lunedì 21 luglio 2008

Il nuovo Piano Strutturale del Comune di Bologna

Il nuovo Piano Strutturale del Comune di Bologna (PSC) non viene alla luce in una città paragonabile alla Bologna degli anni 60 e 70. Abbiamo vissuto per più di vent’anni l’epoca del liberismo, della non-progettazione, dell’urbanistica dimenticata.
Pur rimanendo “ferita ma viva”, anche Bologna è passata in quest’epoca. Ha resistito meglio, per la sua grande storia di programmazione e di qualità urbana e per la tenuta di una classe politica democratica, e di una società civile, indebolitesi ma tutt’ora in piedi.
Oggi, la speranza è che il PSC rappresenti l’annuncio che il vento sta cambiando di nuovo. Non si torna ad una rigidità impossibile, nei rapporti fra indirizzi di governo locale e società e mercato. No. Il mercato ha un ruolo nella visione del PSC. L’espansione c’è, ricondotta però a cifre sostenibili di nuove edificazioni, indirizzata socialmente a ripopolare Bologna e quindi a frenare la crescita delle villettopoli. Non crediamo che la partita sia stata facile. C’è, a Bologna, chi ha anunciato danni patrimoniali ai consiglieri comunali, per interventi negati in collina e soprattutto c’è chi ha iniziato a civettare con l’idea di “scendere in politica” proprio quando le istituzioni hanno voluto discutere , anche solo discutere, la costruzione di Romilia.
Ricordate? Dopo i rilievi a Romilia si è additata la politica al pubblico ludibrio per avere impedito la nascita di molti posti di lavoro. In giorni di scarsità, di dubbi sul proprio futuro per tanti, queste non sono accuse da poco.
Ripensiamo, ora, a Romilia e a Cazzola. Le parole, prima contro la Provincia, poi contro tutto “il pubblico” sono state pesantissime. Reggere la barra, proseguire una strada, segnare un punto “di civiltà” non è stato facile. E’ stato fatto.
Si devono far lavorare assieme il governo ed il mercato. Lo si può fare, però, solo se si programma. Se si guarda all’interesse generale. In questi giorni vediamo una crisi drammatica del mercato finanziario immobiliare internazionale.
Una crisi le cui conseguenze, intrecciate ad altri gravi fatti, minacciano anche le nostre prospettive produttive.
Non si salva una città seguendo progetti estemporanei di quello o quell’altro gruppo ma mantenendo un equilibrio fra realizzazioni e risposta della domanda. Facendo il bene anche del mercato oltre che dell’ambiente. La buona politica non è “un nemico del popolo”. Rifletta chi si dice “bolognese.doc”. Bologna, ha ragione l’Assessore Merola, non merita nulla di meno di quell’alta qualità di amministrare che la rende una città più importante, più grande del suo perimetro.

Davide Ferrari
www.davideferrari.org

"L'Unità", 15 Luglio 2008,