lunedì 18 febbraio 2008

UNO C'E'

Roberto Montanari è un consigliere regionale del Partito Democratico. Nato ad Argenta, ha il suo radicamento politico a Ferrara, ma lavora a Bologna, da molti anni, per i suoi incarichi elettivi e di partito. Qualche giorno addietro in un’intervista al Resto del Carlino ha annunciato che non intende candidarsi al Parlamento. Nulla di strano, o di rimarchevole, in apparenza. Tutto a posto, dunque, una cosa di cui si può anche non parlare. E invece no. Le cose non stanno così. Montanari è stato il segretario dei DS emiliani in un periodo non breve e denso di avvenimenti rilevanti. Sono successe molte cose: Cofferati a Bologna e la vittoria in Comune, La ripresa dell’Ulivo dopo la sconfitta del 2001 e la vittoria di Errani in Regione, la battaglia difficile delle elezioni nazionali del 2006 e poi, soprattutto, la nascita del Partito Democratico, i congressi con lacrime e abbandoni, la grande giornata delle Primarie del 14 ottobre ecc ecc. Quando, proprio il 14 Ottobre venne eletto Salvatore Caronna segretario del nuovo PD, qualcuno arrivò a scrivere su un importante giornale che Montanari, fattosi un poco in disparte, doveva avere avuto il suo tornaconto. Una di quelle malignità che sarebbe più coraggioso, in ogni ambiente, riservare, se proprio non se ne può fare a meno, a chi prende, non a chi lascia, E ancora nelle settimane scorse il tam tam su una sua eventuale candidatura parlamentare è stato accompagnato, all’interno del mondo dei volontari della politica con rispetto e buona disposizione, ma altrove con qualche piccola malevolenza. Montanari è un “personaggio”: grosso, moltissimo, dall’oratoria bertoldesca, ma non ingenua, pronto a caricare a testa bassa chiunque non tiene conto degli altri. Si può ironizzare sulla sua grinta e sulla sua intelligenza popolana, ma se si è onesti questa ironia diventa subito ammirazione. Se si è qualche altra cosa si sibila. Si sibila, trascurando la vivacità degli occhi e il senso delle cose di Montanari, così evidenti. Intendiamoci è un uomo non privo di astuzie. Ma, come usava imparare alla scuola del vecchio PCI, è di quelli che sanno architettare strategie solo per l’interesse generale del partito, molto meno quando devono applicarla al proprio particolare, pure legittimo. Ne ho conosciuti tanti di uomini così, da ragazzo. Oggi ne incontro di rado. Per questo sono contento di avere incontrato Montanari. La verità è che molto gli dobbiamo. Senza troppo apparire lui, e pochi altri, hanno impedito che il passaggio da DS a PD avvenisse come una vendita di cioccolata. Ha avuto dignità e ricordato che le radici di questa esperienza in Emilia devono rendere conto a generazioni di lavoratori che hanno solo dato e mai chiesto nulla in cambio. Per questo al primo sibilo si è ritirato. “Sei appena stato eletto in Regione e adesso vai in Parlamento???”. Questa l’accusa, una frase che suona bene e razzola malissimo. Come forse direbbe uno scout, ci servirebbero “guide”, non solo “giovani esploratori” o lupi grigi, a Montecitorio. Montanari onorevole, a noi emiliani, sarebbe stato utile, al territorio, altro che storie. Oggi fa un passo indietro. Peccato. Credo lo faccia serenamente. E’ a chi ancora crede nella politica come impegno pulito, che fa male e non rasserena vedere che basta uno schizzo di demagogia per fare “nere tutte le vacche, nella stessa notte”. Non è vero che tutti i politici sono uguali, come quelle vacche, appunto. Uno meglio c’è.

mercoledì 13 febbraio 2008

Bilancio del Comune di Bologna. Un contributo.

