sabato 30 luglio 2011

Nozze gay. Turismo obbligatorio.

Matteo e Matteo. Cavalieri e Giorgini convolano a giuste nozze. I blog rimbalzano la notizia delle prime nozze gay italiane, a New York. E' un capitolo di una serie di prime nozze. Già annunciato, sempre da Bologna, un'altro viaggio matrimoniale: Sergio Lo Giudice e Michele Giarratano, presto a Oslo, 2000 chilometri per avere il diritto di dirsi sì. Un turismo matrimoniale in pieno sviluppo. Forse, per le coppie alla fine dei conti può risultarne un risparmio: la luna di miele tutt'uno col nozzo. Ma sono guai per la bilancia dei pagamenti, Tremonti dovrebbe reagire e lo Stato Italiano riflettere. Esportare cittadini, per una delle cose più naturali in vita, è il segno di una arretratezza che la nostra società non merita. Lo Stato, appunto. Da noi è una categoria liquida, se non gassosa. Qui le colonne di acciaio sono sempre state altre: il confessionalismo, il particolarismo, persino l'antagonismo. La statualità scolorisce, con i doveri ed i diritti. Le conquiste civili si attendono, da decenni, e la laicità è un lusso di pochi, incattiviti dalle sconfitte. Non meraviglia che su questi temi il confronto diventi scontro. Chi non è considerato un cittadino, ma un bizzarro accessorio o peggio, non può ammettere duttilità ai suoi rappresentanti, esige invece granitica durezza. “Gli altri di là, noi di qua”. E' qui la radice della vicenda della mancata presidenza a Silvia Noè in Regione. I muri si superano, le culture si mescolano, sulla base del rispetto. Se manca, tutto scivola nell'inaccettabile. Noè e Garagnani, Buttiglione e Giovanardi, piacerebbe un dì, trovarsi testimoni con loro ad uno di questi sposalizi. Fino a quel momento ogni vicinanza, per qualcuno, è sofferenza, è legittimazione dell'ingiustizia. La politica, la nostra, non può tardare oltre nell'accorgersene.

"Il contrario" Rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna
30 Luglio 2011

giovedì 28 luglio 2011

Al sole e ai flash. L'amore di Barbara e Pato.

E' notizia fresca. Nello yacht, Barbara Berlusconi e Alexandre Pato esibiscono ai fotografi un amore incondizionato.

Sono lontani da occhi indiscreti, dicono le didascalie degli innumeri scatti. Come i famosi di quell'isola dove si passa la prova del digiuno e della solitudine selvaggia alla luce di mille riflettori, i due ragazzi non hanno paura di esporsi. Fra bodyguards e paparazzi nautici sono a loro agio come ai mortali capita solo nelle usuali stanze domestiche.

Si avvicina la trasferta del Milan a Pechino ma Barbara è più importante per il giovanissimo campione. Per Lui, Lei ha rinunciato a un lungo amore con il padre dei suoi due figli. Insomma è una cosa seria.

Ne siamo lieti. La vasta pubblicità impedirà di dover inseguire Fabrizio Corona per evitare scoop non graditi. Tutto per il meglio. La storia ci ricorda un antico amore tra una miliardaria e un calciatore. Anni '60, la contessina Giovanna Augusta, erede di elicotteri e moto imbattibili, e il footballeur Josè Germano, anche lui brasiliano e del Milan. Una love story, quella, forse, più trasgressiva, coraggiosa per l'epoca e il colore della pelle dell'attaccante. Babbo Agusta era contrarissimo. Dai e dai la famiglia elicotteristica e l'implacabile logica delle cose ebbero il sopravvento. Germano dopo un breve matrimonio tornò in Brasile. Gli impegni coniugali e mondani, le liti che possiamo supporre, la cattiveria del popolino, tutto congiurò. I gol smisero di arrivare, la carriera divenne un rimpianto. Si rifece una vita in una lontana fattoria. Chissà se Pato ama la campagna? Oggi il connubio fa meno paura, veline e calciatori sono nella vita di una lunghissima serie di buone famiglie. Pato, inoltre, pur ancora giovanissimo, sembra più forte del povero Josè. I baci e le carezze lo distrarranno ma il suo talento è tale che ne resterà a sufficienza per confermarsi campione. Almeno lo auguriamo. Il babbo di Barbara ha ben altri problemi e tanto da farsi perdonare. Non cercherà su Google terreni coltivalii per evitare che Alexandre diventi suo genero.

Nonostante lo yacht galeotto navighi, così ci informano, prodighi, i rotocalchi:”nell'azzurro mare della Costa Smeralda, di fronte a Villa Certosa”, anche il bunga bunga non dovrebbe essere un problema. Pato è troppo giovane per essere invitato. Lo terranno alla larga. Maschi sotto i '70 in certe ville, Nicole non li fa entrare.



