lunedì 21 luglio 2008

Il nuovo Piano Strutturale del Comune di Bologna

Il nuovo Piano Strutturale del Comune di Bologna (PSC) non viene alla luce in una città paragonabile alla Bologna degli anni 60 e 70. Abbiamo vissuto per più di vent’anni l’epoca del liberismo, della non-progettazione, dell’urbanistica dimenticata.
Pur rimanendo “ferita ma viva”, anche Bologna è passata in quest’epoca. Ha resistito meglio, per la sua grande storia di programmazione e di qualità urbana e per la tenuta di una classe politica democratica, e di una società civile, indebolitesi ma tutt’ora in piedi.
Oggi, la speranza è che il PSC rappresenti l’annuncio che il vento sta cambiando di nuovo. Non si torna ad una rigidità impossibile, nei rapporti fra indirizzi di governo locale e società e mercato. No. Il mercato ha un ruolo nella visione del PSC. L’espansione c’è, ricondotta però a cifre sostenibili di nuove edificazioni, indirizzata socialmente a ripopolare Bologna e quindi a frenare la crescita delle villettopoli. Non crediamo che la partita sia stata facile. C’è, a Bologna, chi ha anunciato danni patrimoniali ai consiglieri comunali, per interventi negati in collina e soprattutto c’è chi ha iniziato a civettare con l’idea di “scendere in politica” proprio quando le istituzioni hanno voluto discutere , anche solo discutere, la costruzione di Romilia.
Ricordate? Dopo i rilievi a Romilia si è additata la politica al pubblico ludibrio per avere impedito la nascita di molti posti di lavoro. In giorni di scarsità, di dubbi sul proprio futuro per tanti, queste non sono accuse da poco.
Ripensiamo, ora, a Romilia e a Cazzola. Le parole, prima contro la Provincia, poi contro tutto “il pubblico” sono state pesantissime. Reggere la barra, proseguire una strada, segnare un punto “di civiltà” non è stato facile. E’ stato fatto.
Si devono far lavorare assieme il governo ed il mercato. Lo si può fare, però, solo se si programma. Se si guarda all’interesse generale. In questi giorni vediamo una crisi drammatica del mercato finanziario immobiliare internazionale.
Una crisi le cui conseguenze, intrecciate ad altri gravi fatti, minacciano anche le nostre prospettive produttive.
Non si salva una città seguendo progetti estemporanei di quello o quell’altro gruppo ma mantenendo un equilibrio fra realizzazioni e risposta della domanda. Facendo il bene anche del mercato oltre che dell’ambiente. La buona politica non è “un nemico del popolo”. Rifletta chi si dice “bolognese.doc”. Bologna, ha ragione l’Assessore Merola, non merita nulla di meno di quell’alta qualità di amministrare che la rende una città più importante, più grande del suo perimetro.

Davide Ferrari
www.davideferrari.org

"L'Unità", 15 Luglio 2008,

Il "forum delle scuole" alla conferenza programmatica del PD di Bologna.

Partito Democratico di Bologna
Forum delle Scuole

Una proposta per l’Assemblea Programmatica del P.D. di Bologna
18 -19 luglio 2008


Una prospettiva inquietante……
Il D.L. 112/2008, la “manovra” Tremonti, così come attacca grandemente le Università, prevede un taglio pesantissimo degli organici della scuola statale in tre anni, 100.000 docenti e circa 50.000 personale ATA (17%), con l’obiettivo di derivare per il bilancio dello Stato un risparmio totale minimo di 7.822 Euro in tre anni.
Chiunque comprende che non si tratta di tagli per razionalizzare ma di una scelta di ridurre, dequalificare, paralizzare la scuola pubblica.
La situazione che si determinerebbe nella nostra regione: si dovrà passare ad un taglio dei servizi scolastici, in particolare quelli più richiesti dalle famiglie, quali la durata del servizio per tutto il giorno, nella scuola dell’infanzia, o il tempo pieno nella scuola primaria. Oppure la qualità della formazione fornita dal sistema scolastico non potrà che peggiorare dato l’aumento da 4 a 6 degli alunni per classe
E’ particolarmente necessario difendere il sistema formativo dell’Emilia-Romagna dagli effetti drammatici che queste scelte sono destinate a produrre, in un sistema così ampio di servizi consolidati.