L’accordo, recentissimo, sugli indirizzi di Bilancio del Comune per il 2008 fra l’Amministrazione ed i sindacali confederali è molto positivo ed accentua il carattere sociale delle scelte di Bologna.
Proviamo ad evidenziarne alcuni aspetti.

ENTRATE

Partiamo dalle entrate, perché ormai quasi solo di queste si scrive e si informa sui giornali e le Tv.
Non sono mancati interventi fortemente polemici, di Galletti, di Bignami e di altri consiglieri del centrodestra. L’On. Galletti, persona per altro competente, ha pubblicato, tempo addietro, addirittura un libro bianco, con prefazione dell’On. Casini: bianco, bianchissimo, tanto da far dubitare vi sia scritto qualcosa.
E’ però naturale e giusto che l’opposizione intervenga, sorprende invece un insistere da parte di importanti organi di stampa che, senza molto impegno sul piano dell’informazione, hanno posto l’accento soltanto su un supposto record nazionale di Bologna nell’aumento della pressione fiscale.
Ma è proprio così? Non è così.
Per quanto riguarda l’Irpef l’aliquota dell’addizionale comunale resta invariata sul livello dello 0,7%, con conferma dell’esenzione per tutti i circa 100.000 contribuenti che presentano un reddito annuo fino a 12.000 euro.
Sono bloccate le tariffe dei nidi d’infanzia, della refezione scolastica, dei servizi socio-assistenziali per anziani, minori e disabili.
Rimangono ferme anche le tariffe del trasporto pubblico.
La generalizzazione a tutti i servizi dell’ Indicatore aumenterà ulteriormente l’equità e, dove già in essere, ha permesso l’esenzione totale o parziale di fasce ampie comprendenti migliaia di famiglie in condizioni disagiate.
Il blocco delle tariffe dei principali servizi a domanda individuale , con le scelte di conferma di questo Bilancio, è durato e durerà un mandato intero, dal 2004 al 2009.
I cittadini bolognesi fino al 2009 pagheranno sulla base di tariffe congelate sui valori 2004.
Quando si chiede dov’è l’impronta sociale di un’ Amministrazione, ecco la risposta: è esattamente qui.
E’ strano : alcuni giornali hanno pubblicato tabelle dove alle tasse ed alle tariffe si sommano le multe (nel peso della pressione tributaria!!!!), e quel che è più bello dividendo il loro ammontare per il numero degli abitanti, quando ovviamente le pagherà chi ha commesso le infrazioni sanzionate.
So bene che le multe pesano, ma rilevo che, nel contempo nessuno ha ricordato la riduzione, sulla base della legge finanziaria 2008, dell’ICI per le circa 125.000 famiglie bolognesi proprietarie dell’abitazione in cui vivono. Il verbale dell’accordo Comune-Sindacati invece mette in rilievo che ogni famiglia interessata risparmierà circa 90 euro.
Il risparmio complessivo delle famiglie sarà di circa 11 milioni di euro.
Viene poi confermata, come negli anni precedenti l’esenzione dall’ICI per gli immobili affittati a canone concordato.
Rispetto a quanto annunciato si riduce l’aumento della Tarsu dal 4 al 3 per cento, di cui l’ 1,8% è il puro, ed ottimistico, adeguamento all’inflazione.
L’aumento “netto”, per così dire, dell’1,2%, punta all’incremento della raccolta differenziata e al potenziamento della pulizia della città e in particolare portici.
Quindi nessun sostanziale aumento della pressione fiscale generale. E anzi una riduzione significativa per le famiglie di minor reddito e maggiormente partecipi dei servizi sociali.

Sulla base di questi provvedimenti si può quindi affermare che la pressione fiscale del Comune sulle famiglie con condizioni di vita medio-basse è stata ridotta e che questo impegno proseguirà fino alla fine del mandato.

