lunedì 30 marzo 2009

Sulle lettere ricevute dagli insegnanti delle "Scuole Longhena". (Stenografico)

Intervento di inzio seduta del Consiglio comunale di Bologna.

Presidente SOFRI
Grazie. Consigliere Ferrari sulle lettere ricevute dagli insegnanti delle scuole Longhena, prego.

Consigliere FERRARI
Grazie Presidente. Nei giorni scorsi la stampa ha dato notizia dell’ulteriore passo della vicenda che riguarda le scuole Longhena ma io direi di più, riguarda le tensioni e i conflitti che una politica sciagurata di tagli e di attacco alla qualità della scuola sta provocando in tutto il Paese ma in maniera ancora più rilevante in una città come la nostra, laddove l’abitudine alla qualità è davvero forte e ha determinato il contributo che la scuola la dato a tutto il bene sociale, a tutto il vivere sociale. Siamo in una sede istituzionale e quindi io non intendo esprimere nessun giudizio di merito sugli addebiti che il Provveditorato ha trasmesso alle maestre coinvolte. Voglio però dire che non si può ritenere questa vicenda una vicenda che riguarda l’ambito disciplinare, non siamo in una situazione normale, la preoccupazione è reale e non politica, nessuno soffia sul fuoco, lo abbiamo visto anche nelle scorse settimane con la bellissima manifestazione che ha portato nelle strade bolognesi quello che è stato definito lo striscione più lungo della nostra storia civile, sicuramente più partecipato viste le centinaia e centinaia di mani che hanno contribuito a scriverlo e poi a sorreggerlo nel corteo. Nessuno soffia sul fuoco, insegnanti diversi, modo diverso, intendono testimoniare – talvolta giustamente, talvolta con misure anche molto discutibili, non c’è dubbio – un disagio che è quello di voler portare per forza dentro alla normale attività didattica, di cui la valutazione fa parte, criteri che vorrebbero improntarsi all’ordine e al rigore che non hanno nulla di scientifico e che ci fanno fare non solo il passo indietro ma soprattutto un passo nel buio, ci fanno ipotizzare una scuola il cui momento valutativo e regolativo è affidato a misure che non si basano su altro che non la volontà di segnalare all’opinione pubblica un rigore fasullo e autoritario, senza costrutto e senza fondamento. Se questa è la situazione, ecco la proposta, io mi sono permesso di farla già all’indomani della notorietà che è stata data alla vicenda. La vicenda è quella, ricorderete, di un voto paritario dato forse, non so, a prescindere da una valutazione di merito, ai bambini afferenti alle classi di queste maestre. Io allora ho proposto, a nome del forum delle scuole promosso dal Pd, forum sui problemi delle scuole, che il Provveditorato compisse con aiuto di tutto il mondo della scuola bolognese un attento monitoraggio delle situazioni e operasse per garantire al meglio la normalità di ogni funzione, a partire da quelle didattiche ed educative. Questa urgenza mi pare esserci tutta, io dico che da parte di nessuno si può scherzare con le scuole, da parte di nessuno, né da parte di chi protesta e né da parte di chi rappresenta l’istituzione. Occorre operare con lungimiranza, al meglio, per comprendere l’ora presente e per riportare nei limiti nel quale questo sarà possibile, con organici ridotti, con precariato avvilito e abbandonato, nella normalità la vita delle scuole bolognesi, questa è la cosa più importante e questo credo debba essere anche l’appello, anzi la richiesta, che può giungere da un Consiglio Comunale. In altri momenti - noi per esempio promuoveremo questo giovedì un importante momento di dibattito proprio qui nel Palazzo D’Accursio – si potrà andare più nel dettaglio della proposta ma il senso è questo: riuscire a impegnarci tutti perché in primo luogo il diritto alla qualità, ad avere una buona scuola, venga al meglio delle nostre possibilità davvero garantito. Non è poco signor Presidente anzi io ritengo, non so quanti sarebbero d’accordo con me ma io questo ritengo, sia il compito principale che ha la vita istituzionale e sociale di ogni altra città, senza dubbio che ha quella di Bologna.

sabato 14 marzo 2009

Ronda su ronda.

Ho incontrato una ronda, alla Stazione.
Tutti in costume rosso, più simili ai distributori del "Bolscevico" che a super-eroi della Marvel.
Un po' male in arnese per la verità.
Mi è venuto da pensare, senza offesa, che se qualcuno proprio ci tiene a fare il rondista, forse è anche perchè la vita gli ha riservato poche soddisfazioni altrove.Dicono che la loro presenza rassicura...
Ma mi sono chiesto: sono privati cittadini, come me, cosa da loro il diriìtto di simulare un' uniforme, un ruolo pubblico, un diritto maggiore del mio di intervenire?Risponderebbero: la voglia di fare volontariato, la professionalità. In realtà la loro non è chiaro come possa essere dimostrata.
E poi, riguarda la forza fisica o la capacità di usarla con discernimento? Un "buttafuori" di una discoteca, ad esempio, lavora in un luogo privato. Guarda, osserva, giudica, si tiene pronto e all'occorrenza espelle, da un locale. Ma nella strada che è la casa di tutti, vorrei non essere giudicato da una ronda ma poter giudicare anch' io il loro essere opportuni.Si dice: a Bologna esistono le "Pattuglie cittadine" dall'800.
Che male c'è se si aggiungono altre formazioni?
Ma proprio l'esistenza di esperienze storiche, che ha gia' fatto vedere pregi e limiti di questo pattugliare, rende chiaro il pericolo di un aumento indiscriminato di divise private.Ancora: che dire delle ronde di partito?Padane e altre, sono tutte inaccettabili.Bisognerà vigilare, tra l'altro, che non ricevano soldi dagli EE.LL.
Sarebbe un'altra furbizia per dare fondi improri alla politica. (A proposito i tanti che da anni attaccano la "casta" non hanno non hanno nulla da dichiarare ?)
Il problema però non si ferma qui.
Si sta attuando una privatizzazione, non solo una politicizzazione della "Sicurezza".
Ma se così è presto saranno i ricchi, non solo i partiti, a voler dire e fare qualcosa.Pensate a squadre ingaggiate da qualche magnate con villa nelle vicinanze. Meglio, molto meglio sarebbe investire di più sulle forze dell'ordine, quelle pubbliche.Le ronde al soldo dei ricchi esistevano già nel '600: si chiamavano "bravi". Erano di stanza nelle corti dei palazzotti nobiliari, anche qui a Bologna.
Ne ha scritto un certo Manzoni di Milano in un librettuccio che parla di Renzo e Lucia.Che fa il nesci, Eccellenza Maroni. O non l'ha letto?
Riparliamone.