…………alla quale bisogna reagire
La protesta deve essere larga ma unirsi alla proposta.
La proposta di una idea diversa di scuola, come elemento centrale dello sviluppo ed ancor più come garanzia della crescita e della libertà intellettuale delle persone.
Serve una battaglia nazionale, è vero, ma elemento di riferimento di questo impegno, per i contenuti alternativi ad ogni modello di dequalificazione della scuola, può essere una iniziativa politica e legislativa della Regione Emilia-Romagna per gestire, concorrentemente, l’istruzione e, esclusivamente, la formazione.
Una scelta che si indirizzi con chiarezza in senso federalista, ma opposta nei contenuti a quella avanzata dalla Lombardia di Formigoni.
Una scelta a difesa di un modello forte di integrazione fra la scuola, i territori, gli Enti Locali, la produzione culturale viva, le altre opportunità educative.
D’altra parte l’Emilia-Romagna già si è dotata di una legge che si pone l’obiettivo di garantire ad ogni giovane un diploma di scuola superiore o almeno una qualifica professionale e di organizzare l’offerta di formazione permanente rivolta agli adulti, mettendo a sistema le risorse educative, di scuola e di formazione del territorio regionale.
E, pur nell’incompletezza del disegno istituzionale per quanto riguarda gli organi collegiali e territoriali e con pesantissimi limiti sul piano delle risorse, qui l’autonomia delle istituzioni scolastiche, ha messo pù radici, ampliando il ruolo e la responsabilità della funzione docente. Le scuole autonome sono oggi pienamente titolari della progettazione e gestione dell’offerta formativa e si rapportano direttamente agli Enti di governo del territorio.

Scegliere di governare la scuola, per le città, per Bologna. Da cosa si parte.

Non è un caso che ancora oggi Bologna e l’Emilia-Romagna registrino i più alti tassi di scolarizzazione del Paese, in media con l’Europa, e la più bassa dispersione scolastica (il 9.8% contro una media che supera il 30%).
La più alta spesa in Italia da parte degli Enti Locali per la scuola si è aggiunta infatti a quella dello Stato. Da oltre trent’anni si è fatto un investimento fondamentale sulla scolarizzazione precoce, sulla qualità e capacità di integrare dei nidi, della scuola d’infanzia e di quella elementare e si sono innovati i modelli di riferimento, in un percorso innervato sulla ricerca pedagogica, sulla formazione degli operatori e sulla condivisione delle scelte, sulla collaborazione tra le diverse istituzioni.
Inoltre, ottime scuole tecniche e professionali, un sistema di formazione professionale più forte e diffuso, l’enorme patrimonio dell’Università e dei centri di ricerca hanno definito in passato un sistema formativo invidiabile fondato sulla formazione dell’infanzia, sapendo agire con continuità e sui tempi lunghi necessari. Si è definito un modello di welfare e, al tempo stesso, un formidabile fattore di sviluppo.

La stessa domanda sociale sembra oggi chiedere più scuola, più intervento pubblico, più qualità.
Una ripresa significativa della natalità dal 1988, la presenza crescente di bambini e ragazzi stranieri (oltre l’11%), l’aumento delle certificazioni di H sul piano cognitivo e relazionale e di adolescenti che “stanno male” in modo più o meno evidente, o che manifestano un disagio adolescenziale crescente, collocano sempre più la scuola sulle frontiere avanzate del sociale e non consentono più risposte volontaristiche.
Ad un vissuto di frustrazione e abbandono della scuola si somma la solitudine e la precarietà degli adulti, anche nell’esercizio delle “funzioni genitoriali”. Bisogni nuovi di sicurezza, socialità, identità si traducono in una richiesta più precisa di garanzie da parte dell’Ente Pubblico e di qualità della formazione, di partecipazione alle scelte e alla difesa delle istituzioni educative: un fenomeno evidente e che da decenni non si presentava.
La formazione tecnica declina nell’orientamento dei giovani e mancano già da ora figure determinanti per l’impresa bolognese; essa rappresenta un segmento e non una completa filiera fino ai livelli più alti della formazione, peraltro difficilmente accessibile alle esigenze di formazione permanente degli adulti; i laureati sono di poco aumentati negli ultimi 30 anni e si registra un calo preoccupante delle facoltà scientifiche e tecnologiche; incerto è ancora lo snodo tra formazione alta, ricerca, mercato del lavoro e imprese. L’inefficienza del sistema conduce a procrastinare le scelte professionali e le prime esperienze di lavoro.
I segnali di crisi che vengono dal tessuto produttivo e sociale e l’incertezza della prospettiva richiedono anche qui più capacità di innovazione, ovvero una più solida formazione di base e più sapere diffuso, nel territorio e del territorio.
A una crescente domanda sul piano della primissima infanzia, di scuola d’infanzia e di tempo pieno, di diplomati e di laureati, di formazione permanente e di permeabilità dei sistemi formativi: una domanda forte di scuola pubblica, di qualità, di libertà di accesso all’istruzione e alla formazione per tutti e, in ogni caso, di garanzie che si chiedono all’Ente Locale, anche al di là delle sue competenze specifiche.

