venerdì 25 gennaio 2008

Lettera al PD nel giorno della caduta del Governo.

Una Prima riflessione.

Non è solo caduto un governo, sia pure il governo Prodi, il nostro governo. Siamo in un momento davvero grave. Pochissimi ne parlano. Sembra impossibile chiamare le cose con il loro nome, forse perchè si sente maggiormente l'impotenza ad affrontare, in ogni maniera, i problemi che la speranza di poterli risolvere.
La caduta avviene in una gravissima crisi di consenso popolare. Chi ha retto il Governo in questi ultimi due anni ha caricato le proprie spalle dell'intero peso di due crisi: quella salariale e delle condizioni di vita e quella della politica.
Operare bene non è bastato e non poteva bastare.
La caduta avviene poi in una situazione di profonda divisione di quella che fu la "grande" coalizione di centro-sinistra.
Il centrismo trasformista di Dini e Mastella, davvero impresentabile eppure accettato, a quel che sembra, dagli opinionisti, dall'informazione e da parti non piccole dell'opinione pubblica, è quel che resta di forze centriste che avrebbero avuto il compito di ancorare alla democrazia ceti esposti in un passaggio ad un nuovo sistema economico, meno corporativo e più libero.
La sinistra della Sinistra ha reagito alla nascita del PD cercando ancor di più la differenziazione, il "primum vivere", ispessendo la vocazione demagogica e oscurando personalità e forze che possiedono una cultura di governo, in Sd ma anche in parte di Rifondazione.
E poi c'è il PD. Nonostante tutto l'unica speranza, come sanno i milioni di elettori delle primarie.
Non è vero che il PD ha contribuito alla caduta di Prodi.
E' vero però che il "correremo soli" di Walter Veltroni necessita di due chiarimenti,da fornire rapidamente.
Il primo è che questa "solitudine" per non apparire velleitaria deve sostanziarsi in una piena assunzione di responsabilità nell'essere laboratorio della riforma della politica e dei partiti.
O è questo oppure anche il chiedere di riformare la legge elettorale e di non andare alle elezioni apparirà solo paura. Mentre Grillo cerca di sorgere.
Riforma dei partiti con democrazia degli elettori, dei cittadini, non solo dei "militanti", con un radicale cambiamento delle persone da proporre e dei modi di determinarli..
Vedrete che , caduto Prodi, certi giornali parleranno molto meno della "Casta".
Ma la castalità esiste, avvelena la democrazia, è insopportabile da cittadini impoveriti nel potere di acquisto e indeboliti nella loro libertà dal bisogno.
Un partito dei cittadini, è la carta da giocare contro la bassezza della politica politicante di queste ore.
Una carta comunque importante.
Il secondo chiarimento è nei rapporti con tutte le altre forze democratiche e riformatrici, soprattutto con la Sinistra radicale.
Affermare la "solitudine" come responsabilità nel voler cambiare, porterà ad alleanze più solide, viceversa una solitudine del Pd perchè si da per scontato una differenza ideologica, non ricomponibile, con le forze radicali porterebbe ad abbandonare il paese nelle mani della cultura della destra, non solo nel suo potere.
Non a caso all'"andremo da soli e sfidiamo Berlusconi a fare altrettanto", il Cavaliere, all'unisono con Fini e Casini, ha subito risposto picche.
"Noi non abbiamo problemi!" Questa la risposta da Arcore. " Problemi vostri e irrisolvibili la frantumazione e la divisione fra le forze di una coalizione" hanno aggiunto.
Addirittura nelle prime ore dopo il No del Senato al Presidente del Consiglio-quelle nelle quali scriviamo- Berlusconi già definisce la "porcata" una "buona legge elettorale".
Certo, oggi tornare indietro, al centrosinistra che abbbiamo conosciuto è comunque impossibile.
Ma farsi portavoce del cambiamento e dalla "pulizia" della politica e insieme sfidare serenamente e con spirito concreto e riformista, quindi unitario, quella sinistra sui terreni del lavoro e della vita delle famiglie pare l'unica coniugazione possibile di una fase dura che ora sembra aperta solo sul buio.
Non sono temi facili, nascono da lontano e attraversano il mondo. Ma in Italia sono particolarmente urgenti e tutta la politica italiana ne è più lontana.
Molto più lontana di quella dell'America dove si confrontano Clinton e Obama.
E sembra possibile, su questi terreni, fare politica avvicinandosi al Paese reale, non eludendolo per ideologismo.
D'altra parte la nostra missione non era quella di dare un popolo al riformismo? Ripartendo da questi due temi il popolo lo si incontrerà. Non è poco. Soprattutto quando sembra di non avere più nulla.

Davide Ferrari
"Prima nota" del secondo numero di "PER. Il progresso d'Italia"
mensile di politica e cultura