mercoledì 20 dicembre 2006

Comune. Margherita ritira emendamento coppie sposate.

Consiglio comunale di Bologna
Il consigliere
Davide Ferrari

NOTA STAMPA
Bologna, 20 dicembre 2006

Davide Ferrari, della Segreteria reg. DS, dopo l'approvazione in serata del nuovo regolamento ERP in Consiglio comunale, ha dichiarato,:
" Ho molto apprezzato il ritiro dell'emendamento, sulle coppie unite in matrimonio, da parte del gruppo consiliare della Margherita e le motivazioni serie con il quale lo ha motivato il consigliere Natali.
E' un atto giusto che non interpreto, da laico, come rinuncia alle proprie convinzioni ma come la volontà di trovare le scelte di governo condivise e maggioritarie che possano corrispondervi. E' un atto unitario che incoraggia quanti, e sono la stragrande maggioranza, nei due partiti e nella società civile, soprattutto a Bologna, vogliono un Ulivo forte ed unito. Un obiettivo che vale più di ogni altra cosa."

Auguri

S. Natale 2006
Anno nuovo, 2007





La serenità, in una nazione che deve ritrovarsi,
è l'augurio di queste festività,





perchè sia possibile è necessaria






la laicità,

garanzia di rispetto e convivenza.






Davide Ferrari






www.davideferrari.org

martedì 19 dicembre 2006

La Bologna che vogliamo
di Davide Ferrari


"Presepio di Wolfango: basta coi braghettoni"

I giornalisti, sempre presenti a Palazzo d'Accursio, mi hanno chiesto cosa pensassi del Presepio del pittore e scultore Wolfango Peretti Poggi.
Quello, ormai famosissimo, con la drammatica immaginetta di Moana Pozzi inseguita dalla morte. Ritenevo già superata la polemica sulla statuina di Wolfango, e non ho risposto con immediatezza e soddisfazione. Quasi con riluttanza, invece. Tuttavia, quando ho visto, il Lunedì 18 di questo mese di dicembre, che, addirittura in Consiglio comunale, la destra ha inscenato una manifestazione di protesta contro quella immagine, ho avuto voglia di rincarare.
Gli atei devoti non imparano mai. Ogni volta la storia si ripete, fino alla farsa strapaesana.
A questo punto occorre dire basta. E' evidente a tutti che gli scandalizzati poco hanno a che vedere con un sentimento religioso, che rispetto anche perchè è anche il mio, ma moltissimo con una sfacciata ricerca di visibilità di esponenti politici.
A costoro ho detto che, a Bologna, i "braghettoni", (le copertura del nudi artistici), non piacciono a nessuno. L' affluenza di pubblico alla mostra del Presepio lo conferma. Facendo gazzarre come quella vista in Consiglio danneggiano anche i loro stessi partiti. Fra dieci anni chi ci sarà sorriderà delle loro piccolissime diatribe.
Non so se quel Presepio è un'opera immortale ( e cosa lo è?) ma certo merita di essere visto per scoprire i volti e le caricature, quasi sempre delicate ed amabili, di tanti personaggi della nostra città e della nostra vita.
Se invece qualcuno volesse fare una bella battaglia contro la pornografia che ci assedia, contro un consumismo sfrenato che riduce, da decenni e sempre di più, il corpo dei giovani a merce, eccomi qua, io sono pronto.
Nel farla ci troveremo presto di fronte gli studi TV di Cologno Monzese . Non saranno gli unici "nemici", ma certo far passare l'impero della mercificazione, la roccaforte dei torsi alla brillantina dei protégés di Lele Mora e dei didietro allo smeriglio delle ochette dei Mammuccari, e soprattutto il partito del piccolo re del cattivo gusto televisivo come gli alfieri del senso offeso del pudore è veramente ridicolo.
Un mio amico sociologo mi ammonisce. "Attenzione"- mi dice, "i berlusconidi assomigliano molto agli italiani, che vogliono trasgredire e poi inginocchiarsi. Non li sottovalutare", insiste.
Forse ha ragione. Ma, almeno noi bolognesi, facciamo così: trasgrediamo (senza esagerare), inginocchiamoci e poi, a chi vuol farci la morale, con i gemelli dorati ai polsi e il cerone sul viso, facciamo una bella pernacchia.

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davideferrari@yahoo.com

ERP. Il nuovo regolamento. La polemica sulle coppie di fatto.