La scuola di Bologna e della provincia di Bologna: i luoghi dell’eccellenza.

Tutto sembra suggerire che, nel campo della scuola e della formazione, Bologna debba farsi nuovamente attiva promotrice di una “progettualità alta”: nella consapevolezza che oggi più che mai l’esercizio dei diritti di cittadinanza, la chiave dell’innovazione, dello sviluppo e della coesione sociale, stiano nella diffusione e nell’accesso al sapere;

Oggi è necessario, dunque, per contrastare attivamente lo svilimento cui è sottoposto il sistema dell’istruzione italiano, ridefinire principi fondanti, priorità e linee di intervento dell’Ente Locale. Occorrerà ragionare, pur garantendo il sistema d’istruzione nazionale, su un possibile federalismo scolastico, mai declinato, ma che molto spesso già esiste nei fatti.


Temi di riflessione e proposte di lavoro

1.Il diritto alla formazione appartiene alle persone e si esercita dall’età del nido per tutto l’arco della vita. Si tratta di un diritto individuale inalienabile. Deve divenire sempre più un diritto degli Enti locali e delle Regioni poter progettare le peculiarità del sistema formativo e educativo – come quantità, qualità, continuità, reversibilità delle scelte formative – da offrire ai propri cittadini, all’interno di un quadro nazione di istruzione e formazione.
2.La famiglia. La nostra società è profondamente mutata e non si può non prendere atto delle sempre più forti difficoltà che incontrano i genitori ad esercitare il loro ruolo educativo. Accanto al diritto alla formazione del bambino, esiste un bisogno delle famiglie di essere aiutate dai servizi sociali territoriali e dalle istituzioni educative, che devono potenziare la loro funzione di supporto alla genitorialità: impegnativa quando il bambino è nella primissima infanzia, ma ancora più difficile di fronte all’adolescenza.

3.La scuola pubblica deve assolvere la funzione che la Costituzione le assegna (art. 3) in quanto capace di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che (…) impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Non è dunque un servizio a domanda individuale ma un’istituzione della Repubblica dotata di autonomia. Essa si struttura su modelli pedagogici, si rinnova e si qualifica nel rapporto con la ricerca capace di saldarsi con il sapere degli operatori e in una progettualità condivisa con le famiglie. E’ luogo di formazione e aiuto alla genitorialità e di crescita culturale complessiva della città. Le sue strutture, attrezzature, competenze rappresentano il più importante centro di servizi formativi del territorio. Svolge una funzione fondamentale nel costruire il rispetto e l’integrazione delle diversità. E’ ancorata nel territorio e guarda all’Europa, contribuendo a costruire l’integrazione e la cittadinanza europea, nell’ambito di un percorso di armonizzazione dei sistemi educativi dei vari Paesi e degli obiettivi europei. In una generale “alleanza per la scuola” riconosciamo da tempo il ruolo che la scuola paritaria e legalmente riconosciuta può svolgere specialmente in alcuni segmenti dell’istruzione (Nidi, Infanzia…); e insistiamo per definire modelli d’integrazione con quella pubblica nelle sue variabili (Statale, Comunale ecc.), per fare dell’integrazione dei vari sistemi un punto d’eccellenza.

4. L’integrazione sociale e culturale. Più complessi e profondi sono i mutamenti della società, più alta è la sfida della diversità e più occorre investire sulla formazione perché questa possa rinnovare la sua funzione di accoglienza e integrazione, perché sia capace di dare a ogni bambino e ragazzo – diversamente abile o normodotato, italiano o immigrato, senza differenze di genere, cultura, provenienza sociale – la possibilità di acquisire la piena cittadinanza.
In questo contesto un punto di eccellenza è da considerare la recente firma dell’Accordo Provinciale per l’integrazione dei bambini con disabilità nella scuola promosso dalla Provincia di Bologna e sottoscritto dai Comuni di tutto il territorio provinciale..

