sabato 28 febbraio 2009

VIAGGIO NELLA RISERVA INDIANA

VIAGGIO NELLA RISERVA INDIANA
DI ROBERTO DI CARO

L'Espresso

"Via tutti! A cominciare da quelle due figure emblematiche della degenerazione del partito che sono Nicola Latorre e Antonio Bassolino, Se ne devono andare prima del congresso, o dopo sarà una carneficina...». Nel vecchio Pci lo avrebbero deferito alla Commissione di controllo, Stefano Raffa, pilastro dello storico Circolo Benassi al quartiere Savena di Bologna. Invece lo applaude, questa platea di 120 militanti di quattro sezioni Pd, pardon circoli, ex Ds, ex Margherita, ex niente perché all'impegno sono arrivati con le primarie per Veltroni. Lunedì, a bocce ferme dopo che Dario Franceschini è diventato il segretario di tutti loro, discutono senza sconti su un futuro che due giorni prima ha rischiatodi esplodere per beghe di correnti e conventicole, rivalità personali, programmatiche indecisioni, letali silenzi su qualunque scelta non trovasse d'accordo Rutelli e D'Atema, Beppino Englaro e il cilicio della Binetti. Nessuno ne poteva più dei "ma anche" di Veltroni: neppure quelli (giusto un paio) che stasera gli rendono l'onore delle armi, anche se non se lo aspettavano così fragilino da mollare alla prima botta. A questa base oscillante tra la voglia di sparare sul quartier generale e l'orgoglioso colpo d'ala in vista delle comunali ed europee di giugno, che cosa mai risponderà il 42enne segretario provinciale Andrea De Maria, cui tocca chiudere la serata? Torniamo indietro di un paio di giorni.Il nostro piccolo viaggio nella riserva indiana del Pd, tra i mal di pancia dei militanti in Emilia e Toscana, era cominciato in modo deprimente al Circolo Arci Bellaria, la sera in cui i pullman dei delegati rientravano dall'assemblea nazionale. Negli scaffali al bar, "II Capitale" e tutta la "Storia del pensiero socialista" del Cole, ai tavoli 300 persone a giocare a carte, i fumatori all'aperto a disquisire di politica: «Con le privatizzazioni ci siamo buttati in pasto agli avvoltoi», ce l'ha il magazziniere; «a Bologna son già tutti cassintegrati», dice il precario di una Coop; «è troppo tardi per tutto», chiude annichililo l'artigiano. La sintesi del dramma in corso la fa un tipo che sentenzia: "II cavallo è morto domani mattina». Ovvero il partito è già finito, da qui al congresso di ottobre si sotterreranno i resti. Che il glorioso circolo non sia piùlo stesso? E la vecchia base? «Ah, il vizio di dire "la base"! lo, onesta riformista, mica una gran rivoluzionaria, mi sento parte di un progetto!», attacca alla cucina la signora Letizia. E suona:«Con quel che combinano "i vertici", son mica meglio di me». Quanto al Circolo, «qua dentro c'è un razzismo da far paura, l'estraneità alla politica è generale, la mentalità berlusconiana è penetrata dappertutto». Non può essere tutto così nero, non è mica 1'8 settembre. Sembrava, ma poi è arrivato Franceschini. Le questioni di linea, le scelte in bioetica e riforma della giustizia, le alleanze, che fare con i brandelli di Rifondazione, come evitare di farsi prosciugare da Di Pietro, è ancora tutto da decidere; ma intanto ci sono le elezioni. E a Bologna i leader incitano a uno scatto d'orgoglio, siamo la Stai ingrado del partito,Bocciatura WebAppena diventato segretario, Dano Franceschini ha contrapposto la «gente vera» (che lo ha votato alla Fiera di Roma) a quella «virtuale», cioè i contestatori dell'establishment che si organizzano e confrontano soprattutto attraverso Internet e i blog. La battuta del neoleader ha fatto innervosire "quelli della Rete", ma non c'è dubbio che i militanti democratici più attenti al Web (quasi tutti sotto i quarant'anni e favorevoli alle primarie) sabato scorso abbiano subito una battuta d'arresto. A spiegarne le dinamiche è stato sul suo blog Francesco Costa, tra i fondatori del movimento dei Mille:«Ci eravamo dimenticati delle modalità con cui è stata eletta quell'assemblea, con le liste bloccate redatte da Goffredo Bottini e pochi altri maggiorenti. Ci eravamo dimenticati che l'assemblea costituente rappresentava tra gli altri tutti gli eletti del partito: parlamentari, consiglieri regionali e comunali, etc. Ch si sarebbe catapultato a Roma convocato appena due giorni prima? Chi avrebbe voluto, chi avrebbe potuto7 Sono arrivai in 1.200 sui 2.800 totali, ed erano in assoluto la platea più disciplinata e narcotizzata che io abbia mai visto». Ciò nonostante, nota Costa, alla fine «ci sono state cento astensioni, che la Finocchiaro non si è nemmeno degnata di citare».La rabbia dei giovani piddì si è così sfogata di nuovo in Rete: contro «cuordileone Bersani» (che un mese fa si era candidato per la segreteria ma poi si è allineato su Franceschini), contro Finocchiaro e Soro «intenti a crearsi un'opposizione inesistente aiutando la raccolta di firme per Parisi» (Ivan Scalfarotto), contro Franceschin medesimo che alla fine ha vaneggiato sul «ritorno dell'ottimismo» (e Luca Sofn ha ironizzato: «Vado a fare i caroselli»). E uno specchio di questi umori sono stati proprio i commenti al blog di Sofn (Wittgenstein.it), dove si è letto di tutto:«Hanno sparso del bromuro tramite condizionatori, hanno drogato il buffet?»; «Ho pensato a Gene Wilder e Marty Feldman che scavano in una fossa in "Frankenstein junior"»; « Secondo me non sono cattivi. Sono solo fuori dal mondo. Altrimenti non potrebbero farsi del male in questa maniera. Ormai ci sono solo due correnti:la dirigenza e la base». «Una messa sempre uguale detta dai soliti dinosauri». «Ora con che faccia sgrido quelli che vogliono votare Di Pietro?». E così via. Ma la vittoria dell'establishment alla Fiera di Roma non ha provocato solo mal di pancia. Qualcuno, come il giovane milanese Giuseppe Civati, ha deciso di riprovarci con una «chiamata a raccolta» sul suo blog di chi vuole partecipare alla vita del Pd per cambiarlo radicalmente. Civati, per capirci, è quello che nel sondaggio on line de "Lespresso" (oltre 10 mila votanti) si sta giocando il primo posto con Prodi alla domanda "chi vuoi come leader del Pd", mentre Franceschini balla tra l'ultimo e il penultimo posto. Saranno "gente virtuale", ma di qui a ottobre la nomenclatura dovrà vedersela anche con loro. A. G.tere in tiro un partito battuto e morti ficaio, inseguito dal l'ala della sconfitta, stiracchia-^ to dalle tensioni del partito del Nord che £ non ne può più dell'oligarchia romana, la-5_ cerato dalle discussioni sull'etica e il testa-iti.; mento biologico. Hppure nello stesso tem-5 e pò è necessario delineare alcune scelte stra-^,- tegiche, da mettere in campo alle europee e ^ s nelle importanti elezioni locali di giugno. Ss Su questo terreno la sofferenza è garantita.Ancora .Macaluso: «A questo punto c'è da chiarire se il Pd mantiene quella che e stata definita "vocazione maggioritaria" o seoc-corre costruire un sistema di alleanze, e con chi». Purtroppo non e così semplice. Il Pde reduce dall'«errore gravissimo» (definizione di Parisi) commesso con la nuova legge per le europee, sbarramento al 4 per cento. Una decisione maturata poco prima delle dimissioni di Veltroni, e che oggi, in una situazione più fluida, di fronte a opzioni aperte sul fronte delle coalizioni possibili, può destare rimpianti. ".M a su questo fronte», dice Hnrico Letta, «Franceschinisiègia espresso nel suo discorso di investitura:l'arco del possibile va dall'Udc a quella parte di sinistra radicale che accetta di mettersi alla prova del governo». H quindi quale il punto di leva su cui agi rè? «Fran-ceschini ha il compito di rovesciare il »•col candidato sindaco Flavio Delbono, con tutta la passione che serve! «Sì, beh, Delbono, un po' freddino... A Teatridivita ci ha appena spiegato che la cultura deve far incassare soldi, comei film di Totò pagavano quelli di Visconti, mah...», chiosa Gregorio Scalise, poeta. Gruppo 63, un pezzo di storia dell'avanguardia, vedere Garzantina, che delle primarie Pd non se n'è persa una.«Mi riesce più semplice parlare alla testa che al cuore: sono ordinario di Economia e fino all'altroieri vicepresidente della Regione, a 49 anni non posso mica sostituirmi il Dna», risponde Delbono quando lo incontriamo, appena sceso dal palco del Carnevale dov'era già accanto al vescovo ausiliario: come chi il sindaco conta di diventarlo al primo turno, contro Guazzaloca e l'ex patron del Bologna calcio Cazzola. Mai avuto incarichi di partito, Delbono, nato con l'Asinelio di Prodi e poi Margherita; ne risulta frequentasse riunioni e assemblee. La base, per lui, è una scoperta diquesti mesi (e viceversa): in forme anche fisiche, dice, "senti la voglia di sfogarsi, toccarti, parlare». Sarà il consenso liquido, alla Bauman, un po' evanescente. «No, conto su un partito solido». Intanto, però, Pd e Comitato elettorale viaggeranno distinti e autonomi. E sul suo primo manifesto il simbolo non c'è. Altrove, nella riserva tosco-emiliana, i rapporti tra il Pd e il suo candidato filano assai meno lisci che a Bologna. Il treno regionale per Prato è pieno di cinesi, in città gli immigrati sono il 12 per cento e i tré quinti delle nascite. Crisi nera, il tessile a picco. E un Pd che prima si taglia la testa da solo e poi se la fa tagliare di nuovo dalla base. Ambra Giorgi, consigliera regionale, e Virgilio Chiani, coordinatore del circolo Pd di Paperino (Prato sud, il quartiere del film di Nuli) la raccontano così. C'erano »Letta: "Dario deve puntare sui territori e cancellare rimpronla romana del partito"rapporto fra Roma e i territori. Deve de-ro-manizzare il Pel». Il tentativo di rivitalizzare la segreteria con le nomine di leader regionali come Chiampari-no ed Hrrani va in questa dirczione. Ma si profila un problema in più. Qualcuno sostiene infatti che si sta profilando una crisi acuta della classe politica diessina, anche nelle regioni rosse, testimoniato dall'emergere irresistibile, a Firenze, del boyscout Matteo Renzi, un tipetto talmente evangelico che non ha remore a definire Franceschini «il vicedisastro»; a Bologna e candidato sindaco il centrista e pro-diano Flavio Delbono, a Ferrara un altro ex Margherita, Tiziano Tagliani, genero del-l'andreottiano di lungo corso Nino Cristo-fori, ha vinto la corsa per la successione al ds Gaetano Satenale. A Fori! e diventato sindaco un ex repubblicano, lo storico Roberto Balzani, alla Provincia di Bologna c'è la cattolica Beatrice d'aghetti. A sentire il politologo Paolo Pombeni, editorialista del "Messaggero" e delegato all'assemblea del Pd, c'è il rischio di «un M in salsa De», con possibili esiti di disaffezione della base, con spaccature e diaspora: «Benché la componente centrista nel Pd sia minoritaria, tutto ciò che viene dalle area ex de, di fronte aiproblemi della macchina ex comunista, risulta alla fine più presentabile agli elettori ». Per un ex popolare e teorico della l)c come Marco Pollini, Franceschini ha più chance di quante a priori molti non fossero disposti a riconoscergli: «Ma il primo problema e cercare di dimostrare che il suo Pd non sarà un veltronismo senza Veltroni. Ho l'impressione che lui non