La cultura, dopo"
Arti, musica, letteratura, comunicazione,
i percorsi dopo il '77

 
Festa dell'Unità
in via Due Madonne, a Bologna.

martedì 29 maggio, alle ore 21

 
Intervengono:

Claudio Lolli,
Andrea Morini,
Enrico Palandri,
Gregorio Scalise,
Giancarlo Ambrogio Vitali,

Presiede:
Davide Ferrari


Il '77 dopo trenta anni, non per rievocare, non per giudicare.
il punto in quest'occasione è quello dell'arte, della musica, della letteratura e della produzione comunicativa: come mutarono dopo il '77, come la generazione protagonista di quel movimento ha segnato la cultura italiana contemporanea.
 
 
INVITO

venerdì 25 maggio 2007

“E’ la natura che vi condanna”

Una sentenza, quella dell’avvocato Foschini(V.Presidente del Consiglio comunale di Bologna, di Forza Italia, ndr) rivolta ai Gay, sulla quale è difficile non consentire.
La natura, è vero, non è democratica. Così come ha messo al mondo Don Giovanni Tenorio e, per fortuna, l’On. Franco Grillini, così ha prodotto Rita Levi Montalcini ed il medesimo Foschini. Quale ingiustizia!
Da sempre, da Sparta a Saint-Just, gl’ideologi egualitari, sia di Destra che di Sinistra, provano a lottare contro la natura. In generale costringendo i seguaci a una divisa. Per questo l’imperatore Ming, del pianeta Mongo di Flash Gordon, costringeva tutti a raparsi a zero perchè non si notasse la sua gialla calvizie.
Allora ha ragione Foschini, è meglio arrendersi alla naturalità?
Ma, ahinoi, la storia è andata avanti. Non siamo più nudi di fronte alle intemperie, non siamo senza difesa di fronte alla bizzarria della Natura. Alla calvizie si rimedia con un trapianto, come ha fatto il Ming di Arcore. Così come lo stesso imperatore nostrano ha dimostrato che bastano due tacchi nascosti nella tomaia e la statura inadeguata è esorcizzata. “Più protesi per tutti!”.
Ci fu un tempo nel quale Vescovi battaglieri e predicatori itineranti cercarono, senza successo, di impedire l’uso dell’anestetico ai cavadenti perchè il dolore è nell’ordine delle cose e sarebbe stato sovversivo cercare di attenuarlo.
”E’ causa di dolore il nascimento”, così la Bibbia.
E ancora stenta a diffondersi l’epidurale. Chissà perchè. Meno letta la Bibbia che ricorda le prime medicine ed insegna ad alleviare le sofferenze.
”I poveri saranno sempre con voi”, dice il Signor Gesù Cristo, e, invece di trarne spunto, come i tanti Don Bosco, per una carità inesausta, qualche polemista paolotto dell’ottocento, ma anche le suorine che mi ebbero scolaro negli anni ’60, ne ricavavano l’insegnamento che cercare di vincere la povertà è andar contro l’ordine stabilito dell’universo. Questione di punti di vista.
L’idea che l’uomo sia solo figlio della Natura e che tutto ciò che lo allontana da lei è male, è un bizzarro ragionamento, durissimo a morire.
Provarono a coniugarlo anche gli ecologi fondamentalisti di moda qualche decennio fa. Siccome non risultavano ancora rinoceronti gay o zanzare lesbiche, pareva loro opportuno che i diversi fra gli umani fossero più condiscendenti al gusto dei più. Confesso che quando mi parlano di comunità contraddistinte dal rifiuto della luce elettrica, dal riso bollito e dall’artigianato alternativo, provo,assieme ad una viva simpatia, un’irresistibile desiderio di un taxi e di un Mc Donald.
D’altra parte decidere cosa è davvero innaturale è difficilissimo. Ognuno è incline a dire normali le proprie abitudini ed a inorridire di quelle altrui. Con i punkkabbestia socializziamo tutti con difficoltà, riconosciamolo, ma sugli usi sessuali ci si divide.
Forza Italia tollera la diversità quando è mediatica, nei giurati di qualche reality di Mediaset, anche se a stretto contatto con aspiranti divetti, ma la vorrebbe lontana dalle anagrafi e dagli stati di famiglia. Insomma: se serve all’audience sì, se allontana la preferenza no.
Più che “Todo modo”, il motto sembra essere “Tutto fa brodo”.
Si dice: “non parliamo di voi, ma dei figli”. Non devono nascere figli da gay. E quelli che già sono nati, figli di un uomo o di una donna omosessuali, che ne facciamo? Li cancelliamo, li affidiamo a qualche accogliente famiglia normale? Come i figli degli squartati dai militari nazisti in Argentina, adottati poi da caritatevoli famigliuole bene. Ricordo, sull’alpe di Praly, sopra Pinerolo, nell’aspra montagna valdese, la sagoma di un prete. Sì proprio uno di quelli con la tonaca nera, lunga e lisa. Un uomo solitario, fra tanti protestanti, fierissimo del suo cattolicesimo, più di Nereo Rocco.
Uno che si sentiva carico del peso della responsabilità del mondo. Del mondo così com’è, con la natura, e gli uomini che nulla ne capiscono. Un sacerdote dall’aria mite e dalla fede durissima. Don Barbero, il prete che - lo accusarono - sposava i gay.
E’ vero: anche lo scandalo turba e può far danno. Ma molto cambia con i tempi, ed è facile immaginare che un giorno esempi come questi saranno preziosi.
Diamoci, tutti, una via d’uscita da queste brutte giornate. Ricordiamo che uno scontro sulla dignità delle persone, una divisione, non si dimenticano per mille anni.