5.L’accesso al sapere. La scuola e la formazione, oggi più che mai, rappresentano la garanzia della mobilità sociale, dello sviluppo, della capacità di innovazione di un territorio. Il sapere consente e crea il lavoro. Solo con una più forte e diffusa preparazione di base – umanistica, scientifica e tecnologica – è possibile affrontare la complessità crescente e le veloci trasformazioni del vivere e del lavorare. Il sapere è valore e fattore dello sviluppo e componente essenziale di ogni welfare.

Quale Ruolo, dunque, per l’Ente Locale?
E’, a nostro avviso, un ruolo complessivo di governo: deve cioè garantire la risposta ad una domanda sociale espressa, ma anche progettare il futuro del territorio e delle Comunità attraverso politiche attive per la scuola e la formazione.
Nel campo dei servizi educativi e della scuola per l’infanzia occorre potenziare il servizio pubblico, destinando a questo tutte le risorse necessarie, ferme restando le esperienze di sistema integrato già avviate e preesistenti , nei confronti delle quali occorre migliorare la cooperazione tra i soggetti diversi che attualmente intervengono nel settore, pubblici (ivi compresi servizi e scuole comunali) e privati, attraverso un compiuto sistema di controllo e di garanzie che l’E.L. deve fornire: indirizzi pedagogici, standard di qualità, controllo, accessibilità, libertà di scelta, partecipazione, diritti dei lavoratori, rispetto Contratti nazionali ecc.
L’Ente Locale esercita il suo dovere/potere di rappresentanza generale dei suoi cittadini nel ruolo di partner privilegiato delle nuove istituzioni scolastiche autonome. Esse sono responsabili della progettazione e gestione dell’offerta formativa.
Il Comune non può sostituirsi allo Stato ma deve farsi parte attiva perché sia assicurata risposta adeguata, quantitativa e qualitativa, alla domanda. Agisce in termini di supporto alle scuole singole (progetti, dotazioni strumentali, sostegno H, mensa, trasporti…), ma specialmente su servizi per reti di scuole, anche con il proprio personale (laboratori linguistici per stranieri e aule didattiche dei musei e delle istituzioni culturali)
Appartiene alle funzioni dell’Ente Locale la pianificazione dell’offerta formativa su scala metropolitana e la logica della rete, nonché la promozione di un coordinamento interistituzionale tra tutti i servizi e gli enti territoriali che agiscono sui bambini, gli adolescenti e i giovani adulti.

Tra i cittadini e le famiglie vi sono, è vero, fenomeni di abbandono dell’interesse della qualità e di considerazione della scuola come un puro strumento, e così fra i ragazzi non mancano fenomeni di disagio di specie differenti, ma l’impegno nella scuola è sempre più centrale nell’esistenza, per tutta l’età evolutiva, unico, o quasi, che si compie con pari età, che da senso alle generazioni.
E altissima e tuttavia largamente sottovalutata dalla politica permane la cura che i genitori e le famiglie pongono verso l'educazione. L'appello che rivolgono per una scuola ”buona”, non solo “utile”. E abbiamo detto dell’esigenza, che è avvertita e non solo oggettiva, di una formazione permanente che accompagni tutte le fasi di cambiamento nella vita di una persona.
La società ha sempre più bisogno della scuola, anche a Bologna, e la scuola non deve essere lasciata sola a rispondere alla domanda sociale.
Vi è, anche per questo, grande attesa nel conoscere quali nuove frontiere questo nuovo partito saprà delineare per la scuola e la formazione. Vi è una diffusa consapevolezza che il futuro del nostro paese, il suo ruolo in Europa, nell’economia mondiale passano, prima di ogni altra cosa, dall’istruzione e dalla formazione.


Documento preliminare per la discussione.
il testo è stato redatto da Luciano Russo, Davide Ferrari e Paolo Rebaudengo.

sabato 12 luglio 2008

"Incontriamoci: dove va il PD, il nostro impegno"

"Incontriamoci: dove va il PD, il nostro impegno"
Conversazione tra noi e con Walter Vitali


Bibite, gelati e scambio d'idee nel giardino della casa del Parco via Dozza 10, sede del PD del Quartiere Savena.
Intervengono:
Rosanna Facchini, Vittorio Biagini, Davide Ferrari

e' anchefesta del Tesseramento (si dice così?)
Sabato 12 Luglio 2008
ore 17,30

circoloscuoòla.pdbologna@yahoo.it

giovedì 3 luglio 2008

"Parole in viaggio", poesie di Anna Zoli.

