martedì 30 novembre 2004

LA SINISTRA "CRITICA" e BOLOGNA

LA SINISTRA "CRITICA" e BOLOGNA
Un contributo.

L'esperienza politica di straordinaria partecipazione e speranza popolare che ha portato, a Bologna, al successo Sergio Cofferati e la
più ampia coalizione di partiti e movimenti è ancora oggi di un significato maggiore della dimensione locale.
Questo ci ha detto e ci dice: "E' possibile agire e scegliere uniti,
non è necessario dividersi, i moderati di qua, i radicali di là, per poi allearsi".
I muri non servono. La credibilità, agli occhi dei cittadini, la si conquista insieme.
Per questo è di grande importanza monitorarne gli esiti di governo e battersi, con coerenza e decisione perchè prosegua ed abbia successo.
Recentemente, il dibattito all'interno dei Verdi e di Rifondazione,
anche qualche spiffero congressuale nei Ds, sembrano riproporre il tema di come la sinistra "critica", quella che presenta uno spettro più esigente di necessità di trasformazione e cambiamen to possa
vivere all'interno della pratica di governo di una città come Bologna.
Sono convinto che affrontare questa questione serva a tutti, anche ai
partiti maggiori della coalizione.
Ds e Margherita non possono credere che il discorso non li riguardi, sentirsi eventualmente protetti da una consuetudine di governo che è tutta da rivedere alla luce delle attese partecipative che a Bologna si sono messe in moto.
I temi sui quali il dibattito si è acceso sono d'altra parte importanti, infrastrutture per la mobilità e futuro dei gruppi sociali più deboli.
Ma afffrontiamo il toro per le corna: è in gioco la dimostrazione che
radicalità e governo non sono incompatibili ma anzi che senza l'una, a sinistra, non c'è nemmeno l'altro.
Se non riusciremo l'impatto negativo sarà vasto. Si sentirà più forte
l'avarizia del politicismo, i "l'avevamo detto".
Per questo, oltre alla capacità di sintesi, alla grande apertura e
aql senso del limite da parte di Ds e Margherita, ci vuole nella sinistra critica la massima consapevolezza del momento, ci vogliono
atti soggettivi decisi ed efficaci.
Allora sarà concesso avanzare alcuni punti di ragionamento, da una
posizione personale che - ne ho preso atto da qualche tempo, con un
certo stupore- gli eventi e le modificazioni della politica hanno
fatto approdare all'area della radicalità.
A) In primo luogo bisogna partire dalle condizioni date, che non sono affatto negative . Vi è nella Giunta , oltre ad una guida che ha storia e orientamento per parlare a tutto lo schieramento, una vasta
delegazione delle forze e delle sensibilità crtiche, dei partiti, ma non solo.
Questo deve ricordare sempre che è possibile proporre e fare, non solo differenziarsi o aumentare il tasso di visibilità identitaria.
B) In secondo luogo gli atti di indirizzo generale della giunta, in particolare le "Linee programmatiche per il mandato" e il Bilancio sono visibilmente orientati verso u n solido cambio di prospettiva,
dalle cose alle persone, dai mattoni ai servizi.
In particolare il Bilancio, con la ricerca dell'equità sociale, la lotta al carovita, primi reinvestimenti per l'infanzia.
C) Bisogna quindi definire il perimetro dell'iniziativa "radicale" a Bologna. Non possono bastare singole campagne "differenzianti". Ci vuole un impegno massimo per la realizzazione integrale del programma
di mandato, che è un punto avanzato.
Se si è "avanguardie" si deve volere il più e non il meno, nella direzione alla quale si è partecipato, non con spirito di sacrificio mediatorio ma con un contributo di merito e di metodo ("la voglia di
grande coalizione" , appunto) che nessuno può non considerare.
Per perimetro intendo quindi le aree prioritarie dei problemi della città da affrontare con decisione, dal governo, passo dopo passo, con
una direzione chiara e leggibile di cambiamento.
Così per l'ambiente e il territorio la fine dell'era "senzapiano", la
partecipazione alla definizione con il nuovo piano strutturale di una
città che riconquisti spazi a misura d'uomo e non a misura di mercato.
Così per la scuola e l'infanzia la fine di una guerriglia confusa fra
resistenze pubbliche e privato poco qualificato. Bisogna far passare
l'idea di un futuro certo per l'intervento comunale, nelle dimensioni
possibili per consistenza del Bilancio, forse ridotto ma curatissimo
e non abbandonato alla decadenza, di una garanzia della presenza
pubblica, o Comune o Stato, in tutti gli ordini di scuola, una forte
riqualificazione del privato che privilegi le vere esperienze sociali
ed il volontariato delle famiglie.
Si dirà che ci sono tanti altri problemi.
Ma già occuparsi, con coraggio, di questi, se non riempie una vita,
impegna certo un'intero mandato.
Sapranno tutte le energie della sinistra radicale garantire così un
contributo convinto e, per questo, non trascurabile non
marginalizzab ile alla esperienza bolognese?
Questa la domanda.
Sono convinto di sì. Fallire per meno, d'altra parte, sarebbe
soltanto farsesco.

