giovedì 30 dicembre 2010

I loro, i nostri e le Feste.

Come passano le feste, i “loro”? Marchionne, che veste sobrio -da sessantottino- ripone le cravatte ricevute.”Devo fare tutto io- dice alla filippina- ma da domani "7 giorni su 7, h 24", e stop telefonate ai connazionali di casa Montezemolo. Se no ti delocalizzo al Lingotto. A villa Bunga pace e silenzio. Faticosa fu la vigilia: quanti regali da impacchettare.
”Marina, hai mandato lo Stelvio a Scilipoti?””Ma babbo, Scili voleva la laurea del Cepu per la sua mucca. Piuttosto, Calearo aspettava 15 schiavi nubiani? Li ha già spediti Gheddafi?”. E i “nostri”? Bersani è riuscito a scendere dal tetto, nonostante Parisi avesse tolto la scala. Renzi allo specchio del bagno (i “teen” ci tengono al look)- ripassa il discorso per quando sarà Papa. Cacciari attacca Merola. “Lui cosa c’entra?”, domandano a Budrio. Ma perchè Cacciari, uno dei massimi a a Sudoku, non dovrebbe parlare di strategie anche a Bologna? Con la nostra Bartolini lo hanno perseguitato. Bartolini. No, non Silvia, Miriam.

"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna 30 12 2010

mercoledì 22 dicembre 2010

I miei auguri

Natale di buone speranze
2011 degno di essere vissuto



perchè sia possibile
ci vuole


la libertà di manifestare le proprie opinioni.


Davide Ferrari

Comune di Bologna, bilancio. Guardiamo ai tagli, senza coperte di Linus.

La Regione Emilia-Romagna vara un bilancio che ha anima e finalità. Una sua scelta è l'invarianza della pressione fiscale (per il 2011, non aumentano le tasse e non si introduce il ticket sulla sanita') e la volontà di finanziere il reddito dei lavoratori delle aziende in crisi con le proprie quote anche per il 2011-2012.
Si contengono le spese di funzionamento ma si confermano le scelte del programma di mandato, anche sugli investimenti, aumentati anche nel triennio 2011-2013. Guardiamo a Bologna. Quello che si vede è una disposizione aritmetica dei tagli, senza nette indicazioni di priorità, che sarà resa ancor più rigida per il ricorso all’esercizio provvisorio che costringerà a spendere in dodicesimi, mese per mese. L'impatto della Legge di stabilità è da tsunami e nel 2012 sarà da Vajont. Non a caso, verifica dopo verifica, la cifra di quanto manca è arrivata a toccare quota 50 (milioni, in meno).
Il dato più grave è quello degli investimenti, nel 2011 si impiegheranno solo 30 milioni di
euro , appena sufficienti, forse, per la manutenzione ordinaria. Sulla scuola: se da un lato appaiono accettabili aumenti tariffari gravanti sull’orario aggiuntivo ai nidi e un ritocco delle tariffe, ma non l’esagerato aumento per la fascia intermedia, è molto discutibile la tassa d’iscrizione alla “materna”. Si rischia di passare da un sistema integrato a una più forte differenziazione fra i tre regimi di gestione, statale, comunale e privata convenzionata. Insomma meno servizi e più oneri per le famiglie e le imprese (come gli aumenti a Cosap e Tarsu). Di questo bisogna parlare, senza accuse a Cancellieri, ma anche, senza volerne fare la coperta di Linus di un taglio al sociale di proporzioni mai viste. Il Popolo della libertà ed i Padani di casa nostra non trovano di meglio che rivolgere :"Un pubblico ringraziamento a Tremonti per l'elettroshock”. C’è qui qualcosa di medioevale, c’è l’usanza di chinar la testa di fronte ai
poteri. Ma non si doveva essere federalisti?

Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

sabato 18 dicembre 2010

Università. Dialogo oltre il “punto zero”

La cerimonia di apertura dell’anno accademico non ci sarà. Bisogna evitare il rischio che sia un “punto zero”nella vita dell’ateneo. Ci vuole una forte iniziativa di risposta agli studenti, alle loro ragioni e ai loro torti. Sì, ci sono anche i torti. Il movimento non ha ancora scelto un netto distacco da chi vuole forme di lotta e di “comunicazione” del tutto sbagliate. Ma c’è una generazione intera, forse più di una, che ha bisogno come il pane di interlocutori. L’Università intraprenda una “campagna” di dialogo e reciproco riconoscimento con i suoi studenti. L’isolamento della violenza si otterrà solo agendo insieme: città, Università e studenti. Vanno condivise le volontà dei giovani che non accettano il taglio del loro futuro. Siamo coinvolti, quel che accade è nella vita nostra, di tutta la nostra società. Governare un ateneo nell’”era Gelmini”, fra manganelli e sampietrini richiede solidarietà e, nello stesso tempo, la sollecitazione ad aprire, a “volersi tenere”. Mai a chiudere.