Consigliere FERRARI:
Io ho chiesto di intervenire, Presidente, avendo ascoltato con molta attenzione gli interventi che mi hanno preceduto, intervento che durerà pochi minuti, per sollevare un punto al dibattito che consegno ai colleghi che abbiano l’intenzione e la cortesia di ascoltarmi.
Quando si parla di edilizia a sostegno di condizioni di vita fondamentali, come appunto l’ERP, io credo che innanzitutto non andrebbe mai dimenticato che noi parliamo di qualcosa che non è sufficiente.
Qualcuno forse pensava alla fine degli anni Ottanta che le modifiche negli assetti proprietari delle famiglie, l’espansione degli alloggi in proprietà, fenomeno così tipico del nostro Paese, non so quanto positivo, che nasce da particolarissime situazioni del nostro stato sociale, molto legato ai percorsi individuali o familiari, meno a provvidenze più organizzate e più strutturali. Ci ricordava qualcuno nel dibattito sulla Finanziaria la grande differenza su un welfare italiano che vede appunto tanti alloggi in proprietà e poi una condizione spaventosa di chi non può arrivarvi, rispetto al caso tedesco che vede invece collegato a tutta la tematica dei fondi pensione e della cogestione un enorme numero di alloggi a residenzialità protetta, incrementata, legata alle condizioni di lavoro.
Bene, si poteva pensare che questa emergenza non sarebbe più stata tale, invece abbiamo visto che è andata crescendo. Noi abbiamo fatto come Commissione una serie di audizioni dove, anche con pareri diversi, è emerso questo dato anche rispetto a una città come Bologna.
Innanzitutto senza dubbio per le condizioni anche particolari della nostra città, con le presenze di nuovi cittadini ma anche degli studenti, la superfetazione dei prezzi degli alloggi in affitto… tutto quello che sappiamo, l’enorme bolla speculativa che ha fatto gonfiare grandemente il valore degli alloggi in compravendita, tutto giusto.
Ma io penso, colleghi, e vengo al punto che stiamo dibattendo oggi, in questa condizione di penuria perché di questo si tratta. Noi dobbiamo regolamentare, e lo facciamo, al meglio le nostre risorse, anche con meccanismi nati dall’esperienza, che l’Assessore ha illustrato con intelligenza come sempre, e con sapienza di governo; ma noi siamo portati a queste modifiche, a questi snellimenti procedurali, a questa regolamentazione più limpida perché, ripeto ancora, siamo in regime di carenza.
E lo siamo – questo è il punto – perché sono cambiate le famiglie: la struttura che vede la sicurezza collegabile unicamente alla proprietà, la struttura familiare, non è più quella di 15 - 20 anni fa.
E non c’è nulla da fare. Questo non tanto per le diversità di orientamento sessuale ma per le diversità dei ritmi dei cicli di vita, le diversità rispetto alla stabilizzazione dei matrimoni. Guardate, io pochi minuti fa leggevo questa statistica del Sole-24 Ore, che tra l’altro vede Bologna distinguersi positivamente, e un dato mi ha impressionato: può sembrare una banalità, non sembri un colpo basso, lo dico ai colleghi della Margherita, ma la provincia di Lodi è quella che ha – la vogliamo dire così? – la peggiore risultanza statistica rispetto al numero della popolazione. La provincia di Lodi, quella che ha la massima espansione nel nostro Paese di istituzioni culturali, sociali, ricreative e caritative ecclesiali. Fino a una pervasività. E’ una realtà che conosco molto bene perché vi ho lavorato: è una realtà dove davvero, ma positivamente, si vive in questo clima dove l’idealità, un riconoscimento comunitario così forte… Ebbene troviamo questo dato. Ecco allora che forse siamo in presenza di fenomeni certo non positivi, che non dobbiamo celebrare come fossero indici di per sé di libertà, perché una famiglia che rovina, una coppia che si divide, un’articolazione diversa nelle strutture familiari non è detto che sia un bene, anzi spesso è un male, però si tratta di fenomeni che sono tali e tali a noi di fronte, e che quindi implicano da un lato una politica molto articolata di espansione del mercato dell’affitto e dall’altro che cresca la quota di disponibilità di alloggi pubblici. Ma si dirà “non è questo il tema, noi stiamo parlando del regolamento di ciò che abbiamo”. Ma colleghi, io ho sentito tante voci critiche sugli strumenti finanziari governativi e su questo punto non ho sentito una grande animazione; forse è stato un errore, lo dico anche autocriticamente. Penso invece che a salvaguardia del mercato, a salvaguardia dell’articolazione come essa è della vita sociale e familiare odierna, anche in una città bella e ricca come Bologna, debba crescere il numero delle disponibilità - accanto a quello sotto altri strumenti, per carità - di alloggi di Residenza Pubblica.
Ecco, allora vedete, giungo al punto, scusate la premessa che è quasi tutto l’intervento ma credo che non fosse peregrina: dico a tutti noi, a me per primo, non voglio fare il “Grillo parlante”, per carità, attenzione, perché se il punto è questo - e francamente, colleghi, credo difficile essere smentito - cioè che il punto quando si parla di ERP è che aumentato il fabbisogno e non siamo in grado di rispondere alle domande, attenzione perché se mandiamo segnali, qualunque essi siano, che invece ci sarebbe la possibilità ma qualcuno la nega perché pensa anche ad altri, è la fine, colleghi.
E’ la fine di una possibilità di dare trasparenza e visibilità di governo a una politica sull’Edilizia Residenziale Pubblica. Questo mi interessa assai di più di una discussione molto difficile sul matrimonio costituzionale, sui nuovi generi di famiglie… cose importantissime e appassionanti, in cui io certamente sono per i diritti degli individui, ci mancherebbe altro, ma credo che il punto sia un altro. E cioè una responsabilità di governo impone – impone! - che venga evitato ad ogni costo l’agitarsi confuso di una nuova leggenda metropolitana: “ci sarebbero ma non ce li vogliono dare, li hanno altri prima di noi”. Non è così, colleghi. Non è così.
Credo che questo punto sia molto rilevante rispetto alla questione degli immigrati, dove si connota immediatamente di tensioni sociali che ben possiamo comprendere, ma, attenzione, anche rispetto alla dialettica fra generazioni e alla diversità delle forme di vita familiari.
Ecco, questo è un punto su cui occorre rispondere.
Penso inoltre che sarebbe molto interessante - e mi riservo magari in altra sede di approfondire - vedere, perché pochi lo sanno, cosa già fa un Comune come Bologna a sostegno del matrimonio.
Può darsi che non siamo abituati a scriverlo sui manifesti, può essere, ma guardate che se noi facessimo un elenco di tutti gli interventi sociali costruiti proprio col criterio dell’universalità del diritto e non della specificità, e proprio per questo mantenuti nonostante tutte le crisi finanziarie ancora forti a Bologna, avremmo di Bologna un’immagine che è fra le più rispondenti a quel dettato costituzionale di sostegno al matrimonio e alla vita familiare serena, fondamento della nostra Repubblica. Credo che questo sarebbe interessante andare a vederlo. Penso quindi che anche su questo terreno intanto per dirlo ai cittadini ma un domani anche laddove si rilevino davvero criticità, cioè a fronte non di penuria ma di possibilità reali di un investimento maggiore, sarebbe interessante assieme – è una proposta che faccio - andare appunto ad una verifica e magari intervenire ancora più nettamente a sostegno della figura familiare. Termino qui. Ho pronunciato poche parole, colleghi, ma se noi stiamo al merito sentiamo la responsabilità di governare, forse più fortemente che non se affrontiamo diversamente, solo per via di riferimenti pregiudiziali, questo punto.