SPESE

Le polemiche non hanno risparmiato le spese.
Si è parlato di incapacità a ridurle. Guardiamo ai fatti.
Il bilancio prevede invece un incremento della spesa moderato e mirato, all’incirca allineato al tasso di inflazione.
Dato coerente con quello complessivo di tutto il mandato Cofferati:
Nel periodo 2004-2007 le spese correnti complessive dell’Ente sono aumentate di circa 30 milioni di euro pari ad un incremento del 6%,. Un aumento appunto allineato con l’inflazione registrata nel medesimo periodo.
C’è stato quindi un impegno dell’Amministrazione per il contenimento e la qualificazione della spesa.

Siamo davanti a un bilancio da 515 milioni di Euro, con un incremento di spesa pari a 18,8 ml. di Euro (+3,8 %).
Al netto di alcune componenti straordinarie, dovute alla nuova sede comunale, l’incremento di spesa rispetto al 2007 si riduce a 11,7 ml. di Euro (+2,4 %).
Sono invece rilevanti gli incrementi nell’offerta dei servizi e delle opportunità rivolti ai cittadini. Ne scriveremo in altra occasione.
Qualcuno ha azzardato una avventurosa critica sul piano delle politiche del personale, parlando di immobilismo e auspicando insieme la fine del precariato e la diminuzione drastica degli occupati.
Come dire che si può legare un cane con una salsiccia.
Il personale invece non è aumentato ma si è combattuto il precariato.
Infatti, mentre l’incremento della spesa di personale è stato contenutissimo, l’Amministrazione ha utilizzato la nuova legislazione del Governo Prodi per ridurre il precariato, causato in Comune dal divieto ad assumere, durato anni, e dai blocchi del turnover. Nel 2007 185 lavoratori precari sono stati assunti stabilmente nel settore scolastico e 16 nel settore amministrativo. Nel 2008 avremo altri 104 stabilizzati.
Un risultato importate non solo per questi lavoratori ma per i servizi e la loro qualità.

INVESTIMENTI

Veniamo agli investimenti.
L’Amministrazione ha dimostrato una buona capacità di attivare
percorsi di finanziamento degli investimenti di rilevanti dimensioni, pur
contenendo sensibilmente il ricorso all’indebitamento.

Dall’inizio del mandato ad oggi l’Amministrazione ha finanziato in modo diretto investimenti per circa 305 milioni di euro e ha iniziato la realizzazione in project-financing di opere importanti.
Le voci più significative? La mobilità ha impegnato molte risorse,circa 62 milioni di euro, dall’inizio del mandato.
Ma è stato ed è forte l’investimento per le scuole, 38,4 milioni, e quello per la casa di entità similare.
Sull’indebitamento, due dati : l’incidenza dell’indebitamento del Comune di Bologna è, a fine 2007, dell’8,6%; sono a tasso fisso il 76,2%, mentre solo il 23,8% è
attualmente a tasso variabile; per questi ultimi, trattandosi di mutui a
cessare, non risulta vantaggioso per l’ente procedere a operazioni
rinegoziali.
Questi dati mettono in chiaro l’impegno dell’ Amministrazione per contenere l’indebitamento. Bologna è messa assai meglio della maggioranza dei Comuni di grandi dimensioni.
Quindi la città non si è fermata, molto si è realizzato, poco ci si è indebitati nonostante gli anni di questo mandato abbiano visto una notevole riduzione dei trasferimenti statali.
Questa riduzione ed il persistere di criteri di assegnazione penalizzanti per il nostro Comune hanno causato problemi seri. L’aumento della
addizionale I.R.P.E.F. dallo 0,4% allo 0,7%, introdotto nel 2007, in larga parte si è reso necessario proprio per riequilibrare tale tendenza.
Galletti certo lo sa. Nella sua gestione l’aumento fu dello 0,4 e per problemi similari.
In sintesi l’Amministrazione governa bene. C’è poco da dire, se si guarda al Bilancio questo viene fuori.

