sabato 8 dicembre 2007

Consiglio comunale di Bologna. Un capogruppo "utile" per il PD.

Comune di Bologna.
Un capogruppo “utile”.
Articolo da L’Unità, 3 XII 2007

Unire è bello. Finalmente è nato il gruppo consiliare del Partito
Democratico nel Comune di Bologna.
E' il gruppo di gran lunga maggiore a Palazzo D'Accursio. Comprende persone di diverse generazioni (i giovani non sono numerosissimi ma non mancano), alcune personalità di assoluto rilievo accademico e professionale, molti consiglieri di esperienza e di provata competenza amministrativa.
Unire è difficile. Si proviene da realtà diverse e chiunque può ritenere di avere svolto un ruolo particolare, non riducibile e, naturalmente, temere che non venga inteso o raccolto il suo contributo.
Unire sarà forse ancora più difficile considerando il momento particolare che si attraversa. Il centrosinistra governa ad ogni livello istituzionale ma, l'alleanza dell'Unione che ha condotto alla vittoria sembra divisa, non episodicamente ma strutturalmente.
Non è sicuro l'esito normale del mandato, così come non è certo quello della legislatura.
In questo contesto siamo al primo ed importante atto formale: la nomina del capogruppo.
Basta guardare al quadro d'insieme, prima accennato, per comprendere quanto vadano chiarite antinomie importanti quali, vecchio/nuovo e continuità/discontinuità.
Com'è ovvio bisognerà lasciare indietro il vecchio e il continuo che siano disutili ed affermare l'utile e l'opportuno.
In primo luogo occorre confermare il principio di lealtà al Sindaco e alla Giunta.
Lealtà è una parola grossa? Guardiamo il calendario.
All'inizio di un mandato si può impostare una dialettica particolarmente propositiva, anche con larghi campi di autonomia da percorrere, per i consiglieri ed i gruppi consiliari. Ma quando si è alla vigilia, comunque, dell'ultimo tratto di strada, bisogna serrare le fila, favorire l'accelerarsi delle realizzazioni, portare a sintesi.
Ritengo francamente che non si sia fatto abbastanza, a tempo debito, per impostare una piena operatività dei consiglieri, è un limite che accusiamo, che non aiuta.
Ma oggi non serve una “visibilità” generica.
Attenzione: servirà una attività di tutti, molto intensa e ricca, direi quasi uno "scongelamento " di energie.
Ci vorrà molta libertà d’azione ma per seguire processi e pratiche, interventi e servizi, in diretto rapporto con gli assessori e la città, stando sul "territorio", come si usava dire.
E' questa la visibilità che ci vuole: allargare, o addirittura riprendere il rapporto con i cittadini.
Un capogruppo utile sarà allora chi sarà capace di adoperarsi per questo impegno di tutti, spesso minuto, che va infittito e coordinato.
Servirà allora rinunciare ad una intervista, ad un "colpetto di teatro", annullare distanze eccessive, per favorire non solo la collegialità ma prima di tutto il fatto che ognuno si senta all’opera.
Non si tratta di indicazioni moraleggianti. Chiunque ha svolto questo ruolo sa che il tempo non basta mai e bisogna scegliere. O imitare "la politica", con una pratica di dichiarazioni, o fare politica per la qualità del rapporto con i cittadini, con tutto il gruppo. Bisogna scegliere o un modello o l'altro. Non c'è il tempo materiale per seguire l'uno e l'altro.
“Lavorare assieme, togliersi le casacche delle squadre di provenienza”, in questi momenti tutti affermiamo banalità come queste.
In realtà la ricerca del pluralismo è un compito specifico del quale avere cura. La disparità organizzativa dei partiti confluenti, ma anche l’articolazione dei punti di vista, lo esigono con particolare nettezza.
Assumere queste pratiche sarebbe difficile per chiunque. Credo che impongano un cambio significativo di passo anche a chi sta conducendo una esperienza in corso e può essere ancora nominato come capogruppo, in un’occasione come questa. E in primo luogo occorrerà cercare la collaborazione di tutti. Scrivere “bisogna farsi aiutare” potrebbe far pensare a chissà quali pretese di controllo. No, il mandato, se viene dato, deve essere reale. Tuttavia il compito che ci sta di fronte è diverso da ciò che abbiamo alle spalle, ripeto, serviranno le forze di tutti, liberate da ogni timore di poter “volare”.