 
La SALA dello ZODIACO

ospita

"Parole in viaggio"

da

SPAESAMENTI 

"BALLATA dall'AUSTRALIA" (diario in versi) e "TEMPO SFALSATO" (poesie)

Giraldi Editore, 2008

di

A N N A   Z O L I

intervengono

SIMONA LEMBI  (Assessore alla Cultura e Pari Opportunita'? della Provincia di Bologna)
DAVIDE FERRARI  (Docente Universita'di Bolzano)

Componenti del GRUPPO '98 POESIA (Serenella Gatti, Loredana Magazzeni, Graziella Poluzzi,

Alessandra Vignoli)

legge
LEILA FALA'


E' presente l'autrice

Giovedi' 3 luglio, ore 17

Provincia di Bologna  Via Zamboni, 13

Invito

Il consuntivo di bilancio del Comune di Bologna.

539 milioni di entrate e 536,6 di spese. Il Consiglio Comunale ha
recentemente discusso, poco, e votato il Consuntivo di Bilancio
dell'anno 2007.
Il sindaco e l'Assessore hanno presentato, fin dal 17 Giugno, i
documenti, con energia e annunciando una forte soddisfazione.
Se l'opposizione avesse avuto buoni argomenti quale migliore
occasione per farsi avanti e contraddire. Noto che nessuno o quasi ha
parlato: una ragione ci sarà.
Più di una: forti investimenti, tenuta o aumento dei servizi, nessun
rigonfiamento ingiustificato di personale e, innanzitutto un Comune
che mantiene un equilibrio attento nelle politiche di bilancio,
riduce i suoi debiti e non si espone all'uso di strumenti finanziari
rischiosi.
Nel 2009 gli investimenti dell'intero mandato saranno attorno ai 400
milioni e 313 circa i milioni di debito complessivo. Un risultato
ottimo, in se, e rispetto a quello degli altri grandi comuni.

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Bologna e le altre: a Bologna il debito pro capite (*) è all'ingrosso
di 854 euro , a Roma è di 2.540 euro, a Milano di 2.840 euro.
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La trasparenza del consuntivo, aggiunta ai "nuovi" strumenti del
bilancio sociale, di genere e ambientale, fa chiarezza.
Sulle cifre ci siamo. Le polemiche, se si ha onestà intellettuale,
dovranno vertere, d'ora in poi, solo sulle proposte. Vedremo se la
Destra ne avrà.
Ma i cittadini, persino quelli più partecipi poco sanno dei numeri
del bilancio. Guardiamoci un poco dentro noi.
Spese.
Quel poco di polemica che si è avuta ha sottolineato singoli dati,
fuori contesto, rovesciando i più in meno.
Così è stato, ad esempio, sui servizi educativi.
I bambini in età prescolare sono leggermente diminuiti, -19 a fine
2007 rispetto al 2006, ma molto di più sono diminuiti quelli
in "lista d'attesa".
Incredibile ma vero: i titoli dei giornali sono andati alle liste di
attesa e non allo straordinario risultato raggiunto nel ridurle.
Ma il numero dei posti è cresciuto di 190 unità e il tasso di
copertura sul toptale dei bimbi in età - contando certo tutti i tipi
di gestione- è ormai al 46%.

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Cosa avviene in altre città? (dati Civicum riguardanti i Pubblici +
i convenzionati 2006 ): 19% Milano, 18% Torino , 14% Roma , Napoli
3% , media italiana 8%.

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La positività sulla primissima Infanzia ci consente di citare altri
dati del Comune di Bologna nel settore Educazione.
La Scuola dell'Infanzia si mantiene oltre il 100% dell'offerta,
l'Assistenza all'Handicap vede 26.437 ore in più rispetto al 2006.
Crescono gli allievi che ricevono contributi per i libri di testo e
di borse di studio.
Crescono i minori e gli adulti che usufruiscono di borse lavoro e
sono ospitati in strutture residenziali o semiresidenziali.
Ma in tutto il campo sociale le performances sono molto alte.
Crescono i posti offerti ai centri diurni, l'assistenza domiciliare
per ore e numero di utenti, le persone disabili ospitate in servizi
residenziali e quelle interessate da assegni di cura e da
agevolazioni per la mobilità.