Intervento in Consiglio comunale, Bologna-18 XII 2006

lunedì 18 dicembre 2006

Casa, ERP eccetera... (stenografico)

Consigliere FERRARI: Io ho chiesto di intervenire, Presidente, avendo ascoltato con molta attenzione gli interventi che mi hanno preceduto, intervento che durerà pochi minuti, per sollevare un punto al dibattito che consegno ai colleghi che abbiano l’intenzione e la cortesia di ascoltarmi. Quando si parla di edilizia a sostegno di condizioni di vita fondamentali, come appunto l’ERP, io credo che innanzitutto non andrebbe mai dimenticato che noi parliamo di qualcosa che non è sufficiente. Qualcuno forse pensava alla fine degli anni Ottanta che le modifiche negli assetti proprietari delle famiglie, l’espansione degli alloggi in proprietà, fenomeno così tipico del nostro Paese, non so quanto positivo, che nasce da particolarissime situazioni del nostro stato sociale, molto legato ai percorsi individuali o familiari, meno a provvidenze più organizzate e più strutturali. Ci ricordava qualcuno nel dibattito sulla Finanziaria la grande differenza su un welfare italiano che vede appunto tanti alloggi in proprietà e poi una condizione spaventosa di chi non può arrivarvi, rispetto al caso tedesco che vede invece collegato a tutta la tematica dei fondi pensione e della cogestione un enorme numero di alloggi a residenzialità protetta, incrementata, legata alle condizioni di lavoro. Bene, si poteva pensare che questa emergenza non sarebbe più stata tale, invece abbiamo visto che è andata crescendo. Noi abbiamo fatto come Commissione una serie di audizioni dove, anche con pareri diversi, è emerso questo dato anche rispetto a una città come Bologna. Innanzitutto senza dubbio per le condizioni anche particolari della nostra città, con le presenze di nuovi cittadini ma anche degli studenti, la superfeTtazione dei prezzi degli alloggi in affitto… tutto quello che sappiamo, l’enorme bolla speculativa che ha fatto gonfiare grandemente il valore degli alloggi in compravendita, tutto giusto. Ma io penso, colleghi, e vengo al punto che stiamo dibattendo oggi, che questa penuria… Perché di questo si tratta. Noi dobbiamo regolamentare, e lo facciamo, al meglio le nostre risorse, anche con meccanismi nati dall’esperienza, che l’Assessore ha illustrato con intelligenza come sempre, e con sapienza di governo; ma noi siamo portati a queste modifiche, a questi snellimenti procedurali, a questa regolamentazione più limpida perché, ripeto ancora, siamo in regime di penuria. E lo siamo – questo è il punto – perché sono cambiate le famiglie: la struttura che vede la sicurezza collegabile unicamente alla proprietà, la struttura familiare, non è più quella di 15 - 20 anni fa. E non c’è nulla da fare. Questo non tanto per le diversità di orientamento sessuale ma per le diversità dei ritmi dei cicli di vita, le diversità rispetto alla stabilizzazione dei matrimoni. Guardate, io pochi minuti fa leggevo questa statistica del Sole-24 Ore, che tra l’altro vede Bologna distinguersi positivamente, e un dato mi ha impressionato: può sembrare una banalità, non sembri un colpo basso, lo dico ai colleghi della Margherita, ma la provincia di Lodi è quella che ha – la vogliamo dire così? – la peggiore risultanza statistica rispetto al numero della popolazione. La provincia di Lodi, quella che ha la massima espansione nel nostro Paese di istituzioni culturali, sociali, ricreative e caritative ecclesiali. Fino a una pervasività… E’ una realtà che conosco molto bene perché vi ho lavorato: è una realtà dove davvero, ma positivamente, si vive in questo clima dove l’idealità, un riconoscimento comunitario così forte… Ebbene troviamo questo dato. Ecco allora che forse siamo in presenza di fenomeni certo non positivi, che non dobbiamo celebrare come fossero indici di per sé di libertà, perché una famiglia che rovina, una coppia che si divide, un’articolazione diversa nelle strutture familiari non