lunedì 19 maggio 2008

Due interventi. Sul documento dei "Quattro Presidenti" e sul People mover.

Rifletto sul documento di quattro Presidenti di Quartiere bolognesi.

"Il" Partito Democratico deve essere innanzitutto "un" partito democratico.

Quindi sono non solo giusti ma essenziali tutti i richiami alle forme più larghe e reali di consultazione, a partire dalle primarie.

Ma a ben vedere non è questo il succo del documento o, almeno, della sua presentazione..

Invece chiediamoci se dobbiamo e possiamo aprire una discussione critica ed autocritica sui risultati della nostra azione di governo. Questo il succo, sia pure espresso con garbatezza. Dopo il voto nazionale, in una situazione difficile? No, nessuna ipocrisia nel dirlo, non possiamo. Anzi Bologna può svolgere un ruolo opposto. Il consenso si è avuto. Le risposte che qui si è cercato di dare ai problemi gravi che hanno determinato la vittoria delle Destre sono parte integrante di un programma di opposizione ferma e argomentata, anche se condurla spetta alle forze politiche, non alle amministrazioni.

Non solo. Non basta dire che non possiamo. Sono convinto che non dobbiamo.

Il programma che fu presentato e votato per il Comune di Bologna è un programma per dieci anni.

Su urbanistica e traffico stiamo andando avanti con piani e realizzazioni di indubbio valore nazionale. Sulle politiche di bilancio, sulle quali ho cercato di suscitare attenzione, la salvaguardia dei redditi più ridotti è stata portata avanti con determinazione, sia pure in una situazione di conferma di tutti i servizi e di aumento delle opportunità per l’infanzia.

Gli investimenti sono ad un livello quantitativo altissimo.

Ci sono mille problemi politici per il centrosinistra, ma non se ne risolverà nessuno se si occulterà un dato di fondo: si governa bene.

Vedo cose da cambiare, e soprattutto sulle quali fare di più, ma, solitamente, mi piace avanzare proposte più che infilare temperini in qualche piaga.

E’ più difficile. Si rischia di essere inascoltati. Ma questa è la strada.

Un esempio per chiarire: vorrei una politica nettamente popolare, qui a Bologna, non solo sulla sicurezza ma anche sulle scuole, quelle per tutti e di tutti, che voglio curate e a tempo lungo, in ogni ordine di grado, perché le differenze sociali contino meno.

E mi interessa raccogliere le idee di tanta parte della società civile "intellettuale", critica per natura. Sento il bisogno che esprime di qualità, di riparlare di cose importanti, di progetti per la città.

Così facendo anche il problema delle alleanze del PD cambia aspetto, non è solo "politica", si apre una discussione, si tessono rapporti veri, concreti, "sociali".

Ho assistito alla recente assemblea di Unindustria. Siccome non capisco niente mi sono concentrato, più che sulla nota boutade polemica di Montezemolo, ed anche più che sul segno politico della relazione di Maccaferri, sui risultati di una articolata indagine proposta da Enrico Finzi, di Astra.

Quante buone idee vengono in mente quando si guarda ai dati. Bologna ama se stessa alla follia e per questo strilla di fronte ad ognuna delle sue rughe.

Bisogna innovare ai suoi ritmi e smetterla con le teorie sulla sua inadeguatezza. Fiorirono a Sinistra, prima del ’99 ed è arrivato l’immobilismo di Guazzaloca, non lo sfolgorio di Barcellona, esposto nei video di quell’assemblea..

Ma anche noi, di nuovo, abbiamo troppe volte in questi anni criticato la città e il suo supposto inveterato provincialismo. E oggi quel criticismo si cerca, è ben naturale di rivolgerlo contro chi la governa. Bologna è quel che è. Non è, da decenni, la capitale di un mondo alternativo, è una città che da’ molto e può fare molto. Au clair de lune d’oggidì, è un grande valore.

Mi piacerebbe che i Presidenti di Quartiere stilassero un loro decalogo, di esperienze e di proposte. Dieci anni sono lunghi. Ne mancano ancora sei.

Io il tempo e l’ambizione la misurerei così.

14 Maggio 2008



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People mover: è un segnale di un problema più grande. Sulle infrastrutture il pubblico è solo. Non da oggi.





Sul "people mover" la polemica contro Zamboni è veramente ridicola. Come se si trattasse di un problema tecnico o della natura del bando.

Fu così anche per i progetti di Guazzaloca e Salizzoni, se ricordiamo bene.

Il project financing per opere come il tunnel per il passante urbano a sud non si fece perchè nessuno si fece avanti.

Era "sotto la collina", un brutto progetto, dal punto di vista ambientale.

Ma la musica non cambia.

A parole, allora, come appena ieri, per il people mover tutti i protagonisti dello sviluppo si dissero d'accordo, fino al dettaglio. Poi il Comune, il pubblico è rimasto solo.

C'è poca voglia di rischiare ma c'è anche di più: il mercato non vuole, o non ce la fa, soprattutto in un'epoca di stagnazione come questa, a pensare al futuro, ad investire sulle reti, a fare sacrifici per ripartire.

Anche all'assemblea di Unindustria, se da un lato si sono proiettati video su Barcellona e Lione, al dunque l'unica proposta e richiesta era "dateci meno tasse".

Non dico questo per fare polemica ma , anzi, per fare riflettere la pubblica amministrazione. Occorre riprendere in mano il progetto per la monorotaia, cercare altri interlocutori. Ma, su tutte le grandi partite infrastrutturali, per un non breve tratto saremo più soli.

Quindi o si rinuncia alle infrastrutture oppure si ristrutturano i bilanci, le politiche fiscali, tagliando molto, e ci si rivolge direttamente ai cittadini, con tasse di scopo.
A partire da alcune priorità di spesa che la comunità e le istituzioni condividano fortemente come assolutamente urgenti.
15 Maggio 2008