Davide Ferrari
(da l'Unità, 30 xi 2004)

domenica 28 novembre 2004

Poeti, in ricordo di Gilberto Centi.

"La casa dei pensieri"
Amici di Gilberto Centi


Domenica 28 novembre 2004, ore 18
Casamatta, via Sampieri 3

BOLOGNA, E I SUOI POETI
In ricordo di Gilberto Centi, agitatore di poesia
 

Leggono:

Anna Albertano, Loredana Alberti, Vincenzo Bagnoli, Riccardo Balli, Danilo Barbi, Franco Berardi Bifo, Elisa Brilli, Bruno Brunini, Gabriella Cappelletti, Carla Castelli,Giorgio Celli, Gabriele Ciampichetti, Maurizio Colmegna, Stefano Delfiore, Andrea Di Carlo, Pietro Federico, Davide Ferrari, Mattia Fontanella, Maria Gervasio, Bruno Giorgini, Carlo Antonio Gobbato, Salvatore Iemma, Maurizio Indirli, Isabella Leardini, Claudio Lolli, Fabrizio Lombardo, Loredana Magazzeni, Alberto Masala, Jacopo Masi, Eugenio Mastrorocco, Francisca Rojas, Sergio Rotino, Gregorio Scalise, Francesco Scalone, Stefano Semeraro, Sandro Sermenghi, Francesca Serragnoli, Elio Talòn, Andrea Trombini, Pietro Zanelli

Con una lettura di un testo di Francesco Guccini.


Presentazione di Bruno Brunini, Carla Castelli, Davide Ferrari

martedì 23 novembre 2004

Lettera aperta alle compagne ed ai compagni dei Democratici di Sinistra di Bologna, e alle Mozioni congressuali.


Care compagne, cari compagni,

          sono iniziati i congressi di sezione. Si vedranno al termine i risultati definitivi.

Ma già ora si può affermare che emergono alcuni dati politici che riguardano tutto il partito, nella realtà di Bologna.

La grande e legittima soddisfazione per l’affermazione in città ed in tanti comuni.
L’ avvertire nei cittadini una grande attesa per una nuova qualità di governo.

   C. La volontà di mantenere alta la partecipazione democratica attorno alle scelte delle amministrazioni.

"Dobbiamo continuare a fare come abbiamo fatto in campagna elettorale" questo il leit motiv che ascoltiamo dalle sezioni, una dichiarazione motivata e del tutto da condividere.

Anche il Congresso di Bologna può essere una occasione per raccogliere questo mandato.

Avanziamo quindi la proposta che l’assise federale del 10, 11 e 12 Dicembre, veda la presentazione comune ed il voto di un documento su "Bologna e l’impegno dei DS".

Sappiamo che non è una intenzione solo nostra.

La rilanciamo formalmente, a congressi di sezione aperti, per darle, per quanto ci riguarda, maggiore e chiara forza.

Il nostro partito non può essere un elemento transeunte, è la più grande forza dell’alleanza e deve sentire la responsabilità, nella limpida distinzione dei ruoli rispetto a chi ha il compito di governare, di promuovere il clima partecipativo e sostenere il tono e la qualità dei programmi.