è detto che sia un bene, anzi spesso è un male, però si tratta di fenomeni che sono tali e tali a noi di fronte, e che quindi implicano da un lato una politica molto articolata di espansione del mercato dell’affitto e dall’altro che cresca la quota di disponibilità di alloggi pubblici. Ma si dirà “non è questo il tema, noi stiamo parlando del regolamento di ciò che abbiamo”. Ma colleghi, io ho sentito tante voci critiche sugli strumenti finanziari governativi e su questo punto non ho sentito una grande animazione; forse è stato un errore, lo dico anche autocriticamente. Penso invece che a salvaguardia del mercato, a salvaguardia dell’articolazione come essa è della vita sociale e familiare odierna, anche in una città bella e ricca come Bologna, debba crescere il numero delle disponibilità - accanto a quello sotto altri strumenti, per carità - di alloggi di Residenza Pubblica. Ecco, allora vedete, giungo al punto, scusate la premessa che è quasi tutto l’intervento ma credo che non fosse peregrina: dico a tutti noi, a me per primo, non voglio fare il “Grillo parlante”, per carità, attenzione, perché se il punto è questo - e francamente, colleghi, credo difficile essere smentito - cioè che il punto quando si parla di ERP è che aumentato il fabbisogno e non siamo in grado di rispondere alle domande, attenzione perché se mandiamo segnali, qualunque essi siano, che invece ci sarebbe la possibilità ma qualcuno la nega perché pensa anche ad altri, è la fine, colleghi. E’ la fine di una possibilità di dare trasparenza e visibilità di governo a una politica sull’Edilizia Residenziale Pubblica. Questo mi interessa assai di più di una discussione molto difficile sul matrimonio costituzionale, sui nuovi generi di famiglie… cose importantissime e appassionanti, in cui io certamente sono per i diritti degli individui, ci mancherebbe altro, ma credo che il punto sia un altro. E cioè una responsabilità di governo impone – impone! - che venga evitato ad ogni costo l’agitarsi confuso di una nuova leggenda metropolitana: “ci sarebbero ma non ce li vogliono dare, li hanno altri prima di noi”. Non è così, colleghi. Non è così. Credo che questo punto sia molto forte rispetto alla questione degli immigrati, dove si connota immediatamente di tensioni sociali che ben possiamo comprendere, ma anche rispetto alla dialettica fra generazioni e forme di vita familiari, attenzione. Ecco, questo è un punto su cui va risposto. Penso invece che sarebbe molto interessante - e colgo l’occasione e mi riservo magari in altra sede di approfondire ma ci sono qui colleghi bravissimi, del mio Gruppo sicuramente ma anche di altri Gruppi, e termino su questo - vedere, perché pochi lo sanno, cosa già fa un Comune come Bologna a sostegno del matrimonio. Può darsi che non siamo abituati a scriverlo sui manifesti, può essere, ma guardate che se noi facessimo un elenco di tutti gli interventi sociali costruiti proprio col criterio dell’universalità del diritto e non della specificità, e proprio per questo mantenuti nonostante tutte le crisi finanziarie ancora forti a Bologna, avremmo di Bologna un’immagine che è fra le più rispondenti a quel dettato costituzionale di sostegno al matrimonio e alla vita familiare serena, fondamento della nostra Repubblica. Credo che questo sarebbe interessante andare a vederlo. Penso quindi che anche su questo terreno intanto per dirlo ai cittadini ma un domani anche laddove si rilevino davvero criticità, cioè a fronte non di penuria ma di possibilità reali di un investimento maggiore, sarebbe interessante assieme – è una proposta che faccio - andare appunto ad una verifica e magari intervenire ancora più nettamente a sostegno della figura familiare. Poche parole, colleghi, forse ingenue, ma se noi stiamo al merito sentiamo la responsabilità di governare, forse più fortemente che non se prendiamo diversamente questo punto.
Comune di Bologna
il consigliere Davide Ferrari


