sabato 27 novembre 2010

Bologna. C'è troppo da fare.

Quando ho fatto parte di “ali” e gruppi di tendenza nel partito, solitamente, la mia militanza correntizia si è risolta in furibonde polemiche contro il mio capocorrente di turno, anche quando ero io stesso.
Non si fa' carriera a far così? Può darsi, però, che, alla lunga, si acquisti una piccola aureola, una dignità unitaria, un piccolo patrimonio di rispetto. Chissà?
Ecco, al rispetto, reciproco, ci tengo. Quando sento autorevoli accuse di uni contro altri: "Cercate posti", mi arrabbio. Come quando mi “tirano” le bretelle. Come non capire che alle accuse si avvitano le controaccuse, e, come cantava Jannacci:"a far così non finiamo più!".
Meglio prender fiato. Il Pd è un orologio aggiustato dal ritmo di una storia andata in altre direzioni dalle sperate e dalle vaticinate. Sarà per questo che unire sembra un compito da poco furbi. Ma c'è troppo da fare, mentre gli studenti salgono sui tetti, per rischiare abbandoni e distacchi.

Il contrario
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna