sabato 22 dicembre 2012

Il teatro è necessario, il liberismo no

"Il contrario"
di Davide Ferrari
[L'Unità 22 XII 2012]

2013: 250° anniversario del Teatro Comunale di Bologna. 
Fra i migliori per qualità strutturali, la sua storia è un inconfondibile melange fra la provincia, il mondo, il gusto per le novità che via via hanno dato il segno alle epoche. 
La passione per Wagner, per esempio. 
Via ai festeggiamenti, dunque?
I tempi nostri non sono quelli dei facili applausi celebrativi. 
Si sta con il cuore stretto: i soldi raccolti localmente non bastano, la riduzione dei fondi statali, che potrebbe derivarne in automatico,
condannerebbe ad un declassamento probabilmente perpetuo. 
Da centro di produzione propria, a teatro-impresario che, di volta in volta, produce ciò che è più richiesto. 
Un passaggio, comunque, di enorme rischio. 
Il sistema della Lirica è una delle colonne dell'immagine dell'Italia e della sua produzione culturale concreta. 
Una riforma per metterlo in sicurezza non può consistere solo nel ritiro del pubblico e in meccanismi premiali per chi raccoglie di più altrove. 
Così può reggere solo La Scala.
La via, se c'è, è molto diversa. 
Il pubblico adegui i suoi fondi, in cambio chieda agli Enti Locali, alle Regioni, di razionalizzare e concentrare, e, ai privati, di farsi avanti, con ritorni fiscali e di marketing garantiti dalla solidità ritrovata degli enti.
 Solo se c'è garanzia di vita si potrà, infine, avere una forte revisione contrattuale per lavoratori che già stanno facendo
rinunce. Insomma: lo Stato deve dare e programmare, proprio per tagliare sprechi e duplicità, per attirare fondi privati non residuali.
Idee vecchie come la bella Clelia del Gluck, che aprì nel '763. Oggi
che il liberismo ci accompagna a non lontanissimi default, anche nella cultura, sembrano di nuovo freschissime.