"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

mercoledì 15 dicembre 2010

Oggi, proprio oggi

Ieri, 14 Dicembre, San Scilipoto. Vince Berlusconi, con gli elefanti di Pirro, con i basti carichi di mutui e poltrone. Questa la politica che sta di fronte a milioni di giovani.
Il fango della Destra logora tutte le istituzioni. In questo quadro è difficile costruire dei movimenti che abbiano nella pratica della democrazia e nel rifiuto della violenza le proprie mura. Bisogna riuscirci. Mentre si chiede il diritto di manifestare, senza dover sempre mettere in conto i manganelli, bisogna dire, senza alcuna ambiguità, che ci sono forme di lotta da rigettare. Guai se un movimento forte e radicato divenisse minoritario perchè strumentalizzato da idee e gruppi che non c'entrano nulla con il "tema" delle lotte di queste settimane: la scuola, l’università rivendicate come bene pubblico essenziale.
Ci vuole la forza morale di condurre una battaglia contro chi il movimento lo vuole estremo e sconfitto.
Nel freddo della rabbia e dell'indignazione, tiriamo fuori il meglio. Oggi, proprio oggi.

"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

venerdì 10 dicembre 2010

Nidi, infanzia, Bologna. Una via possibile.

Le famiglie di Bologna contano molto sui servizi educativi della città, a partire dal nido e sulle scuole dell’infanzia.
La prima notizia che la politica deve dare alla città non è “privatizziamo” o “non privatizziamo” ma un progetto per assicurare qualità e quantità.
Bisogna dare vita ad una “Istituzione” autonoma che, come a Reggio e in molte altre città dell’Emilia garantisca un governo ed una direzione pedagogica alte ad un sistema integrato di servizi e scuole a guida pubblica.
Si confonde troppo il welfare con le scuole, sono due cose diverse e la responsabilità di educare richiede, anche e soprattutto nelle primissime età, una grande attenzione ed un ruolo pubblico.
I nidi sono moltissimi in città ma non bastano, anzi la domanda tende a crescere.
Il Comune non può rispondere a tutti, soprattutto con le risorse tagliate dalle leggi finanziarie.
Occorre razionalizzare la spesa e si può fare. Bologna deve mantenere la sua quota ampia di nidi a gestione comunale come metro e misura della qualità di un sistema più ampio, non solo fatto di gestori diversi ma anche di servizi diversi, a diverso orario e flessibilità.
Nuovi nidi a minor costo possono essere istituiti non solo con project financing e gestioni private ma anche con l’aumento di impegno di amministrazioni pubbliche ed imprese, in accordo con il Comune, per il fabbisogno dei propri dipendenti ma con strutture aperte anche al territorio e non ghetti.
Pubblico e privato sociale devono crescere entrambi ed insieme, questo non è un mercato. Affidarsi solo al privato sociale, pezzo a pezzo, senza un piano e senza strumenti, non solo di controllo, ma di programmazione sarebbe un grave errore.
Avremmo, per i nostri bambini, una coperta più larga è vero ma piena di buchi.
Le scuole dell’infanzia sono scuole e, a Bologna, da molti anni sono scuole per tutti.
Il Comune ne trattenga una quota strategica, non solo perché non può fare altrimenti ma perché vuole, potrebbe essere il 50 per cento, e garantisca loro un progetto ed una sicurezza di personale che oggi sono in forse.
Chieda allo Stato di assumersi maggiori responsabilità sia finanziando le scuole paritarie comunali sia gestendone in proprio in un numero maggiore di quello che oggi fa. Si va al federalismno?Allora questi conti vanno fatti altrimenti lo stato beffa Bologna.
In alcuni comuni si è andati ad una gestione del privato-sociale anche di piccole scuole comunali.
Bologna può tenere una linea più attenta al carattere di scuola delle “materne”, tanto più che il privato già copre circa un terzo dell’offerta con convenzioni che vanno proseguite ma sempre con una attento e continuo lavoro sulla qualità.
Infine le tariffe: attenzione al ceto medio. Se lo si tartassa i servizi diventeranno un limbo per chi non può permettersi altro e addio modello emiliano, equità e promozione sociale

Davide Ferrari
Nota su Facebook
10 dicembre 2010

sabato 4 dicembre 2010

Tovaglie equanimi.

