lunedì 23 giugno 2008

Ricordo di Stefano Bernassi ( Stenografico)

23 giugno 2008


Consigliere FERRARI
Io innanzitutto volevo ringraziarla Presidente e ringraziare il Vice Presidente Foschini per la sensibilità dimostrata. Stefano Benassi era un uomo molto noto in città anche se la sua fama fortemente univa le qualità di letterato e di studioso con quelle di promotore culturale e di docente non solo nella sua università, quella di Bologna, ma soprattutto in tante occasioni informali di educazione alla letteratura, di formazione di giovani talenti, di diffusione dell’arte di scrittura, che ne hanno fatto una figura particolarmente amata da tanti giovani, giovani oggi e tanti che giovani sono stati negli anni. Ci viene a mancare Stefano Benassi ancora quando la sua esistenza e la sua opera di studioso potevano essere particolarmente ricche e fruttuose. Non voglio qui ricordare le opere, i libri, da analogia ad antropia, figure del romanzo contemporaneo del ’99, fino ai libri su Cookie, su Joyce e i tanti interventi sulle riviste di genere. Vorrei ricordarlo soprattutto per la sua caratteristica particolarissima di essere un professore impegnato nella vita culturale diffusa. Vedete, in questi giorni ci sono alcuni blog, “canto alla luna” e altri, che sono molto letti soprattutto da studenti universitari ma anche da persone di altra età, di altra generazione, che riportano un lunghissimo elenco di lettere in risposta all’annuncio della sua scomparsa. Non credo onestamente che capiti a molti e questa è la prova, sia pure molto triste, di quanto fosse la passione e l’affetto che lui sapeva comunicare a questi scrittori, scrittori è bene chiamarli così, a cui sapeva dare l’obiettivo di una professionalità seria insieme all’insegnamento di non smarrire mai la vocazione alla freschezza, il senso di sé, la forza della testimonianza della propria intimità. Io ho conosciuto Stefano Benassi molti anni fa, lo ricordo ospite fisso proprio per queste sue caratteristiche d’impegno a Casa dei Pensieri, via via anno dopo anno, e lo voglio ricordare direttore della Primo Levi che grazie a lui e a tanti altri, però possiamo dire molto grazie a lui, è diventata nei nove anni di sua direzione, fino allo scorso anno, un reale punto di riferimento per migliaia e migliaia di corsisti negli anni. Infine lo voglio ricordare anche come appassionato, sia pure molto riservato, mai in pubblico, testimone di tante occasioni di solidarietà civile e politica fino all’adesione, nelle forme che alcune di noi hanno seguito anche particolari, al Partito Democratico. Questo suo aderire a ogni battaglia di civiltà, a ogni punto di testimonianza, era fatto sempre in punta di piedi, mantenendo la forte attenzione a ciò dove si poteva dare il meglio senza invadenza di campo. È per questo che io credo che siamo di fronte a un uomo, che salutiamo e per il quale chiedo un minuto di silenzio Presidente, il cui ricordo probabilmente inizierà a testimoniarsi pian piano ma non ci abbandonerà per molti anni.