Il mondo della produzione culturale è inquieto, come sempre, e molti
lamentano disattenzioni, ma i servizi culturali, nel 2007,
registrano una serie di eventi e situazioni di grande importanza:
l'inaugurazione della nuova Galleria d'Arte Moderna, (il MAMBO), e
l'apertura del nuovo Museo della Memoria con l'installazione di
Boltanski del relitto del DC9 abbattuto sopra Ustica, mentre si è
stabilizzato, e molto in alto, il numero dei visitatori dei molti
musei cittadini, dopo il grande boom dovuto alla gratuità decisa nel
2006.
La Manutenzione della città si compone dei capitoli di spesa
riguardanti gli interventi per edilizia, impianti, strade,
segnaletica, semafori, illuminazione e verde.
Giorgio Guazzaloca, sostiene che la città è meno curata.
Tuttavia il consuntivo 2007 attesta che si sono spese 242 migliaia di
Euro in più per la manutenzione ordinaria e 3.682 per quella
straordinaria.
Le piste ciclabili crescono di altri 12 Km e di 3600 i posti nei
parcheggi comunali.
Sfioriamo il tema degli investimenti e dei lavori pubblici. Il dato
annuale: 80,5 milioni di Euro. Il totale del mandato (ormai comincia -
almeno questo- ad essere noto alla città), sarà molto alto.
Frutto non di investimenti concentrati su pochi mega-progetti, ma
dovuti ad un impegno costante soprattutto per la manutenzione e
l'edilizia scolastica.

Si è parlato dei costi per il personale e per gli incarichi a
contratto.
Ebbene se è vero che vi è stato nel 2007 un aumento del personale a
tempo determinato l'organico medio mensile è comunque diminuito di 73
unità.
Certamente i lavoratori non hanno "faticato " di meno, visto che
l'offerta di servizi è cresciuta.
Brunetta può fare una visita di studio, a Bologna, più che disporvi
un'ispezione.

Entrate: In sintesi, andando ai grandi indicatori, le entrate sono
cresciute del 6,6 %.
La polemica sulla pressione fiscale è sempre presente ma come si vede
Bologna è allineata con altre grandi città, nonostante riceva meno
dallo Stato.

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Bologna e le altre: trasferimenti correnti dallo Stato in euro per
abitante (2006): Bologna 249,9, Milano 367 , Roma 331, Napoli 675,
Torino 389
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Bologna e le altre: entrate tributarie decise dai comuni in perc. Sul
tot. Tributi (2006): Bologna 68 %, Milano 64%, Roma 68%, Napoli 76%,
Torino 72%
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Ma voglio segnalare innanzitutto una non-entrata. Infatti tra i
risultati che l'amministrazione deve vantare c'e' il blocco delle
tariffe, che verra' mantenuto fino alla fine del mandato. Considerata
l'inflazione dal 2004 al 2010 questo ha gli utenti hanno avuto una
riduzione reale del 10%. Resta alto il dato, 18 milioni di euro, del
recupero dell'evasione (Ici, Tarsu e multe). L'amministrazione pensa
di arrivare a recuperare 100 milioni di euro nell'intero mandato.
A proposito di multe, sono convinto che, nonostante l'insistenza di
alcuni grandi media, la tensione fra i cittadini stia lentamente
calando.
E' il frutto di una realtà che vede diminuire fortemente le multe
(il 7,4% , 63 mila in meno rispetto al 2006). Eppure ancora nel 2007
gli introiti delle contravvenzioni salgono perché vengono pagate con
maggior puntualità. In conclusione: Sirio e Rita funzionano.
La fiscalità comunale è certo alta, ma, prima di Berlusconi, il
Comune di Bologna ha esentato nel 2007 10.000 famiglie dal pagamento
ICI, quelle a più basso reddito.
I soldi che mancheranno per la sua totale abolizione o li metterà lo
Stato, quindi altre tasse serviranno, oppure i Comuni spenderanno
meno in servizi. Poiché i servizi sono per le classi media e bassa
della popolazione ed il benefit Ici ha riguardato tutti, anche i
benestanti, si vede che Robin Hood era distratto.

Davide Ferrari

(*) Ogni qualvolta si indicano dati riguardanti Bologna ci si
riferisce a calcoli effettuati considerando la popolazione
approssimativamente di 370.000 abitanti.

mercoledì 2 luglio 2008

Festa dell'Unita' di Reno
In collaborazione con Casadeipensieri.

Aldo Moro: 1978-2008.
Trent'anni senza Aldo Moro, trent'anni con Aldo Moro.

In dialogo con Luciano Violante,
e Andrea De Maria

Intervengono:
Domenico Cella, Davide Ferrari,
Carlo Galli, Gregorio Scalise

Presiede: Gerardo Garuti

Mercoled 2 Luglio 2008, ore 20,30
Parco di via De Carolis, Bologna

Info: Casadeipensieri2000@yahoo.it
www.casadeipensieri.eu