Bologna, 18 Dicembre 2006

"Presepio di Wolfango: basta coi braghettoni"

Rispondendo alle domande dei giornalisti presenti oggi a Palazzo d'Accursio il consigliere ha dichiarato:"Ritenevo superata la polemica sulla statuina di Wolfango ma vedo che, ancora oggi, in Consiglio comunale, la destra ha addirittura inscenato una manifestazione di protesta contro il suo Presepio.
A questo punto occorre dire basta. E' evidente a tutti che gli scandalizzati poco hanno a che vedere con un sentimento religioso, che rispetto anche perchè è anche il mio, ma moltissimo con una sfacciata ricerca di visibilità di esponenti politici.
A costoro dico che a Bologna i "braghettoni", (le copertura del nudi artistici), non piacciono a nessuno. Facendo gazzarre come quella di oggi danneggiano anche i loro stessi partiti. Fra dieci anni chi ci sarà sorriderà delle nostre piccolissime diatribe".

P. uff. Stampa
M.Busi
La Bologna che vogliamo
di Davide Ferrari

Ulivo: dopo il 2 dicembre andare avanti con contenuti sociali più forti.

Le iniziative che vogliono confrontarsi con il progetto: "Partito Democratico", (come "nell'Ulivo Da Sinistra") sono al lavoro.
A Bologna è possibile molto meglio che altrove per l'esistenza del Tavolo dell'Ulivo, che ha già in agenda importanti scadenze.
L'Emilia - Romagna conta quando agisce per unire le fila ed andare avanti, per contenuti sociali più avanzati.
Così fa’ "pesare" la maggiore forza della sua partecipazione politica, del suo stesso personale politico, che sono reali e sono un grande patrimonio della Democrazia Italiana.
I contenuti servono e serviranno più di ogni rivendicazione di ruolo.
Possiamo fare molto qui, insieme, partiti e associazioni dell'Ulivo, quando altrove molto sembra essersi complicato e rallentato.
Ogni volta che il "progetto PD" sembra frenare ciò non si traduce in progetti alternativi ma diventa una ricaduta nell'incertezza.
Mentre l’urgenza di sostenere il Governo e rafforzare l'Unione è sempre più stringente.
La manifestazione di Roma, con il grottesco, ma significativo, "trionfo" di Berlusconi e, per altri versi, anche quella di Palermo, con il "ridotto" di Casini, devono indurre a dare più forza ai processi unitari, nell'Ulivo ed in tutto il Centro Sinistra.
Bisogna andare avanti, anche con idee critiche.
Avanti nei tempi ma anche nei contenuti.
I cortei della Destra a Roma hanno espresso fisicamente "un programma": una sorta di federazione tra quel Nord che si considera in libera uscita da ogni dovere sociale e quel Sud che pretende assistenzialismo più che sostegno.
E' necessario anche parlare a molti che erano lì, non intorbidando le proposte del Centro Sinistra, ma con i fatti, con i risultati, con la coesione dell’azione di Governo.
Per fare il PD servono atti di volontà, di direzione politica, sui contenuti altrettanto che sui tempi.
Un esempio: il Presidente della Repubblica richiama con insistenza sacrosanta all’impegno per la dignità e la sicurezza del lavoro.
Bene, proprio qui si unificano lotta al precariato e progetti di sviluppo, qui c’è un tema per governare e, nello stesso tempo mettere in movimento la società.
Un secondo esempio: il valore dell’istruzione, dell’Università e della cultura – oltre e prima del mercato – è un altro tema dove non ci sono fossati incolmabili nell’Ulivo, abissi della storia da saltare a piè pari per poter agire.
Forse la Finanziaria sarebbe stata meglio "comunicata" se si fossero messi in rilievo e non ne mancano, gli aspetti al suo interno che richiamano la sicurezza del lavoro e sarebbe stata più condivisa se si fosse puntato sull’Università e sulla scuola nel mirare l’intervento finanziario, il dare.
Portiamo in primo piano lavoro e sapere, dunque, anche qui in Emilia e a Bologna, nell’impegnativa stesura dei Bilanci degli EE.LL e nell’iniziativa politica.
Il nostro popolo è ancora disponibile a cimenti importanti. Bisogna chiamarlo ad orientarsi per scegliere ciò che cambia e unisce il paese.
E la miglior risposta, non tanto agli untorelli fischiatori, ma al clima di delegittimazione e di odio col quale "lor signori" cercano di incatenare la ripresa dell’Italia.

