martedì 1 dicembre 2009

Per Cino e per lo Zecchino.

Segnali di fumo.
Di Davide Ferrari

Nulla so nulla delle questioni che sono intercorse fra l’Antoniano e Cino Tortorella.
Quando tanti e tanti anni passano a fare un medesimo lavoro, che senti tuo, che si identifica con te, è spesso fatale che non si riesca a ridarsi una veste nuova, che si diventi ingombranti e , insistendo, si incorra in veri e propri errori.
Ora, di fronte alla prova che Tortorella sta affrontando, è il momento soltanto della preoccupazione e degli in bocca al lupo. Grandissimi.
Sentiamo che la sua vicenda ci appartiene, che siamo partecipi e , tutto sommato, gli vogliamo bene.
Quarant’anni fa ho fatto a botte, anzi ne ho prese, per “colpa” sua e dello Zecchino.
Difendevo “Torero camomillo”, la canzoncina che, inaspettatamente, all’ultimo minuto, perdette la gara con “Quarantaquattro gatti”.
Sbagliavo. Quella dei “gattini senza padrone” era bellissima. E poi era un segno del ’68. Ma, ai giardini Margherita si scatenò una rissa di proporzioni bibliche. Centinaia di bambini, non scherzo, si divisero fra le due contendenti e via a correre e strattonare e peggio. Io guardavo, imitavo e le prendevo.
Ma mi sentivo un Highander alla battaglia, sotto le chiome del grande cedro del pratone. Per molte generazioni il ricordo delle canzoni dello Zecchino è stato il primo ricordo che è rimasto, quello con il quale si è entrati nell’età della memoria, a 4-5 anni.
E poi imparavamo cos’è una gara. Sceglievano, con le palette alzate nel voto, bambini come noi, sceglievamo noi. Non capita troppo spesso ai bimbi di poter decidere, probabilmente nemmeno oggi- che pure diciamo essere l’epoca del permissivismo. Scegliere, secondo volontà e regole, è un momento educativo importante.
E, sempre, è stata buona musica, testi spesso folgoranti, poca leziosità -nonostante l’ambiente. Un vero miracolo.
Per questo vogliamo che l’Antoniano possa andare avanti. Certo, è importante per la nostra città, perché possa mantenere e magari espandere la propria produzione televisiva. Ma è importante per noi e per i bambini di oggi.
Non facciamo scherzi. Lo Zecchino, e Mago Zurlì, vivano tranquilli. Almeno per tanti anni quanti ce ne hanno regalati.

1 Dicembre 2009
Il Bologna, quotidiano Epolis