Davide Ferrari
Unità 24 maggio 2007
www.davideferrari.org

sabato 19 maggio 2007

"Non capisco Rosy Bindi"

ROMA. Nel merito della dichiarazione di oggi (18 Maggio 2007) del Ministro Rosy Bindi sulla necessità di chiudere i giornali esistenti e/o fare una “nuova testata” come organo del Partito Democratico, Davide Ferrari, coordinatore nazionale dell’associazione “Sinistra per il PD” esprime il suo dissenso.
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“Non capisco Rosy Bindi. – afferma Ferrari - Come già quando dichiarò a proposito delle sedi (vendere quelle dei Ds e comprarne di nuove, ndr) mi pare che, anche per quanto riguarda il quotidiano l’Unità, il nostro ministro faccia prevalere la logica della sottrazione a quella dell'addizione. Non sono sicuro che serva un organo ufficiale. Mi pare una logica un pò vecchia. In ogni caso crediamo che non debba morire nulla ma si debbano cercare forme di comunicazione larghe e innovative. Ci piacerebbe, - conclude il coordinatore dell’associazione - lavorando in un’associazione di cittadini con molti giovani, che si pensasse a come realizzare un grande portale del PD nell’Internet, piuttosto che prefigurare chiusure e dispersione di patrimoni di credibilità e di democrazia”.

(da www.pupia.tv)

Una missione laica per il PD

La questione della laicità dello Stato e delle forme della presenza dei cattolici nella vita politica si è riaperta in modo dirompente.
Vi sono cause di ampia portata. Sono note ma non è inutile provare a citarle.
Innanzitutto la crisi delle ideologie narrative, delle loro definizioni del progresso, che riporta i corollari ideologici delle fedi in primo piano, apparentemente senza contendenti e comunque senza più il senso di un limite imposto loro dall'evoluzione storica.
Ma anche il sempre più marcato pluralismo delle scelte di fede e dei comportamenti etici sembra spingere la Chiesa cattolica, soprattutto nei paesi di più solida o quasi esclusiva presenza, ad una battaglia aspra per la difesa delle aree di egemonia.
In Italia questi fenomeni convivono, com'è evidente, con vicende più ravvicinate: la scomparsa della Democrazia Cristiana e la fine, in un sistema bipolarista di un "centro" dove, naturaliter, possano confluire le adesioni e le scelte di militanza della parte dell'opinione cattolica più influenzata dalle gerarchie e dalla struttura di appartenenza della Chiesa.
Una situazione dove il crinale delle maggioranze sembra impossibile da varcare senza la conquista del voto cattolico più organizzato.
In questo quadro, dove ogni compromesso sembra rotto per sempre, o destinato a rompersi, cerca di realizzarsi un processo di modernizzazione della politica, il Partito Democratico, che scommette su un confronto che non si radicalizzi su visioni generali e contrapposte della società e della vita.
Il PD può "farcela"? Può proporre , e imporre, dialogo e collaborazione a chi punta sulla globalità, sull'interezza delle scelte?
Se ogni volta dovesse risolversi come Sabato 12 Maggio, il pessimismo sarebbe più che giustificato.
Ma l'unità della Repubblica non può reggere la prova di un confronto di civiltà al proprio interno.
Devono essere messe ben in chiaro le conseguenze che produrrebbe: il blocco dell'integrazione dei migranti, l'approfondirsi della diversità fra Nord e Sud, fra città e provincia, fra le generazioni, oltre che fra le diverse scelte di vita.
E' evidente che occorre reagire, invertire il processo in corso, proporre all'Italia strade diverse. Innanzitutto riferite al senso di responsabilità.
Il PD può diventare l'unica grande forza capace di fare il primo passo in questa direzione. La sua missione è di rivolgersi all'opinione pubblica, a tutti i cittadini di buona volontà, per rifiutare lo scontro. Proporre una politica che sia garante della serenità pubblica, dell'avanzamento dei diritti, del senso dei doveri, della possibilità di far crescere, insieme, la Repubblica. Proprio i suoi caratteri plurali, e quindi laici, possono trasformarsi in fattore di costruttività positiva. Il Partito Democratico può essere un'ancora nelle tempeste delle guerre di identità, nel gioco tragico delle reciproche esclusioni e delegittimazioni.
Ma non è per nulla scontato che questo accada, e soprattutto non è qualcosa che si può ottenere senza una franca battaglia politica.
In primo luogo per rivolgersi a tutti gli italiani, bisogna definire il proprio "spazio politico", il proprio campo di proposta.
A tutte le tradizioni che stanno dando vita al partito , da qualunque esperienza politica provengano, spetta il compito di contribuire con fermezza, a viso aperto, a questo chiarimento.
Una chiarezza alla quale è ancor più necessario contribuiscano, proprio ora, all'inizio del percorso, i cattolici democratici che credono al PD.
Una clericalizzazione della politica non può essere la linea di nessuno che ambisca a determinare l'asse politico del PD, che senza laicità non può avere senso.
Al contempo, è necessario che la sinistra laica che crede nel Partito Democratico affermi una propria visione, autonoma da chi crede, con o senza strumentalizzazioni, nella priorità della risposta "colpo su colpo".
Non si tratta di una competitività sportiva: il terreno su cui misurarsi è quello delle argomentazioni. In sintesi: il PD "s'ha da fare", anche perché i rischi di esplosione identitaria si potrebbero fare di giorno in giorno più gravi. Il PD deve parlare, e per primo, oltre che ascoltare con pazienza le manifestazioni altrui. Deve parlare con una gamma di voci compatibili, maggioritarie, perché responsabili, capaci di farsi riconoscere e scegliere. L'Italia più grande è quella che vuole rispetto per tutti, che non crede alle scomuniche, ma che non sottovaluta il fenomeno religioso. Gli italiani che, o con "sapientia cordis", con "la sapienza del cuore", o con l'intelligenza, con la capacità di capire la realtà, vogliono, ad esempio, che una famiglia stabile sia la possibilità data a tutti, anche se dandole nomi diversi, sono la vera maggioranza che molti vorrebbero silenziosa. A noi apparire credibili, dare loro fiducia perché riprendano la parola.