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L'Italia in cui viviamo
di Davide Ferrari

Bologna, il prof. Pavarini nel mirino di Report. E il mio dissenso.

Ho guardato ogni settimana, in Tv, Milena Gabanelli ed il suo "Report".
Ho goduto delle sue deunce sentendomi un cittadino vendicato dalle ingiustizie dei potenti.
Mi sono stupito delle argomentatissime individuazioni di malaffari e zone grigie della responsabilità pubblica.
Mi hanno deliziato le parole e le immagini rubate nei supposti fuori onda, le godibilissime piratate con la telecamera appoggiata dall'intervistatore sulla scrivania della vittima di turno.
Però, esattamente all'ultima puntata del ciclo del 2006 mi è spiaciuta, e moltissimo, una parte del servizio speciale sui "costi della politica".
Dopo un lungo exursus sulle infinite consulenze nella Regione Lazio, l'indagine è arrivata in Emilia. In Regione non ha trovato nulla, e ne ha dato atto, anche se un poco a mezza bocca.
Il mirino si è poi spostato su Bologna. E qui ecco trovato lo scandalo !!! La consulenza assegnata, con relativo compenso, dal Comune a Massimo Pavarini. Il prof. Pavarini, una brava persona, un uomo acuto e generoso, che si è impegnato per il Comune di Bologna sul difficilissimo tema della sicurezza è stato messo da Report alla berlina, indicato come un gaudente approffitatore delle risorse comunali.
Persino la validita scietifica del rapporto da lui consegnato al Comune ed alla città è stato ridicolizzato.
Giudici un cittadino impegnato nei Comitati contro il degrado, mandato in onda senza nome, e la Gabanelli medesima.
I cittadini hanno la mia solidarietà. Fra loro ed il rumore ed il vagabondaggio io scelgo sempre loro. Non tutti lo fanno.
Cè da dire che bisogna poi passare ai fatti, a risolvere i problemi, e propro indicazioni non banali e non genericamente permissivistiche o demagogiche forniva la relazione di Pavarini.
Ad ogni buon conto il cittadino ha espresso un parere, da confrontare, non una sentenza. Inappellabile, com'è apparsa nel montaggio del servizio Tv.
Il Sindaco ha avuto la parola per spiegare, con evidenza, non tutti gli aspetti della ricerca di Pavarini ma quelli che hanno richiesto un immediato lavoro di messa a punto delle forze dell'ordine e del loro coordinamento.
Anche questa apologia, pure dignitosa e calma, è stata presto archiviata come risibile e tautologica.
Ipse dixit. La Tv ha deciso: tutti i politici sono uguali, arraffoni e in cerca di consenso. E ancora: tutti i professori consulenti, anche se di altissimo livello, come Pavarini, sono un po' furbacchioni, apparati occulti dei politici.
Ma il risultato di campagnesiffatte sarà che sempre meno ricercatori saranno "ingaggiati" dal pubblico e sempre più da committenti privati, magari proprio su temi di rilevanza pubblica.
Non credo che l'interesse generale ne avrà beneficio.
E poi, sul caso specifico dico "No". Così non va. L'ingiustizia non mi piace anche quando colpisce "in alto".
Cara amica Gabanelli, il mestiere della denuncia civile è il più difficile. Fare giornalismo d'inchiesta è arduo e assolutamente meritorio.
Ma se alle spalle pesa una ideologizzazione, degli apriori, la cosa "non viene vagliata"- come direbbe Totò.
Mi creda: scrivere queste poche righe ha richiesto un poco di coraggio.
Tanti mi hanno espresso un pensiero simile a quello che qui esterno. Ma, come dire, "meglio tacere". Non si sa mai. Fantasmi , a voler cercare, si può finire per trovarli.
Mglio sgattaiolare via. Tanto più che la trasmissione è molto valida, nel complesso, anzi fra le più valide.
Inoltre mi sono chiesto se fosse il caso di criticare dei giornalisti "all'assalto", quando i più sono seduti e alcuni persino proni.
Ma, veda, cara Gabanelli, mi sono ricordato di aver incontrato Massimo Pavarini, a notte fonda, due inverni addietro, intento a vedere e capire i giovani, i loro orari, i problemi del rumore, a rilevare il degrado.
L'avranno pagato bene, ma ha lavorato.
E la schiettezza del professore, il suo dire così poco politico, che già credo gli siano costati molto in questa vicenda, non ritengo debbano essere motivo di una gogna mediatica nazionale senza una voce a sostegno. Una.
La mia, flebile, è qui.
Ognuno pensi quello che vuole.
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Scrivetemi a
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mercoledì 13 dicembre 2006