PROSPETTIVE

Sarebbe bene allora discutere di più delle prospettive.
Il peso delle contravvenzioni tenderà a normalizzarsi, già lo si vede, se continuerà una chiara politica per la regolazione del traffico, che da certezza e notorietà alle regole. Sarà un bene. Anche questo fattore induce a pensare alla necessità, non solo per la giustizia e l’equità, di insistere nella lotta all’evasione fiscale.
Nel triennio 2005-2007 sono stati recuperati complessivamente circa 60 milioni di euro su tributi locali (I.C.I. e TA.R.S.U.) e su ammende per contravvenzioni non pagate entro i termini previsti.
Bisogna ragionare su come applicare l’addizionale IRPEF in modo da tenere conto delle difficoltà dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, il ceto medio è a rischio non solo i “poveracci”.
Bisogna anche riflettere, è una mia “idea fissa” , su come razionalizzare tutte le voci di entrata, evitare ogni proliferazione di forme di contribuzione non direttamente legate a scopi certi e condivisi.
Sulle spese, al di la di avvilenti polemiche sui costi della politica, vere quanto ipocrite e pochissimo rilevanti sui grandi numeri, le uniche proposte, e di una parte sola dell’opposizione, che ho letto riguardano dismissioni societarie. Tutto si può discutere. Ma il punto, difficile per tutti, è un altro. Anche senza considerare le risorse straordinarie necessarie alle grandi opere è il futuro di un Bilancio così impegnato per la città ed i servizi che va disegnato.
Bisogna fissare quote sostenibili di intervento diretto del Comune su voci determinanti dei servizi, da rendere però certe e meno esposte al precariato per un lunghissimo ciclo, e nello stesso tempo mettere in campo una collaborazione strategica con Stato e privato sociale che garantisca davvero standard di qualità a tutto un sistema di opportunità che sia molto più vasto di quelle direttamente erogate dal Comune.
Non è certo una novità, la direzione è già presa. Ma è urgente un “accordo generale”, un patto strategico a tutto csampo, che permetta un consistente recupero di risorse e garantisca davvero qualità. Così il Comune sarà in grado di reggere garantendosi una funzione di promotore e verificatore di qualità.
Bologna, il suo Comune, dovrebbe agire come possedesse un marchio di qualità, assegnarlo a soggetti e imprese capaci e credibili, e difenderlo. La storia ce lo ha affidato, Le lotte ed il lavoro di generazioni di cittadini e di operatori dei servizi pubblici. Non basta agire caso per caso, foglia dopo foglia. E soprattutto non è accettabile che di fronte ad ogni problema di prospettiva gli interlocutori sociali si appannino scaricando tutto sul Comune (persino sulle Aldini è stato così).
Se si vuole bilancio in ordine e qualità serve un nuovo patto con la città e gli altri livelli istituzionali. Servono parole di verità e di prospettiva. Non le si avranno se non si difende, e con voce ferma, quanto, in questi anni di riavvio e insieme di preparazione, ha fatto la Giunta Cofferati.

Davide Ferrari 11 Febbraio 2008


In rete
La relazione dell’Ass. Paola Bottoni
www.comune.bologna.it/iperbole/piancont/budget2008/Linee_Indirizzo_bilancio2008.pdf

La brochure: “Un bilancio a servizio della città” www.comune.bologna.it/iperbole/piancont/budget2008

sabato 9 febbraio 2008

Laicità e dialogo.

la necessità della laicità, le possibilità del dialogo.
Nella politica, nella società.


Venerdì 9 febbraio 2008
Sala del Quartiere S. stefano, a Bologna
complesso del Baraccano,
via S.Stefano 119, alle ore 20,30

Relatori:
Giancarla Codrignani, giornalista e scrittrice
Laura Renzoni Governatori, Università di Bologna,
Luciano Guerzoni, Università di Modena e reggio
Stefano Canestrari, Preside Giurisprudenza, Univ. di Bologna
Paolo Cavana, Univ. LUMSA Palermo
Presiede Rosanna Facchini, pedagogista

"Nell'Ulivo.da Sinistra"
Una iniziativa per l'unità

In collaborazione con
Associazione culturale "LA CASA DEI PENSIERI"

giovedì 7 febbraio 2008

Aldini Valeriani: l'intervento in Consiglio.