Mala Lingua
rubrica di Davide Ferrari
su "Sardegna quotidiano"
28 Luglio 2011

sabato 16 luglio 2011

"Tutti i dubbi nel galeone"

Il “nuovo” palazzo del Comune di Bologna ricorda un galeone.
L'ala che lo sovrasta è bella, non leggera però, è la vela di una nave da carico, non l'agile tela di una feluca.
Il resto è moderno, e banale. Non brutto, nemmeno bellissimo.
Fu Guazzaloca a credere molto nel progetto, nell'idea di farlo subito, in fretta e in un posto visibile. Doveva sfidare i secoli, cambiare l'immagine di Bologna, troppo rotonda, immobile come un certosino nello stomaco.
Fare, fare, fare! Progettare insieme con il privato esecutore, coordinarsi, coinvolgere i dipendenti e magari anche associazioni dei futuri utenti-clienti (cioè tutti noi)? Tutte ubbie, parevano. E’ sortita un'opera di rilevanza, probabilmente sana nel grosso, in forse nel dettaglio. Un dettaglio che però determina se in quel palazzo si può lavorare senza rischio.
Il Sindaco ha fatto benissimo a sospendere il lavoro negli uffici. Certo, un atto così evidente di responsabilità si è tagliato alle spalle tutti i ponti di una gestione silenziata, rassicurante, omertosa della vicenda. Ora tutti vogliono sapere. Si può stare tranquilli? Si può respirare e bere senza timore? "Legionella?" "Saranno stati i militari. Provano la guerra coi batteri!" Così due anziane signore, nel Bus. Colpo di calore? No è la normalità dell'oggi. Si sbriglia, si svola. Se si scoperchia una paura.

L'Unità Emilia-Romagna
"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari

“Soffriamo: è vacanza”

La vacanza dell’oggi, tutti lo sanno, è breve, si alterna al lavoro, non lo cancella. Dura due giorni, anche poche ore. Mordi e fuggi, si dice. E chi i denti non li ha più? Essere d’età e imitare i giovanissimi: un dovere, una necessità. Per loro erano le transumanze orarie, il nomadismo del weekend. Oggi, i soldi sono a zero, il ritmo inesorabile, il soffio bruciante della vacanza breve tocca a tutti. Le ore della partenza, il consumo sfrenato dopo l’ammaraggio, le tristi considerazioni sugli euro andati in vapore, la ricerca di un po’ di sonno, il pomeriggio, se le veneziane si chiudono, la sera, la notte, le zanzare, il rientro. Ogni tappa, un martirio, come nelle Stazioni della Via Crucis.

Io posso vantare flagellazioni ulteriori. Il vicino d’ombrellone creativo: “Ferrari: se aumentassero lo spessore del vetro delle bottigliette di Coca Cola? Mettere meno bevanda e abbassare i prezzi. Contro la crisi. Le che ne dice?”

E’ un baby boomer, si sa, a loro l’infanzia non termina mai.

Le nostre compagne hanno i figli lontani, non sono nonne, ancora, ritornano mamme con noi. Ci danno i tempi.

Proviamo a resistere. “No, io fino a che non ho tolto tutta la sabbia fra le calze e le scarpe non mi alzo. Vai pure tu se vuoi”. E’ la più intima nostra necessità, seduti nella linea assolata fra la spiaggia e le mattonelle del viale. Se non la capisce a che servono le gioie famigliari?

Ci vendicano le loro amiche. Lettrici di “ Chi” e di “Novella”. “Hai saputo? Peperlizia Ponti era la figlia, e per quello hanno chiamato così...”

E’ pizza sul lungomare. La sera. E’ già l’ora di decidere la via del ritorno.

Quando rientrare? "Lascia stare. So io come si fa" . Sarà Autostrada, 42 gradi. Fermi. “Dai, non potevo saperlo. A tuo fratello, la settimana scorsa è andata peggio!”

Solo a casa la pace, o quel che le assomiglia. La dieta.

Un bicchierino di birra analcolica, un pasticcino all'aspartame, un purè di frutta tropicale inscatolato in Macedonia (e dove se no?), e a cena 2 o 3 Hamburgher surgelati del discount...la vita non è poi così brutta.

Però i vicini di casa, più ricchi, più oltre di noi- mi dici- andranno –per quindici giorni!- in vacanza. In un castello, ad ascoltare Cacciari e Monsignor Ravasi. In questo Luglio. Aveva ragione Calindri, in quel Carosello, magnifico leggere il giornale, seduti in mezzo al traffico cittadino.


"Sardegna. Quotidiano", 16 Luglio 2011
www.davideferrari2000.blogspot.com

sabato 9 luglio 2011

I rifiuti e noi.