--Per quanto riguarda la partecipazione riteniamo vadano fornite alle migliaia di cittadini che a Bologna e nei Comuni hanno partecipato alla campagna elettorale, sedi permanenti di azione comune con i partiti della alleanza democratica.

--Per quanto riguarda i programmi ribadiamo la nostra netta accentuazione della priorità dei temi sociali:

lotta al carovita,

mantenimento e qualificazione dell’apparato produttivo locale,

garantire risposte, per i nidi, le scuole, i servizi per gli anziani a tutte le famiglie.

Non sono priorità facili in tempi di bilanci ristretti dal governo e dalla crisi economica.

E’ quindi necessaria una vasta opera di mobilitazione e proposta da parte della politica e della società civile per non isolare il difficile corso del governo locale dai cittadini.

Un documento di impegno comune non sarebbe che una prima risposta.

Ma utile, innanzitutto a mantenere uno stile e una sostanza di proposte che si sono rivelate vincenti.

E’ l’unità su un campo concreto di cose da fare assieme.

E’ l’unità che è richiesta e che non offusca le divergenze serie sulla proposta politica nazionale.

Per quanto ci riguarda continueremo a proporre il confronto aperto anche in questa fase nella quale -di necessità- le diverse mozioni richiedono innanzitutto il consenso alla loro proposta generale.

Certi di una risposta,

rivolgiamo fraterni saluti,

Davide Ferrari

martedì 16 novembre 2004

Coppie di fatto, fare meglio, non meno.

COPPIE DI FATTO E "FAMIGLIA"

CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

FARE "MEGLIO" , NON MENO" PER AFFERMARE I DIRITTI

 

I recenti interventi di alcuni esponenti cattolici sull’etica e la famiglia meritano risposte non riferibili solo alla polemica immediata.

Il che non significa, necessariamente, più flebili.

E’ necessario innanzitutto rendere più chiara la sintesi di queste posizioni.

Proverò a riassumerla così: "La famiglia è un bene più prezioso dei diritti dei singoli individui. Senza Famiglia non c’è fondamento della società ed, in ultima analisi, nemmeno dello Stato, anche di quello democratico. Solo l’impedimento dello sviluppo visibile e assistito delle forme di convivenza diverse dalla famiglia tradizionale, padre, madre, avi e prole, può difenderla. Non è possibile quindi aggiungere ai diritti della famiglia- sanciti dalla Costituzione- i diritti di altre famiglie, anzi, solo negando questi ultimi si da valore ai primi."

Questo ci dicono e con molta energia.

Chi non condivide questa impostazione deve avvertire la necessità non tanto di rispondere ma di esprimere, ogni giorno, con decisione e limpidezza le proprie convinzioni.

Tacere e poi, eventualmente, replicare è cosa che innesca ogni volta polemiche maggiori, immediatamente gravide di scorrerie politiche da parte di coloro che Beniamino Andreatta definiva "gli atei devoti", i "libertini" alla caccia del voto osservante.

Sono necessarie "azioni", non "reazioni" difensive, a colpo ricevuto. Un tempo, come si sa’, i "reazionari" erano gli altri. Oggi, troppe volte lo diventiamo noi.

Quali punti di riferimento vi sono, dunque, per una azione politica ed etica efficace?


a)In primo luogo la rivendicazione del grande valore della famiglia come strumento di promozione umana degli individui. La famiglia serve l’uomo, in questo consistono la sua forza e perennità. Non è possibile porla al di sopra del rispetto della persona umana.Se lo si fa la si indebolisce drammaticamente, facendone un "modello", rigido e quindi prima o poi superabile, anzichè una conquista naturale dell’uomo.


b)In secondo luogo occorre sempre ricordare che la famiglia va protetta soprattutto da tutto ciò che ne mina la possibilità: il lavoro assente o precario, l’insufficienza del reddito a garantire dignità, i tempi del vivere che ne riducono i momenti di comunità e comunicazione.


c)In terzo luogo considerare che chi come le coppie gay chiede di poter fare una famiglia, a tutti gli effetti, non solo non attacca l’istituto famigliare, ma, anzi, in controtendenza, ne riconosce l’attrattiva, anela positivamente all’indispensabilità della vita e della solidarietà calorosa della famiglia. addirittura ne mima le forme.