O.D.G. APPROVAZIONE DELLO SCHEMA DI CONVENZIONE TRA IL COMUNE DI BOLOGNA ED IL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE PER LA DISCIPLINA DEL REGIME TRANSITORIO COLLEGATO ALLA STATALIZZAZIONE DEGLI ISTITUTI ALDINI VALERIANI E SIRANI.

Consigliere FERRARI
PARTITO DEMOCRATICO

Signor Presidente, colleghi,

ho ascoltato con interesse sia la relazione, sia i due primi interventi, interventi che mi hanno immediatamente preceduto, quello del Professore Carlo Monaco e quello dell'Onorevole Raisi.
Interventi dei quali ho apprezzato la veemenza, segno di passione verso questa istituzione formativa, una passione che fa onore a chi la dimostra, certo tanta passione non abbiamo registrato nei lunghi mesi nei quali l'Amministrazione Comunale è stata lasciata completamente sola di fronte alle necessità di una costruzione di un consenso nella società, come si suol dire, che è Bologna, e cioè nelle istituzioni del privato sociale, nel mondo delle imprese, nello stesso mondo degli ordini professionali.
Una solitudine che non è stata colmata nemmeno, lo voglio ricordare, sarà l'unica polemica che farò, nemmeno dall'aiuto che è mancato di alcuni colleghi che sono stati protagonisti di assemblee con i lavoratori di questi istituti, e poi pur avendo responsabilità, o avendole avute poco tempo fa in importantissime associazioni del mondo produttivo bolognese, almeno a memoria, forse sbaglierò, non hanno mosso un dito per affrontare il problema della sostanza finanziaria che dalla società doveva giungere agli istituti, per permettere una soluzione più innovativa, più forte, più ancora valorizzante la tradizione e la realtà di queste scuole.
Non importa, anche se tardivo - lo dico a Monaco e a Raisi - il loro interesse fa loro soltanto onore, cercherò di interloquire con questo interesse trovandomi però, a differenza di quanto loro hanno fatto, almeno così a me pare, provandomi a parlare dell'oggetto concreto di cui stiamo discutendo, che mi pare - viceversa - un po' sfuggito fino ad ora. Innanzitutto è bene ricordare che noi ci occupiamo di scuole superiori, sono le uniche scuole superiori a Bologna colleghi? Come più o meno era quando dei fonti importanti le hanno fatto nascere?
Le scuole dello Stato sono reietti appendici della burocrazia di Viale Trastevere, o sono scuole della repubblica che ogni giorno vediamo qua, in queste strutture, nelle persone dei loro dirigenti con un'interlocuzione costante con gli enti locali, il Comune e la Provincia?
In quale Italia viviamo, in quella che ancora ci appare nella lapide sui muri di Via Santo Stefano, che segnalano ancora oggi il primo Istituto Professionale fatto dalla Provincia a fine secolo, secolo ottocento, o nell'Italia dell'autonomia scolastica dell'anno 2008?
Monaco è disattento, ma se un onorevole può avere qualche disattenzione, Professore Monaco, lei no, lei non posso credere non conosca i profondi cambiamenti che sono avvenuti anche dal punto di vista istituzionale nella scuola pubblica italiana, non posso credere che lei non li conosca.
Allora è evidente che la questione dell'ente gestore, e di chi promuove la scolarizzazione non si può porre oggi come lo si poneva 50, o addirittura 150 anni fa.
Leggevo, lei lo conosce bene perché ricordo che ne parlavamo insieme, un recente articolo su argomenti umani, di Giorgio Franchi, uno dei più importanti esperti di formazione professionale e di istruzione tecnica superiore, che dice due cose molto giuste.
Prima di tutto ricorda che in questi anni vanno a scuola, in qualche modo, dai 14 ai 18 anni più del 90% dei ragazzi e delle ragazze italiane, quindi non c'è più il tema della promozione della presenza in un deserto istituzionale di scuole, il tema è quello della garanzia della qualità, della garanzia del successo formativo, della lotta all'emarginazione. Franchi ricorda un'altra cosa, io mi permetto di addebitarmi, ricorda quegli opinionisti che invece parlano di scuola come se fosse ancora la scuola dei loro tempi, quando andava nelle superiori il 40, 45%, anni '50, non è così.
