martedì 16 novembre 2004

Congresso dei DS. Appunti. Lo pensavo allora.

16 Novembre, 2004


DS: Appunti per riflessione congressuale.
(Un primo articolo)


Leggo e riporto la seguente nota di agenzia:

"Sondaggio IPR: la Gad avanti e Prodi supera il premier
Secondo l´Ipr Bertinotti al 18 per cento alle primarie. Prodi in
testa in 17 regioni su 20.
MA IL LISTONE RIFORMISTA NON CONVINCE.
VALE ELETTORALMENTE MENO DEI PARTITI CHE LO COMPONGONO."

Annunciare il taglio delle tasse evidentemente non serve. Gli
elettori, anche quelli del centrodestra, non firmano cambiali in
bianco al premier Berlusconi, stando almeno al sondaggio condotto da
Ipr-marketing su un nutrito campione di italiani (10.300) proprio nei
giorni in cui più forte era il battage mediatico del governo sulla
riforma fiscale.
In un faccia a faccia virtuale per l´elezione del premier, sarebbe
oggi Prodi a vincere su Berlusconi con il 57% dei consensi contro
43%: in 17 regioni su 20, Prodi è in testa. Schierate con Berlusconi
restano Lombardia, Friuli e Veneto; mentre al centro, nel sud e nelle
isole Prodi fa man bassa, con il record di consensi (66%) in Toscana.
Ma non avanza solo il leader.
L´intera Grande alleanza democratica (Gad) risulta vincente con un
50% secco di consensi, mentre la Casa delle libertà raggiunge il
43,5%.
Tuttavia per l´Ulivo si apre una questione: capitalizza di più con o
senza la Federazione dei riformisti?
Senza il listone, i quattro partiti riformisti raggiungono il 35,5%
di voti: 21% ai Ds; 11,5 alla Margherita; 2,5 allo Sdi; 0,5 ai
Repubblicani europei. Un netto balzo in avanti rispetto alle europee
dove insieme ebbero il 31,1%. Se l´esperimento listone si
riproponesse invece, i riformisti sarebbero a quota 32,5%: sempre in
crescita, ma con margine ridotto perché ci sarebbe un travaso di voti
a sinistra, verso Prc e Pdci.

Non fa piacere riportare questa notizia.
Ma bisogna riflettere.
La proposta di dare vita ad una Federazione riformista è esattamente
il cuore della mozione presentata dal Segretario Fassino, non
l'unico -ma il più grande- punto di radicale diversità con le altre
mozioni.

Si dirà che basarsi sui sondaggi è un errore che vi sono superiori
ragioni politiche che impongono questa scelta.
Per la verità, non essendoci per nulla la sicurezza che le ragioni
programmatiche, una sfumata critica alla guerra e la disponibilità
alla ripresa dei rapporti politici con l'America di Bush, una scelta
sul lavoro che privilegia fortemente l'ottica di mercato ecc, siano
più condivise nella base, forse non solo dei Ds, è proprio con lo
strumento dei sondaggi che si perorata la causa della Federazione e,
prima decisamente, poi, dopo le Europee più sottotraccia ,
del "partito unico riformista".

Ricordiamo che fin dalla Direzione del 6 ottobre del 2003, quella
dove Fassino chbiese e ottenne un voto di consenso non solo alla
lista unica per le europee ma a questa come primo passo verso un
nuovo soggetto politico, si sprecarono le citazioni di sondaggi che
dal 40 per cento a scendere, promettevano vasti successi.

Un partito capace, se rinnovato e irrobustito, di essere analogo ai
grandi partiti socialisti d'Europa che o governano o concorrono per
il governo, esprimendo la leadership, c'è già, diciamo ci sarebbe, se
vi fosse la volontà di irrobustirne presenza, caratteri radicamento
popolare. Sono i DS.
L'Italia è certo un caso particolare, la questione cattolica è
aperta, Prodi è una grande e positiva personalità.
Ma aiutare Prodi significa garantire, come DS, il giusto
bilanciamento, a destra ma anche e soprattutto a sinistra, della
grande coalizione che lo deve portare alla vittoria.
A sinistra, dove i voti si sono perduti nel '99 e nel '01-governando-
e ancora si perdono- in dati assoluti- nonostante il disastro del
governo Berlusconi.
Li' si può andare avanti.
Al centro, inteso come area a egemonia liberista, i voti sono
comunque non riguadagnabili con politiche simili a quelle della
destra.
Anche per ottenere consenso di elettori, e sono molti nei ceti
popolari, che hanno votato Berlusconi ci vogliono proposte contro la
guerra- che è rifiutata da tanti anche in queste aree della pubblica
opinione-e per il lavoro e la capacità di acquisto, anche con
coraggiose misure oltre la logica di mercato.
In sintesi: bisogna andare a sinistra, questo si dimostra, per andare
avanti.
Non è sempre stato vero.
Oggi invece lo dice la ragione, lo dicono i numeri.
Preoccupa che si voglia andare in direzione esattamente contraria.
Tutto si copre con la crisi irresolubile di Berlusconi, ma occorre
ancora chiedere e ottenere forza dal popolo italiano non solo per
prevalere ma per governare.
Per tutta una legislatura, fra guerre, terrore e crisi.
A sinistra, dunque.

Davide Ferrari