Giancarla Codrignani
Davide Ferrari

mercoledì 9 maggio 2007

Non tutta la Sinistra è contro il Partito Democratico


“Diciamo a Mussi: migliaia di compagni della Sinistra hanno scelto di restare nell’Ulivo e saranno forza di dialogo e unità”. Lo afferma Davide Ferrari, coordinatore nazionale dell’associazione “Sinistra per il PD”, all’indomani della fondazione, a Roma, del movimento “Sinistra Democratica” degli ex diessini Mussi e Angius.

“Abbiamo il massimo rispetto per tutti i compagni che hanno sancito a Roma la loro scelta, - continua Ferrari - che d’altra parte abbiamo considerato inevitabile per loro da tempo, e proprio per questo motivo chi di noi è iscritto ai Ds decise di non sottoscrivere le mozioni di minoranza. Una scelta che ci ha portato con tanti altri compagni non iscritti a nessun partito a promuovere una nuova associazione che è per il PD, per farlo nascere nel migliore dei modi con dentro anche le culture della Sinistra. Chi come noi ritiene un dovere restare nell'Ulivo si impegnerà perché tutto il centrosinistra sia unito nel sostegno al Governo e cambiare il paese. Per questi obiettivi, è bene ricordarlo, un grande numero di compagne e compagni provenienti dalle esperienze della Sinistra dei Ds di questi anni, dal Correntone in poi, è oggi ancora all'interno dell'Ulivo e intende provare a fare il nuovo Partito Democratico”. Ferrari conclude: “E’ una scelta di migliaia di persone e rappresenta una forza per il dialogo e l'unità, una ricchezza per tutti, non solo per il PD”.

da PUPIA TV, di Redazione del 7/05/2007 in Politica

domenica 6 maggio 2007

"Sinistra per il PD": "Diciamo a Mussi, migliaia di compagni della Sinistra hanno scelto di restare nell'Ulivo. Saranno forza di dialogo e unità"

Associazione della Sinistra
per il Partito democratico

NOTA STAMPA
Roma, 05, 05, 2007


L'Associazione, che rimanendo nell'Ulivo vuole rappresentare le ragioni della Sinistra del riformismo nel Partito Democratico è coordinata nazionalmente da Davide Ferrari.
Questa la dichiarazione da lui rilasciata oggi, in occasione della fondazione a Roma di "Sinistra Democratica" (Mussi e Angius).

