giovedì 26 ottobre 2000

Sfratti. La Destra colpisce gli ultimi.

Il Senato boccia il decreto sugli sfratti.
La lotta politica della Destra colpisce gli "ultimi".
E' necessaria una reazione, per l'equità, per la solidarietà.

Giudico molto grave il voto con il quale il Senato ha bocciato la conversione del decreto legge 29 settembre 2006 n.261, che quindi è decaduto.
Il decreto determinava il blocco degli sfratti per finita locazione di immobili
ad uso abitativo, a favore di conduttori con reddito annuo famigliare inferiore
a Euro 27.000 e con presenza nel nucleo famigliare di persone ultrasettantenni,
figli a carico, malati terminali o portatori di handicap con invalidità superiore al 66%.
Tecnicamente sono state accolte le pregiudiziali di costituzionalità
presentate dal centrodestra (senatori Pastore e Ferrara di FI).
Il provvedimento a) riguardava soggetti ben precisi assolutamente bisognosi dell’aiuto pubblico; b) escludeva sfratti per morosità; 3) non era un provvedimento di pura proroga dell'esistente, accompagnando la sospensione
degli sfratti con disposizioni per programmi di edilizia sovvenzionata ed agevolata da parte dei Comuni e un piano nazionale straordinario di edilizia residenziale pubblica a favore degli stessi soggetti beneficiari della sospensione.
La bocciatura del Senato mostra una destra scatenata che pur di braccare il Governo ha dimostrato una ben scarsa sensibilità verso le persone in condizioni di bisogno.
Insomma, quella cultura dell’ ”abbandono” di chi ha bisogno che alimenta
da tempo il grande “piano inclinato” di rinuncia al principio costituzionale
della solidarietà.
E’ stato stimato che il decreto riguardasse circa 200.000 famiglie.
fra queste centinaia sono a bologna, moltissimi gli anziani in età molto avanzata.
La grande stampa ha sottolineato quasi escluisivamente la sconfitta del Governo ma sconfitte, ancora una volta sono queste famiglie.
L'opposizione al Governo sempre di più si colora o come una offensiva tesa ad intercettare categorie e corporazioni, contro l'interesse generale, oppure come attacchi diretti alla solidarietà ed all'equità.
Quanto è avvenuto deve indurre ad una reazione. Non basta governare. L'Unione e l'Ulivo devono sopstenere, nella società, le ragioni della giustizia sociale che sono nei provvedimenti di questo Governo.

Davide Ferrari

venerdì 13 ottobre 2000

Allarme antisemitismo, denuncia dei Ds.

L'ANTISEMITISMO serpeggia anche a Bologna e in regione. E naviga in Internet. A dare l'allarme è Davide Ferrari che lancia un appello alla destra: 'Occorre un'azione comune per arginare i gruppi antisemiti nella nostra città'. Il capogruppo Ds in Comune, sociologo delle religioni, ha presentato ieri i risultati di un'indagine su Internet (un'inchiesta è apparsa recentemente su Repubblica.it) partita dalla denuncia contro un sito internazionale, 'Holywar', che pubblica il peggio del repertorio antiebraico arrivando a mettere in rete i cognomi di quasi diecimila famiglie ebree italiane. 'E' la punta di un iceberg pericoloso' dice Ferrari denunciando collegamenti del sito, dove si trova anche una petizione al sindaco contro l'apertura a Bologna della prima macelleria di rito 'ebraicoislamico', con altri gruppi presenti in Emilia. Ferrari descrive l'indagine in Internet come 'un viaggio nell'orrido' e annuncia che consegnerà 'il materiale alle autorità competenti'. E ad An dice: 'Non è possibile che in consiglio comunale non si riesca mai ad avere l'unanimità su ordini del giorno in cui si nomina la parola Olocausto e antisemitismo'. (i.v.)

Da Repubblica, 13 Ottobre 2000

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/10/13/allarme-antisemitismo-ds-appello-alla-destra.html

domenica 27 agosto 2000

Festa naz. Unità 2000. Dibattito con Bersani.

Davide Ferrari presiede l'incontro con Pierluigi Bersani ed altri alla Festa Nazionale dell'Unità di Bologna del 2000.
Da Radio Radicale la registrazione, cui si può accedere dal link sottostante.


mercoledì 2 agosto 2000

Addio Centi agitatore di poesia

La Repubblica. 02 agosto 2000 — BOLOGNA

Si è spento domenica scorsa, nella casa di famiglia all'Aquila, Gilberto Centi. Aveva 53 anni; due anni fa era stato colpito da un male incurabile. Gilberto Centi viveva a Bologna dal '68, scriveva sulle pagine dell'Unità e di "Zero in condotta", ma il suo vero lavoro era quello di «agitatore di poesia». Scriveva lui stesso poesia, ma quel che soprattutto gli piaceva fare, ed era l'unico a compierlo con tanto accanimento, era indagare la poesia degli altri, era scovarla, portarla alla superficie della città, farla ascoltare al Link, all'osteria del Montesino e farla leggere, darne nomi e testimonianza. Ha lasciato, oltre a un'infinità di articoli, due antologie, due censimenti in realtà, dei poeti a Bologna. Pubblicò il primo nel 1991, "Bologna e i suoi poeti", curato assieme a Carla Castelli: raccoglieva 253 poeti. Ne curò una seconda edizione, con l'editrice Pendragon, nel 1997, "Voci di poesia. Rassegna dei poeti contemporanei a Bologna": raccoglieva 286 poeti. Molti «sommersi», molti «inediti», alcuni noti, certi notissimi: Stefano Benni, Alessandra Berardi, Franco Berardi, Giorgio Celli, Davide Ferrari, Salvatore Jemma, Claudio Lolli, Fabrizio Lombardo, Roberto Roversi, Gregorio Scalise, Giancarlo Sissa~ I loro testi pubblicati accanto ad absolute beginners. Programmaticamente, Centi non esercitava nessuna selezione. O meglio, selezionava i testi, ma non i poeti. La poesia era, ai suoi occhi, comunque documento e forse profezia di una realtà urbana, sociale, esistenziale, era materiale di indagine ed essa stessa indagine. Dunque gli piaceva conoscere, esplorare e catalogare. Ha avuto in Roberto Roversi il suo maestro. Ha trovato sodali in miriadi di associazioni e circoli di poesia. Si chiedeva: «Ma a che serve scrivere?». E nel '91, nell'introduzione al suo censimento, aveva suggerito la risposta che diede Jean Ricardou all'analogo interrogativo di Sartre, «a cosa serve la letteratura di fornte a un bambino che muore di fame?». «La letteratura aveva replicato Ricardou è lo strumento indispensabile per renderci attenti alla morte di quel bambino. Essa crea lo spazio dentro il quale la morte per fame di quel bambino è uno scandalo. Dà senso a quella morte». Nella poesia di Bologna, ai cui confini aveva circoscritto la sua indagine, Centi cercava la risonanza e il senso di una città che definiva opulenta, pigra, rassicurante, feroce. E i poeti? Generalmente considerati «inservibili», diceva. Ma il tempo aggiungeva si sa, rende giustizia. - BRUNELLA TORRESIN