martedì 30 novembre 2004

LA SINISTRA "CRITICA" e BOLOGNA

LA SINISTRA "CRITICA" e BOLOGNA
Un contributo.

L'esperienza politica di straordinaria partecipazione e speranza popolare che ha portato, a Bologna, al successo Sergio Cofferati e la
più ampia coalizione di partiti e movimenti è ancora oggi di un significato maggiore della dimensione locale.
Questo ci ha detto e ci dice: "E' possibile agire e scegliere uniti,
non è necessario dividersi, i moderati di qua, i radicali di là, per poi allearsi".
I muri non servono. La credibilità, agli occhi dei cittadini, la si conquista insieme.
Per questo è di grande importanza monitorarne gli esiti di governo e battersi, con coerenza e decisione perchè prosegua ed abbia successo.
Recentemente, il dibattito all'interno dei Verdi e di Rifondazione,
anche qualche spiffero congressuale nei Ds, sembrano riproporre il tema di come la sinistra "critica", quella che presenta uno spettro più esigente di necessità di trasformazione e cambiamen to possa
vivere all'interno della pratica di governo di una città come Bologna.
Sono convinto che affrontare questa questione serva a tutti, anche ai
partiti maggiori della coalizione.
Ds e Margherita non possono credere che il discorso non li riguardi, sentirsi eventualmente protetti da una consuetudine di governo che è tutta da rivedere alla luce delle attese partecipative che a Bologna si sono messe in moto.
I temi sui quali il dibattito si è acceso sono d'altra parte importanti, infrastrutture per la mobilità e futuro dei gruppi sociali più deboli.
Ma afffrontiamo il toro per le corna: è in gioco la dimostrazione che
radicalità e governo non sono incompatibili ma anzi che senza l'una, a sinistra, non c'è nemmeno l'altro.
Se non riusciremo l'impatto negativo sarà vasto. Si sentirà più forte
l'avarizia del politicismo, i "l'avevamo detto".
Per questo, oltre alla capacità di sintesi, alla grande apertura e
aql senso del limite da parte di Ds e Margherita, ci vuole nella sinistra critica la massima consapevolezza del momento, ci vogliono
atti soggettivi decisi ed efficaci.
Allora sarà concesso avanzare alcuni punti di ragionamento, da una
posizione personale che - ne ho preso atto da qualche tempo, con un
certo stupore- gli eventi e le modificazioni della politica hanno
fatto approdare all'area della radicalità.
A) In primo luogo bisogna partire dalle condizioni date, che non sono affatto negative . Vi è nella Giunta , oltre ad una guida che ha storia e orientamento per parlare a tutto lo schieramento, una vasta
delegazione delle forze e delle sensibilità crtiche, dei partiti, ma non solo.
Questo deve ricordare sempre che è possibile proporre e fare, non solo differenziarsi o aumentare il tasso di visibilità identitaria.
B) In secondo luogo gli atti di indirizzo generale della giunta, in particolare le "Linee programmatiche per il mandato" e il Bilancio sono visibilmente orientati verso u n solido cambio di prospettiva,
dalle cose alle persone, dai mattoni ai servizi.
In particolare il Bilancio, con la ricerca dell'equità sociale, la lotta al carovita, primi reinvestimenti per l'infanzia.
C) Bisogna quindi definire il perimetro dell'iniziativa "radicale" a Bologna. Non possono bastare singole campagne "differenzianti". Ci vuole un impegno massimo per la realizzazione integrale del programma
di mandato, che è un punto avanzato.
Se si è "avanguardie" si deve volere il più e non il meno, nella direzione alla quale si è partecipato, non con spirito di sacrificio mediatorio ma con un contributo di merito e di metodo ("la voglia di
grande coalizione" , appunto) che nessuno può non considerare.
Per perimetro intendo quindi le aree prioritarie dei problemi della città da affrontare con decisione, dal governo, passo dopo passo, con
una direzione chiara e leggibile di cambiamento.
Così per l'ambiente e il territorio la fine dell'era "senzapiano", la
partecipazione alla definizione con il nuovo piano strutturale di una
città che riconquisti spazi a misura d'uomo e non a misura di mercato.
Così per la scuola e l'infanzia la fine di una guerriglia confusa fra
resistenze pubbliche e privato poco qualificato. Bisogna far passare
l'idea di un futuro certo per l'intervento comunale, nelle dimensioni
possibili per consistenza del Bilancio, forse ridotto ma curatissimo
e non abbandonato alla decadenza, di una garanzia della presenza
pubblica, o Comune o Stato, in tutti gli ordini di scuola, una forte
riqualificazione del privato che privilegi le vere esperienze sociali
ed il volontariato delle famiglie.
Si dirà che ci sono tanti altri problemi.
Ma già occuparsi, con coraggio, di questi, se non riempie una vita,
impegna certo un'intero mandato.
Sapranno tutte le energie della sinistra radicale garantire così un
contributo convinto e, per questo, non trascurabile non
marginalizzab ile alla esperienza bolognese?
Questa la domanda.
Sono convinto di sì. Fallire per meno, d'altra parte, sarebbe
soltanto farsesco.

Davide Ferrari
(da l'Unità, 30 xi 2004)