" Abbiamo il massimo rispetto per tutti i compagni che sanciscono oggi a Roma la loro scelta, che d'altra parte abbiamo considerato inevitabile per loro da tempo, e proprio per questo motivo chi di noi è iscritto ai DS decise di non sottoscrivere le mozioni di minoranza.
Una scelta che ci ha portato con tanti altri compagni non iscritti a nessun partito a promuovere una nuova associazione che è per il PD, per farlo nascere nel migliore dei modi con dentro anche le culture della Sinistra.
Chi come noi ritiene un dovere restare nell'Ulivo si impegnerà perchè tutto il centrosinistra sia unito nel sostegno al Governo e cambiare il paese.
Per questi obiettivi, è bene ricordarlo, un grande numero di compagne e compagni provenienti dalle esperienze della Sinistra dei Ds di questi anni, dal Correntone in poi, è oggi ancora all'interno dell'Ulivo e intende provare a fare il nuovo Partito Democratico.
E' una scelta di migliaia di persone e rappresenta una forza per il dialogo e l'unità, una ricchezza per tutti, non solo per il PD"

mercoledì 2 maggio 2007

"Quello che non c’è più. Cose piccole, grandi cose"

LA BOLOGNA CHE VOGLIAMO


Mi ricordo...mi ricordo che quando ero bambino in via Santo Stefano, dalla parte sinistra, a venire dalla porta verso il centro, quella con il portico più deserto c’erano tante buche di calzolai.
Cos’erano? Provate ancora a camminare sotto quei portici. Se state in pizzo sulla strada, sotto i vostri piedi vedrete delle lastre di ferro. Quelle lastre un tempo, ogni mattina, si aprivano e diventavano il tetto di piccoli “uffici”, grandi quanto un’ogiva di sputnik. Dentro ognuna, un calzolaio curvo a battere le suole e attorno a portata di mano, “ricambi” e attrezzi. La buca era alta come l’uomo seduto.
Se si alzava usciva dal “negozio”. Un lavoro miserrimo, ma, com’è noto, utilissimo. Mia nonna li conosceva quasi tutti, uno per uno. Eravamo nel 64. Forse nel ’65. Poi in pochi anni sono spariti. Oggi morirebbero avvelenati, prima che dal puzzo delle colle, dai gas delle auto e dei bus. Ma allora ce n’erano meno, oppure si sopportava di più. E’ strano, quando ne parlo nessuno, neanche i “vecchi”, si ricorda di questi calzolai. Li avrò sognati.

Mi ricordo.....mi ricordo che mio padre mi portava a vedere le formelle in arenaria sulle colonne del Palazzo del Podestà. Ognuna è diversa. Sono 2999. Ogni quadrato un fiore di pietra e, in mezzo, sulla prima colonna, verso Piazza Nettuno, la formella a rettangolo, con i bassorilievi di Re Enzo, già mangiati dal tempo, ma allora ancora visibili. Oggi non si vede quasi niente. Anzi non si vede proprio niente. Un anno con l’inquinamento che abbiamo sfarina l’arenaria come un secolo. Pochi giorni fa mia figlia, con l’aiuto di una vecchia foto fatta dal nonno, l’ha individuata. Quella dove si vedeva Re Enzo nascosto nella gerla di un fornaio, mentre tenta la fuga. La sua fuga, dal palazzotto dove i bolognesi lo tennero tutta la vita, dopo Fossalta, quell’evasione che una donna impedì gridando, dopo aver scorto, dall’alto di una finestra, i suoi capelli biondi brillare in mezzo ai pani. Oggi il disegno della pietra è nell’aria, in mille grani di polvere. La sua fuga è riuscita, finalmente.

Mi ricordo....mi ricordo quando nell’insegna color bronzo del Museo Morandi, in alto a lato della porta dell’ascensore di palazzo d’Accursio, quello fra i due cortili, le viti che lo infiggono nel muro erano quattro. Da molti anni sono rimaste in tre. Il “cartello” di metallo è abbastanza solido da non “ballare”, ma tant’è quella vite manca. Quando è venuto in visita il Presidente Napolitano sono stati messi i tappeti rossi sullo scalone “dei cavalli” ed è stato ripitturato attorno all’ascensore. Era la volta buona per piantare la vite mancante. Niente. Il particolare è sfuggito. Pochi giorni fa è stata sostituita l’intera cabina dell’elevatore. Ora è nuova fiammante.
Ma la vite ancora manca. Chissà: forse il buchetto vuoto, dove andrebbe avvitata, è scaramantico, come i macachi di Gibilterra. Fin quando esisteranno, Albione regnerà sullo scoglio. Fin quando la vite mancherà il Palazzo prospererà. Chissà!


DAVIDE FERRARI