(da "Segnali di fumo" rubrica di Davide Ferrari su "IlBologna")

martedì 3 marzo 2009

PER. Il progresso d'Italia n° 3 (quinta uscita)

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L' editoriale della rivista.
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Cambiare linea.



Walter Veltroni si è dimesso.Dario Franceschini è stato eletto segretario del PD.
Il nostro giornale ha un'impronta fin dall'origine unitaria e propositiva.
Ci interessano, sempre -anche in un momento come questo- i contenuti più che le persone, i loro pregi ed i loro errori.Ciò detto, se ringraziamo Veltroni per la battaglia che ha dato per la nascita del Partito Democratico, senza risparmio, non siamo d'accordo con il metodo che ha scelto per lasciare la direzione.A pochi mesi dal voto, senza promuovere un chiarimento di linea politica ed una verifica.
Purtroppo è stata una costante del PD, fino ad ora, evitare una discussione vera sull'indirizzo politico.I motivi sono tanti ma, non possiamo tacerlo, anche il metodo seguito dalla leadership è stato fra questi.
Ora non si può continuare così.Vi sono ragioni oggettive, esterne, culturali e sociali, a motivo della grave crisi di tutte le Sinistre, di ogni grado e colore.
Una crisi che in Italia perdura ed anzi cresce, nonostante si aprano scenari mondiali del tutto nuovi, il crollo del liberismo e l'elezione di Obama, innanzitutto.Siamo nati anche per tentare un'indagine su questa crisi, un approfondimento.Un eccessivo ottimismo non ci convinceva: ne' al tempo del Lingotto e delle Primarie, ne' al momento della prova elettorale.Nemmeno oggi.
Ma, per attrezzarsi ad una fase così difficile bisogna compiere due scelte, che rappresentano un vero cambiamento di rotta.
In primo luogo bisogna riorganizzare e condurre l'opposizione, in Parlamento e nel Paese, con serenita', certo, senza rissosità, ma con decisione.
Questa non è e non sarà la legislatura delle riforme condivise. E' il mandato di una Destra che vuole affermare, su ogni terreno, sensibili arretramenti nel campo dei diritti sociali ed individuali.In secondo luogo bisogna orientarsi alla ricostruzione di uno schieramento, di una nuova alleanza, oggi di opposizione, domani di governo.
Non è facile.
Scegliere alleanze invece che continuare nell'impossibile solitudine è urgente e necessario ma non è di per se taumaturgico.Lo dimostra la vicenda elettorale di Soru in Sardegna.Non sarà breve percorrere un cammino di ricostruzione di una cultura e di una pratica con tratti davvero unitari e credibili.Occorre guardare alla società civile, al mondo del lavoro, delle professioni, degli specialismi, della cultura ed al loro associarsi, ancor prima che alle forme partito-così fragili, che abbiamo più o meno vicine.Nondimeno deve cessare l'equivoco che il Pd basti a se stesso in nome del principio maggioritario.E' stata una necessità correre da soli, dopo la fine del Governo di Romano Prodi, oggi però giustamente rivalutato.Non può essere una linea politica per l'oggi.Prima ce ne accorgiamo meglio sarà.
Se queste due scelte verranno compiute si sarà delineato un campo, cose da fare, iniziative da prendere per il Pd ed il suo corpo attivo.Sarà possibile anche discutere di tutte le questioni di contenuto, dalla collocazione internazionale, al rapporto con le diverse forze sindacali, alla laicità, alla scuola, all'indipendenza della magistratura.Su ognuna di queste non è impossibile trovare una proposta nuova che permetta all'amalgama PD di fare passi in avanti.Ma senza queste due scelte primarie e prioritarie anche il confronto di merito può divenire impossibile, o almeno inane, divisorio. O troppo acceso o compromissorio.Basta pensare alla tragica vicenda di Eluana Englaro, dove si è visto assieme il silenzio del Partito e l'attivismo-maggioritario- dei suoi membri per un'ipotesi del tutto laica e di altri per un'ipotesi irrimediabilmente opposta.No, così non si può andare avanti.Non tutto è nelle nostre mani.Ma quello che possiamo decidere dobbiamo deciderlo.Ripartire con il Partito Democratico.Cambiare il Partito Democratico.Scegliendo di fare opposizione e di riaprire il gioco delle alleanze.Attenzione: la nostra crisi può segnare un momento grave per la tenuta dell'intero sistema democratico.
Non c'è un minuto da perdere.

Davide Ferrari

Marzo 2009