lunedì 18 febbraio 2008

UNO C'E'

Roberto Montanari è un consigliere regionale del Partito Democratico. Nato ad Argenta, ha il suo radicamento politico a Ferrara, ma lavora a Bologna, da molti anni, per i suoi incarichi elettivi e di partito. Qualche giorno addietro in un’intervista al Resto del Carlino ha annunciato che non intende candidarsi al Parlamento. Nulla di strano, o di rimarchevole, in apparenza. Tutto a posto, dunque, una cosa di cui si può anche non parlare. E invece no. Le cose non stanno così. Montanari è stato il segretario dei DS emiliani in un periodo non breve e denso di avvenimenti rilevanti. Sono successe molte cose: Cofferati a Bologna e la vittoria in Comune, La ripresa dell’Ulivo dopo la sconfitta del 2001 e la vittoria di Errani in Regione, la battaglia difficile delle elezioni nazionali del 2006 e poi, soprattutto, la nascita del Partito Democratico, i congressi con lacrime e abbandoni, la grande giornata delle Primarie del 14 ottobre ecc ecc. Quando, proprio il 14 Ottobre venne eletto Salvatore Caronna segretario del nuovo PD, qualcuno arrivò a scrivere su un importante giornale che Montanari, fattosi un poco in disparte, doveva avere avuto il suo tornaconto. Una di quelle malignità che sarebbe più coraggioso, in ogni ambiente, riservare, se proprio non se ne può fare a meno, a chi prende, non a chi lascia, E ancora nelle settimane scorse il tam tam su una sua eventuale candidatura parlamentare è stato accompagnato, all’interno del mondo dei volontari della politica con rispetto e buona disposizione, ma altrove con qualche piccola malevolenza. Montanari è un “personaggio”: grosso, moltissimo, dall’oratoria bertoldesca, ma non ingenua, pronto a caricare a testa bassa chiunque non tiene conto degli altri. Si può ironizzare sulla sua grinta e sulla sua intelligenza popolana, ma se si è onesti questa ironia diventa subito ammirazione. Se si è qualche altra cosa si sibila. Si sibila, trascurando la vivacità degli occhi e il senso delle cose di Montanari, così evidenti. Intendiamoci è un uomo non privo di astuzie. Ma, come usava imparare alla scuola del vecchio PCI, è di quelli che sanno architettare strategie solo per l’interesse generale del partito, molto meno quando devono applicarla al proprio particolare, pure legittimo. Ne ho conosciuti tanti di uomini così, da ragazzo. Oggi ne incontro di rado. Per questo sono contento di avere incontrato Montanari. La verità è che molto gli dobbiamo. Senza troppo apparire lui, e pochi altri, hanno impedito che il passaggio da DS a PD avvenisse come una vendita di cioccolata. Ha avuto dignità e ricordato che le radici di questa esperienza in Emilia devono rendere conto a generazioni di lavoratori che hanno solo dato e mai chiesto nulla in cambio. Per questo al primo sibilo si è ritirato. “Sei appena stato eletto in Regione e adesso vai in Parlamento???”. Questa l’accusa, una frase che suona bene e razzola malissimo. Come forse direbbe uno scout, ci servirebbero “guide”, non solo “giovani esploratori” o lupi grigi, a Montecitorio. Montanari onorevole, a noi emiliani, sarebbe stato utile, al territorio, altro che storie. Oggi fa un passo indietro. Peccato. Credo lo faccia serenamente. E’ a chi ancora crede nella politica come impegno pulito, che fa male e non rasserena vedere che basta uno schizzo di demagogia per fare “nere tutte le vacche, nella stessa notte”. Non è vero che tutti i politici sono uguali, come quelle vacche, appunto. Uno meglio c’è.