venerdì 29 maggio 2009

UNA SCUOLA PUBBLICA CAPACE DI FUTURO

FESTA UNITA' Savena
Bologna, via Due Madonne,
Quartiere Savena

Venerdi' 29 maggio 2009 ore 20.45
PER UNA SCUOLA PUBBLICA CAPACE DI FUTURO

Introduce
Marilena Pillati, Universita' di Bologna,
candidata in Consiglio Comunale

Intervengono
Giovanni Sedioli
Assessore Regione Emilia-R. Scuola Formazione

On. Manuela Ghizzoni
Capogruppo PD nella Comm. Istruzione Camera

Davide Ferrari
presidente Forum delle Scuole

martedì 19 maggio 2009

Scuole. Cosa può fare Bologna.

Martedi' 19 maggio, ore 20,30
Circo Arci Benassi
Viale Cavina 4

"Una città per crescere. Cosa fa, cosa può fare Bologna per le scuole"
Incontro con Marilena Pillati, candidata per il Consiglio comunale.
Intervengono Davide Ferrari ed Antonio Lo Vallo

www.marilenapillati.blogspot.com

Crevalcore e altro. Vittime senza giustizia

Crevalcore. Solo un punto sulla linea ferroviaria. Il 7 gennaio del 2005, lungo la linea Verona-Bologna, un incidente costò la vita a 17 persone. Chi è morto lì è senza giustizia. L’errore fu solo del macchinista. Così dice il tribunale. L’unico colpevole è morto quel giorno. Il contesto, le omissioni, i mancati avvisi che quel pover’uomo non ricevette non contano. Non conosco i particolari, e non auspico forche per nessuno. Ma, certo, la recente sentenza è stata vissuta dai familiari delle vittime come una giustizia sottratta, una dignità sottratta, in ultima analisi un’ umanità sottratta. Non si creda che il nostro sia un paese clemente. Per le vittime non c’è scampo. I figli dei 17 morti di quei treni non hanno diritto di parola. E, chissà perchè,vengono in mente, in fila, altri fatti, altri nodi alla gola. Siamo un paese dove l’erede Savoia, ballando ballando, arriva alla candidatura europea, mentre i parenti dei trucidati di Marzabotto non hanno risarcimenti. Guerre lontane , si dirà. Guardiamo anche ad altre più vicine, allora. Il terrorismo è davvero esistito? Non lo sappiamo più. Non lo dobbiamo ricordare. E c’è chi non trova di meglio che dare libertà, o suppergiù, a Fioravanti e Mambro, gente che avrebbe tanti ergastoli da scontare quante sono le perle di un rosario. Le colpe dei padri si estinguono, quelle dei figli sono una curiosità. La morale non vale più di qualche parola di circostanza. Anche nelle minime cose. Moggi è quasi un eroe, Corona è in crescita, si prepara un film su Vanna Marchi. E Bossi vuole eleggere i magistrati, così ci si cava tutto il dente e non ci si pensa più. Insomma, la vita della gente, quella che subisce, conta poco. Poco contiamo. Ci resta solo il gusto di scoprire qualcuno che subisca più di noi. Speriamo in un cazzotto di un rondista, nello sperone di una motovedetta. Per sorriderne al bar e mandar giu’.

"Segnali di fumo"
rubrica di D.F. su "Ilbologna", quotidiano Epolis

Parliamo di Lei

Parliamo di Lei. Parlando d’altro. Veronica Lario è nata a Bologna. Il suo vero nome è tipicamente bolognese: Miriam Raffaella Bartolini.

Come la mitica Silvia, la sconfitta del ’99. Curioso.

Il settimanale “Chi”, credendo probabilmente di denigrarla ha pubblicato vecchie foto dei primi anni ’80. In realtà il contenuto pornografico di quegli scatti è oggi, nel 2009, pari a quello che si può trovare in una striscia di fumetti per la primissima infanzia.

A me è venuta invece un po’ di commozione, nel guardarle.

Sento gli anni, molto, in una stagione di incertezze che non terminano, di paure e di pioggia. Vedere gli abiti della ragazza Miriam, ricordarli addosso ad altre che ho amato o anche solo ammirato è stato tutt’uno.