"Il convegno di Teheran offesa a tutto il genere umano"

Comune di Bologna
il consigliere
Davide Ferrari

NOTA STAMPA
Bo. 11 XII 2006

Davide Ferrari, della segreteria reg. DS dell'Emilia- Romagna, è intervenuto questo pomeriggio nel Consiglio comunale di Bologna, per condannare il convegno, promosso a Teheran dal governo iraniano per mettere in discussione la verità tragica dell'Olocausto.
"Esprimo la più forte e commossa solidarietà alla comunità ebraica di Bologna , alle comunità della nostra Regione. una Regione che vuole ricordare i suoi cittadini perseguitati dalle leggi razziali,deportati, uccisi nei campi di sterminio. L'offesa non è soltanto al popolo ebraico. Negare l'Olocausto, un orrore specifico e unico nella storia, un genocidio programmato nel cuore del punto più alto della civilizzazione, è una offesa a tutti gli uomini e a tutte le donne, di qualunque razza e religione. Nessuna ragione diplomatica può indurre a tacere o a sottovalutare quanto sta accadendo.La condanna più ferma ed esplicita soltanto può fermare chi si è messo in una strada senza ritorno gravida di pericoli di guerra di rilevantissime proporzioni. "
COMUNICATO STAMPA

Il bilancio della Regione Emilia-Romagna,
un segnale importante per la cultura.



Considero molto importante e positiva la dichiarazione di oggi dell'assessore Alberto Ronchi sul bilancio della Regione.

La Regione Emilia-Romagna - ha confermato Ronchi - nel bilancio che verrà approvato la settimana prossima non procederà a tagli per la cultura.

Nella difficile situazione finanziaria pubblica è un risultato non scontato, che viene raggiunto per un impegno serio di riconfigurazione degli investimenti che ha teso a rendere disponibili risorse per l’innovazione ed i punti di ricerca culturali nel territorio.

E' la riprova di un bilancio equilibrato, fra entrate e razionalizzazioni, che già era stato evidente al momento della presentazione delle sue linee di indirizzo.

Si mette in luce il carattere di riferimento nazionale della Regione Emilia-Romagna, che il Presidente Errani ha rivolto alla prioritaria attenzione verso il sapere, la scuola e la cultura.


Davide Ferrari, responsabile Cultura
della Segreteria regionale DS Emilia-Romagna



Bologna, 12 dicembre 2006

lunedì 11 dicembre 2006

Teheran e l'olocausto. No al negazionismo.

