martedì 16 febbraio 2016

IL CINEMA SPERIMENTALE DI PASOLINI.

A partire dal poema filmico La rabbia (1963), per proseguire con il film-saggio d'inchiesta Comizi d'amore (1964) e con i film ‘laboratorio' Appunti per un film sull'India (1968) e Appunti per un'Orestiade africana (1970), Pasolini ha sperimentato ‘forme' di cinema che trasgredivano e innovavano i codici del documentario tradizionale. In questa tavola rotonda si parlerà dell'originale sperimentalismo cinematografico pasoliniano nei suoi diversi aspetti: lirico, politico, estetico, saggistico.
Intervengono Davide Ferrari, Raffaele MilaniTommaso Mozzati e Marco Veglia


Martedì 16 Febbraio 2016, ore 18
Biblioteca Renzo Renzi della Cineteca di Bologna.
via Azzo Gardino, 65



http://www.cinetecadibologna.it/vedere/programmazione/app_7423/from_2016-02-16/h_1800

http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:2oSYgDBA-ccJ:www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it/author/angelafelice/+&cd=1&hl=it&ct=clnk&gl=it

giovedì 4 febbraio 2016

Intervento al MUSIC FREEDOM DAY 2016

http://tiramentidicultura.blogspot.it/2016/02/difendere-la-liberta-della-musica-non-e.html

Difendere la libertà della musica non è parlare d'altro - Davide Ferrari

L'attacco a Parigi, ai suoi cittadini, ai suoi giovani, di etnie e storie diverse, si è concentrato, non a caso, sul Bataclan. Sono molteplici i simboli evocati da un terrorismo spietato e assoluto nella sua identità, e ambiguo nelle protezioni internazionali che ha ricevuto e riceve. 
Fra questi, più evidente è la musica, la partecipazione alla musica, una componente ineliminabile dalla vita di qualunque ragazza e qualunque ragazzo.
E' quindi opportuno che il Music Freedom Day di questo anno 2016 sia dedicato, in tutti paesi dove si svolgeranno iniziative, alle vittime della carneficina avvenuta in Francia.
La libertà della musica è la libertà stessa della vita, è parte del diritto a vivere.
Sappiamo, anche se così poco spesso ci viene ricordato, che le cellule dell'esercito nero -che oscenamente afferma di rappresentare l'universo islamico- i mitra che hanno ucciso nella capitale della Francia sono una tessera di un mosaico di sangue che stiamo vedendo estendersi nella rincorsa spietata fra il terrorismo e la guerra.
In queste ore sulla pelle dei popoli della Siria si combatte una guerra che vede le grandi potenze protese a ribadire la proprio primato assai più che a combattere l'Isis. Con angoscia 27 anni dopo la caduta del muro di Berlino assistiamo impotenti al riprodursi, senza vergogna, di sfacciati conflitti fra imperialismi. Quelli che vediamo sono giochi di morte
senza più i veli ideologici che il bipolarismo del dopoguerra adoperava, in qualche modo contenendosi per poterli mostrare. Mentre si racconta di scontri di civiltà, la realtà ci consegna una verità ben diversa, dove Stati e super-Stati si contendono basi e ricchezze del cuore mediorientale del nostro sviluppo.
Difendere la libertà della musica non è parlare d'altro.
La musica non ha parole ma vibra con i corpi, esprime la sua verità che è più forte di ogni divisione artificiosa e violenta fra i popoli e gli individui.
Naturalmente la musica è spesso anche altro: strumento di un consumo alienante, prodotto per distrarre o bandiera di una volgare diversità posticcia, di illusorie ma pericolosissime identità contrapposte e speculari.
Ma ancora non è nata una umanità che si accontenti di una musica serva dell'oppressione.
Ancora, e più, la musica è cultura, eternamente allo stato nascente, eternamente capace di proporre una creatività della nostra specie che non si può comprimere in un'ideologia, in una propaganda.
Lo sanno gli assassini e i guerrafondai, chi da' alla vita degli altri l'importanza che diamo ai granelli di sabbia mentre calpestiamo una spiaggia. 
Lo hanno sempre saputo.
La musica, come l'arte, sono per loro forze nemiche. In molti momenti nella storia sono rimaste le sole nemiche.
Le mani spezzate di Victor Jara prima del suo sacrificio sono ancora in mente a tanti della mia generazione, paradigma della musica oppressa e voce degli oppressi.
Ogni generazionde ha le sue immagini. Se le accostiamo vediamo maggiormente ciò che le accumuna anche se sembrano diverse, opposte. I giovani del Bataclan diventeranno l'immagine chiave per chi ha i loro anni. 
Ma questo accadrà se si avrà la capacità di comprendere che non solo la storia non è mai finita, com'è ovvio ormai per tutti, che gli avvenimenti non debbono essere accettati come fatalità incomprensibili, .hanno cause e colpevoli. 
Il Music Freedom Day porta il suo contributo, vuole far pensare e far discutere. Noi, anche quest'anno, ci saremo.

DAVIDE FERRARI poeta, Direttore artistico di Casadeipensieri