creda molto nell'ipotesi Udc e farà il possibile per accentuare una venatura di sinistra, scegliendo fior da fiore i possibili alleati nell'ex Arcobaleno». Una strategia piuttosto dalemiana. «Sì, ma prima di pensare alle alleanze Franceschini dovrà affrontare le elezioni, e di qui a giugno dovrà inventarsi una narrazione politica. Finora non ha sbagliato. Ma nelle prossime settimane occorrerà mettere le mani nel partito, cioè nell'organizzazione». Equesto e nelle corde di un politico «con la faccetta da bravo ragazzo» (Franco Marini)? Sorride, Pollini: «Se uno gli cita l'assessore alla sanità della Regione Campania, Angelo Montemarano, Pranceschini sa chi e, e che e l'uomo di maggiore potere a Napoli dopo Bassolino». Mentre Veltroni... «A citargli Montemarano, Veltroni spalancava gli occhi stupefatto». •un sindaco e un presidente di Provincia al primo mandato. Un discutibile sondaggio li spinge a non ripresentarsi, architettato in riunioni non ufficiali di parte della nomenkiatura, gran manovratore Antonello Giacomelli, deputato ex Margherita, presidente nazionale della corrente fioroniana Quarta fase, «che ora nelle foto pare l'ombra di Franceschini».Giacomelli lancia Abati, ex Pci, Ambra e altri ripescano Massimo Carlesi, ex Ds dei cristiano-sociali, ex assessore tornato a fare il direttore di banca. Alle primarie vince lui 55 a 42. E le 30 persone del suo comitato elettorale che incontriamo lunedì pomeriggio sono di nuovo galvanizzate dalla politica. Irritate da «un apparato schiacciato sulle sue fortune» (Francesco), da «Veltroni e D'AIema che si fanno la guerra da quando avevano i calzoni corti, se ne andassero a casa» (Ambra), non suggestionabili da «quei giovani che il partito ha tirato su maluccio, già così burocrati» (Patrizia). E Franceschini? «Speriamo si renda conto di chi ha vicino...», dice Paola pensando al citato Giacomelli. Toscanacci, vogliono toccare con mano. Treno, cinesi, torniamo a Bologna, è la sera dell'attivo al Bellaria. Sei minuti a testa, intervengonoper due ore e mezzo. Cacciare la Binetti che rimpiange il Medioevo, che c'entriamo noi con l'Opus Dei. Ma Rutelli è peggio, lui lo fa per calcolo (Gentile, ex Margherita). Il bonus è finito, è l'ultima chance (Zenoni, segretario di circolo). Alleanze, aprirsi di nuovo a sinistra, e vera opposizione, non può essere costituente una legislatura in cui Berlusconi domina Parlamento e media (il mitico Davide Ferrari, inventore con Paolo Volponi e da 25 anni direttore della Casa dei pensieri). Appelli all'organizazzione, i circoli devono funzionare, partito liquido un como, noi le tessere le facciamo, com'è che in altre regioni restano in cantina? Tornare ai comizi in piazza, e togliere il microfono a chi, presa una decisione, va a spiattellare il suo dissenso ai giornali (Marchigiani, ex Ds): «Ma non si chiamava centralismo democratico?»,bisbiglia sorridendo in sala la mamma del segretario provinciale De Maria che sta sul palco. Ecco, alla fine tocca a lui. Vogliono risposte, cosa replicherà? «La fase storica del mondo ci dice che è il tempo del Pd... La crisi dei mercati finanziari... Il pacchetto anticrisi di Sarkozy... I precari... Gli ammortizzatori sociali... La rete di volontariato...». Scruta l'orologio. «Guardiamo a una fase storica lunga.... Decidere anche a maggioranza...». Ora parla svelto. «La laicità... Il Manifesto dei valori...». Dieci minuti, questa è la sede del quartiere, a mezzanotte scatta l'allarme automatico. «Vincere a Bologna è responsabilità nazionale...». All'ultimo minuto, come la scarpina perduta, «l'innovativa proposta dei Bot comunali». Poi, tutti fuori di corsa. Prima che anche il Pd si trasformi di nuovo in zucca.