Bologna. Primarie. Dal giorno dopo che, con dibattito e rinunce, abbiamo avuto un candidato espresso, se non “dal” PD, certamente “nel” PD, Virginio Merola, è tutt’un dire e fare per mettere sullo stesso piano, nell’iniziativa di partito, anche “gli altri”: Amelia Frascaroli e Benedetto Zacchiroli.

La volontà di trasparenza, l’esperienza infelice di Delbono, il risultato di Milano: tutto consiglia prudenza e attenzione massima. Nei circoli, nei dibattiti, ai pranzi: meglio se vengono tutti e tre.

Sì, anche ai pranzi. Ma avranno i tre le medesime portate? - mi chiedo. “Hai dato la lasagna a Virginio? Bene, ricordati di portarla anche ad Amelia”.”Ma se non le piace?” “E’ lo stesso. Lui la sta mangiando, deve mangiarla anche lei !”.”Zacchiroli non vuole la zuppa inglese. Ingrassa”.”Non importa, zuppa uguale per tutti”. Una bella fatica, per i soliti. Facile sorriderne, ma il PD è l’unico partito vero rimasto. Per questo è diventato il parafulmine dei luoghi comuni, del disperato disincanto, del qualunquismo rancoroso. Insomma, dei più. Tutti a tocciare, tutti a criticare. Allora, si demorde? Niente affatto. Avanti, a tenere tesa la rete, avanti, a tenere equanimi anche le tovaglie.

Il contrario
di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna

venerdì 3 dicembre 2010

Giancarla Codrignani, 80 anni.

Una foto degli anni ’70, che troviamo nel web, mostra Giancarla Codrignani a braccetto con Lelio Basso ed altri protagonisti internazionali della lotta per i diritti dei popoli. Una Codrignani elegante e sorridente, com’è ora, giunta al traguardo degli ottant’anni.
Con garbata civetteria l’autrice, dopo aver raccolto in volume una ricca antologia dei suoi articoli, l’ha intitolata “Ottanta, gli anni di una politica”, (Edizioni Servitium) spersonalizzando così, se si vuole, il compleanno.
D’altra parte la vivacità ed il ritmo di Codrignani sono,oggi, i medesimi che l’hanno caratterizzata in tante altre stagioni.
Figlia di un militante antifascista e socialista, Duilio, Giancarla cresce in un mondo cattolico che la guerra fredda tiene incatenato senza poterne nascondere le aspirazioni più vere ed inquiete, tese al rinnovamento sociale, alla pace.
L’occasione della rottura è, dopo il ’68, il richiamo al ripudio della guerra. Il Cardinale Lercaro giungerà a condannare i bombardamenti sul Vietnam e verrà per questo allontanato. La sua Chiesa bolognese, attivissima e aperta, verrà colpita, alcune delle menti più forti decideranno, anche per questo, che è il momento di un salto.
Così farà Giancarla, iniziando, nella vita politica e poi in Parlamento, una lunghissima fase di impegno nell’area che si chiamò degli indipendenti di Sinistra, accanto al Pci ma distinti.
Lì Codrignani incontrerà, con Parri e Barbato, Natalia Ginzburg e Galante Garrone, Stefano Rodotà, suo capogruppo, che del volume scrive la prefazione.
Una collocazione feconda che Giancarla ha mantenuto anche dopo, accompagnando, con autonomia e partecipazione, la Sinistra in ogni vicenda, fino al PD di oggi. La testimonianza di pace si è arricchita di una personale capacità di analisi delle varie situazioni internazionali, unendo acutezza e sintesi nel raccontare i diversi conflitti.
La salvaguardia dei diritti umani, sarà uno dei punti di partenza per l’altra sua grande battaglia, quella per dare voce e diritti alle donne, nei continenti del sottosviluppo e nelle nostre città, con un’attenzione che spazia dai temi più vasti ai comportamenti sociali di ogni giorno. Ancora dai diritti sorge il terzo tema prioritario di Codrignani: la riflessione sulla Costituzione.
Prima le lotte per renderla effettiva, e adeguarla a una vita dove le donne siano più libere, e oggi, più spesso, per difenderne i principi, insidiati dalla lunga ondata reazionaria. Il suo ventaglio è ampio, ma mai nella vita di Giancarla si incontra quel limitante dilettantismo che spesso è di chi si occupa di molte cose. E’ chiara linea di una coerenza, unita ad una semplicità, ad esempio nello scrivere, dove al suo saper essere giornalista si unisce la professione, mai abbandonata, dell’insegnamento. La lingua di Codrignani ha anche la lezione dei classici, più i greci forse di Tacito, percorsi con tante generazioni di allievi. Classici attenti ad evitare lunghezze, a tagliare prolissità, come e più dei capiredattori dei giornali di oggi.

Giancarla Codrignani
“Ottanta, gli anni di una politica”
Servitium