Questo quadro che io ho richiamato con una certa energia, ma non me ne scuso, perché chi si occupa di scuola è veramente - alle volte - avvilito dal fatto che è un tema che perlopiù non suscita l'interesse di chi è più potente, magari nel mondo politico, quando un avvenimento direttamente di schieramento lo riconsegna all'attenzione vede un fiorire di opinioni, che tutte sono, da chi le esprime considerate degne di nota, tale e quale soltanto la discussione su chi deve essere l'allenatore della squadra di calcio della Nazione Italiana, tema che si sa, appassiona i più.
Non è così, siamo tutti pregati, tutti, di parlare di scuola sulla base della realtà concreta, questo per rispetto alla scuola, agli studenti, agli insegnanti, ai lavoratori e ai genitori.
Questa premessa mi serve - colleghi - per definire un altro tema che è più attuale, viale forse dire la mia premessa che il Comune non deve mantenere nessun intervento diretto nella scuola?
Vuol forse dire che siccome c'è già chi ci pensa alla parte scolastica vera e propria, noi possiamo non interessarci di una storia che è stata così importante, e soprattutto anche così ricca di investimenti, di esperienze anche di personale, io non penso.
Io dico sempre che se noi ci trovassimo un'altra città, magari - ma senza vena di razzismo - una città meridionale, dove non c'è nessuna tradizione di intervento gestionale degli EE.LL, non c'è nessun problema di rapporto con l'intervento del Comune nel campo scolastico, come intervento diretto, cioè come intervento erogatore di servizio informativo, a nessuno si diceva, di destra o di sinistra, io credo che nemmeno ad un Dirigente della Quarta internazionale verrebbe in mente in un Paese, una città così, a fronte degli ITIS, di fondare un Istituto Tecnico Superiore di un Comune.
Non penso che verrebbe in mente a nessuno, ma siamo a Bologna, dove abbiamo invece una storia di cui dobbiamo rendere conto con passione e spirito di servizio.
Questo per dire che definire sinistra quella comunalista, e destra quella statalista è ridicolo innanzitutto perché la scuola di stato non è più statalista, secondo è proprio ridicolo in radice, e l'esempio che ho fatto in un'altra ipotetica città mi pare lo metta in evidenza con assoluta chiarezza.
Che cosa dobbiamo fare? Mi rivolgo anche all'Assessore, perché io non è che sia senza preoccupazioni sulle nostre scelte e sul nostro futuro, le ho, preoccupazioni però che cercano di dare un contributo, magari modesto, per fare avanzare le qualità delle nostre scelte, non per lucrare su facili, quanti - lo dico colleghi del centrodestra - anche modesti consensi, modesti.
Cosa bisogna fare? Io credo che bisogna innanzitutto, e qui Assessore ancora non lo vedo, vedo lo spirito e non vedo l'idea, so che lei ha le capacità per lavorarci, mi permetto di tornare a suggerirvelo, bisogna salvaguardare i marchi, lo dico nel senso moderno del termine.
Il marchio Albini, o il marchio, qualora finalmente lo proponessimo, delle scuole dell'infanzia di Bologna, non è senza valore, ha un enorme valore, e se si vuole andare in sostanza, perché questo è, ad un corollario di servizi paraformativi che ruoti attorno al servizio però di tutto il sistema scolastico bolognese, delle scuole che invece come tali diventano scuole, come già sono altre, gestite dalla Repubblica, io penso che un marchio ed una direzione unica di questo corollario di servizi, aiuterebbe molto.
Anche perché io penso anche ad investimenti che oggi non siamo stati capaci di determinare, ma non impossibili della società economica bolognese regionale per il rilancio di queste attività.