Ha infatti poco più dei miei anni, è del ’56, la Signora di oggi. Gli anni della sua giovinezza sono stati gli stessi della mia. Io leggevo e facevo “militanza”. Consumavo i libri della Nanni e correvo da un corteo ad un altro. Lei, pare, ha provato a studiare recitazione, all’Antoniano, come tanti giovani bolognesi aspiranti attori. Non so se fosse portata, o addirittura brava. Qualche anno dopo Lina Wertmuller che l’ha diretta affermò di sì. Come giurarci, però? Torniamo alla giovinezza. Io vicino all’Antoniano abitavo ed era la mia parrocchia. Sapevo dell’Acccademia e molte volte ho incontrato i ragazzi che ne uscivano. Forse c’erà anche Lei. Avrà indossato maglioni multicolori e striscie di lana come la Melato in “Mimì metallurgico”, e come Paola, la ragazza con cui uscivo io.

Era libera come lei? Sentiva la sconfitta arrivare per quella libertà? Forse il suo matrimonio, la ricchezza infinita, i soldi fissati nella roba, nel lusso ridondante di un reggia senza storia, hanno posticipato, quasi di una intera vita, quella sconfitta. Molte donne e con loro tutta la mia generazione l’ha incontrata molto prima. Forse però la sua ribellione non è solo orgoglio. E’ che, chi in quegli anni è vissuto, non riesce a scordare: sì, eravamo liberi. La libertà abbiamo conosciuta. E ancora ci accorgiamo quando scivola via.

Da "Segnali di fumo"
rubrica di D.F. su "Ilbologna", quotidiano Epolis

lunedì 18 maggio 2009

Davide in Comune. Il Ministero e gli organici delle scuole.

“Comunicazione del Ministero alle scuole bolognesi circa gli organici del prossimo anno scolastico”.

INTERVENTO DI INIZIO SEDUTA NEL CONSIGLIO COMUNALE DI BOLOGNA

Consigliere FERRARI.

Gentile Presidente, cari colleghi, abbiamo ricevuto - credo molti di noi e voglio ringraziare chi si prende l’incarico, l’impegno di svolgere questa funzione anche informativa - una serie di lettere che stanno giungendo in questi giorni all’autorità scolastica provinciale, regionale, in merito alla situazione davvero grave che gli istituti a Bologna come altrove, ma molto è penalizzata la nostra città, vivono dopo che è stata resa noto – peraltro con ritardo - il quadro dell’organico di diritto per il prossimo anno scolastico. Purtroppo molti di noi, chi ha seguito le vicende della scuola anche sono in questi mesi lo sa, possiamo ricordare con amarezza i tanti interventi, tanti, tanti interventi che ironizzavano sul catastrofismo del movimento dei genitori, per esempio, che si affannavano a dire che le cose importanti erano il grembiule o le matite, quando invece siamo di fronte – già lo eravamo dalla finanziaria Tremonti - alla più gigantesca operazione di taglio degli organici del principale servizio sociale ed educativo del nostro Paese. Oggi abbiamo, dopo la beffa della richiesta di scegliere pur sapendo che i numeri per concedere le classi di tempo pieno non ci sarebbero mai stati, non solo tempo pieno non concesso in almeno dieci istituti della nostra città ma abbiamo ancora di più, abbiamo il tempo normale che non si riesce a svolgere senza rastrellare docenze specifiche o compresenze in modo da cercare di salvare il salvabile. La mia solidarietà va agli insegnanti che si impegneranno, va ai direttori didattici, ai dirigenti scolastici ma certo la sfida è grossa, se ne sono accorti gli amministratori dei nostri Comuni che hanno un calendario fitto d’iniziative per la loro vertenza a scuola, forse ancora però il mondo politico e istituzionale non ha fatto sentire in maniera pervasiva la sua voce. Anche in questa campagna elettorale vedo troppe assenze soprattutto dalla parte con cui io mi confronto, non con la mia parte certamente, bisogna però tutti fare di più. Quando io vedo colleghi, permetterà il Consigliere Carella che ho di fronte, cito lui, così attenti e giustamente attenti - l’abbiamo sentito anche negli interventi di poco fa - a ogni piega della condizione di sicurezza e di vita urbana anche qualora riguardasse piccoli gruppi cittadini, ed è bene esserlo, sappiate che come queste lettere dimostrano ci sono interi comitati di genitori, interi collegi dei docenti che hanno messo nero su bianco l’impossibilità a svolgere in condizioni normali la vita scolastica. Se si rappresenta una comunità, al dì là della parte politica, bisogna interessarsene, bisogna far sentire una voce, bisogna accompagnare a Roma e davanti alle sedi proposte le delegazioni che in questi mesi abbiamo visto tante volte così numerose e che ancora si produrranno nel prossimo futuro. Bisogna esserci a prescindere, ognuno con la sua identità, dall’appartenenza politica perché la scuola è troppo seria per affrontarne i problemi o non affrontarne a seconda della convenienza. Grazie signor Presidente.