E questo è molto significativo, richiede attenzione e rispetto.

Bisogna rallegrasi di questa "vittoria" della famiglia non ostacolarla .

E non deve stupirci. Vivere una forma "altra" di sessualità non implica solo gli atti di questa volontà o necessità.

Le implicazioni della personalità,i sentimenti, non possono essere considerati solo negli aspetti della "pratica del desiderio", o disprezzata come vizio o rivendicata come libero sfogo.

E’ richiesta ben altra mediazione, ben altra iniziativa per essere e fare insieme società civile.

Ridurre in iniziative legislative questi assunti è delicato e difficile.

Per questo motivo mi pare un importante passo avanti la definizione di PACS, patto civile di solidarietà . Ma la chiarezza etica e culturale deve essere netta e leggibile, andare anche oltre, verso il pieno riconoscimento della vita famigliare, e dei suoi diritti e doveri, laddove essa obiettivamente esiste senza alcuna discriminazione per orientamento sessuale.

Sollecito un risveglio.

Tutto ci riconduce all’egoismo e alla paura, tutto ci spinge ad assediarci con i nostri figli nel fortino dell’IO, del "mio", compreso il "mio modo di vivere la sessualità".

Ma è il tempo di combattere per la speranza. Non solo di predicarla.

"Meglio, non meno", altrimenti dopo quelle udite da Kerry suoneranno campane per altri, per tutti.

Davide Ferrari

da L'Unità, Martedi' 16 Novembre 2004

Congresso dei DS. Appunti. Lo pensavo allora.

16 Novembre, 2004


DS: Appunti per riflessione congressuale.
(Un primo articolo)


Leggo e riporto la seguente nota di agenzia:

"Sondaggio IPR: la Gad avanti e Prodi supera il premier
Secondo l´Ipr Bertinotti al 18 per cento alle primarie. Prodi in
testa in 17 regioni su 20.
MA IL LISTONE RIFORMISTA NON CONVINCE.
VALE ELETTORALMENTE MENO DEI PARTITI CHE LO COMPONGONO."

Annunciare il taglio delle tasse evidentemente non serve. Gli
elettori, anche quelli del centrodestra, non firmano cambiali in
bianco al premier Berlusconi, stando almeno al sondaggio condotto da
Ipr-marketing su un nutrito campione di italiani (10.300) proprio nei
giorni in cui più forte era il battage mediatico del governo sulla
riforma fiscale.
In un faccia a faccia virtuale per l´elezione del premier, sarebbe
oggi Prodi a vincere su Berlusconi con il 57% dei consensi contro
43%: in 17 regioni su 20, Prodi è in testa. Schierate con Berlusconi
restano Lombardia, Friuli e Veneto; mentre al centro, nel sud e nelle
isole Prodi fa man bassa, con il record di consensi (66%) in Toscana.
Ma non avanza solo il leader.
L´intera Grande alleanza democratica (Gad) risulta vincente con un
50% secco di consensi, mentre la Casa delle libertà raggiunge il
43,5%.
Tuttavia per l´Ulivo si apre una questione: capitalizza di più con o
senza la Federazione dei riformisti?
Senza il listone, i quattro partiti riformisti raggiungono il 35,5%
di voti: 21% ai Ds; 11,5 alla Margherita; 2,5 allo Sdi; 0,5 ai
Repubblicani europei. Un netto balzo in avanti rispetto alle europee
dove insieme ebbero il 31,1%. Se l´esperimento listone si
riproponesse invece, i riformisti sarebbero a quota 32,5%: sempre in
crescita, ma con margine ridotto perché ci sarebbe un travaso di voti
a sinistra, verso Prc e Pdci.

Non fa piacere riportare questa notizia.
Ma bisogna riflettere.
La proposta di dare vita ad una Federazione riformista è esattamente
il cuore della mozione presentata dal Segretario Fassino, non
l'unico -ma il più grande- punto di radicale diversità con le altre
mozioni.