Guardi è una cosa importante questa, perché io lo devo registrare, ho avvertito un timore, ho avvertito una preoccupazione, non sarà che questo tipo di costruzione, di proposta sia propedeutica anche all'abbandono dei servizi paraformativi?
Io li chiamo così, in senso letterale, non sarà che non ce ne cureremo, non sarà che ci sarà un'incuria un domani, una difficoltà di curare con l'attenzione necessaria lo sviluppo di queste realtà? Lo sportello, il museo e quant'altro.
Siccome io non ci credo, credo che un segnale diverso potrebbe essere proprio quello di ricondurre a forte unità, l'unità che un marchio simbolizza e valorizza.
Ripeto, Messina avrebbe altri problemi, noi abbiamo questo problema, il primo problema lì sarebbe fare una consulta delle scuole autonome, quello è il primo problema, in una città che ha necessità di verificare la rete delle scuole, qui abbiamo un problema in più, e cioè cosa produciamo sul marchio della qualità della formazione che già esiste, è un problema diverso che abbiamo qui, idem dicasi per le scuole dell'infanzia.
Io ho già proposto varie volte Assessore, ed insisto, decidiamo che cosa tenere, niente? Il 50%? Quello che c'è oggi? Io un'idea l'avrei, ed è lontano dal niente.
Costruiamo un sistema integrato non solo attraverso la nostra responsabilità, ma anche con strutture, direzioni didattiche forti, investimenti anche di personalità, ed un marchio.
Stabilizzare più che si può il personale, so che c'è un impegno in essere, ma alle volte i lavoratori criticano:” ma come-affermano- ci dite che fate un grande sforzo e poi i numeri sono poche decine”, è vero, ma queste poche decine già sorgono la possibilità di assunzioni di tutto il Comune, questo si deve sapere, ma io penso che anche sulla scuola dell'infanzia bisogna avere un progetto, un progetto anche nella quantità, allora, marchi, servizi paraformativi, corollario, statizzazione.
Vado al dunque, non mi sfuggono le preoccupazioni di parte del mondo docente, noto che nell'accordo del febbraio 2007, che lei Assessore ha opportunamente citato, già troviamo alcune indicazioni che sono molto importanti, non soltanto verso la stabilizzazione del personale, ma anche perché in qualche modo io credo che oggi debba essere messo nero su bianco, i lavoratori che sono impegnati negli istituti formativi mantengano la loro definizione, il loro contratto, il loro contratto integrativo, ed anche quegli accordi ancora più seguenti che fanno parte del complesso delle normative che reggono il loro rapporto di lavoro con l'Amministrazione Comunale.
Credo che questo sia molto importante, anche se vorrei fare un chiarimento, siccome chi parla, scusate le autocitazioni, ha avuto l'occasione, c'è qui un testimone, di andare in campagna elettorale all'Aldini e Sirani e di dire che il Comune non poteva reggere la mole di investimento che era a bilancio, in campagna elettorale, bene io vorrei dire una cosa anche sulla questione dei docenti.
E cioè, sento dire che le esperienze passate di riconversione di personale sono state, nella scuola bolognese, molto drammatiche, sono state certamente difficilissime, però attenzione, se si fa riferimento - ad esempio - agli ex tempopienisti, Assessore e colleghi, la difficoltà è nata non da vicende legate direttamente al rapporto di lavoro, ma al fatto che questa riconversione, tranne per coloro che restavano nelle scuole, per esempio per l'handicap, era una riconversione dal punto di vista anche del ruolo di lavoratore, cioè non svolgevano più, pur mantenendosi come insegnanti, un'attività paragonabile all'attività docente tradizionale, alla loro attività.
Cioè in sostanza si sono dovuti prendere alcune centinaia di lavoratori e fargli fare un altro lavoro, è qui il nocciolo della questione.

