sabato 19 maggio 2007

Una missione laica per il PD

La questione della laicità dello Stato e delle forme della presenza dei cattolici nella vita politica si è riaperta in modo dirompente.
Vi sono cause di ampia portata. Sono note ma non è inutile provare a citarle.
Innanzitutto la crisi delle ideologie narrative, delle loro definizioni del progresso, che riporta i corollari ideologici delle fedi in primo piano, apparentemente senza contendenti e comunque senza più il senso di un limite imposto loro dall'evoluzione storica.
Ma anche il sempre più marcato pluralismo delle scelte di fede e dei comportamenti etici sembra spingere la Chiesa cattolica, soprattutto nei paesi di più solida o quasi esclusiva presenza, ad una battaglia aspra per la difesa delle aree di egemonia.
In Italia questi fenomeni convivono, com'è evidente, con vicende più ravvicinate: la scomparsa della Democrazia Cristiana e la fine, in un sistema bipolarista di un "centro" dove, naturaliter, possano confluire le adesioni e le scelte di militanza della parte dell'opinione cattolica più influenzata dalle gerarchie e dalla struttura di appartenenza della Chiesa.
Una situazione dove il crinale delle maggioranze sembra impossibile da varcare senza la conquista del voto cattolico più organizzato.
In questo quadro, dove ogni compromesso sembra rotto per sempre, o destinato a rompersi, cerca di realizzarsi un processo di modernizzazione della politica, il Partito Democratico, che scommette su un confronto che non si radicalizzi su visioni generali e contrapposte della società e della vita.
Il PD può "farcela"? Può proporre , e imporre, dialogo e collaborazione a chi punta sulla globalità, sull'interezza delle scelte?
Se ogni volta dovesse risolversi come Sabato 12 Maggio, il pessimismo sarebbe più che giustificato.
Ma l'unità della Repubblica non può reggere la prova di un confronto di civiltà al proprio interno.
Devono essere messe ben in chiaro le conseguenze che produrrebbe: il blocco dell'integrazione dei migranti, l'approfondirsi della diversità fra Nord e Sud, fra città e provincia, fra le generazioni, oltre che fra le diverse scelte di vita.
E' evidente che occorre reagire, invertire il processo in corso, proporre all'Italia strade diverse. Innanzitutto riferite al senso di responsabilità.
Il PD può diventare l'unica grande forza capace di fare il primo passo in questa direzione. La sua missione è di rivolgersi all'opinione pubblica, a tutti i cittadini di buona volontà, per rifiutare lo scontro. Proporre una politica che sia garante della serenità pubblica, dell'avanzamento dei diritti, del senso dei doveri, della possibilità di far crescere, insieme, la Repubblica. Proprio i suoi caratteri plurali, e quindi laici, possono trasformarsi in fattore di costruttività positiva. Il Partito Democratico può essere un'ancora nelle tempeste delle guerre di identità, nel gioco tragico delle reciproche esclusioni e delegittimazioni.
Ma non è per nulla scontato che questo accada, e soprattutto non è qualcosa che si può ottenere senza una franca battaglia politica.
In primo luogo per rivolgersi a tutti gli italiani, bisogna definire il proprio "spazio politico", il proprio campo di proposta.
A tutte le tradizioni che stanno dando vita al partito , da qualunque esperienza politica provengano, spetta il compito di contribuire con fermezza, a viso aperto, a questo chiarimento.
Una chiarezza alla quale è ancor più necessario contribuiscano, proprio ora, all'inizio del percorso, i cattolici democratici che credono al PD.
Una clericalizzazione della politica non può essere la linea di nessuno che ambisca a determinare l'asse politico del PD, che senza laicità non può avere senso.
Al contempo, è necessario che la sinistra laica che crede nel Partito Democratico affermi una propria visione, autonoma da chi crede, con o senza strumentalizzazioni, nella priorità della risposta "colpo su colpo".
Non si tratta di una competitività sportiva: il terreno su cui misurarsi è quello delle argomentazioni. In sintesi: il PD "s'ha da fare", anche perché i rischi di esplosione identitaria si potrebbero fare di giorno in giorno più gravi. Il PD deve parlare, e per primo, oltre che ascoltare con pazienza le manifestazioni altrui. Deve parlare con una gamma di voci compatibili, maggioritarie, perché responsabili, capaci di farsi riconoscere e scegliere. L'Italia più grande è quella che vuole rispetto per tutti, che non crede alle scomuniche, ma che non sottovaluta il fenomeno religioso. Gli italiani che, o con "sapientia cordis", con "la sapienza del cuore", o con l'intelligenza, con la capacità di capire la realtà, vogliono, ad esempio, che una famiglia stabile sia la possibilità data a tutti, anche se dandole nomi diversi, sono la vera maggioranza che molti vorrebbero silenziosa. A noi apparire credibili, dare loro fiducia perché riprendano la parola.


Giancarla Codrignani
Davide Ferrari