Arrivano. Sono i rifiuti, sono di Napoli. Noi, dell'Emilia-Romagna li prendiamo. Noi siamo italiani.
Mi dispiace per Beppe Grillo, ma non siamo uguali agli altri. Gli altri, quelli di Napoli non li vogliono. Noi non li vorremmo ma facciamo il nostro dovere.
La Lega? Non è vero sia contro i rifiuti. Lassù hanno macinato di tutto e molto hanno mandato, di proprio, qua e la'. Non vogliono i napoletani, questo è il punto, e non si sa mai che, accompagnando le ecoballe, non ne arrivi qualcuno anche qua.
Il PDL? Al Sud dice che è colpa del Nord, al Nord che è colpa del Sud. Sperano che nessuno, e dal Nord e dal Sud, vada al mare nelle stesse spiagge del Centro, se no son dolori.
Partiti minori? Opinione “Non pervenuta”, come si diceva per le temperature degli osservatori meteo più lontani o distratti.
“Noi ci prendiamo il rusco, ma tanto poi i marucain mica ci votano. Tutti democristian, tutti dietro al prit.” E' Tugnen al “Benassi”. L'ho svegliato. “Tugnen, ma a Napoli vinciamo noi, più o meno, e la DC non c'è più”. “C' hai ragione, oggi c'è Berlusconi. Lui i sacchetti li metteva ad Arcore. Ma le ville sono piene di Ruby, e come fa?” “Intanto-sibila una signora al bar- l'immondizia la sentiremo noi. Con questo naso!” e se lo stringe, tra pollice e indice.
“E' di origine barese”, m' informano subito, i maliziosi. “Di Forza Italia: da sempre”. Lei, con, Napoli non c'entra.

Il contrario
rubrica di Davide Ferrari
l'Unità Emilia-Romagna

Tute blu e grembiuli verdi.

"Omsa che gambe!". Era Carosello, la mite pubblicità dell'Italia del boom. Si scopriva la bellezza del consumo e si strizzava, un poco, l'occhio. Oggi l'OMSA è un simbolo della crisi. A Bologna, la Festa dei 110 anni della Fiom, con Santoro, ha invitato le operaie OMSA di Faenza. Le tute blu abbracciano i loro grembiuli verdi. Qualcuno ha paragonato l'OMSA alla Fiat. Entrambe hanno usato la delocalizzazione "contro" i lavoratori. Alla Fiat, come minaccia per accettare un lavoro a condizioni peggiori, all’Omsa come motivo per chiudere, tout court. In Emilia siamo abituati a conflitti mediati, dove lungimiranza e riformismo sono resi possibili da un welfare generoso e intelligente. La Festa Fiom è una vetrina di contrasti. Spesso il carattere di questo sindacato porta a dissonanze con chi rappresenta politicamente lo stesso mondo. Cerchiamo, tuttavia, di guardare in faccia la realtà. I precari, certo, i giovani, i "differenti". Non solo. E' la struttura del lavoro, civile e dignitoso, che scricchiola e cede. Le vie più adatte per assumere il tema, senza minoritarismi, si vedranno. Intanto aprire gli occhi. Questa Festa parla a noi, alla città ed all'Emilia.


"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna
18 Giugno 2011

sabato 2 luglio 2011

Tremonti per noi. “Disparo” e antipatico.

L’Emilia-Romagna , questo fortunato diagonalone, da Rimini a Piacenza, ha
l’abitudine di organizzare servizi molteplici e costosi.

Qui le Leggi Finanziarie si sentono. Forse per questo, a sentire le voci nei capannelli di piazza, il Ministro Tremonti e le sue sorti non ricevono le medesime simpatie che invece i giornali del “rigore a tutti i costi” scrivono di registrare.

“E’ un eroe” –dicono- “che volete di più? Diserta i “bunga bunga”. Addirittura è alternativo a Berlusconi”. E’ un vizio, ammettiamolo, noi al suono del nome del Ministro pensiamo subito alla scuola avvilita, al tempo pieno dimenticato, alle liste di attesa.

Le sue lenti umbertine , la sua erre aristocratica non bastano a rassicurarci. Dove altri vedono la ferrea logica noi vediamo l’astuzia, dove si descrive la sapienza noi leggiamo l’insidia.

Sarà questione di pelle. Saremo noi a sbagliare.

Tuttavia la “manovra” ultima ci conferma la nostra avversione.

Pagheremo, e di più pagheremo quando al Governo ci sarà, forse, qualcun altro. E’ una finanziaria testamentale, fatta da un padre che odia gli eredi. Già lo vediamo, riconciliato con gli stracquadani ed i quagliarielli, aizzare gli scontenti dei tagli ai servizi dei Comuni, già sentiamo la sibilante pronuncia con cui martirizzerà il successore.

Ha studiato da scienziato, sulle sudate carte l’ombra della gloria di Quintino Sella e di Luigi Einaudi, ma la vera vocazione era quella di un Ministro arrangione e “disparo”. Nel suo girone troverà finanzieri borbonici e romani, non illuminati di Baviera o ufficiali di stato savoiardi.

Lo chiedessero a noi le malebolge sarebbero quelle più nere, quelle dei senza pietà, peggio quelle degli antipatici.


"Il contrario”
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna
Sabato 2 Luglio 2011