12 dicembre 2006 BOZZA

Consigliere FERRARI: Grazie, signor Presidente. Ho chiesto di intervenire perché intendevo da un lato – e questo è, credo, un sentimento molto diffuso, certamente bene al di là in questo Consiglio della mia persona – esprimere l’indignata protesta contro il titolo, le intenzioni politiche, le partecipazioni annunciate e che si stanno svolgendo, il quadro istituzionale, gli intendimenti generali del Paese proponente il convegno di sostanziale negazione dell’Olocausto che si sta svolgendo a Teheran. Sono sicuro che questi sentimenti sono diffusi e quindi sicuramente in tante forme anche in queste ore, immagino, voci anche più autorevoli della mia interverranno. Volevo però approfittare di questi pochi minuti per dire due cose, anche come cittadino di una città che ha avuto delle vittime e che, io credo vada ricordato anche questo, pur avendo avuto alcuni esempi mirabili di opposizione al nazifascismo su questo tema non è stata, come non è stata tutta l’Italia, in grado di opporsi e di evitare l’Olocausto. Questa credo che debba essere assunta come una responsabilità collettiva e invece così non è nella cultura e nella vita politica e istituzionale del nostro Paese. Anche per questo titolo negativo, per così dire, volevo fare due affermazioni molto brevemente, i minuti sono pochi. La prima è la gravità in sé del dubbio che viene posto. Sembra volersi dire “se guardiamo con occhio globale, universale l’atteggiamento che magari in Europa o in Occidente si ha avuto” – e, aggiungere io, ahimè quanto tardivo e ancora limitato – “di condanna dell’Olocausto, beh, acquista un’altra realtà, è visto diversamente in India, in Cina, in Iran”, questo si vuol dire. Beh, io vorrei ricordare come la gravità assoluta di queste affermazioni debba però indurci tutti i giorni della nostra vita anche a considerare assolutamente negative anche altre cose, per esempio la proliferazione dell’uso del termine “genocidio”, la proliferazione dei momenti istituzionali di ricordo… No, no, non tutte le tragedie sono identiche. Che proprio nel cuore dell’Occidente, nel cuore e nel cervello della Nazione forse più avanzata allora tecnologicamente e fra le più avanzate culturalmente, nel punto più alto dello sviluppo culturale dell’uomo si siano progettati il rastrellamento, la caccia, l’eliminazione fisica di ogni respiro di uomo, donna e bambino di un popolo con cui si conviveva da centinaia e centinaia di anni e che questo sia avvenuto in tanti popoli contermini, con adesione, sostegno e addirittura feste celebrative - perché questa è la verità – parla alle coscienze di tutti gli uomini del mondo, di tutte le donne del mondo, in qualunque emisfero essi abitino. E proprio se si vuole che mai - e purtroppo mai vi è la sicurezza in questo senso – si possano ripetere razzismi e cacce all’uomo, l’importanza assoluta, irripetibile ed universale della condanna della Shoah va ribadita con la massima fermezza. Altre considerazioni le farò altrove, i minuti sono terminati; voglio esprimere la mia piena solidarietà - che però è persino poco, perché in questo caso la solidarietà la dovremmo a noi stessi come uomini colpiti da fatti così gravi ed indecenti – alla comunità ebraica bolognese e ad ogni suo componente.

martedì 5 dicembre 2006

"Gravi le offese ai Gay dei cortei di Roma."

Bo. 4 XII 2006
NOTA STAMPA

Intervento di Ferrari (DS) in Consiglio comunale

Le ripetute e diffuse offere rivolte a cittadini di diverso orientamento sessuale durante i cortei e la manifestazione conclusiva della giornata di Roma del 2 Dicembre sono molto gravi.
Si è trattato di fenomeni organizzati, addirittura con l'uso di camion adibiti a set teatrali d'occasioni, di numerosi striscioni e di slogan, tutti con contenuti lontani dall'ironia e dallo scherzo e nel segno dell'insulto e del disprezzo.
L'On. Fini ha parlato di una manifestazione che aha avuto il primato morale di non compiere atti di violenza, noi stiugmatizzioamo che nessuna voce si sia levata per criticare e prendere le distanze da quanto è accaduto.
Il Consiglio comunale di Bologna ha giustamente criticato altre manifestazioni con atti e slogan inaccettabili, anche offendere e minacciare i diversi è fatto che non deve essere accettato, in alcun modo.
Suscita preoccupazione che molti giovani e giovanissimi siano stati fra i protagonisti di tali azioni. Questo consegna una ancora maggiore respopnsabilità ai politici organizzatori e dirigenti.
Tutti, qui a Bologna, abbiamo condannato la recente gravissima violenza perpetrata contro un altro "diverso" in una scuola del torinese, quella del video trasmesso in Internet, una violenza svolta in una fioritura di svastiche alla lavagna.
Oggi bisogna condannare questa "caccia" al diverso, di altro segno, per prevenire, per affermare il rispetto umano.
E' un copmpito che tutti devono sentire. Il centrodestra parli, si distanzi. E' il momento.