Si dirà che basarsi sui sondaggi è un errore che vi sono superiori
ragioni politiche che impongono questa scelta.
Per la verità, non essendoci per nulla la sicurezza che le ragioni
programmatiche, una sfumata critica alla guerra e la disponibilità
alla ripresa dei rapporti politici con l'America di Bush, una scelta
sul lavoro che privilegia fortemente l'ottica di mercato ecc, siano
più condivise nella base, forse non solo dei Ds, è proprio con lo
strumento dei sondaggi che si perorata la causa della Federazione e,
prima decisamente, poi, dopo le Europee più sottotraccia ,
del "partito unico riformista".

Ricordiamo che fin dalla Direzione del 6 ottobre del 2003, quella
dove Fassino chbiese e ottenne un voto di consenso non solo alla
lista unica per le europee ma a questa come primo passo verso un
nuovo soggetto politico, si sprecarono le citazioni di sondaggi che
dal 40 per cento a scendere, promettevano vasti successi.

Un partito capace, se rinnovato e irrobustito, di essere analogo ai
grandi partiti socialisti d'Europa che o governano o concorrono per
il governo, esprimendo la leadership, c'è già, diciamo ci sarebbe, se
vi fosse la volontà di irrobustirne presenza, caratteri radicamento
popolare. Sono i DS.
L'Italia è certo un caso particolare, la questione cattolica è
aperta, Prodi è una grande e positiva personalità.
Ma aiutare Prodi significa garantire, come DS, il giusto
bilanciamento, a destra ma anche e soprattutto a sinistra, della
grande coalizione che lo deve portare alla vittoria.
A sinistra, dove i voti si sono perduti nel '99 e nel '01-governando-
e ancora si perdono- in dati assoluti- nonostante il disastro del
governo Berlusconi.
Li' si può andare avanti.
Al centro, inteso come area a egemonia liberista, i voti sono
comunque non riguadagnabili con politiche simili a quelle della
destra.
Anche per ottenere consenso di elettori, e sono molti nei ceti
popolari, che hanno votato Berlusconi ci vogliono proposte contro la
guerra- che è rifiutata da tanti anche in queste aree della pubblica
opinione-e per il lavoro e la capacità di acquisto, anche con
coraggiose misure oltre la logica di mercato.
In sintesi: bisogna andare a sinistra, questo si dimostra, per andare
avanti.
Non è sempre stato vero.
Oggi invece lo dice la ragione, lo dicono i numeri.
Preoccupa che si voglia andare in direzione esattamente contraria.
Tutto si copre con la crisi irresolubile di Berlusconi, ma occorre
ancora chiedere e ottenere forza dal popolo italiano non solo per
prevalere ma per governare.
Per tutta una legislatura, fra guerre, terrore e crisi.
A sinistra, dunque.

Davide Ferrari

Vandalismo al Liceo Fermi.

Consigliere FERRARI - Grazie signor Presidente. Qualche giorno fa, i colleghi lo sanno, la città lo sa, si è avuto un grave fatto di vandalismo che ha inciso su alcuni giorni della vita di una scuola-il Liceo Fermi- con 1.300 studenti. Sono stati distribuiti,notte tempo, da ignoti vandali, quantità industriali di piccoli animali atti a essere esche per la pesca.

Ora, è pur vero che purtroppo, chi ha memoria di scuola lo sa, non è la prima volta che questo accade al Fermi. Mi pare, se non vado errato, circa dieci anni fa ci fu un fatto del tutto analogo.

Però è pur vero, colleghi, che questa vicenda non è oggi una questione isolata o isolabile da un clima più generale che vive la scuola nel nostro Paese e anche nella nostra città. Non bisogna fare di ogni erba un fascio, però è fin troppo facile andare ai fatti del Parini e ad altri gravi fatti consimili.

 D’altra parte opera nella nostra città un importante centro di indagine sui fenomeni del disagio giovanile e del bullismo, il centro Minguzzi, un centro pubblico che ha messo in allarme sui fenomeni crescenti di disagiuo giovanile e di bullismo le amministrazioni e la vita culturale e intellettuale della città già da molti e molti anni.

Che cosa abbiamo di fronte a noi?

Abbiamo - io credo - un fenomeno che ha due facce: da un lato la faccia molto positiva e importante della ripresa di un interesse per i fatti del mondo esterno, della vita, da parte delle giovani generazioni.