È da qui che giunge storicamente, diciamo storicamente, oggi qualcuno ha detto l'anno 2000, in realtà è cominciata nell'85 quella vicenda, ma in sostanza è da qui che è venuto il nocciolo delle difficoltà di quell'operazione di riconversione.
Ma oggi la situazione è del tutto diversa, allora io quello di cui mi preoccuperei, se fossi un docente coinvolto, è questo, e cioè, può sembrare paradossale, ma come mi integrerò nella scuola della Repubblica, non come mi difenderò, questo è il punto di fondo, perché altrimenti ne andrebbe della mia professionalità.
È difficile, sarebbe un discorso lungo da fare, forse addirittura impopolare, ma è questo il punto da affrontare, e il Comune può fare qualcosa per aiutare la riflessione, può fare qualche cosa.
Per esempio un monitoraggio delle professionalità sarebbe utilissimo, non burocratico, non solo basato sui mansionari o sulle annualità, ma sulle qualità davvero percepibili, rilevabili, rintracciabili sui percorsi professionali che questi lavoratori.
Io credo che questo sia un punto essenziale. Allora garanzie certamente! Personalmente ritengo che le organizzazioni sindacali, confederali stiano facendo uno sforzo di straordinario valore non da oggi, prima di proposta, addirittura di anticipazione; ed oggi per evitare che questa proposta marci su scartamenti ridotti, ma che abbia gambe per andare avanti, assieme al lavoro di tutela, proprio con questa ispirazione che condivido, lavorare ancora sul progetto e sulla valorizzazione conseguente delle professionalità. Io mi fermo qua. Devo dire che siamo andati anche oggi, io e il collega Panzacchi in questo istituto, non è il momento della mozione degli affetti, però, chiunque abbia un minimo di concezione della democrazia, della nostra Repubblica, come basata sul lavoro, e spero che accomuni tutti, non solo il Centro Sinistra ma anche il Centro Destra, perché no?!, tutte le volte che va lì capisce che c'è qualcosa di più! Mi scuseranno i colleghi di altre scuole, rispetto a quello che troviamo altrove. C'è qualcosa di più! C'è qualcosa che ha consentito, ma ancora consente, non come si dice adesso: frase francamente riprovevole di aiutare il più umile o il più bisognoso; riprovevole in campo politico, no! C'è un istituto, ci sono istituti che hanno permesso la promozione umana e sociale nel lavoro che è cosa ben diversa dal garantire il sostegno agli umili. È una cosa ben diversa e assai più rilevante. Io credo che questa cosa che è avvertibile in una grande scuola tecnica, che ha costruito, poi, gran parte dei quadri intermedi che hanno permesso lo sviluppo delle piccole e medie aziende, ma che ancora adesso ha in questo campo una funzione rilevante. Insomma, chiami la nostra attenzione, al di là anche del settore scuola dove l'Assessore Virgilio si impegna molto, si è impegnata su questa vicenda, ma richiama anche un interesse dell'Amministrazione Comunale più complessiva, è una carta nostra; così come è una carta tutta la questione del rapporto tra società e scuola tecnica e scuola del lavoro, è una carta importante. Una volta quando si iniziava a far politica i primi documenti che si leggevano riguardavano questi temi. Oggi io cedo che un giovane potrebbe arrivare alla pensione, un giovane democratico impegnato, senza mai trovare l'occasione di leggere un documento su queste tematiche; ma non va bene! Perché qui c'è il cuore della nostra società, e questo cuore va ritrovato e va riconsiderato.