domenica 12 gennaio 2003

Ma Bologna sta pensando a privatizzare la gestione



Risposta ad una letteradi Davide Ferrari
Caro Benozzo, la tua lettera testimonia la continuità del tuo impegno serio e appassionato per la scuola nella tua città e in Emilia. Devo sinceramente dirti, però, che le tue considerazioni partono da presupposti non fondati che conducono poi a conclusioni politiche che non condivido. 1. La posizione dei DS all'opposizione e dei DS al governo, nelle città dell'Emilia Romagna, sul tema delle scuole per l'infanzia, oggi, mi pare possa essere senza troppi sforzi la medesima: SI ad istituzioni autonome che diano maggior valore alla libertà delle scuole comunali, NO alla trasformazione delle scuole comunali in un settore del mondo delle offerte private di servizi. Il privato sociale e/o l'associazionismo genitoriale sono già coinvolti, da anni, e possono esserlo ancora di più in fondazioni, società o progetti integrati per la diffusione del 'marchio di qualità' delle 'città per l'infanzia', per la formazione professionale e genitoriale, nonché in progetti di nuove Istituzioni, tramite project financing o altre forme. Certamente nessuno può porre limiti alla fantasia e all'inventiva dei nostri amministratori che devono far quadrare i conti fra l'esigenza di mantenere le scuole, aumentare qualità e posti, combattere con le norme assurde e taglieggiatrici delle finanziarie di Tremonti. 2. Le intenzioni dell'assessore Pannuti , a Bologna, sono ben diverse. Egli ritiene che ci siano troppe scuole pubbliche per l'infanzia e che questo deprima il mercato. Ha così cercato di chiuderne un terzo, ma una opposizione molto determinata glielo ha impedito raccogliendo 10.000 firme per la salvezza delle scuole comunali. Poi ha iniziato a studiare le forme di una vera e propria privatizzazione della gestione, sì proprio così: dell'hard core del sistema. Dobbiamo dire NO senza alcuna ambiguità a questa proposta. Essa farebbe scomparire, di fatto, l'offerta pubblica a Bologna, prefigurerebbe un futuro incerto addirittura nella medesima capacità di avere a Bologna, come c'è oggi, la piena copertura del diritto alla scuola da tre a sei anni. Non giovano i sofismi. Bisogna essere chiari: i nidi e le scuole costano 100 miliardi, nella nostra città. Al Comune tornano indietro, per rette e refezione, risorse inferiori ad un quinto della spesa. Nessun privato potrebbe 'compartecipare' a tenere in piedi un Ente con un tale carico gestionale, senza proporre, quantomeno, la sua progressiva riduzione. Come vedi c'è abbastanza materia sia per dire NO a Guazzaloca e Pannuti, sia per dire SI, con i cittadini, gli operatori, gli insegnanti, il mondo della cooperazione e delle imprese, le fondazioni bancarie, a un progetto alternativo che si faccia forte della bellezza e credibilità delle nostre scuole, che non le consideri un albero da ridurre a legna.
12 gennaio 2003L'unità E-R