Si sono susseguite, nello scorso anno, manifestazioni e iniziative partecipate come non era da molto tempo. Nello stesso tempo, io credo, lo stesso fenomeno del protagonismo giovanile ha assunto però anche un aspetto malato, legato a fenomeni crescenti, in più luoghi, di vandalismo, di minaccia al coetaneo e a bambini più piccoli, fino a fenomeni così gravi come quello accaduto.

Perchè questo fenomeno a due facce? E’ - io credo - la ripresa - lo uso appositamente in modo neutro - di una volontà di presenza di generazioni che per molti anni sono state date per scomparse. C’è anche chi lo ha teorizzato, chi ha chiamato queste generazioni le generazioni "x" o la missing generation.

Qui di scomparso ormai non c’è più nulla; e gli adolescenti sono sempre più presenti. Purtroppo, però, è inevitabile, non soltanto con l’aspetto di una rinnovata volontà di studio o di manifestazione sociale o addirittura politica. No, non c’è solo questo. C'è anche la parte opposta dello stesso fenomeno: il diffodersi della violenza e del venir meno del senso del proprio limite.

Siamo pronti, noi, a recuperare questo terreno di sfida? Perché, guardate, si è facili profeti, se si conosce le scuole anche di Bologna, a ipotizzare fatti consimili, in più di una realtà.

Siamo pronti? Abbiamo, io credo, anche di fronte al mondo della scuola l’autorevolezza, come Istituzione democratica, come Comune di Bologna, di una chiamata al dibattito e alla formazione civica. Abbiamo - io credo - la necessità di mettere in rete, come si dice sempre, anche a vuoto talvolta, non è questo il caso, le competenze del sistema sanitario, della ricerca pedagogica e psichiatrica, le competenze delle forze dell’ordine, e, in primo luogo, le competenze del corpo docente e della scuola.

E’ - io credo - una delle missioni più importanti che spetta alle amministrazioni, agli Enti locali, che non hanno, guardate, competenze dirette ma hanno però - lo si intuisce - grandi responsabilità.

Tenete conto una cifra: 1.300 alunni vuol dire, in sostanza, nel ciclo di una generazione, in un venticinquennio, circa un quarto delle classi dirigenti e produttive medio/alte di una città. L’impressione di vivere e studiare nell'insicurezza, di essere aperti a ogni scorreria, di essere sotto un clima di intimidazione non può non restare senza traccia nei percorsi educativi e domani anche di affermazione di sé, nel lavoro, nella vita, nelle professioni sociali dei ragazzi di oggi.

Ecco perché è molto importante discuterne e intervenire. E io ho l’impressione che spetti anche noi, e con questo concludo.

Farò poi delle proposte concrete anche in forma di documenti.

Spetta a noi non essere, come spesso capita, di necessità, al mondo della scuola e alla sua dirigenza, pur di grande valore, coloro che, magari per paura di perdere adesione e consenso in quella tacita gara che è diventata l’ondata delle iscrizioni alle scuole, coloro che accettano di mettere il problema sotto la sabbia.

Non parlo del Liceo Fermi, in specifico, ma, pure, mi preoccupano i primi commenti che ho sentito su questa vicenda: "va tutto bene, siamo perlomeno uguali ad altre realtà scolastiche".

Invece quando il problema, colleghi, si presenta bisogna affrontarlo, con i ragazzi, con la scuola, con tutta la comunità cittadina.

Trasformare la fetrita in una occasione di crescita comune.

E io penso che sia possibile farlo, se le scuole non sono lasciate sole, per prevenire, prima che la repressione diventi l’ultima arma invocata o invocabile.

Qualora di repressione si potesse parlare, scoperti e trovati i colpevoli, io credo, non per legge del contrappasso auto ironica ("Avete voluto colpire la vostra scuola, allora ci dovrete stare, magari più a lungo") ma per sostanza di posizione, l’unica repressione inaccettabile sarebbe proprio l'espulsione dal mondo della scuola. Non c’è punizione più stupida verso chi la scuola ha offeso, che quella di essere cacciati via da questa scuola. La repressione sia dura, sia esemplare, ma sia nella scuola e nella frequenza scolastica.

martedì 2 novembre 2004

Raisi attacca. Stroncatura da parte di Ferrari.

