venerdì 7 novembre 2003

Non facciamogli distruggere la scuola Davide Ferrari

Si è svolta, nella serata di mercoledì 5 novembre, alla sala Farnese di Palazzo d'Accursio, una affollatissima audizione, promossa dal gruppo Due Torri-Ds del Comune di Bologna. Il tema: «Per la scuola, per la cultura. Un futuro per le aule didattiche, per i servizi educativi del Comune». Ha presieduto Sandra Soster, sono intervenuti Luigi Guerra, Paola Sarti, Franco Frabboni, Brunella Puppoli, Rolando Dondarini, Claudio Cattini, Norma Cagnina, Rosanna Facchini, Maria Grazia Contini, Tiziana Musi, Fulvio Ramponi e Giuliana Balboni. Pubblichiamo una sintesi della relazione introduttiva di Davide Ferrari, capogruppo Due Torri-Ds del Comune di Bologna. La grande partecipazione, la presenza di numerosi docenti di più facoltà universitarie, di tanti insegnanti e dirigenti scolastici, di operatori culturali e sociali, di molti genitori, dimostra che non è in gioco solo una questione settoriale, riguardante le condizioni di lavoro di una categoria, che vanno per altro pienamente rispettate, e non gettate, con arroganza, nell'incertezza. E' in questione il presente ed il futuro di servizi importanti per la città, per la qualità delle scuole di Bologna e della sua vita culturale. Le aule didattiche decentrate nei musei, nelle istituzioni culturali, l'intervento per l'integrazione dei diversamente abili, i servizi educativi territoriali (ludoteche, punti lettura, centri di psicomotricità), sono un patrimonio consolidato. Bologna ha fatto scuola. Sono molte le città che dall'esperienza bolognese hanno imparato e sono andate avanti. Oggi Guazzaloca e Pannuti invece vogliono tornare indietro. Si vuole fare una «riconversione all'incontrario, vent'anni dopo», degli insegnanti, facendoli tornare ad essere personale tendenzialmente in esubero, che interviene senza propria progettualità, «dove serve». Si vuole un «passo del gambero» nell'impegno del Comune per la scuola e la cultura, si propone un'ottica solo burocratica, senza idee e senza alcun senso della responsabilità di dover contribuire alla qualità dell'insegnamento e della scuola per i bambini ed i ragazzi. Le aule didattiche nei luoghi della cultura devono non solo proseguire ma estendersi ad un complesso di interventi, nei luoghi della città: a) del lavoro e della ricerca, b) della multiculturalità, della democrazia, del diritto, c) della viva produzione di cultura. L'obiettivo deve essere quello di rendere leggibile ai ragazzi tutta la città come un libro aperto. E non si devono fermare gli interventi solo alla scuola di base, bisogna pensare ad un circuito di nuove esperienze nella scuola secondaria, di conoscenza dei saperi «caldi» delle attività produttive, come della ricerca e dell'Università, come dell'arte, e di primo orientamento verso il lavoro, pensate e anche realizzate con le scuole ed il loro personale docente. Per le aule, per l'handicap, per i Servizi educativi territoriali è necessario promuovere, nelle forme più adatte ad ogni diversa realtà, l'autonomia e la progettazione e programmazione didattica. E' un problema aperto per ogni intervento scolastico comunale. Bisogna garantire l'autonomia del lavoro intellettuale. E' importante riproporre il Collegio docenti delle aule, così come valorizzare la presenza degli insegnanti comunali del settore handicap, negli organi collegiali delle scuole e prevedere forme di raccordo cittadine. Invece di sottrarre lo statuto di docenti a chi lavora per il Comune bisogna sempre più proiettare nell'insieme del mondo dell'insegnamento la loro attività e fondare nella collaborazione fra Comune e scuole autonome della città il futuro degli interventi, per espanderli oggi e assicurarli domani, anche quando il Comune non avrà più il suo personale. L'assessore Pannuti propone una scuola povera, dove nei nidi e nelle materne si aumenta il numero dei bambini per sezione, dove la scuola superiore è marginalizzata e non curata, dove appunto i servizi per la cultura e l'integrazione sono un surplus da normalizzare. Una politica sorda, che non ascolta e si traveste da pura amministrazione, che insegue le sentenze di tribunale. Noi dobbiamo proporre una scuola ricca, ascoltata da una buona politica che la rispetti e la promuova.

Davide Ferrari
7 novembre 2003
da L'Unità, pubblicato nell'edizione di Bologna (pagina 2)