Bo., 2 Novembre 2004

Consiglio comunale. Raisi attacca. Stroncatura da parte di Ferrari.

All'inizio della seduta odierna del Consiglio comunale vi è stato un rapido scambio di battute fra il capogruppo di A.N, On. Enzo Raisi e il consigliere dei DS, Prof. Davide Ferrari.

A Raisi che, in un intervento duro contro i magistrati responsabili di non fare espatriare i nomadi ed i clandestini, aveva tirato in ballo il "Ferrari di turno" per ricordare l'opposizione dello scorso mandato, colpevole- a suo dire- di portare avanti critiche strumentali, Ferrari ha così risposto:

"Vorrei dire all'On.Raisi che ho letto recentemente una novella rumena sui Nosferatu, i vampiri, che erano principi, un po’ arroganti, in quel paese.

E' molto bella, una novella romantica, e racconta che essi scomparivano, non, come poi ci hanno raccontato, al levare del sole, ma d’improvviso, quando passando davanti a uno specchio si accorgevano di non avere consistenza, di non essere nessuno.

Siccome abbiamo molti specchi in questo Palazzo le propongo, onorevole, di cambiare atteggiamento, di diminuire l'arroganza, perché non vorrei che avessimo improvvise volatilizzazioni, la sua eventualmente.""

 

Per ufficio stampa

M.Busi

The vigil.

Bo, 2 Novembre 2004

INTERVENTO IN AULA DI DAVIDE FERRARI SULLA MANIFESTAZIONE PER LA PACE "THE VIGIL".

 

Abbiamo avuto purtroppo qualche giorno fa, con una ampio eco di stampa, che poi subito è stata sopita, un dato spaventoso ,che io credo debba invece fare riflettere, sempre, ogni momento.

E’ il dato che gli studiosi della John Hopkins Bloomberg hanno estrapolato da una inchiesta sulla mortalità nel paese dell’Iraq. Da questa inchiesta ne è stato tratto un dato per difetto di circa centomila morti in questo anno di guerra.

Centomila morti, colleghi!

Se si pensa che nella prima guerra mondiale, terribile ecatombe, al nostro paese toccò in quattro anni di conflitto, di trincea, e di bombardamenti, anche allora ve n’erano, la terribile sventura di avere - se non mi sbaglio – 150.000 morti, su una popolazione circa doppia di quella dell’Iraq, possiamo pensare a che cosa siamo di fronte.

Io credo che questo dato drammatico debba essere ricordato, diffuso, forse approfondito, senza dubbio, anche scientificamente, ma in primo luogo politicamente.

Qualcuno ha detto: la guerra sia un tabù. Io mi accontento per ora di dire che ogni iniziativa per la pace deve trovare nuovo sviluppo e nuovo drammatico senso della propria urgenza.

A questo proposito ricordo che oggi, fra poche ore, inizierà a Bologna, come in tante altre città d’Europa, e del mondo, l’iniziativa così denominata: "The voigil", "vigilia", che al di là dei riferimenti al voto americano, certo importanti, ma che non mi sembrano i più cogenti, ha invece un contenuto proprio, forse drammatico,che credo meriti davvero la nostra attenzione.

Verranno in qualche modo simbolicamente richiamati, nominati, gli scomparsi. È iniziativa che rischia la crudeltà, me ne rendo conto, ma pure proprio nell’essere senza un nome sta la particolare fragilità e debolezza di queste vittime. La fragilità della memoria. Una fragilità che non gli è dovuta e che è un ulteriore crimine avergli assegnato.

Credo quindi importante ricordare questo impegno a dare nome che dalle città e dai cittadini in Europa verrà fatto questa sera e questa notte. Sono promotrici fra altre realtà le "Donne in nero" che hanno tante volte, sono ormai una ventina di anni, proposto forme un po' parallele, meno di massa, rispetto a quelle più tradizionali del movimento per la pace, ma che ogni volta ci hanno insegnato a cogliere un particolare aspetto della guerra, forse più vissuto, forse più umanamente e femminilmente vissuto e compreso, e perciò rifiutato.

Grazie signor Presidente.



Davide Ferrari